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Le apparizioni di Lourdes raccontate da Bernardetta

PRIMA APPARIZIONE – 11 FEBBRAIO 1858. La prima volta che fui alla grotta era il giovedì 11 febbraio. Andavo a raccogliere la legna con due altre ragazzine. Quando fummo al mulino io domandai loro se volevano vedere dove l' acqua del canale andava a congiungersi col Gave. Esse mi risposero di sì. Di là noi seguimmo il canale e ci trovammo davanti a una grotta, non potendo andare più lontano. Le mie due compagne si misero in condizione di attraversare l' acqua che era davanti alla grotta. Esse attraversarono l' acqua. Si misero a piangere. Domandai loro perché piangessero. Mi dissero che l' acqua era fredda. Io le pregai di aiutarmi a gettare delle pietre nell' acqua per vedere se potessi passare senza scalzarmi. Mi dissero di fare come loro, se volevo. Io andai un po' più lontano a vedere se potevo passare senza scalzarmi ma non potei. Allora ritornai davanti alla grotta e mi misi a scalzarmi. Avevo appena tolto la prima calza che sentii un rumore come se ci fosse stato un colpo di vento. Allora voltai la testa dalla parte del prato (dal lato opposto alla grotta). Vidi che gli alberi non si muovevano. Allora ho continuato a scalzarmi. Sentii ancora lo stesso rumore. Appena alzai la testa guardando la grotta, scorsi una signora in bianco. Aveva un vestito bianco, un velo bianco e una cintura azzurra e una rosa su ogni piede, del colore della catenella del suo rosario. Allora fui un po' impressionata. Credevo di sbagliarmi. Mi strofinai gli occhi. Guardai ancora e vidi sempre la stessa signora. Misi la mano in tasca; vi trovai il mio rosario. Volevo fare il segno della croce. Non potei arrivare con la mano fino alla fronte. La mano mi cadeva. Allora lo sbigottimento s' impadronì più fortemente di me. La mia mano tremava. Tuttavia non fuggii. La signora prese il rosario che teneva tra le mani e fece il segno della croce. Allora provai una seconda volta a farlo e potei. Appena ebbi fatto il segno di croce scomparve il grande sbigottimento che provavo. Mi misi in ginocchio. Ho recitato il rosario in presenza di quella bella signora. La visione faceva scorrere i grani del suo, ma non muoveva le labbra. Quando ebbi finito il mio rosario, mi fece segno di avvicinarmi, ma non ho osato. Allora disparve all' improvviso. Mi misi a togliere l' altra calza per attraversare quel po' d' acqua che si trovava davanti alla grotta (per andare a raggiungere le mie compagne) e ci siamo ritirate. Cammin facendo ho domandato alle mie compagne se non avevano visto niente. - No - mi risposero. L' ho domandato loro ancora. Mi dissero che non avevano visto niente. Allora aggiunsero: - E tu hai visto qualcosa? Allora dissi loro: - Se non avete visto niente, neppure io. Credevo di essermi sbagliata. Ma ritornando, lungo la strada mi domandavano ciò che avevo visto. Ritornavano sempre su quello. Io non volevo dirlo loro, ma mi hanno talmente pregata che mi sono decisa a dirlo: ma a condizione che non ne parlassero a nessuno. Mi promisero di mantenere il segreto. Ma appena arrivate a casa, niente di più urgente che dire ciò che avevo visto. Ecco per la prima volta.

 

