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Spirito Paraclito

Inserito in Preghiere Spirito Santo.

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LO SPIRITO SANTO,

CHI È?

COME AGISCE?

 

 

Chi è lo Spirito Santo?

Lo sapreste descrivere? Lo nominate mai? Pensateci bene...

Quando ad esempio entriamo in Chiesa o ci accingiamo a recitare una preghiera cosa facciamo?

Facciamo il segno della croce e diciamo: nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Quando recitiamo la nostra professione di fede, il credo, pronunciamo queste parole:

Credo in Dio Padre onnipotente ...

Credo in Gesù Cristo suo unico figlio ...

Credo nello Spirito Santo che è Signore ...

Se vi si chiede di parlare del Padre o del Figlio riuscireste a dare una risposta, ma per quanto riguarda lo Spirito Santo, la terza persona della Santissima Trinità... sarebbe un po’ più difficile.

Impariamo a conoscerlo un po’ meglio perché è un po’ insensato continuare a nominarlo senza sapere nulla o poche cose su di lui. Anche se è difficile per la nostra piccola mente umana capire fino in fondo il significato della Santissima Trinità, possiamo lasciarci guidare proprio dallo Spirito Santo e dalla Bibbia per comprendere meglio chi è e cosa fa.

Sin dalla creazione, Dio ha detto: ‹‹non è bene che l’uomo sia solo›› (Gen. 2, 18 ), niente di più vero. L’uomo ha bisogno delle relazioni perché la sua vita acquisti potere e possa crescere, ha bisogno di amare e di essere amato.

Noi siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio; facendo questa considerazione possiamo capire che anche Dio è "relazione", è Amore. Tra il Padre e il Figlio c’è un Amore grandissimo e proprio questo dialogo d’amore tra loro due genera una terza Persona: lo Spirito Santo. Quest' ultimo impersona anche l’Amore che Dio ha per noi. Dopo questa riflessione non è possibile pensare ad una di queste persone della Santissima Trinità senza le altre due.

Sin dall’inizio della Genesi sta scritto: ‹‹lo spirito di Dio aleggiava sulle acque›› e quando creò l’uomo si dice ‹‹soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente››.

Come abbiamo visto, sin dall’inizio si parla dello Spirito Santo; proviamo ora a cercare altri brani dove si parla di lui e leggiamoli insieme.

Una raccomandazione però è d’obbligo... dovete sapere che spesso si parla di lui utilizzando dei simboli.

Sappiamo cos’è un simbolo? Facciamo degli esempi...

se vediamo una bandiera con i colori rosso bianco e verde ci viene in mente l’Italia;

la figura della colomba per noi rappresenta la pace;

se in un fumetto vediamo raffigurata una lampadina vicino ad un personaggio pensiamo che lui abbia avuto un’idea.

Ci sono quindi dei segni che rimandano la nostra mente ad altre figure e ad altre realtà. Questi segni non sono altro che i simboli.

Anche nella Bibbia troviamo moltissimi simboli. Dio ha ispirato l’uomo facendogli conoscere tante cose; l’uomo non ha fatto altro che utilizzare i simboli (immagini, animali, suoni) per raccontare queste cose. Ora che abbiamo chiarito, tocca a voi: trovate nella Bibbia i punti dove si parla di Lui.

 

 

LE IMMAGINI DELLO SPIRITO SANTO

Nelle Sacre Scritture (Antico e Nuovo Testamento), lo Spirito Santo viene raffigurato sotto forma di svariate immagini, che rendono più semplice capire la sua vera essenza e ciò che lui fa.

il soffio di vento

Proviamo per un attimo a far finta di essere dei mimi, come possiamo mimare il vento? È un po’ difficile, vero?

Questo perché non possiamo toccarlo o vederlo; non possiamo dire da che punto preciso arriva o in che punto preciso andrà.

Possiamo vedere o sentire gli effetti che provoca: gli oggetti che sposta o che piega (la polvere, le nubi, gli alberi, le foglie, etc.).

A volte è leggero, a volte violento, a volte si percepisce appena; porta refrigerio in una giornata afosa, ci accarezza dolcemente o scuote tutte le cose.

Lo Spirito Santo è il movimento, proprio come il vento, la vita, scuote e spinge le vele della nostra vita nel mare dell’Amore di Dio. È proprio come l’ossigeno che ci fa respirare e vivere; è fondamentale per la nostra vita, proprio come lo è il vento per una barca a vela che naviga in mare, se non ci fosse il vento, resterebbe ancorata al porto.

A questo punto dovrebbe essere facile da capire:

lo Spirito Santo non lo possiamo vedere, ma sappiamo che c’è (proprio come il vento non lo vediamo, ma lo sentiamo), sappiamo che è Dio ad infonderlo in noi, che ce lo dona.

Non possiamo descriverlo o dire quanto è grande, ma riusciamo certamente a vederne gli effetti.

Dio, attraverso il Suo Spirito ci parla, se lo ascoltiamo proviamo solo buoni sentimenti, non di odio, rancore, vendetta. Lo Spirito Santo, come il vento, ci spinge e ci indirizza a compiere il bene.

Se ci lasciamo condurre da Lui, possiamo sentirci più vicini al Signore, come il vento solleva ad esempio una foglia e la porta più vicina al cielo.

Pensiamo un attimo agli alberi. Quali riesce a piegare il vento? Se facciamo attenzione non sono quelli grossi e ben ancorati al terreno, sono quelli più sottili e più elastici che riescono a resistere e a rafforzarsi all’azione del vento.

Anche lo Spirito fa lo stesso con noi, ci piega, ci fa sentire il bisogno di pregare, di accettare i comandamenti e di seguirli come regole di vita; piegandoci all’Amore di Dio ci rende più forti, capaci di resistere alle prove che la vita ci riserva.

Leggiamo ora questo brano della Sacra Scrittura

Dagli Atti degli Apostoli

La Pentecoste

Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano.

Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi.

Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua.

Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: «Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio». Tutti erano stupiti e perplessi, chiedendosi l’un l’altro: «Che significa questo?». Altri invece li deridevano e dicevano: «Si sono ubriacati di mosto».

Come possiamo notare in questo brano degli Atti, lo Spirito Santo viene rappresentato sia con il vento sia con il fuoco. Vediamo ora il secondo simbolo.

 

 

 

 

il fuoco

 

Il fuoco brucia, riscalda, illumina, trasforma (la legna con il fuoco si trasforma in cenere; niente rimane lo stesso dopo il passaggio del fuoco), purifica (pensiamo agli anni in cui c’erano malattie contagiose e pericolose, come ad esempio la peste: i cadaveri venivano bruciati per impedire l’epidemia, annientandone il batterio e quindi purificavano gli ambienti; o ancora avendo una ferita a rischio di infezione e non trovandosi vicini ad un ospedale si usa il fuoco per purificare la ferita).

Lo Spirito Santo ci dona la luce, consentendoci di vedere ogni cosa e ogni persona, ci permette di guardare la strada e di saperci orientare, senza inciampare negli ostacoli.

Proprio come il fuoco, lo Spirito Santo brucia le foglie morte, fa pulizia là dove ci sono rami secchi e sterpaglie.

Scioglie il ghiaccio, rendendo più vivibile l’ambiente e ci scalda il cuore con il suo calore: è l’ardore che riscalda e alimenta la fiamma dell’amore.

Cerchiamo e leggiamo insieme tre brani principali della Bibbia dove lo Spirito Santo viene descritto sotto forma di fuoco, e che ci fanno comprendere bene questo simbolo.

il roveto ardente (Es. 3, 2): Dio parla a Mosè tramite il fuoco, Mosè non può avvicinarsi: il peccato allontana l’uomo da Dio. Il roveto arde, ma non si consuma:

l’amore di Dio non si esaurisce mai, nonostante i nostri peccati.

la pentecoste (At. 2, 1-13): lo Spirito Santo scende sui discepoli, li illumina; attraverso il dono dello Spirito nasce la Chiesa.

La Chiesa è infatti ispirata dallo Spirito Santo;

senza di Lui non sarebbe in grado di portare la sua testimonianza.

i discepoli di emmaus (Lc 24, 13-35): essi, dopo aver incontrato il Signore Risorto, riferiscono di aver sentito il cuore che ardeva;

lo Spirito Santo entra nel cuore di ogni uomo, cambiandolo e facendogli riconoscere Gesù Risorto.

Pensiamo a quante cose può fare il fuoco... Avete mai visto modellare il ferro?

Gli artigiani sanno che il metallo quando viene passato nel fuoco diventa malleabile e può quindi essere lavorato dandogli la forma che vogliono.

Se noi permettiamo allo Spirito Santo di operare in noi, Esso ci rende meno inflessibili e meno duri e può plasmare e avvicinare il nostro pensiero a quello di Dio.

Pensiamo a quando stiamo seduti vicino al fuoco... quanto calore sentiamo... Lo Spirito Santo scalda il nostro cuore, lo libera dai sentimenti negativi, trasformandoli in amore.

Sappiamo come il fuoco bruci e distrugga ogni cosa, lasciando dietro di se solo cenere; anche lo Spirito Santo, se lo accogliamo dentro di noi, brucia i nostri sentimenti negativi (l’egoismo, l’odio, il rancore, la rabbia, l’invidia), che ci allontanano da Gesù, scioglie il ghiaccio del nostro cuore.

 

l’acqua

Questo è un simbolo molto importante, viene usato nella Bibbia per comunicarci che Dio attraverso l’acqua ci fa rinascere a vita nuova.

Anticamente gli ebrei ritenevano che l’acqua bastasse per essere purificati, che lavasse ogni peccato e ogni colpa commessa.

Gesù però ci dice che non basta la sola acqua (non intesa come simbolo dello Spirito Santo) a purificarci, è necessario anche lo Spirito Santo.

Lo Spirito attraverso l’acqua ci rende persone nuove e cancella in noi i peccati.

Prendete ad esempio Noè: lui viene salvato dal diluvio universale perché è un uomo buono e giusto.

Pensiamo anche a Mosé, vi ricorda qualcosa che ha a che fare con l’acqua?

Dio apre le acque del Mar Rosso, permettendo al popolo ebraico di passare e salvarsi.

Ma la salvezza definitiva dal peccato ce la dona Gesù, attraverso la sua Morte e la sua Resurrezione.

Andiamo a rivedere il momento in cui Gesù in croce viene trafitto da una lancia e dal suo costato esce sangue e acqua.

È proprio attraverso la Sua Morte e Resurrezione che Gesù ci dona lo Spirito Santo che riceviamo nei Sacramenti.

Ci sono molti episodi nel Vangelo che parlano di questo simbolo; vediamone due:

il cieco nato viene guarito (Gv. 9, 1-41): Gesù gli ordina di andarsi a lavare nella piscina di Siloe, il cieco ne esce con la vista riacquistata.

la samaritana (4, 4-42): Gesù le dice che chiunque beve della sua acqua non avrà più sete; cioè Gesù è la vita, in Lui avremo la vita eterna.

