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Introduzione

"Credo in un solo Dio": è l’inizio di tutte le professioni di fede. Prendendo in prestito un’altra definizione possiamo dire : "Dio è l' Essere perfettissimo ed eterno, pienezza e fonte di ogni bene, creatore e Signore di tutte le cose. Dio ci ha creati per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita, e goderlo per sempre in paradiso".

Per il cristiano l’unico Dio è quello rivelatoci da Gesù Cristo, cioè il Dio-Trinità. Ma come si è giunti alla conoscenza di un dio Trinitario, cioè distinto in tre persone della stessa sostanza? Il concetto è talmente grande che soltanto menti eccelse quali S. Agostino sono riuscite soltanto minimamente ad esplorare. Certamente Dio ama comunicarsi alle sue creature è il concetto trinitario della divinità è un bagliore della rivelazione che Egli vuole trasmettere a noi essere di umile intelletto. Aspettando che la sua visione eterna ci rapisca in una beatitudine senza termine Egli si è rivelato alla sua creatura attraverso la sua Parola. Nella Bibbia è contenuta la verità della Trinità. In essa è anche contenuta la storia progressiva di questa rivelazione. Nel corso dei secoli che precedono l' Incarnazione del Verbo eterno, Dio sembra preoccupato soprattutto di inculcare agli uomini l' idea della sua unità, poiché il politeismo diventa sempre più il male del genere umano, e la nozione stessa della causa spirituale e unica di tutte le cose si sarebbe spenta sulla terra se la Somma Bontà non avesse operato costantemente per conservarla.

 

1. Fase della monolatria: il Dio dei patriarchi (viene chiamato El, Elohim, El Elyion, El Sadday, El Olam,etc.), egli è l’unico, tra i tanti, che si deve adorare. E’ un Dio che promette e mantiene, è amico, entra in dialogo, stipula un’alleanza. Al tempo stesso mantiene sempre la sua trascendenza e la sua misteriosità (il combattimento di Giacobbe in Gn 32, 23-33).

 

2. Fase del monojahvismo: la vicenda di Mosè e dell’esodo. Dio ora si specifica, egli è un Dio liberatore, lui solo è degno di gloria e di onore. Il decalogo è l’espressione del monojahvismo (Es 20, 3: "non avrai altri dèi di fronte a me"). La questione del nome di Dio.

 

3. Fase del monoteismo: la sua completa attuazione avviene nel periodo dell’esilio a Babilonia e nel post-esilio. Jahvè è l’unico Dio esistente, gli altri idoli non sono nulla (cfr. Is 41, 21-29; 44, 6-11).

 

Dio è unico (Es 20, 2-3), onnipotente (Gb 38-41), sapiente (Sl 104, 24), santo (Is 6, 3b), fedele (Dt 7, 9), misericordioso (Is 55, 7), immutabile (Is 46, 4), è silenzioso e nascosto (Sl 28, 1), parla e si rivela (Es 24, 10), egli è il Dio di tutti in quanto creatore (Gn 1-2).

Dio è Padre (Is 64,7).

 

"E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; " (Gv 1,14) con la pienezza dei tempi Dio ha mandato il suo Figlio unigenito generato da lui fin dall' eternità. Gesù ci rivela il Padre, vedendo la gloria del Figlio conosciamo quella del Padre. Gesù ci svela che in Dio vi è il Padre è il Figlio. Grazie a Gesù ora conosciamo il Padre "dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome," (Ef 3,15).

Sia eternamente gloria al Figlio che si è degnato di discendere qui in terra perché Egli ci ha mostrato la parte più intima della essenza della divinità infatti "Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale piace al Figlio rivelarlo" (Mt 11,27). Ma questo Padre rivelato da Gesù non è lontano, non è severo, ma tenero. La familiarità del rapporto tra il Figlio e il Padre viene espressa nel Nuovo Testamento uso sbalorditivo del vocabolo aramaico Abbà (Mc 14, 36; Rm 8, 14; Gal 4, 6).

Inoltre questo Padre non è il Padre soltanto di Gesù ma di tutti "Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; " (Mt 6,9). È il Padre degli ultimi. "A quanti però l' hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. " (Gv 1, 12-13). Questa paternità è un dono per quanti sono disposti ad accettarla. Quindi sia onore potenza e gloria al Padre per aver mandato il suo Figlio increato affinché compisse la missione della rivelazione. È poi significativo notare come nelle lettere paoline Dio e Padre sono spesso congiunti nei saluti iniziali e nelle benedizioni finali ("Dio e Padre nostro", "Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo" etc. Cfr. 1Ts 1,1; Gal 1, 3; 1Cor 1, 3; 2Cor 1, 2; Rm 1, 7; Fil 1, 2 etc.).

Così per Paolo Padre è orami un nome proprio, è il Padre di Gesù Cristo, dunque è distinto dal Figlio: è la prima persona della SS. Trinità.

La potenza non può essere senza l' intelletto, né l' intelletto senza la potenza, nell' essere sommamente perfetto; ma l' uno e l' altro richiedono un terzo termine.