SECONDA APPARIZIONE - 14 FEBBRAIO 1858. La seconda volta era la domenica seguente. Ci ritornai perché mi sentivo spinta interiormente. Mia madre mi aveva proibito di andarci. Dopo la messa cantata, le altre due ragazzine e io fummo ancora a chiederlo a mia madre. Non voleva. Mi diceva che temeva che cadessi nell' acqua. Temeva che non sarei tornata per assistere ai vespri. Le promisi di sì. Mi diede allora il permesso di andare. Fui alla parrocchia a prendere una bottiglia d' acqua benedetta per gettarla alla visione quando fossi alla grotta, se la vedevo. Arrivate là, ciascuna prese il suo rosario e ci mettemmo in ginocchio per dirlo. Avevo appena detto la prima decina che scorsi la stessa signora. Allora mi misi a gettarle l' acqua benedetta dicendole, se veniva da parte di Dio di restare, se no di andarsene; e mi affrettavo sempre a gettargliene. Si mise a sorridere, a inchinarsi e più io annaffiavo, più sorrideva e piegava la testa e più la vedevo fare quei segni... e allora presa da timore mi affrettavo ad aspergerla e lo feci finché la bottiglia fu terminata. Quando ebbi finito di recitare il mio rosario, scomparve. Ecco per la seconda volta.

 

TERZA APPARIZIONE - 18 FEBBRAIO 1858. La terza volta, il giovedì seguente: vi furono alcune persone importanti che mi consigliarono di prendere della carta e dell' inchiostro e di domandarle, se aveva qualcosa da dirmi, di avere la bontà di metterlo per scritto. Ho detto le stesse parole alla signora. Si mise a sorridere e mi disse che ciò che aveva da dirmi non era necessario scriverlo, ma se volevo avere la compiacenza di andarci per quindici giorni. Le risposi di sì. Mi disse anche che non mi prometteva di farmi felice in questo mondo, ma nell' altro.

 

LA QUINDICINA - DAL 19 FEBBRAIO AL 4 MARZO 1858. Vi ritornai quindici giorni. La visione apparve tutti i giorni ad eccezione di un lunedì e di un venerdì. Un giorno mi disse che dovevo andare a bere alla fontana. Non vedendola, andai al Gave. Mi disse che non era là. Mi fece segno col dito mostrandomi la fontana. Ci andai. Non vidi che un po' d' acqua che assomigliava a del fango. Vi portai la mano; non potei prenderne. Mi misi a scavare; poi potei prenderne. Per tre volte l' ho gettata. Alla quarta volta potei. Mi fece anche mangiare un' erba che si trovava dove io fui a bere (una volta solamente). Poi la visione scomparve e io mi ritirai.

 

DAL SIGNOR CURATO - 2 MARZO 1858. Mi disse di andare a dire ai preti di far costruire là una cappella. Fui a trovare il signor curato per dirglielo. Mi guardò un momento e mi disse con un tono non molto gentile: - Che cosa è questa signora? Gli risposi che non lo sapevo. Poi m' incaricò di domandarle il suo nome. Il giorno dopo glielo chiesi. Ma ella non faceva che sorridere. Al ritorno fui dal signor curato e gli dissi che avevo fatto la commissione, ma che non avevo avuto altra risposta. Allora mi disse che si prendeva gioco di me e che farei bene a non più ritornarci; ma io non potevo impedirmi di andarci.

 

L' APPARIZIONE DEL 25 MARZO 1858. Ella mi ripeté più volte che dovevo dire ai preti che li si doveva fare una cappella e d' andare alla fontana per lavarmi e che dovevo pregare per la conversione dei peccatori. Nello spazio di questi quindici giorni mi diede tre segreti che mi proibì di dire. Sono stata fedele fino ad ora. Dopo i quindici giorni le ho domandato di nuovo chi fosse. Sorrideva sempre. Infine mi azzardai una quarta volta. Allora, tenendo le due braccia aperte, alzò gli occhi guardando il cielo, poi mi disse, giungendo le mani all' altezza del petto, che era l' Immacolata Concezione. Sono le ultime parole che mi ha rivolto. Aveva gli occhi azzurri...

