Santa Messa

Inserito in Preghiere Gesù Crocifisso.

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LA SANTA MESSA
di P. Martino de Cochem O.M.C.

Da www.floscarmeli.org



CAPITOLO OTTAVO
NELLA SANTA MESSA GESÙ CRISTO RINNOVA LA SUA PASSIONE

Fra i misteri di Gesù, non ve n' è alcuno la cui memoria sia più efficace né più degna di rispetto quanto la dolorosa Passione, per la quale ci ha riscattati. I santi Padri non si stancano di celebrarla e promettono, da parte di Dio, una grande ricompensa a quelli che onorano questo mistero.
Benché i mezzi per onorare la Passione di Gesù Cristo siano numerosi, non penso che ne esista uno più perfetto della pia abitudine di ascoltare la santa Messa, perché sull' altare, appunto, si rinnova la Passione. Eí vero che non ci è dato di vedere coi nostri occhi la riproduzione delle sofferenze di Cristo, ma tutto ci ricorda quelle sofferenze, in tutto esse sono simboleggiate. Il più espressivo dei segni, quello della Croce, si ripete spessissimo. Lo troviamo inciso cinque volte sulla pietra sacra, lo vediamo al di sopra dell' altare, è disegnato sul messale nella pagina che precede il Canone, è ricamato sull' amitto, sul manipolo, sulla stola, sulla pianeta ed è cesellato sulla patena. Il Sacerdote fa il segno della Croce sedici volte su di sé e ventinove volte sull' offerta. Quale significativa rappresentazione! Benché nell' ultima Cena, nostro Signore abbia detto: "Fate questo in memoria di me", il Sacrificio della Messa non è una semplice memoria, ma una rinnovazione della Passione. Il sacro Concilio di Trento lo insegna in questi termini: "Se qualcuno dice che il Sacrificio della Messa è solo il ricordo del Sacrificio consumato sulla Croce, sia anatema!" [1] e ancora: "Nel divin Sacrificio è presente e immolato in una maniera incruenta lo stesso Cristo che un tempo si offrì con effusione di sangue" [2]. Anche se non avessimo altro che questa testimonianza, essa dovrebbe essere sufficiente, essendo noi obbligati a credere senza discussione, a quanto la Chiesa ci insegna.

La S. Messa ci fa partecipi dei frutti della redenzione

Il sacro Concilio aggiunge, per maggior chiarezza, le seguenti parole: "La vittima che si offre, attraverso il ministero del sacerdote, è la stessa che si offrì un giorno sull' altare della Croce; solamente la maniera in cui si compie il Sacrificio è differente". Sul Calvario Gesù è stato immolato dalle mani degli empi, mentre sull' altare si offre, in modo mistico, attraverso quelle del sacerdote. La Chiesa adopera spesso nel messale la parola immolare. Sant' Agostino si esprime in modo analogo: "Gesù Cristo - dice - non è stato immolato fisicamente che una sola volta, ma si immola sacramentalmente ogni giorno per il popolo" [3]. E da notare che questa parola si trova frequentemente nella Sacra Scrittura, per designare l' oblazione degli animali. Se la Chiesa ne fa uso a proposito della Messa è perché vuole mostrarci che il santo Sacrificio non consiste semplicemente nelle parole che il sacerdote pronuncia nel momento della consacrazione, né nell' elevazione delle specie sacramentali, ma in una immolazione vera, benché mistica, del divino Agnello.
"La Passione di Cristo - dice san Cipriano - è il Sacrificio stesso che noi offriamo" [4]. Questo vale a dire che noi rinnoviamo, celebrando la santa Messa, i fatti avvenuti durante la Passione del Salvatore. San Gregorio lo afferma ancor più chiaramente: "Il Salvatore non muore più, - dice - tuttavia soffre ancora per noi nel santo Sacrificio, in una maniera misteriosa" [5]. Teodoreto non è meno esplicito: "Noi non offriamo altro Sacrificio che quello che è stato offerto sulla Croce" [6].
Potrei moltiplicare le testimonianze, ma per abbreviare riferirò solo quella della Chiesa, che è infallibile. Leggiamo nella Segreta della IX domenica dopo la Pentecoste: "Permettici o Signore, te ne preghiamo, di celebrare degnamente questo Sacrificio, poiché quante volte si celebra, altrettante si compie l' opera della nostra Redenzione". Qui sorge ancora una domanda: che cos' è l' opera della nostra Redenzione? I bambini stessi potrebbero rispondere. Domandate loro da che cosa siamo stati riscattati e senza esitare diranno: "Dalla Passione di Gesù Cristo". Ed infatti la Chiesa afferma che l' opera della santa Messa si compie nella Passione; dunque possiamo concludere che nella Messa viene rinnovata la stessa Passione. La Chiesa, nella Segreta dei martiri dice inoltre: "La tua benedizione discenda abbondantemente sopra i tuoi doni, affinché tu li riceva e ne faccia il sacramento di nostra Redenzione".
Queste parole non significano che nella Messa siamo nuovamente riscattati, ma che partecipiamo alla virtù della Redenzione, come insegna la Chiesa in un altro ufficio: "Per questo sacramento, applicateci l' effetto della Redenzione" [7]. "Che cos' è la santa Messa - domanda il p. Mansi - se non la rinnovazione della nostra Redenzione?" [8]. Il p. Molina aggiunge: "La santa Messa sorpassa in una maniera incommensurabile tutti gli altri sacrifici, perché non è una semplice rappresentazione, ma l' opera stessa della nostra Redenzione, piena di misteri e realmente compiuta" [9]. Confermerò queste testimonianze con qualche esempio.