L’acqua è un simbolo di vita, ma anche di morte (pensiamo a quante catastrofi sono provocati dall’acqua).

Anche il peccato provoca morte e disastri, ricordiamoci però che Gesù ha vinto la morte e il peccato.

Attraverso il Battesimo riceviamo lo Spirito Santo che, attraverso l’acqua, ci purifica e cancella in noi il peccato; ci rende, grazie a Gesù, Figli di Dio.

Tutti i nostri bisogni vengono appagati, dissetandoci; l’acqua lava ogni cosa brutta in noi, rende limpido tutto ciò che è torbido.

L’acqua penetra, feconda e purifica. Spesso nel Vangelo, Gesù fa riferimento ad un’acqua viva che zampilla e placa la nostra sete per l’eternità: lo Spirito Santo ci rende vivi e depura tutto ciò che non è nitido e cristallino.

 

la colomba

Se pensiamo alla colomba, ci vengono sicuramente in mente le parole pace e amore; anche nei tempi più remoti è sempre stata simbolo di questo.

La Bibbia usa questo simbolo per farci capire che lo Spirito Santo è Amore, proprio come abbiamo detto all’inizio.

Leggendo la Bibbia troviamo molto spesso questo simbolo.

Pensiamo ad esempio, quando Noè manda fuori dall’arca la colomba dall’arca e questa ritorna con un ramoscello d’ulivo nel becco; già qui, quindi, viene raffigurata come un messaggero di pace.

Nel meraviglioso libro della Bibbia "Cantico dei Cantici", la colomba designa una bellissima sposa; la Sposa di questo libro rappresenta la Chiesa che, animata dallo Spirito Santo, è divenuta Sposa di Dio.

Per quanto riguarda il Nuovo Testamento, anche qui troviamo alcuni brani in cui lo Spirito Santo si manifesta in forma come di colomba, primo fra tutti ricordiamo il Battesimo di Gesù nel fiume Giordano.

La colomba è bianca; questo colore ci ricorda la purezza, quella stessa purezza che dobbiamo mantenere.

Si posa su di noi e vuole fare il nido nel nostro cuore per non lasciarci mai e stare sempre vicino a noi.

È di incomparabile splendore, vola fiera piena di pace e di speranza. Lo Spirito Santo è proprio come la colomba: scende dal cielo e si posa su ognuno di noi, deve però trovare spazio nel nostro cuore perché possa costruire il proprio giaciglio e non lasciarci mai più.

 

l’olio

Potrebbe sembrare strano che l’olio possa dirci chi è lo Spirito Santo, ma non è così.

L’olio era usato anticamente come medicamento, guariva le ferite (anche Gesù parla dell’olio nella parabola del Buon Samaritano: viene usato per curare quel poveretto che è stato malmenato dai briganti).

Lo Spirito Santo viene dentro di noi per guarirci e darci la forza di superare ogni dolore (non si tratta del solo dolore fisico, ma soprattutto quello che proviamo dentro di noi quando ci allontaniamo dal Signore e dal Suo Amore).

Quando dovevano scegliere un re, utilizzavano proprio l’olio per eleggerlo a capo di un popolo (pensiamo al re Davide).

L’olio simboleggia lo Spirito per dirci che siamo stati scelti dal Signore per essere suoi figli, per annunciarci che apparteniamo alla Sua famiglia: la Chiesa.

Nell’antichità i guerrieri ungevano il loro corpo con l’olio per sfuggire al nemico, scivolando dalle sue mani.

Lo Spirito ci dona la forza di scivolare via dalle mani del maligno, di sfuggire da chi ci vuole condurre verso il male.

Ricordiamo una cosa molto importante: Cristo (in ebraico si dice Messia) significa proprio "unto" dallo Spirito di Dio.

Cerchiamo e leggiamo insieme questi piccoli passi, dove si fa riferimento all’olio come simbolo dello Spirito Santo:

2Corinzi 1, 21

1Giovanni 2, 20, 27

L’olio lascia sempre una macchia che non si asciuga rapidamente e che si lava difficilmente; lo Spirito Santo penetra in profondità e ci dona bellezza, salute, forza e sapore.

Quando veniamo cresimati, quindi, riceviamo un sigillo, simbolo della nostra appartenenza a Dio, della Sua definitiva alleanza con noi. Il sigillo indica l’effetto indelebile dell’unzione dello Spirito Santo nei Sacramenti del Battesimo, della Confermazione (Cresima) e dell’Ordine.

 

 

 

 

la mano o il dito di dio

Lo Spirito Santo simboleggiato da una mano con l’indice che indica ricorda l’azione che Esso compie nel mondo.

Ricordiamo Mosè: quando ha ricevuto le Tavole della Legge, nel Libro dell’Esodo si dice che i comandamenti sono stati scritti dal dito di Dio (Es. 31, 18).

Lo Spirito Santo ci indica la giusta via da seguire, il corretto modo di agire. Facendo un piccolo ragionamento, si intuisce che se lo Spirito è colui che indica la giusta strada, è anche Colui che ordina al male di allontanarsi dall’uomo.

Vediamo ad esempio nel Vangelo di Luca (Lc. 11, 20) Gesù che caccia i demoni dicendo ‹‹Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio››.

Se pensiamo a Gesù, ricordiamo che Lui imponendo le mani guarisce i malati e benedice i bambini.

Gli apostoli, in nome di Gesù, con l’imposizione delle mani donano lo Spirito Santo.

Come abbiamo visto, la Legge di Dio è stata scritta su tavole di pietra dal "dito di Dio"; la "lettera di Gesù" invece viene affidata agli Apostoli, viene scritta con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra ma su tavole di carne, nei nostri cuori.

 

la nube e la luce

Le nubi appartengono all’ambiente del cielo e sono collegate anche con l’acqua. Sono un simbolo dell’alto, legate al mondo di Dio (situato simbolicamente in alto) – quando una persona muore diciamo ‹‹è andato in cielo››. Hanno però un collegamento con il basso, proprio attraverso la pioggia.

La nuvola non può essere afferrata, non possiamo dominarla, è un elemento mobile e aereo.

Il simbolo della nube richiama la trascendenza divina; è un termine tecnico per indicare tutto ciò che va al di là della nostra vita concreta e terrestre; trascende nel senso che sale (la nube sta in cielo) e va oltre. Ecco perché è un simbolo della divinità stessa.

È il simbolo del mistero, del non conoscibile, della divinità che – pur manifestandosi presente – non può essere pienamente conosciuta.

Nella Bibbia ci sono molti brani in cui si parla della nube luminosa, li vedremo fra poco.

La nube anche quando è luminosa, toglie comunque la vista, offre solamente una percezione vaga. Diventa la manifestazione del Dio nascosto.

Diventa però anche uno "strumento di innalzamento", ossia una realtà che provoca un movimento dall’alto verso il basso. Questo di per sé è strano perché le nuvole fisiche che noi vediamo in cielo non possono avere questa caratteristica; nella Bibbia, invece, spesso le nubi divengono portatrici di figure umane e invocano proprio l’immagine del salire verso l’alto.

A questo proposito leggiamo ora insieme il brano che parla dell’Ascensione di Gesù (At. 1, 9); questo brano dice che una nube porta Gesù verso l’alto; non è che Gesù abbia bisogno materialmente di una nuvola per salire al Padre, m questo movimento viene descritto con questo simbolo che rappresenta lo Spirito Santo.

Se una "persona" può stare su una nuvola, significa che appartiene ad una diversa dimensione.

Rivediamo di nuovo il brano della Bibbia dove Mosé riceve i dieci comandamenti (Es. 34, 4-5): il Signore scende su una nube per avvicinarsi a Mosé.

Leggiamo ora il brano dell’Annunciazione (Lc. 1, 26-28): provate a ritrovare il punto dove si parla dello Spirito Santo sottoforma di nube (non viene descritto propriamente con questa parola).

Passiamo ora alla Trasfigurazione di Gesù, quando Egli cambia aspetto e si manifesta nella sua divinità. Leggiamo dal Vangelo e individuiamo i passi precisi dove si fa riferimento allo Spirito Santo:

Lc. 9, 28-36

Mt. 17, 1-9

Mc. 9, 2-13

È difficilissimo capire e parlare dello Spirito Santo. Dio è altro da noi, e noi con la nostra testolina non riusciamo a comprendere fino in fondo; ma abbiamo capito che Dio è amore e vuole donarci la capacità di essere suoi testimoni.

Dopo aver parlato di chi è, vediamo quali sono i suoi doni.

 

 

 

 

 

 

 

I DONI DELLO SPIRITO SANTO

I doni dello Spirito Santo sono regali che ci vengono dati per poterci avvicinare di più a Dio. Questi doni sono menzionati nel Libro del profeta Isaia (Is. 11); vengono però elencati solamente 6 doni e non 7 (manca la Pietà). Il settimo viene introdotto in seguito dai greci circa un secolo prima di Cristo: il Timore di Dio nella lingua greca non rendeva la pienezza dei significati che invece veniva evocata dallo stesso termine in ebraico.

Come abbiamo detto all’inizio lo Spirito Santo è l’Amore del Padre e del Figlio. E’ la Divina Carità (carità intesa come amore) che si avvicina a noi e a tutto il creato fino ad arrivare al cuore degli uomini. Questa è la missione dello Spirito Santo.

Vi ricordate quando abbiamo parlato dell’amore? L’amore dà, dona gratuitamente. Lo Spirito Santo ne è uno splendido esempio: ci regala i suoi sette doni:

 

 

 

 

 

 

 

 

LA SAPIENZA

Sentendo la parola sapienza, ci verrebbe subito da pensare ad un sinonimo: sapere; ma come ben sappiamo le parole derivano spesso dal greco e dal latino e i loro significati possono essere diversi. La parola sapienza deriva dal latino (sàpere) e significa ‹‹avere sapore, essere gustoso››.

È il dono che ci fa’ assaporare e gustare la vita: Dio con questo dono ci permette di comprendere in ogni situazione la bellezza del dono della vita.

Possiamo assaporare la natura e ammirarne la bellezza (gli alberi, il sole, le stelle, ...). Chi ha il dono della Sapienza non solo riesce ad assaporare il creato come una meraviglia, ma è in grado di leggerlo, imparando da esso.

La Sapienza, inoltre, ci aiuta a distinguere tra il bene e il male.

Al giorno d’oggi abbiamo a disposizione molte cose (telefonini, computer, internet, TV, ...), ricordiamoci però che non è sufficiente avere tante cose, dobbiamo anche sapere come usarle (se uno ha il computer e non sa usarlo, a che gli serve?). Ma questo non basta ancora: è importante sapere anche per che cosa usarle (Internet può essere utilizzato per acquisire preziose informazioni, o per commettere le azioni più sporche e losche).