Il Padre e il Figlio mandano lo Spirito Santo. Il Figlio, che è stato mandato dal Padre, è salito al cielo e siede alla sua destra con la natura umana che ha unita a sé per l' eternità, ed ecco che il Padre e il Figlio mandano agli uomini lo Spirito che procede dall' uno e dall' altro. Con questo nuovo dono, l' uomo giunge a conoscere che il Signore Iddio è in tre persone. Lo Spirito, legame eterno dei primi due, è la volontà, l' amore, nella divina essenza.

In Dio dunque è la pienezza dell' essere, senza principio, senza successione e senza progressi, poiché nulla gli manca. In questi tre termini eterni della sua sostanza increata egli è l' atto puro e infinito.

Certamente lo Spirito Santo è persona, ne abbiamo come delle anticipazioni in figura nell’Antico Testamento e affermazioni più precise nel Nuovo Testamento cui hanno fatto seguito le affermazioni dottrinali della chiesa. Egli non è un dono impersonale, neppure l’energia di Dio che opera nella creazione, ma la terza persona della Santissima Trinità.

Già nell’Antico Testamento troviamo ipostasi autonome rispetto a Dio, come nel caso della Sapienza la quale, è si figura del Figlio, ma anche dello Spirito (Pr 8; Sir 24). La letteratura dei Talmud e dei Midrash sembra applicare caratteristiche allo Spirito di tipo personalistico (grida, parla, esorta, piange , soffre etc.). Nel Nuovo Testamento lo Spirito geme e prega, intercede (Rm. 8, 16), distribuisce i doni, guida la comunità etc.: sono tutti enunciati personalistici. In Giovanni lo Spirito è l’altro assistente oltre a Gesù e dunque è persona in analogia a Gesù Cristo.

Le formule trinitarie della chiesa primitiva (Mt 28, 19; 2Cor. 13, 13 etc.) affermano di fatto la personalità dello Spirito dato che sono persona il Padre e il Figlio. Lo Spirito è persona anche per il ruolo che copre, egli realizza nel singolo l’opera di Gesù, fa dono della grazia, vivifica il mondo, etc.

Certamente la loro distinzione reale non divide l’unità della natura divina.

L’Antico Testamento non parla mai di una struttura trinitaria di Dio, eppure getta le basi per un credo trinitario.

 

1. Il parlare di Dio al plurale (facciamo l’uomo...Gn. 1, 26; 3, 22; 11, 7; Is. 6, 8 così interpretavano i Padri), ma è solo una forma stilistica. Dio al plurale: Elohim.

2. I tre angeli a Mambre (Gn. 18).

3. La triplice benedizione di Nm 6, 24-26.

4. I due angeli davanti al trono di Dio, la formula tre volte santo di Is. 6.

5. La figura dell’angelo di Jahve che è, a volte, distinta da Jahve e, altre volte, a lui coincidente. Egli accompagna Israele nel deserto (Es. 14, 19), aiuta gli oppressi (Gn. 16, 7; 1Re 19, 5; 2Re. 1, 3), protegge i pii (Sl. 34, 8) rivela la forza di Dio (Zc. 12, 8) e la sua sapienza (2Sam. 14, 20).

6. Il tema della sapienza intesa come ipostasi distinta da Dio (Pro. 8). In altri passi la personificazione della Parola (Sl. 119, 89; 147, 15ss.; Sap. 16, 2) e dello spirito divino (Ag. 2, 5; Ne. 9, 30; Is. 63, 10; Sap. 1, 7).

Nel Nuovo Testamento si scopre che il patner del Padre, il Tu cui si rivolge dall’eternità è la seconda persona, cioè il Figlio. Gesù ci rivela Dio come Padre, cioè come persona, ma così Gesù si rivela come il Figlio fin dall’eternità. Ecco alcuni momenti significativi della rivelazione del Nuovo Testamento che hanno una dimensione trinitaria.

 

1. Il battesimo di Gesù

2. In Luca 10, 21 Gesù esulta nello Spirito e glorifica il Padre

3. La predicazione apostolica ha da subito una dimensione trinitaria, stando ad Atti. 2, 32.

4. Stefano, pieno di Spirito Santo vede la gloria di Dio e Gesù che sta alla sua destra (Atti. 7, 55ss).

5. Il comando battesimale è il riferimento più autorevole del Nuovo Testamento: Mt 28, 19: "Andate dunque ed ammaestrate tutte le nazioni battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo".

Qui Padre, Figlio e Spirito Santo sono sullo stesso piano.

E’ questo un testo non originario di Gesù, ma che compendia la rivelazione del Nuovo Testamento in campo trinitario.

 

S. Paolo

Le lettere di Paolo abbondano di formule trinitarie: Rm. 1, 3ss; Gal. 4, 4-6; la dossologia di 2Cor. 13, 13: "La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi".

Le formule trinitarie esprimono la pienezza della realtà salvifica.

L’attività stessa di Dio nella chiesa ha una dimensione trinitaria: 1Cor 12, 4-6

L’inno agli Efesini parla dell’opera del Padre, di quella del Figlio e di quella dello Spirito Santo ("Benedetto sia Dio.... Ef 1, 3-14).

Dall’unità trinitaria nasce l’unità della chiesa: Ef. 4, 4-6.

Possiamo concludere con le parole di Santa Faustina Kowalska : "Il momento più solenne della mia vita è quello in cui ricevo la santa Comunione. Per ogni santa Comunione sento un grande desiderio e per ogni santa Comunione ringrazio la Santissima Trinità."