Mirabile fatto che dimostra l' immolazione reale di Gesù sull' altare

Amerumné, capo dei saraceni, inviò il figlio di suo fratello ad Ampelon in Siria, dove c' era una chiesa magnifica dedicata a san Giorgio. Appena l' infedele vide la chiesa ordinò alle sue genti di condurvi i cammelli e di mettere il foraggio sull' altare. Mentre i servi si disponevano ad obbedire, i sacerdoti gli dissero con tutto il rispetto: "Signore, ricordatevi che questa casa è consacrata a Dio e niente deve profanarla". Ciò nonostante il saraceno fece introdurre le bestie da soma in chiesa, ma appena gli animali furono entrati caddero colpiti a morte sotto i suoi occhi. Allora egli ordinò, tutto spaventato, di portare via le carogne. Era un giorno solenne e molte persone assistevano alla Messa. Il sacerdote la cominciò pieno di inquietudine, perché temeva che il principe idolatra commettesse qualche grave irriverenza davanti al SS. Sacramento. Il saraceno si mise vicino all' altare per rendersi conto del culto dei cristiani e quando, secondo il rito greco, l' officiante con l' aiuto di un coltello speciale divise in quattro parti il pane consacrato, vide fra le sue mani un piccolo bambino le cui carni fatte in pezzi coprivano la patena e il cui sangue colava nel calice. Ne fu talmente indignato che avrebbe immediatamente ucciso il sacerdote, se non l' avesse trattenuto il desiderio di sapere ciò che stava accadendo. Alla Comunione vide lo stesso sacerdote mangiare una parte del bambino e berne il sangue nel calice e che tutti quelli che si avvicinavano alla santa Mensa partecipavano della carne del medesimo bambino. Pensò fra sé: "I cristiani sono dei barbari che immolano un bambino nel loro culto e che, simili alle bestie, divorano la carne umana. Vendicherò di mia propria mano l' assassinio di quell' innocente, punirò con la morte quei feroci antropofagi". Dopo la Messa, il sacerdote benedisse il pane e distribuendolo al popolo, ne dette un pezzo al saraceno. Questi domandò in arabo: "Che cos' è?". "È pane benedetto" rispose il sacerdote. "No, questo non è il pane che tu hai sacrificato, cane spudorato, barbaro assassino! Ti ho visto io, con i miei propri occhi, immolare un bambino! Non ho io visto il suo sangue colare in una coppa e il suo corpo diviso in quattro parti, da te posato sopra un piatto? Non ho io visto tutto questo, empio, immondo, abominevole omicida? Non ti ho io visto mangiare la carne di questo bambino, bere il suo sangue e darne ad altri?". Il sacerdote sorpreso gli rispose: "Sono un peccatore indegno di contemplare tali misteri e poiché voi li avete visti, io credo che voi siete grande davanti a Dio". Il saraceno continuò: "Non è forse un bambino quello che ho visto io?". Il sacerdote ribatté: "Certamente, ma io non vedo questo gran mistero perché sono un peccatore, io non vedo che il pane e il vino che, consacrati, diventano il Corpo e nel Sangue del Salvatore". Il principe spaventato, ordinò ai servitori ed ai fedeli di uscire.
Quando fu solo col sacerdote, gli prese le mani e gli disse: "Ora riconosco che la religione cristiana è grande: vogliate dunque, o padre, istruirmi e battezzarmi". Il sacerdote si schernì dicendo: "Perdonatemi, signore, non posso farlo, perché se vostro zio lo sapesse mi metterebbe a morte e distruggerebbe questa chiesa. Ma se desiderate essere battezzato, andate dal vescovo che si trova sul monte Sinai e raccontategli quello che è successo. Quando vi avrà istruito nella fede, vi darà il Battesimo". Il saraceno si ritirò, ma al cadere della notte, ritornò dal sacerdote, lasciò gli abiti sontuosi, si rivestì d' un cilicio e fuggì sul Sinai. Raccontò al vescovo i motivi della sua conversione, fu istruito, battezzato e si fece monaco sotto il nome di Pacomio. Dopo tre anni ritornò da suo zio, sperando di convertirlo. Fu imprigionato, tormentato in mille modi e morì lapidato [10]. questa storia prova che Gesù Cristo è immolato realmente sull' altare. Notiamo, però, che la divisione in pezzi del Bambino, non fu una cosa reale, ma una visione miracolosa destinata a convertire al cristianesimo il pagano del tutto ignaro della religione cristiana, prima con lo stupore, poi con il desiderio di ricerca della verità e infine per la luce che emanava dal fatto.
