LA LABORIOSITA’-IL RISPARMIO L’epoca dell’homo faber impone la moda di esaltare la
laboriosità, ed è forse per questo motivo che i pensatori, i poeti e i monaci
godono oggi di scarsa reputazione. La maggior parte degli uomini studia soltanto
per lavorare. Lavora per mangiare, mangia per essere in grado di tornare a
lavorare: un circolo vizioso, un paradiso per automi. La religione, in questa
repubblica universale dei lavoratori di tutte le classi, svolgerebbe una
semplice funzione consolatoria, una religione che ogni pragmatismo è disposto a
tollerare "come sollievo di sciocchi e ignoranti". (mille volte meglio chi
pianta alberi e semina i campi- di chi passa tutto il giorno a contemplare la
punta del suo naso, con una catena al collo e seduto sopra un letto di chiodi).
L’uomo moderno, totalmente votato al lavoro, fu improvvisamente assalito da
noia, nausea, guerra e nevrosi. La miseria fu eliminata solo parzialmente, vizi
e tedio rimasero. L’ "uomo macchina" funzionava male, e gli adoratori del lavoro
non seppero distinguere tra il pane, che nutre, e la bomba atomica, che uccide.
L’uomo produttore, non sfugge a questa alternativa: o produce indisriminatamente,
o si agita a vuoto, credendo di lavorare. Qualunque psichiatra esperto sa
scoprire la profonda angoscia che si nasconde sotto la puntigliosa laboriosità,
l’aggressività, lo sfoggio di sé . Si tratta di persone che non sanno attendere,
non sanno ascoltare. Troppi uomini credono ancora di poter vivere soltanto nella
sfera del rendimento; non immaginano neppure di poter essere accettati e stimati
se non sono incoronati dal successo. Non arrivano a concepire che qualcuno possa
amarli per ciò che essi sono, e così si affannano, giorno dopo giorno, per
"comperare" l’affetto del prossimo. Il lavoro, di per sé , è incapace di
infondere gioia e significato della vita. Il sapere orgoglioso e l’esaltazione
intellettuale costituiscono, fin dai tempi di Adamo, i più gravi pericoli di
accecamento dell’umanità. La laboriosità è una virtù, una qualità spirituale,
non una costrizione o un semplice impulso, in cui annega ogni possibilità di
amore al prossimo e al mondo. La laboriosità non è la prima virtù e, pertanto,
non le si devono sacrificare né il coniuge, né i figli, né Dio.Il tempo libero,
dovrebbe dare una maggiore libertà, una serenità più salda. Atraverso il lavoro
con le cose e vicino alle cose si può- si deve- contemplare Dio stesso,
servendolo e amandolo. La laboriosità ci porta a riflettere su un altro
argomento: il risparmio. Un passato storico appesantito da frasi e da gesti
boriosi ha provocato il
riflusso di prudenza, di sospetto e di scetticismo che ci invade
corrompendoci, quale reazione e persino espressione di un chiaro desiderio di
"rimettere le cose a posto". Abbiamo molto parlato molto della "Chiesa dei
poveri", e a tutt’oggi ci si riempiono gli occhi di lacrime quando consideriamo
la pazzia cristiana di Francesco d’Assisi… ma la dominante "corsa all’oro" fa
pensare che si tratti in realtà di un sentimentalismo bigotto, privo d’ali e di
midollo. L’avarizia si traveste con il manto onorevole del risparmio. Viviamo
talmente preoccupati dal denaro, da presentare ai bambini il risparmio come se
fosse la virtù fondamentale. I piccoli si abituano alla compagnia del denaro
nascosto che cresce nell’oscurità come il seme sottoterra. Il denaro dovrebbe
essere disprezzato piuttosto che idolatrato. Gesù Cristo ha scritto a chiare
lettere, sui sacchi di monete, pericolo di morte, e ha parlato del meschino
risparmio di quell’uomo che,messo al sicuro il raccolto nei suoi granai,diceva
tra sé : "anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati,
mangia, bevi e datti alla gioia". Le nevrosi, le depressioni e i numerosi
suicidi che si riscontrano nei cosiddetti Paesi sviluppati, sono la prova che il
benessere materiale, non fa altro che indebolirci psicologicamente. Il risparmio
autentico non costituisce mai un fine, ma si pone al servizio di una pienezza
esistenziale ricca di significato. Nelle circostanze culturali attuali la donna,
generalmente più conservatrice dell’uomo e più scettica di fronte al progresso.Il
risparmio effettuato a costo della serenità, della capacità di adattamento,
dell’elasticità mentale, non è una virtù, è una zavorra che ostacola la
realizzazione di sé stessi. Gesù ha sempre perdonato in un batter d’occhio i
peccati "generosi": la pazzia del figliol prodigo, l’irrequietezza della
pecorella smarrita, la passione dell’adultera etc….Le persone "assennate" si
scandalizzano delle ribellioni dei giovani; ma, lasciando da parte certe
manifestazioni eccessive di polemica, di fanatismo e di violenza. Che enorme
quantità di polline se sparge nell’aria primaverile perché un solo fiore sia
fecondato! La vita e l’amore sono generosi per natura, altrimenti marcirebbero
in men che non si dica.
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