 

«DAL SIGNOR COMMISSARIO... » La prima domenica della quindicina, appena uscii dalla chiesa, una guardia mi prese per il cappuccio e mi ordinò di seguirla. La seguii e cammin facendo mi disse che stavano per buttarmi in prigione. Ascoltavo in silenzio e arrivammo così dal commissario di polizia. Mi fece passare in una camera dove era solo. Mi diede una sedia e mi sedetti. Prese poi della carta e mi disse di raccontargli ciò che era avvenuto alla grotta. Lo feci. Dopo aver messo alcune righe come io gliele avevo dettate, metteva altre cose che mi erano estranee. Poi mi disse che mi avrebbe fatto la lettura per vedere se si era sbagliato. E ciò che fece; ma aveva appena letto alcune righe che c' erano degli errori. Allora replicai: - Signore, non vi ho detto ciò! Allora andò in collera assicurando di si; e io ripetevo sempre di no. Queste discussioni durarono per alcuni minuti e quando vide che io persistevo a dirgli che si era sbagliato, che io non gli avevo detto ciò, andava un po' più lontano e ricominciava a leggere ciò di cui io non avevo mai parlato; e io a sostenere che non era così. Era sempre la stessa ripetizione. Sono restata là un' ora o un' ora mezzo. Di tanto in tanto sentivo delle pedate vicino alle porte e alle finestre e delle voci d' uomini che gridavano: - Se non la lasciate uscire, sfondiamo la porta. Quando venne il momento di andarmene, il commissario m' accompagnò, aprì la porta e là vidi mio padre che mi aspettava con impazienza e una folla di altra gente che mi aveva seguito dalla chiesa. Ecco per la prima volta che io fui obbligata a comparire davanti a questi signori.

 

« DAL SIGNOR PROCURATORE... » La seconda volta, dal signor Procuratore Imperiale. Nella stessa settimana, egli mandò lo stesso agente facendomi dire di trovarmi alle sei dal Procuratore Imperiale. Mi recai con mia madre; mi domandò cos' era avvenuto alla grotta. Gli raccontai tutto e lo mise per scritto. Poi me ne fece la lettura come aveva fatto il commissario di polizia, aveva messo cioè certe cose che non gli avevo detto. Allora gli dissi: - Signore, non vi ho detto ciò! Sostenne di si; e per tutta risposta gli dissi di no. Infine, dopo aver abbastanza combattuto mi disse che si era sbagliato. Poi continuò la lettura; e faceva sempre nuovi errori dicendomi che aveva le carte del commissario e che non era la stessa cosa. Gli dicevo che gli avevo (ben) raccontato la stessa cosa e che se il commissario si era sbagliato tanto peggio per lui! Allora disse a sua moglie di mandare a cercare il commissario e una guardia per andare a farmi dormire in prigione. La mia povera mamma piangeva da un po' e mi guardava di tanto in tanto. Quando sentì che bisognava dormire in prigione le sue lacrime caddero con più abbondanza. Ma io la consolavo dicendole: - Siete ben buona a piangere perché andiamo in prigione! Non abbiamo fatto alcun torto a nessuno. Allora ci offrì delle sedie, al momento di partire, per attendere la risposta. Mia madre ne prese una perché era tutta tremante da quando eravamo là in piedi. Per me ringraziai il signor Procuratore é mi sedetti per terra come i sarti. C' erano degli uomini che guardavano da quella parte e quando videro che non uscivamo mai, si misero a battere alla porta, a pedate, benché ci fosse la guardia: non ne era il padrone. Il Procuratore usciva di tanto in tanto alla finestra per dir loro di fare piano. Gli si rispose di farci uscire, altrimenti non si finirebbe! Allora si decise a rimandarci e ci disse che il commissario non aveva tempo e che la cosa era rimandata a domani.

 

PAROLE RIVOLTE DALLA VERGINE A BERNARDETTA SOUBIROUS. Le altre parole che si aggiungono talvolta non sono autentiche. Il 18 febbraio. Bernardetta tende penna e carta alla signora dicendole: «Vorreste avere la bontà di mettere il vostro nome per scritto? ». Ella risponde: «Non è necessario» - «Volete avere la cortesia di venire qui per quindici giorni?» - «Non vi prometto di rendervi felice in questo mondo, ma nell' altro». Il 21 febbraio: «Pregherete Dio per i peccatori». Il 23 o 24 febbraio: «Penitenza, penitenza, penitenza». Il 25 febbraio: «Andate a bere alla fontana e a lavarvi» - «Andate a mangiare di quell' erba che è là» - «Andate a baciare la terra come penitenza per i peccatori». 11 2 marzo: «Andate a dire ai preti di far costruire qui una cappella» - «Che vi si venga in processione». Durante la quindicina, la Vergine insegnò una preghiera a Bernardetta e le disse tre cose che riguardavano solo lei, poi aggiunse con un tono severo: «Vi proibisco di dire ciò a chiunque». Il 25 marzo: "Io sono l' Immacolata Concezione".