Dio ha voluto che questo avvenimento fosse tramandato per fortificare la nostra fede. Senza dubbio il modo col quale il Salvatore si immola nella Messa, non è né sanguinoso né doloroso, tuttavia si mostra al Padre suo sotto l' aspetto di un sofferente, come al momento della flagellazione, dell' incoronazione di spine e della crocifissione ed in una maniera così viva, come se tutti quei crudeli supplizi si rinnovassero realmente.
Il Lancizio dice a questo proposito: "La santa Messa è una rappresentazione della Passione e della morte di Gesù Cristo, non a parole, come nelle tragedie, ma in verità. Per questa ragione i Padri la chiamano una ripetizione della Passione del Salvatore e dicono che in essa Gesù Cristo viene nuovamente messo a morte, in maniera spirituale" [11]. Lasciate che citi ancora un nuovo esempio non meno importante del precedente.
Nella Vita dei Padri del deserto si legge che un vecchio monaco solitario, semplice e ignorante, aveva dei dubbi sulla presenza reale di nostro Signore nell' Eucaristia e diceva a tutti quelli che andavano a trovarlo: "Il SS. Sacramento non contiene il Corpo del Salvatore, esso non è che un' immagine o un simulacro". Avendolo saputo, due altri monaci andarono a visitarlo e per convincerlo dell' errore gli parlarono così: "Padre, sembra che un certo incredulo affermi che il pane col quale ci comunichiamo non sia il Corpo di Cristo". L' eremita cadde nel tranello e rispose: "L' ho detto io". I due ripresero: "Padre non lo credete, ma credete, come noi, ciò che la santa Chiesa insegna". Gli spiegarono allora la dottrina cattolica e gliela dimostrarono con numerosi passi della Sacra Scrittura. Il vecchio monaco replicò: "Voi siete più istruiti di me, ed è per questo che parlate bene. Ma non posso accettare la vostra dottrina, se non me ne persuade l' esperienza". Essi continuarono: "Ebbene, pregheremo Dio durante tutta questa settimana, con la ferma fiducia che vi illuminerà". Pregarono, tutti e tre, con gran fervore e la domenica seguente andarono insieme alla chiesa. Si inginocchiarono in una panca, davanti all' altare, continuando ad innalzare a Dio la loro ardente invocazione. Appena il celebrante ebbe pronunciato le parole della Consacrazione, essi videro riposare, sul corporale, invece dell' Ostia, un grazioso bambino. Colmi di gioia e di stupore, lo contemplarono con delizia. Quando il sacerdote stava per rompere l' Ostia, un Angelo discese dal Cielo e con un coltello parve tagliasse il bambino, il cui sangue colò nel calice. Furono presi da spavento, credendo che l' Angelo avesse realmente ucciso il bambino.
Al momento della Comunione, il monaco si alzò costernato, si avvicinò all' altare e allorché gli venne presentato il Sacramento, non vide che carne sanguinolenta. Allora fu preso da tale spavento che non poté guardare l' Ostia, né avvicinarsi, e gridò al colmo dell' emozione: "O Signore Gesù, confesso il mio errore e rigetto la mia perfidia. Ora credo fermamente che il pane consacrato è realmente il tuo Corpo e che il tuo Sangue è nel calice. Comanda, o mio Dio, che questo sacro Corpo riprenda la sua forma sacramentale, affinché possa riceverlo per la salute dell' anima mia!". Il suo voto fu subito esaudito e si comunicò con grande devozione. Ringraziò Dio e i padri che l' avevano condotto alla verità e raccontò a tutti ciò che durante la santa Messa aveva visto ed imparato.
Dio permise che quel solitario dubitasse anche per la nostra utilità, perché tutto quello che è avvenuto nei primi secoli della Chiesa è utile a noi, come fu utile ai cristiani di quel tempo. Ma Dio, che con un mezzo così straordinario, si è degnato illuminare un uomo, non può rendere più ferma la nostra fede in modo più facile? E che cosa non hanno mai fatto i santi e i Dottori per raggiungere lo stesso fine? "La santa Messa - dice Marchant - non è solamente una rappresentazione, è anche una rinnovazione incruenta della Passione di nostro Signore. Come, durante la sua vita, prese sopra di sé tutti i peccati del mondo per cancellarli col suo sangue, così giornalmente il Salvatore assume le nostre colpe, come il vero Agnello di Dio incaricato di espiarle sull' altare" [12]. Comprenderemo molto meglio questa dottrina nelle pagine seguenti.