Il dono della Sapienza è, dunque, il dono che illumina il cuore, che apporta la luce dentro di noi.

Guardando ancora più a fondo, questo dono è quello che ci dà la patente per la vita, perché ce ne spiega il senso.

Il dono è un talento che Dio ci regala.

Il "Sapiente" ha uno stile di vita suo, è capace di approfondire le cose, comprende l’animo, le attese e le speranze di chi sta vicino a lui.

Chi ha il dono della Sapienza non segue le mode del momento, è capace di andare contro corrente e provocare la massa.

La Sapienza è un dono per:

aprire la nostra mente

pensare come Gesù

amare le cose di Dio

fare le scelte della vita alla luce del Vangelo

Il sapore serve a dare gusto alla vita per essere in grado di amare meglio. Come il sale insaporisce le pietanze, anche noi dobbiamo insaporire la nostra esistenza e quella degli altri. Il nostro sapore viene da Dio e dipende dalla nostra volontà di assomigliare a Lui.

Il dono della Sapienza è bello, ma come facciamo a crescere con questo dono? È proprio Gesù a rivelarcelo (Lc. 11, 15)

 

 

Efficacia della preghiera

Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!»

Se noi preghiamo e ci fidiamo di Gesù, il dono della sua Sapienza sarà sempre con noi.

Saremo quindi in grado di crescere con il gusto di:

crescere guardando dentro di noi e capendo cosa vogliamo veramente, senza seguire falsi idoli (attori, cantanti, calciatori ...)

assumerci delle responsabilità, pensare al nostro futuro e alle scelte che faremo

vivere seguendo gli insegnamenti del Vangelo, riscoprendo l’importanza di vivere in comunità

 

 

 

 

 

 

 

IL DONO DELLA SAPIENZA

La scienza non basta.

La scienza ci dice quel che è possibile,

la sapienza quel che è lecito.

La scienza guarisce le mani,

la sapienza ci insegna ad usarle.

La scienza prepara cuori artificiali,

la sapienza cuori saggi.

La scienza ci fa potenti,

la sapienza ci fa uomini.

È vero che senza

la scienza la vita si arresta,

ma senza la sapienza

imbarbarisce.

In sintesi il dono della Sapienza infonde in chi lo riceve la comprensione delle vicende umane, e dona la capacità di gustare la bellezza del creato, scoprendo la Provvidenza di Dio Padre. La Sapienza ci aiuta a vivere in modo cristiano, illuminando il nostro cammino, facendoci fare le scelte secondo la volontà di Dio e non secondo quella degli uomini. Invita a leggere i segni di Dio nella storia, facendoci scoprire che Lui è l’Emmanuele: il Dio con noi, affinché manteniamo viva la speranza e ci apriamo al suo progetto d’amore, diventando "sale della terra" e "luce del mondo".

 

L’INTELLETTO

Il termine viene dal latino (intus-legere) e significa ‹‹penetrare in profondità››. Questo dono ci aiuta ad arrivare al cuore delle cose, non rimanendo nella superficialità.

Oggi noi viviamo in una società consumistica e superficiale, dove l’importante è apparire. Mille informazioni ci vengono date, spesso contrastanti; diventa per noi difficile distinguere il vero dal falso, l’essenziale dall’inutile.

Viviamo in un tempo in cui trionfa l’apparenza e non la sostanza. Tutto ciò non fa altro che creare confusione con il pericolo di allontanarci da Dio.

Dobbiamo fermarci e riflettere, per evitare di venire travolti da tutto questo. In questo non siamo soli: c’è lo Spirito Santo a guidare e a sostenere i nostri sforzi mediante il dono dell’Intelletto. Ci rende "intelligenti", capaci di riflessione e ci giuda a vedere le cose nel modo giusto, ci guida verso la saggezza. Ci ricorda che ciò che conta non è l’apparenza ma la sostanza.

Il dono dell’Intelletto ci mette in guardia perché non cadiamo nella trappola di chi sostiene che essere belli è un dovere. Nostro dovere non è l’essere belli, ma l’essere saggi, virtuosi e buoni. Questo ci permetterà di diventare per gli altri una luce, un esempio.

Pensiamo a Madre Teresa di Calcutta: aveva una faccia rugosa, ma il suo cuore era così grande e pieno d’amore che tutti noi la sentivamo vicina, come una sorella o una madre; lei aveva uno sguardo e un sorriso più affascinanti di tutte le modelle o attrici considerate delle star o delle "bellissime dell’Olimpo".

Con questo dono, lo Spirito Santo rende acuto il nostro sguardo, dandoci la capacità di andare oltre quello che vedono tutti, cogliendo quanto Dio silenziosamente, ma efficacemente, sta operando nella vita di ciascuno di noi e nella storia dell’umanità.

Lo Spirito Santo ci rende intelligenti alle cose di Dio; attraverso questo dono, il cristiano comprende ciò che Lui ha voluto farci sapere e capirne il significato più profondo.

L’Intelletto dunque non è l’intelligenza come la intendiamo noi (saper risolvere problemi difficili, le espressioni, capire e commentare poesie): è un’intelligenza secondo Dio.

L’Intelletto ci insegna che non ci basta sapere sempre più cose: questo è sicuramente utile per la nostra cultura, ma non possiamo accontentarci di questo, non possiamo fermarci qui (alla superficialità).

Il dono dell’Intelletto coinvolge non solo la mente ma anche il cuore, la volontà, la passione e l’azione.

Per gli antichi Ebrei la sede dell’Intelletto non era il cervello, ma il cuore: la conoscenza che si raggiunge con il cuore è più profonda di quella fredda del cervello.

Inoltre, chi vive accogliendo questo dono si rende conto che la vita è sempre un misto di vittorie e sconfitte, di gioie e dolori. Si riesce a capire il modo di agire di Dio, che è diverso dal nostro.

L’Intelletto è strettamente legato alla fortezza, che gli darà la capacità di portare avanti le scelte.

L’Intelletto è un dono per:

riflettere

meditare

contemplare

andare in profondità

Leggere in profondità equivale a guardare con gli occhi di Dio (solo lui sa guardare nel nostro intimo, capire le situazioni e portare luce dove ci sono ombre).

Chi impara a leggere impara anche a comunicare e a comprendere i disagi e le emozioni di chi gli sta vicino. Chi legge nel profondo, nel profondo comunica, usando il linguaggio dell’amore: il linguaggio dell’amore non è fatto di parole.

IL DONO DELL’INTELLETTO

Quello dell’Intelletto è

il dono della «profondità»

contro la «superficialità»;

il dono dell' «essere»

contro l' «apparire».

Quello dell’intelletto è

il dono che mi dice:

«Usa il cervello»!

Mi ammonisce:

Sii saggio! Infatti, anche

se un asino appare

mille volte in televisione,

non potrà diventare

mai un cavallo!

In sintesi il dono dell’Intelletto dà luce alla mente umana per penetrare la realtà che ci circonda e capirne il valore e il significato. Questo dono ha lo scopo di aiutare a comprendere il vero senso delle cose, ricercandone la verità, affinché non ci fermiamo alla semplice apparenza. È una sorta di approfondimento degli avvenimenti alla luce della Parola di Dio.

 

IL CONSIGLIO

Il termine consiglio deriva dal latino (consulere) e vuol dire ‹‹decidere››. Nella Bibbia, la parola consiglio significa per lo più progetto. (I popoli non comprendono il consiglio del Signore).

Su ogni uomo Dio ha un progetto; egli chiama ciascuno a realizzare qualcosa di unico e irripetibile: Dio non fa mai fotocopie! Il Suo progetto su di noi non è un’imposizione, è invece una proposta di collaborazione con Lui. Dio sa qual è la via per la nostra riuscita nella vita, per la realizzazione piena della nostra personalità. Se noi la comprendiamo, l’accogliamo, ci impegnamo a seguirla, diventiamo autentici e veri, unici e irripetibili.

Molti uomini, al giorno d’oggi, mettono al centro di tutto il proprio io, dando spazio al solo individualismo ed egoismo; sono sicuramente pronti a ricevere dagli altri, ma non sono ugualmente pronti a donare se non ricevono qualcosa in cambio, della serie: ogni cosa ha un prezzo.

A livello religioso, molti non sentono il bisogno di Dio, della Sua parola e del Suo Consiglio. Eppure, se ci pensiamo, quando viviamo un momento di difficoltà sentiamo il bisogno di aggrapparci a qualcosa, ci sentiamo fragili e soli: capiamo di aver bisogno degli altri, e soprattutto di Dio.

È molto prezioso il dono del Consiglio: ci porta sicurezza, fiducia, speranza, ci aiuta a prendere le giuste decisioni, a progettare il nostro futuro.

Ognuno di noi ha grandi capacità e potenzialità. Non dobbiamo sprecare le nostre risorse, dobbiamo invece fruttificarle al massimo, realizzando nel modo migliore il progetto di Dio su di noi. Non dobbiamo preoccuparci: in questa grande impresa non siamo soli: c’è lo Spirito Santo proprio con il dono del Consiglio. Noi, poi, capaci grazie a lui di accogliere i consigli, diventiamo capaci di consigliare i nostri fratelli.

Attraverso il dono del Consiglio, lo Spirito Santo ci suggerisce quello che dobbiamo fare e dire in ogni momento della nostra vita, non solo nelle situazioni importanti e difficili. Ovviamente dobbiamo mettere da parte il nostro voler decidere da soli (non ho bisogno dell’aiuto di Dio), solo così lo Spirito Santo agisce su di noi e ci rende capaci di scelte piene d’amore.

Ci aiuta a scegliere tra il bene e il male, a distinguere qual è la volontà di Dio e quale invece quella degli uomini.

Se accogliamo questo dono, diventeremo delle persone giudiziose e piene di buon senso, delle persone da prendere come esempio e a cui chiedere buoni consigli.

Il Consiglio è un dono per:

scegliere la strada giusta

rispondere alla voce di Dio

collaborare con Dio

realizzare un grande progetto

IL DONO DEL CONSIGLIO

Se è necessaria una matura riflessione

prima di prendere una decisione,

è altrettanto necessario,

quando la decisione è presa

nella luce dello Spirito Santo,

passare prontamente all’azione,

perché - come dice un proverbio –

"la strada del poi

arriva alla città del mai"

Non sprecare pertanto le tue risorse!

Dio ci ha tanto amati

da chiamarci tutti ad un grande volo.

Consigliati con lo Spirito, e parti!