 

LE APPARIZIONI RACCONTATE DA ESTRADE.

Al tempo delle apparizioni, mi trovavo a Lourdes come impiegato nell' amministrazione delle imposte indirette. Le prime notizie venute dalla grotta mi lasciarono completamente indifferente; le ritenevo frottole e sdegnavo di occuparmene. Tuttavia l' emozione popolare aumentava di giorno in giorno e, per così dire, d' ora in ora; gli abitanti di Lourdes, le donne soprattutto, si portavano in folla alle rocce di Massabielle e raccontavano in seguito le loro impressioni con un entusiasmo che sembrava delirio. La fede spontanea e l' entusiasmo di queste buone persone non m' ispiravano che pietà e me ne burlavo, le schernivo e senza studio, senza indagine,senza la minima inchiesta, continuai ad agire così fino al giorno della settima apparizione. Quel giorno, oh ricordo indimenticabile della mia vita! la Vergine Immacolata, con segrete abilita nelle quali riconosco oggi le attenzioni della sua ineffabile tenerezza, m' attirò fino a lei prendendomi la mano e come una madre ansiosa che rimette nella via il suo fanciullo sviato mi condusse alla grotta. Là io vidi Bernardetta nello splendore e nelle gioie dell' estasi!... Era una scena celeste, indescrivibile, ineffabile... Vinto, abbattuto dall’evidenza, io piegai le ginocchia e feci salire verso la Signora misteriosa e celeste, della quale sentivo la presenza, il primo omaggio della mia fede. In un batter d' occhio tutte le mie prevenzioni erano svanite; non solamente non dubitavo più, ma da quel momento un impulso segreto m' attirava invincibilmente alla Grotta. Giunto alla roccia benedetta, mi univo alla folla e come lei manifestavo le mie ammirazioni e convinzioni. Quando i doveri di lavoro mi obbligavano a lasciare Lourdes, ciò accadeva di tanto in tanto, mia sorella - una sorella amatissima che viveva con me e che seguiva da parte sua tutti gli avvenimenti di Massabielle - mi raccontava alla sera, dopo il mio ritorno, ciò che aveva visto e sentito durante il giorno e noi ci scambiavamo tutte le nostre osservazioni. Le scrivevo secondo la loro data per non dimenticarle e accadde così che alla fine della quindicesima visita, promessa da Bernardetta alla Signora della Grotta, avevamo un piccolo tesoro di annotazioni, informi senza dubbio, ma autentiche e sicure, alle quali davamo molta importanza. Queste constatazioni fatte da noi stessi non davano tuttavia la conoscenza perfetta dei fatti meravigliosi di Massabielle. A eccezione del racconto della veggente, che avevo appreso dal commissario di polizia, del quale parleremo più tardi, non sapevo quasi nulla delle prime sei apparizioni e siccome le mie note restavano incomplete, me ne preoccupavo molto. Una circostanza inaspettata venne a calmare le mie ansietà e a servirmi nel miglior modo augurabile. Bernardetta, dopo le estasi, veniva sovente da mia sorella; era una nostra piccola amica, una della famiglia e io avevo il piacere di interrogarla. Noi le domandavamo tutti i ragguagli più precisi, più minuziosi, e questa cara fanciulla ci raccontava tutto con quella naturalezza e semplicità, che era sua caratteristica. E così che io ho raccolto, fra mille altre cose, i dettagli commoventi dei suoi primi incontri con la Regina del cielo. La storia speciale delle visioni, quale è esposta nel mio libro, non è dunque in realtà, salvo forse poche particolarità, che il racconto delle dichiarazioni di Bernardetta e la narrazione fedelissima di quanto mia sorella e io avevamo notato personalmente. Senza dubbio, in avvenimenti così importanti, vi sono cose che sfuggono