Motivi che spingono nostro Signore a rinnovare la sua passione nella S. Messa

Abbiamo dimostrato che nostro Signore rinnova veramente la sua Passione nella santa Messa. Ora parleremo dei motivi che l' ispirano. Il p. Segneri ci fornisce eccellenti considerazioni su questo soggetto: "Cristo, durante la sua vita terrena - dice - in virtù della sua prescienza divina, vedeva già che milioni di peccatori si sarebbero dannati, nonostante la sua dolorosa Passione. La pietà che provò per la loro infelicità, fu tale che domandò al Padre suo di restare sospeso alla Croce fino all' ultimo giudizio, per potere con lacrime continue, con le sue preghiere e con i suoi sospiri, placare la giusta collera di Dio, muovere la sua misericordia e procurare infine a questo immenso numero di anime, un mezzo per sfuggire all' abisso" [13].
San Bonaventura nelle sue meditazioni, il beato Avila nei suoi sermoni, il p. Gautier e il p. Andries mettono la stessa preghiera sulle labbra del Salvatore. Ma c e ancora di più: nostro Signore ha manifestato molte volte che era pronto a soffrire, per la salute di ogni individuo, tutto ciò che Egli ha sofferto per la redenzione del mondo.
L' eterno Padre non acconsentì affatto a questo desiderio. Rispose che un' agonia di tre ore era già mille volte di più di quanto era necessario e chi non avesse ricavato profitto dai meriti della Passione avrebbe dovuto attribuire a se stesso la colpa della sua eterna dannazione.
Non stanco di questo rifiuto, l' amore del Salvatore attinse da esso nuovo ardore: il divino Maestro fu maggiormente spinto dalla generosità del suo cuore a venire in aiuto dei peccatori. Nella sua eterna sapienza trovò un altro mezzo per restare sopra la terra, dopo la morte, per continuare la sua Passione e pregare incessantemente per la nostra salute, come avrebbe fatto sullo strumento del suo supplizio. Questo ammirabile mezzo è il santo Sacrificio.
I Bollandisti raccontano che santa Coletta ascoltava ogni giorno la Messa con grande devozione. Una volta assisteva a quella celebrata dal suo confessore, che arrivato alla Consacrazione la sentì gridare: "O mio Dio, o Gesù! O Gesù! O voi angeli e santi e voi, uomini peccatori, guardate e ascoltate!" Queste esclamazioni ripetute per qualche momento commossero e sorpresero i presenti. Dopo la Messa il sacerdote domandò alla santa come mai aveva pianto e gridato in quel modo. Ella rispose: "Ho visto e sentito cose tanto ammirabili che se vi fosse stato concesso altrettanto avreste, forse, gridato più di me". "Che cosa avete visto, dunque?". "Nonostante che le meraviglie che ho ammirato siano così alte, così divine che nessuno possa descriverle, vi dirò quello che di esse può comprendere la ragione umana. Quando avete innalzato il santo Sacramento ho visto Cristo sospeso, con le sue ferite sanguinanti, alla Croce". In quell' atteggiamento supplicava Dio, dicendo: "Guarda, Padre mio, come sono stato sulla Croce, vedi in quale stato ho sofferto per il mondo. Considera le mie piaghe, l' effusione del mio sangue e lasciati commuovere dalla mia Passione e morte! Ho sopportato tutto questo per la salute dei peccatori; vuoi che il diavolo si impadronisca di loro? A che servono, allora, tutti i miei tormenti? Se gli uomini si perderanno non solo saranno ingrati, ma bestemmieranno il mio nome, invece se si salveranno mi benediranno per tutta l' eternità. Padre mio, ti prego, abbi pietà di loro per amor mio e salvali dall' inferno".