In sintesi il dono del Consiglio ci dà la capacità di discernere gli avvenimenti, facendoci prendere le decisioni opportune e aiutandoci ad essere perseveranti. In questo modo ci guida verso la strada giusta, che ci porta alla realizzazione del progetto di Dio. Lo Spirito Santo, in un certo modo, si fa nostro consigliere per guidarci verso il nostro vero bene, facendoci superare le situazioni di stallo e di insicurezza, e le situazioni che, sul piano umano, appaiono difficili e insuperabili. Ci dà, poi, la possibilità di giudicare nel giusto modo, cioè con verità e prudenza, e non secondo le apparenze.

 

LA FORTEZZA

Con il dono della Fortezza lo Spirito Santo elargisce all’uomo coraggio, costanza, tenacia nel testimoniare la fede e nel fare il bene.

Pensiamo agli Apostoli: il dono della Fortezza che hanno ricevuto il giorno di Pentecoste li ha sostenuti e resi coraggiosi nel testimoniare la risurrezione di Gesù, anche durante le persecuzioni subite. Così come ha sostenuto i martiri nel momento della prova.

Ma questo dono non è rivolto solo ai martiri gloriosi ed eccezionali, ma serve a tutti noi durante il martirio sommesso, quotidiano che ci coinvolge tutti per poter sostenere la nostra fedeltà all’ideale cristiano.

Viviamo in un mondo dove ovunque si guardi vediamo violenza, che non è certamente un sinonimo di fortezza (se la intendiamo correttamente), è invece un sinonimo di debolezza, insicurezza e disperazione.

Per assurdo, accanto alla violenza, vediamo dilagare anche la tendenza a facilitare e a banalizzare ogni cosa. Anche questa tendenza è il contrario della fortezza, intesa come capacità di affrontare con coraggio le difficoltà e gli impegni. Il dono della Fortezza è il rimedio a tre malattie odierne:

il conformismo: coinvolge coloro che si allineano alla cultura dominante, seguendo la moda; coloro che si preoccupano di essere come gli altri, non sapendo da soli che direzione prendere e non essendo in grado di andare controcorrente

l’edonismo: è la malattia di chi mette sempre davanti il piacere rispetto al dovere; si svincola dalla fatica e dal sacrificio (senza questi non si potrà mai costruire nulla di veramente valido e duraturo)

il minimismo: coinvolge le persone che cercano il massimo risultato con il minimo sforzo, accontentandosi in ogni cosa di un sei meno, senza vivere per nessun grande ideale

Risulta lampante quanto sia prezioso questo dono al giorno d’oggi, in cui, per realizzarsi come persone umane e ancor più per essere autentici cristiani, si deve decisamente andare controcorrente, con l’ovvia fatica che questo comporta.

Egli ci aiuta a sopportare fatiche e sofferenze, ma anche ad affrontare tentazioni e difficoltà. Pensiamo a quanta forza hanno coloro che sono ammalati da molto tempo e soffrono: grazie a questo grande amore riescono a superare tutte le difficoltà.

La Fortezza è necessaria contro lo scoraggiamento, le tentazioni, l’egoismo. Con l’Intelletto e il Consiglio abbiamo fatto le nostre scelte, ora con la Fortezza si tratta di portarle a termine, di essere fedeli.

Lo Spirito Santo, quindi, con il dono della Fortezza ci rende capaci di non arrenderci di fronte alle difficoltà che ci impediscono di essere cristiani, di trovare la forza di testimoniare sempre la nostra "fede" vincendo ogni paura.

Ci dona la forza di superare le difficoltà della vita, senza perdere la speranza e la gioia di credere in Gesù.

Ci dona la forza di lottare contro la falsità cercando sempre la verità.

Ci dona la forza di vincere le nostre paure che ci impediscono spesso di agire nel bene.

Ci dona la forza di essere solidali con coloro che devono portare il peso della sofferenza.

Ci dona la forza di dare il massimo di noi stessi e di superare la fatica per farlo.

Già nei primi anni dopo Cristo, uno scrittore aveva paragonato lo Spirito Santo ad un allenatore sportivo; infatti, come ben sappiamo, l’allenatore ci prepara a sostenere le gare, le partite, ci aiuta a dare il meglio, ma ci dice anche che: "non c’è medaglia d’oro che non sia inzuppata di sudore".

 

 

 

 

 

 

 

La vera forza del fragile uomo non è farcela da solo, ma poter contare su chi con la forza ha scritto il mondo e lo governa con la legge dell’amore. La Fortezza è dunque la fiducia in chi ci sostiene nelle difficoltà: Dio.

La Fortezza è un dono per:

avere coraggio

testimoniare la propria fede

aiutare chi è scoraggiato

resistere alle prove

 

 

 

 

IL DONO DELLA FORTEZZA

Da’ al mondo il meglio di te,

e ti prenderanno a calci.

Non importa,

da’ il meglio di te!

Uno scrittore dei primi secoli

del Cristianesimo paragonava

lo Spirito Santo all' allenatore.

L' allenatore, si sa, prepara alla fatica;

dice ai suoi ragazzi:

«Non c' è medaglia d' oro

che non sia inzuppata di sudore».

In sintesi il dono della Fortezza infonde la forza interiore, la tenacia, la perseveranza, la capacità di opporsi al male e di superare gli ostacoli. Ci rende saldi nella preghiera e, se fosse necessario, ci dona il coraggio per affrontare il martirio. Il dono della Fortezza, infatti, dà all’anima una forza soprannaturale così che possa superare le difficoltà che si incontrano nel cammino di fede, senza temere nulla. La Fortezza ci aiuta a combattere le prove morali esteriori ma anche quelle interiori: le passioni con le loro tentazioni, la superbia, la superficialità, la pigrizia, lo scoraggiamento, l’egoismo.

LA SCIENZA

La parola scienza deriva dal latino (scire) e significa ‹‹conoscere››. Questa parola può rivestire diversi significati: la scienza come frutto della ragione umana che tenta di scoprire le leggi del mondo che ci circonda; la Scienza come dono dello Spirito Santo. La prima si limita a ciò che si può vedere e toccare, non può andare oltre: non tiene conto di Dio. Certo la scienza è veramente un aspetto importante perché apporta il progresso e la conoscenza (ma solo in alcuni ambiti); la scienza però non può tutto e non ogni sua conquista è buona; inoltre non risponde alle domande fondamentali che si pone l’essere umano: chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo? Non è in grado di dire nulla sul senso della vita e su dove andremo quando terminerà la nostra vita terrena. Secondo la scienza noi non siamo altro che una piccola parentesi tra due nulla: il nulla prima di nascere e il nulla dopo la morte.

L’uomo ha bisogno anche della Scienza dono dello Spirito, che apre la mente e il cuore al mistero di Dio. È una scienza diversa e speciale, che non rifiuta il significato del termine come viene inteso oggi, semplicemente ha un respiro più ampio.

Il profeta Isaia (Is. 11, 2) per esprimere questo dono usa il termine ‹‹Conoscenza››, e nella Bibbia conoscere può assumere anche il significato di amare (Gn. 19,8 sacrificio delle figlie per salvare degli uomini – Mt. 1, 25 Giuseppe accetta per amore un figlio non suo).

Pensiamo a quanto amore provano le mamme verso i loro figli. Se si vuole capire una persona, bisogna per prima cosa amarla.

Il dono della Scienza illumina la nostra mente e il nostro cuore per conoscere bene Dio e le sue creature. Rivediamo un attimo San Francesco d’Assisi, lui fa una straordinaria esperienza del dono della Scienza: le creature sono un richiamo di Dio, prezioso specchio di Lui per l’uomo.

Tutto il creato è fondamentalmente buono, perché voluto da Dio, ma dobbiamo ricordarci che sono dei mezzi, non dei fini. Non possono dare la felicità perfetta, piena e definitiva; non possono sostituirsi a Dio.

Dell’Intelletto abbiamo detto che ci fa intuire le verità, la Scienza ci dà la capacità di vedere le cose come le vede Dio, con gli occhi della fede.

Ci dona la capacità di conoscere e capire le cose e di usarle per il bene, per incamminarci verso Dio. Riusciamo a capire che tutte le cose ci sono state donate da Lui affinché potessimo vivere e avere tutto quanto ci serve per costruire un mondo migliore. È un sapere che non può essere appreso solo sui libri.

In una cultura sempre più laica e atea che vuole escludere Dio perché di Lui non ci sono prove scientifiche, la Scienza si rilancia come strumento di cammino verso Dio, dando alla conoscenza umana la capacità di fare il salto verso l’assoluto e accettare quello che non siamo in grado di comprendere.

Lo Spirito Santo ci dona la scienza per aiutarci a scoprire il perché delle cose.

Attraverso questo dono veniamo a conoscenza e siamo in grado di capire chi ha bisogno di noi e del nostro aiuto.

La Scienza è un dono per:

avvicinarsi a Dio

crescere nel bene

costruire un mondo nuovo

servire il bene dell’umanità

IL DONO DELLA SCIENZA

Chi ama capisce meglio,

capisce prima, capisce di più.

Certe notizie le dà solo il cuore

Perché le persone

non si imparano:

Si comprendono.

Perché solamente chi ama

ha il diritto di educare;
solamente chi abbraccia

può essere guida.

Anche Dio lo comprendi

solo se ti innamori di Lui.

In sintesi il dono della Scienza dona al cristiano la capacità di conoscere a fondo le cose, cogliendo in esse l’impronta di Dio. Pertanto, la Scienza ci permette di scrutare e approfondire, con meraviglia e stupore, la verità della creazione, perché è un’investigazione su ciò che ci circonda, aiutandoci a partire dal creato per arrivare a Dio.

La Scienza è una conoscenza che apre il cuore, poiché genera amore e rispetto verso le cose conosciute, in quanto si riconoscono parte di un unico disegno uscito dalle mani di Dio, in cui ogni cosa ha un ruolo importante per il bene comune.

 

LA PIETÀ

Il termine pietà deriva dal latino (pietas) e significa ‹‹amore dei figli verso il padre››.

Come abbiamo detto all’inizio questo dono non compare nel testo ebraico di Isaia, ma lo troviamo nella traduzione in greco dell’Antico testamento fatta nel II secolo a.C.. Se riflettiamo sul termine pietà, ci viene in mente la compassione, la misericordia (es. ‹‹abbi pietà di me››, ‹‹ho pietà di›› ...). Nella Bibbia invece Pietà esprime l’attaccamento filiale (la cui allusione più alta è a Dio).

Questo dono ci aiuta a cambiare la nostra mente e il nostro cuore, per poter vivere la condizione di figli non come un limite, ma come una meravigliosa esperienza di crescita nell’amore sia in famiglia che con Dio.

Con il dono della Pietà, lo Spirito Santo ci guida a scoprire la bontà paterna di Dio e a vivere di questa verità. Credere veramente che Dio è il Padre che ci ama dà a noi grande forza, vera gioia e vera pace, e rende vivibile la vita, accettando anche la sofferenza e la morte.

