INTRODUZIONE

"Qualunque cosa chiederete al Padre nel mio Nome", dice Gesù ai suoi apostoli, "la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio Nome, io la farò" (Gv 14,13-14). "In verità, in verità vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio Nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio Nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena" (Gv 16,23-24). E' questo Nome potente e meraviglioso che il Signore comanda di utilizzare nelle preghiere, promettendo che agirà con particolare efficacia.

 

Il nome «Gesù», considerato nel suo significato etimologico, vuol dire «Jahvè libera», salva, aiuta. Prima della schiavitù di Babilonia veniva espresso nella forma «Jehosua»: nome teoforico che contiene la radice del santissimo nome di Jahvè. Dopo la schiavitù babilonese prese la forma abbreviata «Jeshua», che nella traduzione dei Settanta fu trascritto con «Jesoûs» da cui l' italiano «Gesù».

Il nome era alquanto diffuso, sia al tempo dell' antica sia della nuova alleanza. E infatti il nome che portava Giosuè, che dopo la morte di Mosè introdusse gli Israeliti nella terra promessa: «Egli, secondo il significato del suo nome, fu grande per la salvezza degli eletti di Dio... per assegnare il possesso a Israele» (Sir 46,1). Gesù, figlio di Sirach, fu il compilatore del libro del Siracide (Sir 50,27). Nella genealogia del Salvatore, riportata nel Vangelo secondo Luca, troviamo enumerato «Er, figlio di Gesù» (Lc 3,28-29). Tra i collaboratori di san Paolo è presente anche un certo Gesù, «chiamato Giusto» (cf. Col 4,11).

Il nome Gesù, tuttavia, non ebbe mai quella pienezza di significato che avrebbe assunto nel caso di Gesù di Nazaret e che sarebbe stato rivelato dall' angelo a Maria (cf. Lc 1,31ss) e a Giuseppe (cf. Mt 1,21). All' inizio del ministero pubblico di Gesù, la gente intendeva il suo nome nel senso comune di allora.

«Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret». Così dice uno dei primi discepoli, Filippo, a Natanaele il quale ribatte: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?» (Gv 1,45-46). Questa domanda indica che Nazaret non era molto stimata dai figli di Israele. Nonostante ciò, Gesù fu chiamato «Nazareno» (cf. Mt 2,23), o anche «Gesù da Nazaret di Galilea» (Mt 21,11), espressione che lo stesso Pilato utilizzò nell' iscrizione che egli fece porre sulla croce: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei» (Gv 19,19).

La gente chiamò Gesù «il Nazareno» dal nome del luogo in cui egli risiedette con la sua famiglia fino all' età di trent' anni. Sappiamo tuttavia che il luogo di nascita di Gesù non fu Nazaret ma Betlemme, località della Giudea, a sud di Gerusalemme. Lo attestano gli evangelisti Luca e Matteo. Il primo, in particolare, fa notare che a causa del censimento ordinato dalle autorità romane, «Giuseppe, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto» (Lc 2,4-6).

Nella tradizione del popolo israelitico il nome «Gesù» ha conservato il suo valore etimologico: «Dio libera». Per tradizione erano sempre i genitori che imponevano il nome ai loro figli. Invece nel caso di Gesù, figlio di Maria, il nome fu scelto e assegnato dall' alto già prima della nascita, secondo l' indicazione dell' angelo a Maria, nell' annunciazione (Lc 1,31) e a Giuseppe in sogno (Mt 1,21). «Gli fu messo nome Gesù» - sottolinea l' evangelista Luca - perché con questo nome «era stato chiamato dall' angelo prima di essere concepito nel grembo della madre» (2,21).

Nel progetto disposto dalla Provvidenza di Dio, Gesù di Nazaret porta un nome che allude alla salvezza: «Dio libera», perché egli è in realtà ciò che il nome indica, cioè il Salvatore. Lo testimoniano alcune frasi, presenti nei cosiddetti Vangeli dell' infanzia, scritti da Luca (2,11): «...vi è nato... un salvatore», e da Matteo (1,21): «egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Sono espressioni che riflettono la verità che è rivelata e proclamata da tutto il Nuovo Testamento. Scrive ad esempio l' apostolo Paolo nella lettera ai Filippesi: «Per questo Dio l' ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi... e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore (Kyrios, Adonai) a gloria di Dio Padre» (2,9-11).

La ragione dell' esaltazione di Gesù la troviamo nella testimonianza resa a lui dagli apostoli i quali proclamarono con coraggio: «In nessun altro c' è salvezza; non vi è infatti sotto il cielo altro nome dato agli uomini nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati» (At 4,12).

Nei Vangeli, negli Atti e nelle Lettere noi vediamo la fiducia senza limiti che gli apostoli avevano nel Nome del Signore Gesù e la loro infinita venerazione nei suoi confronti. E' per suo mezzo che essi compivano i segni più straordinari. Certamente non troviamo nessun esempio che ci dica in che modo essi pregassero facendo uso del Nome del Signore, ma è certo che lo facevano. E come avrebbero potuto agire diversamente, dal momento che tale preghiera era stata loro consegnata e comandata dal Signore stesso, dal momento che questo comando era stato loro dato e confermato a due riprese? Se la Scrittura tace a questo proposito, è unicamente perché questa preghiera era di uso comune: non v' era dunque nessuna necessità di menzionarla espressamente, dato che era ben nota e che la sua pratica era generale.

La forza spirituale della preghiera di Gesù risiede nel Nome del Dio-Uomo, il nostro Signore Gesù Cristo. Benché siano molti i passi della sacra Scrittura che proclamano la grandezza del Nome divino, tuttavia il suo significato fu spiegato con grande chiarezza dall' apostolo Pietro dinanzi al sinedrio che lo interrogava per sapere "con quale potere o in nome di chi" egli avesse procurato la guarigione a un uomo storpio fin dalla nascita. "Allora Pietro, pieno di Spirito santo, disse loro: ' Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la salute, la cosa sia nota a voi tutti e a tutto il popolo d' Israele: nel Nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo. Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d' angolo. In nessun altro c' è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati"' (At 4,7-12) Una tale testimonianza viene dallo Spirito santo: le labbra, la lingua, la voce dell' apostolo non erano che strumenti dello Spirito. Chiediamo al Signore nostro Gesù Cristo la pienezza dello Spirito Santo affinché anche noi ripieni di Grazia possiamo proclamare con lo stesso ardore di Pietro la nostra Fede.

 

La formula

La preghiera di Gesù si dice in questo modo: Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà di me, peccatore. In origine, la si diceva senza la parola peccatore; questa è stata aggiunta più tardi alle altre parole della preghiera. Tale parola esprime la coscienza e la confessione del nostro stato di peccato.

Benvenuto

Benedizione a Frate Leone

Il Signore ti benedica e ti custodisca.

Mostri a te il suo volto e abbia misericordia di te.

Volga a te il suo sguardo e ti dia pace.

Il Signore ti dia la sua grande benedizione.

 
 

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