Gesù mediatore nostro nel S. Sacrificio dell' altare

Così durante la Messa, Gesù implora la divina misericordia continuando la preghiera che fece sulla Croce: "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno". Nel suo nuovo stato di vittima prega per tutti i peccatori, con la differenza che la sua voce ora non è debole, né stanca, ma forte e onnipotente. San Paolo dice: "Gesù Cristo morto e risorto è seduto alla destra di Dio e prega per noi" [14]. Nel cielo prega, ma sull' altare più che mai, perché lì esercita veramente il suo ministero sacerdotale. Ce lo insegna san Lorenzo Giustiniani: "Mentre Gesù Cristo viene offerto sull' altare - dice - grida verso suo Padre e gli mostra le sue piaghe, perché si degni di salvare gli uomini dalle pene eterne" [15]. Prega per tutti, ma specialmente per quelli che assistono al suo Sacrificio. Quale salutare effetto hanno quelle grida di Gesù!
Quante volte le nazioni e gli individui sarebbero stati precipitati in fondo all' abisso se nostro Signore non avesse pregato per loro! Quante migliaia di quei beati che sono in Cielo sarebbero ora all' inferno se non li avesse salvati Gesù Cristo con le sue onnipotenti suppliche! Peccatori, andate dunque alla Messa, per partecipare agli effetti di questa preghiera divina, cioè per essere preservati dai mali temporali e spirituali ed ottenere con questo mezzo tutto quello che vi sarebbe impossibile ottenere con le vostre proprie forze.