Questo dono ci fa scoprire il volto paterno di Dio in tutti gli avvenimenti della vita (quelli sereni e quelli tragici), ci aiuta a fidarci di Lui, proprio come un bambino piccolo si sente totalmente sicuro tra le braccia della mamma o del papà.

È un dono che coinvolge volontà, azione, sentimenti delle persone. È una sensibilità del cuore, quello stesso cuore di carne che Dio ha messo al posto del cuore di pietra. Diventa così importante perché prepara il terreno per tutti gli altri doni.

È cuore capace di ascoltare la Parola del Signore e far sì che diventi ciò che muove le nostre azioni. Ci aiuta a sentire Dio come un vero Padre, a farci dire come Gesù: Abbà.

Questo nostro rapporto filiale con Dio, cambia anche il nostro rapporto con gli uomini: ci fa sentire vicini agli altri, ci fa sentire tutti fratelli.

Lo Spirito Santo infonde in noi il dono della Pietà, per renderci capaci di capire di avere un estremo bisogno di Dio.

Ci rende consapevoli del nostro essere creature Sue, capendo quanto sia importante credere in Lui.

Capiamo che Dio ci è Padre, e che ci educa all’Amore, al vero AMORE, quello gratuito che non conosce ricompensa, l’Amore come dono.

È il dono che ci fa sentire sicuri e protetti, che ci allontana dagli idoli e ci dice che Dio è uno solo.

La Pietà riempie il nostro cuore di tenerezza e di amore verso Dio, avendo la certezza che solo Lui ci ricompenserà. Ci aiuta ad innamorarci di Lui.

Avere Pietà significa sostenere (tenere su), comprendere (prendere con), condividere (dividere con), essere compagno (dividere e mangiare lo stesso pane). La vera Pietà si vede quando ci facciamo carico dei bisogni della nostra famiglia, amando Dio nel prossimo che ci ha messo accanto, percorrendo la strada assieme a lui e sollevandolo nelle difficoltà.

La Pietà è un dono per:

credere all’amore di Dio

riconoscere Dio come unico

imparare ad amare

essere uno strumento accordato.

 

 

 

IL DONO DELLA PIETÀ

Il dono della Pietà

porta a fidarci di Dio

con lo stesso abbandono

di un bambino

che si sente sicuro
tra le braccia del papà

anche quando

è sospeso sull' abisso.

padre che è come il mare:

regge chi gli si abbandona,
padre che è l' ultimo a lasciarsi

impressionare dalle mie sbandate,
padre che asciugherà

ogni lacrima.

 

In sintesi il dono della Pietà infonde l’amore filiale e la devozione verso Dio, ci fa sentire amati, pensati da Dio e assistiti dalla sua Provvidenza. Riconoscendo la paternità di Dio, ci abbandoniamo alla sua volontà e siamo spinti ad andare incontro ai fratelli che sono nel bisogno, nei quali vediamo il volto di Gesù. La Pietà ci aiuta a passare dalla ‹‹liturgia culturale››, dove siamo chiamati a dare lode a Dio, attraverso l’ascolto della Sua Parola e la celebrazione dei Sacramenti, alla ‹‹liturgia della vita››, dove, quotidianamente, siamo chiamati a mettere in pratica la Parola di Dio nei riguardi dei fratelli.

 

IL TIMOR DI DIO

Quanta confusione su questo dono: aver timore di Dio, paura...

Avere Timore di Dio, dal vocabolario, significa ‹‹sentimento di rispetto, paura di far soffrire››.

La Bibbia ovviamente unendo i due termini (Timore e Dio) non vuole di certo fare terrorismo religioso, proporre un Dio giudice severo che incute paura e non dà confidenza, darebbe una Sua immagine in contraddizione con quella del Padre buono e misericordioso; ricordiamoci che Dio è amore.

Il Timore deve essere inteso come affettuoso rispetto nei Suoi confronti, con la preoccupazione di non offenderlo con la nostra ingratitudine e i nostri peccati, evitando tutto ciò che potrebbe allontanarci da Lui.

Non immaginiamo Dio come "qualcuno" che trova il male in ogni cosa, che un guastafeste che ci dice ‹‹non fare questo o quello››. Solleviamo dalla polvere la parola Dio, ridiamole la giusta fama. Presentiamo un Dio che crede nell’uomo e lo vuole protagonista, un Dio discreto che bussa e attende, un Dio il cui lavoro è amare a perdonare.

Il Timore di Dio ci aiuta ad elaborare un efficace antidoto all’indifferenza religiosa che dilaga o alla totale negazione della sua esistenza. Nel nostro tempo stanno crescendo la superstizione, la magia, l’astrologia, la cartomanzia... diventano oggetti di culto (idoli) il successo, il denaro, il potere, la carriera, il corpo: ma questi non sono Dio, sono solo dei surrogati. Questo clima avvolge tutti, soprattutto i ragazzi delle nuove generazioni. Si affida la propria vita ad un oroscopo (o a un suo equivalente), senza nemmeno sospettare che Dio possa avere un progetto diverso per noi.

Diventa dunque necessario rivalutare nel modo giusto il rapporto che dobbiamo avere con Dio, dare a Dio il posto che gli spetta nella nostra vita. In questa impresa faticosa ci viene in aiuto lo Spirito Santo proprio con il dono del Timore di Dio.

È naturale che chi non rispetta Dio, non rispetta nemmeno gli uomini, ed arriva persino a calpestarli (rivolgiamo il nostro pensiero ai lager, alle infinite guerre, ai genocidi, agli atti di violenza che vengono compiuti ogni giorno...).

Chi teme Dio, chi lo rispetta e lo ama, rispetterà e amerà anche l’uomo, che vede come figlio di Dio e suo fratello.

Per capire questo dono, è molto bello il racconto di Zaccheo ricordate?

Zaccheo è un pubblicano, per la precisione capo dei pubblicani, è anche ricco. Zaccheo riscuoteva le tasse ricordate? Ingannava la gente per arricchirsi sempre di più. Zaccheo sente dire che Gesù sta attraversando la città di Gerico ed è incuriosito di vedere chi sia, si arrampica perfino su un sicomoro per poterlo incontrare. Ecco che però accade qualcosa: Gesù lo vede e lo chiama, dicendogli che "oggi deve fermarsi a casa sua" Zaccheo pur sapendo di essere in errore non ha paura di Gesù, anzi apertamente confessa i suoi peccati, e promette a Gesù di provvedere a rimediare restituendo quanto aveva rubato.

Come mai questo suo cambiamento? Zaccheo quando vede Gesù, illuminato dal dono del Timor di Dio (quel dono che aveva parcheggiato nel suo cuore), riconosce di essersi separato da Dio, di averLo offeso con le sue azioni, le sue mancanze, scopre la paura di aver fatto soffrire i fratelli che ha ingannato; non teme il castigo di Dio, ma si rende conto di averlo offeso e ammette di non meritare il Suo Amore.

Gesù ben conosce Zaccheo, lo chiama, gli parla, si ferma da lui. Questo incontro cambierà totalmente la vita di Zaccheo; attraverso questo dono vivrà nella gioia e nella carità.

Il Timor di Dio è un dono per:

rispettare Dio e accorgerci che non siamo Dio

fare il bene

crescere nella gioia

ascoltare Dio

 

 

IL DONO DEL TIMOR DI DIO

Dio è Dio e io sono un uomo.
Dio è il creatore e io la sua creatura.
Dio è la fonte, io l' assetato.
Dio è il mare, io la goccia.
Dio è la corrente, io il filo.
Dio è potente, io debole.

Dio è Santo, io peccatore.

Il dono del Timor di Dio

mi ricorda che devo

inginocchiarmi se voglio innalzarmi.

Mi convince che sono povero:

mi spinge ad alzare le mani

e pregare con amore:
poiché se è vero che sono un nulla,
sono un nulla abbracciato

da te che sei Tutto.

In sintesi il Timor di Dio dona la capacità di riconoscere la grandezza di Dio e il Suo ruolo nella storia degli uomini. Ci aiuta a confidare meno in noi, poiché ci mostra i nostri limiti, mantenendoci nell’umiltà, per abbandonarci di più a Dio. Poi ci fa capire che Dio merita il nostro rispetto, perché è il creatore dell’universo e tutto dipende da Lui. Questo dono ci aiuta ad essere sempre pronti ad accogliere Gesù con le "lampade accese".

Ora andiamo al passo successivo: parliamo brevemente dei frutti dello Spirito Santo.

A questo proposito leggiamo insieme il passo dei Galati 5, 18-25.

Quanto ci danno fastidio le regole che ci vengono imposte... vorremmo essere liberi di fare ciò che vogliamo senza rendere conto a nessuno. San Paolo ci dice che se siamo guidato dallo Spirito non siamo soggetti ad alcuna legge. L’unica legge che dobbiamo seguire è già scritta nel nostro cuore da Dio: la Legge dello Spirito Santo. Se sappiamo ascoltarla saremo in grado di dare i frutti che questa legge è in grado di produrre

Amore

Gioia

Pace

Pazienza

Benevolenza

Bontà

Fedeltà

Mitezza

Dominio di sé

Solo allora ci potremmo definire veramente liberi, perché nessuno potrà dirci ciò che giusto e ciò che è sbagliato, quello che dobbiamo o non dobbiamo fare.

Vediamoli ora brevemente:

AMORE

L’Amore è dono di sé, condivisione della propria vita e dei propri doni spirituali e materiali con i fratelli.

Con l’amore il cristiano fa della sua vita un dono per i fratelli. Non dona solo le cose e i beni, ma tutto ciò che ha ricevuto da Dio. Chi ama mette a disposizione i propri talenti, sapendo che da questo dono si migliora, si perfeziona, cresce.

L’esempio dell’Amore assoluto, vero, puro e Santo è Cristo Gesù. Egli ha dato sé stesso per noi, dall’alto della croce.

L’amore è dono di sé, ma per poterlo fare bisogna avere qualcosa da dare ed essere convinti che questa è la vera essenza che dà senso alla vita dell’uomo.

 

GIOIA

La Gioia si ha quando riusciamo a liberare il nostro cuore dagli affanni, dalle preoccupazioni. Lo Spirito desidera che noi chiediamo la Gioia. Un cristiano senza Gioia è un cristiano senza vita.

La vera Gioia nasce dalla conoscenza del Signore e della Sua Santa volontà.

La vera Gioia ricolma il cuore di calma e quiete; spesso invece abbiamo il cuore turbato.

La vera Gioia nasce quando permettiamo a Dio di abitare nel nostro cuore. Spesso, invece, ci lasciamo trasportare dalla ricerca della sola soddisfazione dei sensi, credendo che questo ci basti. In realtà non è così: questo lascia il vuoto dietro di sé, basta pensare a quante persone cercano continuamente nuovi stordimenti, nuove emozioni sempre più forti per colmare il vuoto che hanno dentro, mettendo spesso in pericolo la propria vita o rovinandosela. Credono che questi stordimenti possano donar loro la gioia e non si rendono conto che non sono altro che suoi surrogati.

 

PACE

La Pace è la serenità totale che regna nel cuore dell’uomo, vivendo nella verità di Dio e nella Sua carità. La Pace è la pienezza che non ha bisogno di nulla: ha tutto ciò di cui ha bisogno.

Chi vuole la pace deve togliere il peccato dal cuore; questo è possibile solo con la forza dello Spirito Santo che scendendo su di noi ci guida sempre sui giusti sentieri.

La Pace è una gioia silenziosa che viene da Dio. Quando il cuore ci dice che Dio è contento di noi, ci sentiamo più forti nella fede, abbiamo più speranza. Quando nel cuore sentiamo la Pace di Dio abbiamo la possibilità di compiere grandi cose per Dio e per i nostri fratelli.

 

PAZIENZA

Abbiamo tutti bisogno della Pazienza: con noi stessi, conoscendo i nostri limiti, nel lavoro e nello studio, con i nostri amici. Eppure spesso la perdiamo...

Ma dobbiamo renderci conto che nessuna conquista si ottiene senza di essa.

Per poter imparare c’è bisogno della Pazienza, per raggiungere un obiettivo (nello studio, nel lavoro, nel gioco) c’è bisogno della Pazienza, ogni vittoria che vogliamo raggiungere ha bisogno della Pazienza.

Non si può ottenere tutto e subito, senza perseveranza e impegno, questo l’abbiamo già appurato. Eppure spesso vorremmo "bruciare" le tappe, soprattutto quando siamo più giovani e inesperti.

Dobbiamo essere pronti a lottare, a faticare e a perseguire i nostri obiettivi. Nulla si fa o si ottiene senza la Pazienza. Apriamoci allo Spirito Santo: Lui è pronto a darci questo dono.

 

BENEVOLENZA

La Benevolenza è desiderare il bene, e fare in modo che si concretizzi, senza lasciarlo diventare un puro e semplice ideale. Quando ci si lascia guidare dallo Spirito Santo si vuole il bene alla maniera di Gesù Cristo: lo si vuole per via reale, non solo ideale.

Oggi idealmente tutti vogliono il bene del fratello, lo si predica, lo si annunzia; ma questo desiderio di bene rimane una lettera morta, questo accade perché non accogliamo lo Spirito Santo e non ci lasciamo guidare da Lui nei nostri pensieri, nei nostri sentimenti, nel nostro cuore.

Finché noi penseremo che la Benevolenza è semplicemente un desiderio e non un’opera concreta e reale di bene, vivremo il nostro cristianesimo in modo superficiale, molto distante dagli insegnamenti del Signore.

Con la Benevolenza possiamo allontanarci dall’egoismo, volendo veramente il bene per ogni nostro fratello.

Ma per volere veramente il bene, ci vuole impegno da parte nostra affinché il nostro fratello possa avere dignità, libertà, rispetto, comprensione, aiuto concreto. Dobbiamo essere in grado di perdonare il prossimo, dandogli la possibilità di ricominciare, di risollevarsi, rinascendo a vita nuova.

 

BONTÀ

Quando l’uomo ha la Bontà nel proprio cuore è incapace di pensare il male, di volerlo o di desiderarlo per gli altri.

Dio è buono, è la fonte e la sorgente di ogni bontà. Lui ha da sempre pensato l’uomo, pensando di fargli solo del bene.

Perché il nostro desiderio di bene per l’altro sia reale, efficace e concreto, dobbiamo lasciar agire in noi lo Spirito Santo. Solo Lui ci consente di avere un cuore ricco di bontà, misericordia, pietà. Per l’uomo nel cui cuore regna e vive lo Spirito Santo non c’è spazio alcuno per il male, per i desideri non buoni. L’uomo buono è incapace di qualsiasi male.

 

FEDELTÀ

Non esiste vero cammino di fedeltà a Dio senza un cammino di fedeltà all’uomo da parte di Dio. Noi gli diciamo sì, perché Lui ci ha detto sì e continua a farlo in eterno.

Fedeltà a Dio, Fedeltà ai nostri fratelli, Fedeltà agli impegni presi, Fedeltà ai doveri che abbiamo, Fedeltà ai doni che abbiamo ricevuto da Dio. Fedeli all’amore, Fedeli alla Parola del Signore, Fedeli al sacrificio, Fedeli ad ogni parola data, Fedeli a Dio e agli uomini, Fedeli alla Chiesa.

Quando la Fedeltà c’è, la si può quasi toccare, ha radici ben fondate, allora lo Spirito Santo sta operando in noi, è vivo dentro di noi.

 

MITEZZA

Gesù ha detto: ‹‹Beati i miti perché possederanno la terra›› (Mt. 5, 5); ‹‹Imparate da me che sono mite e umile di cuore›› (Mt. 11, 29). Quanta poca Mitezza c’è al giorno d’oggi, invece!

Chi non capisce il Vangelo e ciò che Gesù ci ha insegnato, pensa che la Mitezza sia una debolezza. In realtà non è così: è l’esatto opposto della debolezza! È frutto dello Spirito perché è forza, resistenza, lotta contro il maligno.

La Mitezza si può vivere solo nel compimento della volontà di Dio: senza questa giustizia, non c’è nemmeno la Mitezza.

Mitezza vuol dire anche essere eleganti nelle forme, nelle parole, negli atteggiamenti quando ci poniamo verso gli altri: essere cortesi ed educati. Mi rendo conto: è "fuori moda" questo atteggiamento, vero? Ma riflettiamoci un po’ su...

DOMINIO DI SÉ

Probabilmente Paolo parla della padronanza dei nostri istinti, compresi quelli animaleschi. È la capacità di dominare la nostra volontà, indirizzandola nel verso giusto, verso il bene e non verso il male. È vigilare sulla nostra fragilità, è frenare le morbosità e le illusioni. Lo Spirito Santo, proprio perché è bellezza, ci vuole puri, limpidi, trasparenti. Lui non vuole il fango: chi è schiavo delle bassezze dei propri istinti contrasta lo Spirito Santo.

Il Dominio di sé esiste in noi solo se seguiamo la volontà di Dio. Chi vive in modo materialistico, cedendo ai propri istinti, non potrà mai avere questo frutto.

Questo frutto è ciò che ci distingue dagli animali: è la nostra capacità di controllare l’istinto e dominare la volontà dirigendola al bene. Anche questo sembra un frutto "fuori moda" al giorno d’oggi: tutti gli input che vengono dal mondo esterno (moda, TV, pubblicità, film, videogiochi...) ci portano a dire che la felicità sta nel fare quello che vogliamo e nel seguire i nostri istinti.

 

Ed ora vediamo come lo Spirito Santo ha agito nella storia:

LO SPIRITO CREATORE

LO SPIRITO LIBERATORE E RIVELATORE

LO SPIRITO RINNOVATORE

LO SPIRITO CONSOLATORE E LO SPIRITO DELLA CHIESA

LO SPIRITO CREATORE

Antico Testamento: la creazione

Gn 1,1-3

In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l' abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: <<Sia la luce!>>. E la luce fu.

Siamo alle origini e non potevamo non partire dalla Genesi, perchè è già con la Creazione che si manifesta la Presenza dello Spirito nella Storia del Mondo, che è poi anche la storia del creato. Lo Spirito di Dio è già presente ed è co-creatore del mondo, anzi è la potenza con la quale Dio opera e definisce tutte le cose.

Lo Spirito si manifesta quale potenza di Dio, capace di dare forme e senso a tutte le cose. Lo Spirito è colui che provenendo da Dio, entra nel fango plasmato e lo anima, gli dà la vita e il fango diventa un essere vivente: allora il Signore Dio plasmò l' uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l' uomo divenne un essere vivente [Gn2,7]. E’ la Ruach di Dio che consente di realizzare la storia della Salvezza fin dall’inizio. Dio, nell’Antico Testamento, crea con la sua parola e la sua azione, ma è lo Spirito che ne è protagonista e strumento.

Ecco allora che possiamo affermare con le parole della nostra professione di fede: "Lo Spirito Santo è Signore e dà la vita!"

Già nella creazione lo Spirito di Dio entra in modo massiccio nella storia della Salvezza perchè è colui che le dà inizio ed è colui che tutto fa sussistere: "Difatti lo spirito del Signore riempie l' universo e, abbracciando ogni cosa, conosce ogni voce." [Sap. 1,7].

 

Nuovo Testamento: l’Annunciazione a Maria

Nel sesto mese, l' angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: <<Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te>>. A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L' angelo le disse: <<Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell' Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine>>. Allora Maria disse all' angelo: <<Come è possibile? Non conosco uomo>>. Le rispose l' angelo: <<Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell' Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio>>.[Lc. 1,26-37]

Ancora una volta la potenza dello Spirito Santo entra nella storia dell’uomo e come nella creazione questa potenza ha creato il tutto dal nulla (come lo Spirito Santo covava sulle acque) nell’annunciazione lo Spirito Santo è su Maria e la sua potenza rende possibile a Dio ciò che all’uomo non è dato, perchè Dio è onnipotente. Lo Spirito Santo opera l’incarnazione del Verbo nel grembo della Vergine Maria ed apre la rivelazione di Dio all’uomo in un modo tutto nuovo; ora la salvezza per l’uomo ha un volto ed un nome: Gesù Cristo.

L’azione di Dio ancora una volta si esprime attraverso la potenza del suo Spirito, una potenza inaudita, capace cioè di far entrare nella Storia lo strumento di salvezza per eccellenza, ossia il Figlio. Ancora una volta l’amore di cui Dio è costituito, lo stesso con cui Dio ama le sue creature, lo porta ad un "atto" Creativo. In questo brano vediamo che lo Spirito Santo, non è più nella funzione di abilitare qualcuno a compiere prodigi o eventi straordinari a testimonianza della sua provenienza divina, ma interviene direttamente ed in modo efficace operando il sorgere di una vita nuova. L’Angelo apre l’incontro con Maria dicendo "Il signore è con Te" e le annuncia che Dio le ha dato una particolare grazia ed una maternità del tutto speciale. Per spiegare come diventerà madre e come la potenza dell’azione di Dio agirà in lei usa i termini "Spirito Santo" e "Potenza dell’altissimo" Che sono le stesse espressioni che troviamo negli Atti degli apostoli con cui S. Pietro parla di Gesù: " Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui." [At. 10,38]

Parlando dell’annunciazione non potevamo tralasciare il passo del profeta Isaia dove le modalità dell’annuncio sono profetizzate creando un ponte tra il concetto antico di Spirito inteso come soffio carismatico e un concetto nuovo di Spirito inteso come persona e come dono all’uomo.

Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire [Is. 1,3] .

Fin dal concepimento, così come era stato profetizzato possiamo vedere che in Gesù di Nazaret "si realizza fino in fondo la Missione del Messia, cioè di colui che ha ricevuto la pienezza dello Spirito Santo per il popolo eletto da Dio e per l’umanità intera. Letteralmente Messia significa Cristo cioè unto e nella storia della Salvezza significa unto con lo Spirito Santo".

La Chiesa: L’Eucarestia

Oggi la stessa potenza dello Spirito Santo, che si è manifestata nella creazione e nell’Annunciazione, è presente con la sua azione salvifica ogni domenica nella celebrazione eucaristica. Quando il sacerdote consacra il pane e il vino, le parole che la liturgia gli mette sulle labbra sono:

"Santifica, o Signore, questa offerta con la potenza del Tuo Spirito perchè diventino per noi il corpo ed il sangue del tuo figlio, il nostro Signore Gesù".

E’ proprio in virtù della sua ordinazione che il sacerdote effonde lo Spirito Santo su quello che noi vediamo e sappiamo essere pane e vino. Lo Spirito effuso, con la sua potenza creatrice li fa divenire il corpo ed il sangue di Gesù Cristo. La potenza dello Spirito agisce e trasforma il creato.

Non è possibile, nell’economia della salvezza, alla luce dell’evento pasquale e della pentecoste, celebrare il sacramento che è chiamato "Santissimo sacramento", l’eucarestia, senza la presenza e l’azione misteriosa e potente dello Spirito Santo, che è presente ed agisce anche quando Gesù pronuncia le parole con cui istituisce il sacramento: "Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: <<Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me>>. Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: <<Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi>>." [Lc. 22,19-20]

Lo Spirito Santo continua oggi, nella Chiesa, l’azione salvifica e santificatrice di Cristo.

 

LO SPIRITO LIBERATORE E RIVELATORE

Antico Testamento: il roveto ardente ed il passaggio del Mar Rosso

Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l' Oreb. L' angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. Dio disse a Mosè: <<Io sono colui che sono!>>. Poi disse: <<Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi>>. [Es. 3,1-2.14]

 

L' angelo di Dio, che precedeva l' accampamento d' Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro. Venne così a trovarsi tra l' accampamento degli Egiziani e quello d' Israele. Ora la nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte. Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore durante tutta la notte, risospinse il mare con un forte vento d' oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. Gli Israeliti entrarono nel mare asciutto, mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra. Gli Egiziani li inseguirono con tutti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri, entrando dietro di loro in mezzo al mare. Il Signore disse a Mosè: <<Stendi la mano sul mare: le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri>>. Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare. Le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l' esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò neppure uno. In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare; Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l' Egitto e il popolo temette il Signore e credette in lui e nel suo servo Mosè. [Es. 17,19-23.26-28.30-31]

Questi due famosi brani del Libro dell’Esodo esprimono pienamente l’azione dello Spirito rivelatore e liberatore. Nel primo testo Dio concede all’uomo di conoscere il suo nome e lo fa attraverso le sembianze del fuoco, il roveto ardente, attributo tipico dello Spirito Santo nella Sacra Scrittura. In questa prima rivelazione, che segna l’inizio della liberazione del popolo d’Israele, Dio dice di essere: <<Io sono colui che sono!>>. Dio non si rivela in un sostantivo, ma in un verbo cioè in una realtà dinamica. Da quel momento Dio è presente presso il suo popolo perchè ha visto che la sua pena è grande; il popolo che Dio ha scelto è schiavo e ha bisogno di libertà. Lo Spirito che rivela Dio all’uomo lo libera dalla sua schiavitù e queste due azioni nella storia di Dio e di Cristo saranno sempre inscindibili (pensiamo ai miracoli che sanano il corpo e rivelano agli occhi del miracolato la natura divina di Gesù).

La presenza di Dio si manifesta per Israele attraverso un altro segno, che richiama lo Spirito, la nube che accompagna Israele, che lo protegge e che lo rende irraggiungibile all’esercito del faraone. Potremmo dire che l’amore di Dio ha cinto il suo popolo e non permette a nessuno di penetrare in questa corazza d’amore, perché Dio ha dato la sua parola e le sue promesse si avverano: i segni del Signore sono potenti.

Siamo ora alle sponde del Mar Rosso, Mosè stende le braccia ed il mare si apre. Questi fatti rivelano l’azione di Dio e di fronte ad essa si compirà una professione di fede. Da questi avvenimenti si risale a colui che è il Signore del tempo e della Storia. Ma come si compie il prodigio del Passaggio del Mar Rosso? Se notiamo gli elementi del racconto ritroviamo l’acqua, la terra e, ad un certo punto il "Soffio Forte". Sono gli stessi elementi che abbiamo già trovato nella creazione. Ebbene sul Mar Rosso è ancora la Ruach di Dio che divide le acque per far emergere la terra e porta il popolo di Israele dalla schiavitù d’Egitto alla libertà della terra promessa.

Nuovo Testamento: Il battesimo di Gesù

Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: <<Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile>>. Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella. Ma il tetrarca Erode, biasimato da lui a causa di Erodìade, moglie di suo fratello, e per tutte le scelleratezze che aveva commesso, aggiunse alle altre anche questa: fece rinchiudere Giovanni in prigione. Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: <<Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto>>. [Lc. 3,15-22]

La storia della salvezza pensata da Dio per l’uomo porta in sè un grande dono, la divinizzazione dell’uomo in Gesù Cristo, Figlio di Dio. Dio manda suo figlio nella Storia, e il Verbo si fa uno di noi, per salvarci; Dio manda lo Spirito Santo per innalzarci, attraverso il figlio, fino a Lui. Gesù si fa uomo e come uomo percorre le stesse tappe della nostra vita (nasce, vive, muore), ma ha in sè una prerogativa: quella di essere fedele al disegno del Padre; è fedele a quel disegno che l’uomo ha rifiutato in principio col peccato. In Cristo la vita umana, diventa vita nuova nello Spirito. Gesù si appresta a ricevere il battesimo nell’acqua e in quel preciso istante avviene un’effusione di Spirito Santo che rivela Gesù e rende manifesta la relazione filiale unica di Gesù con Dio Padre che proclama: <<Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto>>. Se con l’annunciazione a Maria l’unzione era nel segreto del grembo, ora l’unzione di Gesù è palese e manifesta: il Salvatore rivelato, per mezzo dello Spirito Santo e del fuoco, libererà l’uomo dal peccato e lo salverà da ogni male. L’elemento del battesimo in acqua da rito di purificazione diventa, per opera di Gesù e dello Spirito, strumento potente di salvezza. Lo Spirito Santo è il garante dell’autenticità dell’azione di Cristo vero sacramento di salvezza.

 

 

 

 

La Chiesa: Il Battesimo

Sia i brani dell’Esodo che il brano del Nuovo Testamento, ci rimandano fortemente al sacramento del Battesimo, sacramento che ci libera dalla schiavitù del peccato e ci immette nella Chiesa la quale ci rivela, attraverso l’azione dello Spirito, che la nostra salvezza è Gesù Cristo.

Per essere uomini nuovi occorre rinascere dall’acqua e dallo Spirito. Il battesimo non può non essere un segno importante per il cristiano, perchè è la manifestazione più alta dell’azione dello Spirito Santo in noi, attraverso il lavacro dell’acqua e l’effusione dello Spirito, Dio ci ricrea suoi figli.

Vivere il battesimo oggi vuol dire riscoprire fino in fondo la gioia di essere Figli di Dio, e farlo riscoprire anche agli altri. Può sembrare banale, ma ricordarsi di questo evento è già un recupero di una consapevolezza di essere prima di tutto uomini e donne liberati.

Il Battesimo viene ricevuto una sola volta nella vita ed è il primo dono di fede che lo Spirito di Dio fa all’uomo attraverso la Chiesa, ma certamente noi possiamo riviverlo ogni giorno nella conversione del cuore, farlo nostro ogni qualvolta partecipiamo ad una liturgia battesimale, riviverlo come memoriale nella celebrazione della veglia pasquale dove anche noi ci sentiamo al contempo qui oggi, e là, sulle rive del Mar Rosso, dove il Signore per azione dello Spirito ci libera e ci salva a vita nuova. Grazie al Battesimo ed in virtù dello Spirito Santo che ci rende Chiesa, ognuno di noi con doni e carismi diversi può essere strumento di salvezza per il mondo.

LO SPIRITO RINNOVATORE

Antico Testamento: Ezechiele e la profezia delle ossa inaridite

La mano del Signore fu sopra di me e il Signore mi portò fuori in spirito e mi depose nella pianura che era piena di ossa; mi fece passare tutt' intorno accanto ad esse. Vidi che erano in grandissima quantità sulla distesa della valle e tutte inaridite. Mi disse: <<Figlio dell' uomo, potranno queste ossa rivivere?>>. Io risposi: <<Signore Dio, tu lo sai>>. Egli mi replicò: <<Profetizza su queste ossa e annunzia loro: Ossa inaridite, udite la parola del Signore. Dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete. Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete: Saprete che io sono il Signore>>. Io profetizzai come mi era stato ordinato; mentre io profetizzavo, sentii un rumore e vidi un movimento fra le ossa, che si accostavano l' uno all' altro, ciascuno al suo corrispondente. Guardai ed ecco sopra di esse i nervi, la carne cresceva e la pelle le ricopriva, ma non c' era spirito in loro. Gli aggiunse: <<Profetizza allo spirito, profetizza figlio dell' uomo e annunzia allo spirito: Dice il Signore Dio: Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano>>. Io profetizzai come mi aveva comandato e lo spirito entrò in essi e ritornarono in vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, sterminato. Mi disse: <<Figlio dell' uomo, queste ossa sono tutta la gente d' Israele. Ecco, essi vanno dicendo: Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti. Perciò profetizza e annunzia loro: Dice il Signore Dio: Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nel paese d' Israele. Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nel vostro paese; saprete che io sono il Signore. L' ho detto e lo farò>>. Oracolo del Signore Dio. [Ez. 37,1-14]

Questo di Ezechiele è il brano dell’Antico Testamento che più di ogni altro rimanda all’evento della risurrezione. Grande protagonista è lo Spirito di Dio, lo Spirito che sprigiona la potenza di Dio, e ne manifesta l’onnipotenza. Il Vento (lo Spirito), entra nelle ossa inanimate e le rinnova, le riporta a vita nuova; ciò che era, ora non è più e ciò che era morto ora è vita nuova. Ancora una volta l’elemento cosmico (il vento) prorompe sulla Terra e porta la vita. E’ la vittoria del Vento (lo Spirito) e di Dio sulla morte. Lo Spirito è potenza che va oltre il limite. Interessante notare che ancora una volta, come nella creazione, è l’alito di vita che proviene da Dio che penetra la materia inanimata, le ossa inaridite - il fango, e le rende vive. Il mistero dello Spirito proviene, come il vento, da un "dove" che l’uomo non percepisce fino in fondo ma che può cogliere nel momento della sua azione.