Gesù applica a noi, nel sacrificio della S. Messa, i meriti della sua passione

La ragione principale per la quale Gesù Cristo rinnova la sua Passione sull' altare è quella di pregare per noi e di commuovere il Cuore del Padre suo. E inoltre Gesù con il Sacrificio della Messa ci applica i meriti del Sacrificio del Calvario.
Per meglio comprendere questa verità bisogna sapere che il Signore, durante tutta la sua vita mortale e particolarmente sulla Croce, ha acquistato un tesoro infinito di meriti, che allora ha dato soltanto ad un piccolo numero di persone e che oggi prodiga in una infinità di occasioni, e in particolar modo nella Messa. "Quello che si è operato sulla Croce è un Sacrificio di Redenzione, - dice san Giovanni Damasceno - e la santa Messa è un Sacrificio di appropriazione, per il quale ogni uomo entra in possesso dei meriti e delle virtù del Sacrificio della Croce" [16]. In altre parole: se assistiamo alla Messa con le disposizioni richieste, sarà applicato, ad ognuno in particolare, il valore della Passione di Gesù Cristo.
Le parole di nostro Signore a santa Matilde ci faranno comprendere meglio ancora questo mistero di grazie. "Ecco, ti do tutte le amarezze della mia Passione, affinché tu le consideri come tuo proprio bene e le offra al Padre mio" [17]. E per insegnarci che questa applicazione avviene proprio nella santa Messa, nostro Signore aggiunge: "Colui che offrirà la mia Passione, della quale gli ho fatto dono, sarà ricompensato due volte e ciò tanto spesso quante volte l' offrirà e così, come ho detto nel mio Vangelo, riceverà il centuplo e possederà la vita eterna" [18]. Quale felicità ricevere dalle mani del Salvatore un frutto così grande e che noi possiamo aumentare tanto facilmente! Se voi direte: "O Gesù mio, offro la tua dolorosa Passione, o mio Gesù, offro il tuo sangue prezioso". Gesù vi risponderà: "Figlio mio, te ne rendo due volte il valore". Così, tutte le volte che offrirete qualcuna delle sue sofferenze, altrettanto sarete ricambiati con la stessa liberalità. quale generosa mercede e quale facile prezzo per arricchirvi!
Ecco un' altra ragione della rinnovazione mistica della Passione. Poiché non tutti i fedeli poterono essere presenti al Sacrificio della Croce, coloro che non hanno avuto questa grazia divina saranno forse meno favoriti? No, il Salvatore ha voluto che essi raccogliessero durante la Messa, purché vi assistano con devozione, gli stessi frutti come se fossero stati sul Calvario. La stessa cosa dice il Belei: "Vedete quanto è prezioso il nostro Sacramento! Non è un semplice memoriale del Sacrificio della Croce, ma è il Sacrificio stesso del quale produce tutti gli effetti" [19]. Il p. Molina conferma queste belle parole, dicendo: "Conforme all' istituzione di Gesù Cristo, la Chiesa offrirà sempre lo stesso Sacrificio che fu offerto sulla Croce, nello stesso modo reale, anche se in una maniera incruenta" [20].
La Messa è dunque una sorgente infinita di grazie. E evidente che i due Sacrifici sono uno stesso ed unico Sacrificio, poiché tanto la vittima che il sacerdote sono gli stessi, sono offerti allo stesso Dio ed hanno la stessa ragione di essere. Tutta la differenza consiste nel modo in cui si compiono. Sulla Croce Gesù Cristo era grondante di vivo sangue e vittima sofferente per gli atroci dolori, mentre oggi nella santa Messa si offre in modo incruento senza sofferenze. Pensate bene a queste energiche parole, pensate all' inestimabile valore della santa Messa e convincetevi della sua efficacia, ricordatevi la decisione del Concilio di Trento che ho citato prima.
Quindi è evidente che, con la vostra presenza ai piedi dell' altare, purché siate animati dai sentimenti richiesti, non piacerete meno al Salvatore e non meriterete meno di coloro che assistettero al Sacrificio del Calvario. Considerate l' inestimabile favore, che avete ogni giorno, di poter essere testimone della Passione di Gesù Cristo e di riceverne i frutti! Che felicità poterci stringere amorosamente alla Croce, vedere Gesù, pailargli, consolarlo, confidargli le nostre pene e attendere da Lui soccorso e consolazione, come una volta hanno fatto Giovanni e Maria Maddalena! O cristiani, stimate nel loro vero valore queste grazie ammirabili e ogni mattina andate a Messa per partecipare al tesoro che il Salvatore è sempre pronto a distribuirvi!

NOTE

1 Sess. XXII, c. 3.
2 Sess, XXII, c. 2.
3 Epist. 98 ad Bonif.
4 Epist 68 ad Coecil.
5 Homil. 137
6 In Ebr., cap. 8
7 Feria III post Dom. III Quadrag
8 Alla par. Missa Disces, 5, 1.
9 De Missa Tract., IV, c. 9.
10 Boll., Vita Sancti Georgii MArt., 23 apr.
11 De Miss., n. 223.
12 Hort. past. cand. myst., passim.
13 II, Christ ist. Rag., XII, c 14.
14 Rom., VIII, 34.
15 Serm. de Corp. Chr.
16 Paedag. Christ. II.
17 Lib. I, cap II.
18 Matt., XIX, 29
19 In Lan., Lect. 55.
20 De miss., VI, 5.

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