Il secondo aspetto importante è la promessa. Dio promette il suo Spirito, promette la risurrezione; è il Dio fedele che parla; il Dio che ama la sua creatura e la sua creazione: L' ho detto e lo farò.

Le ossa inaridite le possiamo anche paragonare alla nostra condizione umana lontana da Dio, che non produce nulla di vivo. L’esistenza dell’uomo, fecondata dalla presenza dello Spirito, è completamente rinnovata e produce frutti che la elevano. L’incontro con lo Spirito di Dio porta le azioni umane ad essere efficaci e ritrovano in Lui la loro verità più profonda e viva. L’agire diventa segno di salvezza, riflesso di una realtà più alta e più profonda. Un esempio per tutti. Prendiamo la parola umana, può esprimere tante cose a livello di relazione interpersonale, ma è lettera morta perchè la sua eco si perde con la morte di chi l’ha pronunciata. Nell’incontro della parola con lo Spirito di Dio, essa si rinnova e si riempie di quella potenza che la trasforma in parola di salvezza: la voce umana è strumento della Voce di Dio.

 

Nuovo Testamento: La Risurrezione

Riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore. [Rm. 1,3-4]

E se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione. E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. [Rm. 8,10-11]

Questi due brani di S. Paolo sono rivolti alla Chiesa di Roma; in essi troviamo un’ulteriore rivelazione dell’azione dello Spirito Santo nel mistero della Risurrezione. Nei Vangeli non vi è cenno alle modalità della Risurrezione, ma S. Paolo, ispirato dallo Spirito, compie questa riflessione: è lo stesso Spirito di Dio che ha risorto il signore Gesù. Colui che era Figlio di Dio da quando è stato inviato nel mondo, riceve mediante lo Spirito, i pieni poteri nel momento della sua glorificazione, quando risorto siede alla destra di Dio.

La convinzione che lo Spirito di potenza, che fa nuove tutte le cose, agisca nella Risurrezione, è già presente in tutta la riflessione dei primi anni della Chiesa. Lo Spirito Santo, che ha creato col Padre e col Figlio il mondo; lo Spirito Santo che ha reso col Padre carne il Figlio; lo stesso Spirito non poteva essere il grande assente nel momento "cruciale" della Salvezza, la Risurrezione, senza la quale non trovava compimento la promessa da Dio.

Questa azione è presente qui oggi nel nostro tempo, perchè questo Spirito, capace di farci vivere, che ci dona la fede e ci rinnova nella conversione, è già in noi.

La Chiesa: La Riconciliazione

Lo Spirito che rinnova è oggi presente nella Chiesa attraverso il sacramento della Riconciliazione e in ogni atto che porta ogni uomo a convertirsi, cioè a cambiare radicalmente il suo cuore.

L’uomo è sempre tentato dal peccato ed essendo fragile cade. L’amore di Dio lo porta a stare dinanzi al suo errore e proprio lo Spirito Santo gli fa gustare, dopo la nostalgia della lontananza, il volto del Padre. C’è una vita nuova che attende ogni peccatore che si converte. Lo Spirito Santo suggerisce al peccatore sentimenti di pentimento, ma gli apre anche orizzonti di speranza perchè lo riconduce alla pace.

Che lo Spirito sia presente nel sacramento della riconciliazione è Gesù stesso che lo dice: "Gesù disse loro <<Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi>>". [Gv. 20,22-23] Il sacerdote nel dare l’assoluzione pronuncia le parole: "Io ti assolvo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". Chi perdona è Dio Padre, in Gesù Cristo, per l’azione potente dello Spirito.

 

 

LO SPIRITO CONSOLATORE – LO SPIRITO DELLA CHIESA

Antico Testamento: Ezechiele, la profezia del cuore nuovo

Allora le genti sapranno che io sono il Signore parola del Signore Dio quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi. Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio. Vi libererò da tutte le vostre impurità: chiamerò il grano e lo moltiplicherò e non vi manderò più la carestia. [Ez. 36,23-29]

Il popolo d’Israele è un popolo che ha tradito Dio ed ora è allo stremo, ha fame. Pensa che nessuno più ascolti le sue preghiere, ma in realtà è Israele che è incapace di pregare, perchè il suo cuore è di pietra, ha perso l’orizzonte della sua verità. Lo spirito che ora abita in Lui non è lo Spirito di Dio ed il popolo è morto. Ma Dio ama comunque il suo popolo e si china su di esso; lo lava con l’acqua pura, lo raccoglie e mette nel suo cuore uno Spirito Nuovo. Il popolo ora ritrova il Signore e le sue tribolazioni sono finite; non è più un popolo solo, ma è di nuovo il popolo di Dio, che ha in sè lo Spirito della consolazione e dell’abbondanza. Le promesse iniziali ancora una volta sono mantenute.

Questo popolo sbandato vuole essere consolato e ha bisogno di una grande salvezza, da solo non può andare avanti. Emerge qui un forte richiamo ad un altro passo dell’Antico Testamento, al famoso passo di Isaia, dove il profeta annunzia una grande consolazione e cioè che il popolo potrà vedere il volto della Salvezza promessa da Dio: <<Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù, è stata scontata la sua iniquità, perché ha ricevuto dalla mano del Signore doppio castigo per tutti i suoi peccati>>. Una voce grida: <<Nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia colmata, ogni monte e colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in pianura. Allora si rivelerà la gloria del Signore e ogni uomo la vedrà, poiché la bocca del Signore ha parlato>>. [Is. 40,1-5]

Questi brani ci rivelano come da sempre la condizione umana sia insufficiente a darsi risposte di salvezza definitive e durature. Solo Dio, mediante il suo agire nella storia, porta la speranza della vita nel cuore di ogni uomo. La consolazione al popolo d’Israele e la presenza di Dio nelle sue vicende storiche si è attuata in modalità differenti ma sempre guidate dallo Spirito Santo (i re, i giudici, i profeti) fino alla rivelazione piena e definitiva con l’incarnazione del Verbo per opera dallo Spirito Santo.

Gesù risorto torna al Padre ma con la promessa di essere con i suoi discepoli fino alla fine dei giorni. Questa presenza si attua nella Chiesa, il nuovo popolo, alla quale il Cristo dona il suo Spirito, il Consolatore perchè non si smarrisca nel deserto della storia, ma possa procedere Santa e immacolata fino alla fine dei tempi.

 

Nuovo Testamento: Pentecoste

Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all' improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d' esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: <<Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com' è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell' Asia, della Frigia e della Panfilia, dell' Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio>>. [At. 2,1-11]

Nella pentecoste descritta da Luca negli Atti degli Apostoli vengono riproposti i due simboli dello Spirito: il Vento e il Fuoco. Gesù come aveva promesso, dona alla comunità dei discepoli il Consolatore: "Pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi." [Gv. 14,16-18] Nel dono dello Spirito Santo si consolida la nuova alleanza, gli uomini ricevono lo Spirito di Dio in una modalità sorprendente e con una potenza del tutto nuova, tutti capiscono cosa accade pur parlando lingue diverse. La Chiesa pur parlando mille lingue diverse tra loro, proclama un unico messaggio, il Vangelo di Cristo. Lo Spirito, proprio perchè è Spirito di "Libertà" soffia nelle direzioni più impensate e suscita i doni più inattesi. In questo suo agire noi troviamo la nostra consolazione, la capacità di penetrare in profondità la Parola, il sostegno nella testimonianza apostolica e missionaria della Chiesa. Lo Spirito è colui che riempie i nostri cuori e ci aiuta a risollevarci dalle nostre debolezze. Nel Vangelo di Giovanni ci sono due momenti in cui si rivela che il Consolatore è lo Spirito di Dio che Cristo dona al mondo per non lasciare l’umanità, la Chiesa, orfana di quel sostegno necessario per convertire ogni giorno il suo cuore di pietra: "E dopo aver ricevuto l' aceto, Gesù disse: <<Tutto è compiuto!>>. E, chinato il capo, spirò ." [Gv. 19,30]

"La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: <<Pace a voi!>>. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: <<Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch' io mando voi>>. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: <<Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi>>". [Gv. 20,19-23]

Nello spirare Gesù emette il suo Spirito; il Risorto che "alita" sui discepoli è un’immagine che rimanda fortemente alla Ruach della Creazione. Il Cristo risorto crea la sua Chiesa; il risorto appare in questo brano come il creatore dell’uomo nuovo, libero dal peccato e dal male e coerede con Lui della Salvezza a cui Dio fin dal principio l’aveva destinato. La Chiesa ogni giorno proclama questo messaggio, in attesa del ritorno glorioso di Cristo. Senza lo Spirito Santo la Chiesa non potrebbe sussistere e non sarebbe credibile.

In questo cammino verso la Salvezza, accompagnati dallo Spirito, dobbiamo far fruttare i nostri carismi che sono la capacità di agire dell’uomo per l’uomo, ma che portano in sè l’azione di Dio.

 

La Chiesa: La preghiera

In ogni tempo nella Chiesa la presenza vitale e consolatrice dello Spirito Santo suscita la preghiera. In ogni parte del mondo dove esistono persone che pregano, c’è la presenza dello Spirito Santo, germe e soffio vitale; apertura alla Salvezza. Lo Spirito è colui che fa prendere coscienza all’uomo di aver bisogno di un Altro, che è al di fuori di lui, per essere salvato. Lo Spirito Santo è il dono che arriva nel cuore dell’uomo insieme alla preghiera. E’ anche colui che proclama la nostra preghiera perchè mette sulle nostre labbra quelle parole che altrimenti siamo incapaci di pronunciare per supplicare e intercedere presso Dio. Lo Spirito che ci conosce intimamente, agisce in noi.

"Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili." [Rm. 8,26]

La storia della salvezza si apre con la creazione del mondo dove lo Spirito è presente; si muove attraverso i secoli mediante il disegno di Dio attuato dalla presenza dello Spirito; si compie oggi nella Chiesa, alla quale lo Spirito è stato donato e Le suggerisce le parole di invocazione in attesa della nuova venuta di Cristo.

E per concludere, ricordiamoci che lo Spirito Santo non lascia mai le cose come sono: sparge senza misura i Suoi doni, ma tocca a noi accoglierli e farli fruttificare. In altri termini, lo Spirito Santo è il pilota, ma l’auto la mettiamo noi; Lui è il vento, ma la vela la srotoliamo noi.