fatalmente all' azione diretta dell' osservatore più attento. Non si può osservare tutto, né capire tutto, e lo storico è obbligato a ricorrere a informazioni prese a prestito. Ho interrogato intorno a me, mi sono abbandonato a una inchiesta profonda per separare la zizzania dal buon grano e per non inserire nulla nel mio racconto che non fosse conforme a verità. Ma, dopo un attento vaglio, io non ho accettato, in complesso, che le informazioni del mio principale testimonio, Bernardetta, quelle di mia sorella e le mie. Per tutto il periodo nel quale durarono le apparizioni, la città di Lourdes fu sempre nella gioia e nella espansione del suo fervore religioso. Poi tutto a un tratto l' orizzonte si oscurò, una specie d' angoscia strinse tutti i cuori; si sentiva avvicinarsi la bufera. E infatti, in capo a qualche giorno, questo temporale scoppiò. Gli alti dignitari del potere e le potenze dell' inferno parvero allearsi e coalizzarsi per allontanare la Vergine dalla sua umile e rustica dimora sulle sponde del Gave. La Grotta fu chiusa. Per quattro lunghi mesi, fui testimone rattristato del sequestro operato sul luogo dei prodigi. Il popolo di Lourdes era costernato. Alla fine la tempesta passò; nonostante le minacce, le proibizioni e i processi, le barriere furono tolte e la Regina del cielo riprese possesso del modesto trono che si era scelto. Oggi come allora, e più che mai, è là che riceve, trionfante e benedetta, gli omaggi più cordiali delle moltitudini che accorrono a lei da tutte le parti del mondo. Do più avanti, nel corso delle mie narrazioni, i dettagli delle contestazioni e delle misure d' ostruzione dirette contro l' opera della Grotta. Cito il nome dei funzionari dello Stato che concepirono e sostennero questa infelice impresa. Questi funzionari, che io ho conosciuto quasi tutti, non erano ostili alle idee religiose. Essi si ingannarono, ne convengo, ma a mio avviso, in buona fede e senza credere di fare ingiuria alla Madre del Salvatore. Parlo dei loro atti con libertà; mi arresto davanti alle loro intenzioni le quali non sono state conosciute che da Dio. Quanto ai raggiri diabolici, li espongo semplicemente. Giudicarli è compito dei teologi. Notando gli avvenimenti d' ogni sorta che si svolgevano sotto la roccia di Massabielle, non miravo ad altro scopo che quello di prendermi una soddisfazione personale e durevole: volevo avere sotto mano un memoriale intimo, un repertorio che richiamasse a me stesso le dolci emozioni che avevano rapito e soggiogato il mio spirito alla Grotta. Mai avevo immaginato di pubblicarne una benché minima parte. Per quali considerazioni, o meglio sotto quali influssi mi sono ridotto a cambiare parere? Ci tengo che il lettore lo sappia. Dal 1860, anno in cui avevo lasciato Lourdes, quasi ogni anno, al tempo delle vacanze, andavo alla Grotta per pregare la santa Madonna e anche per ravvivare i felici ricordi dei tempi trascorsi. In tutti gli incontri che avevo col rev. P. Sempé, il buon superiore dei missionari mi spingeva a coordinare il mio lavoro sulle apparizioni e a stamparlo. Le insistenze del santo religioso mi turbavano, perché il P. Sempé era l' uomo della Provvidenza e io restavo sempre colpito dalla saggezza delle sue parole e delle sue opere, visibilmente contrassegnate dallo spirito di Dio. Nell' interno della casa di Massabielle, che egli governava come superiore, ogni cosa mostrava la cordialità, l' armonia, lo zelo ardente per la salvezza delle anime. La regola vi era osservata più per l' ascendente e l' esempio delle grandi virtù del maestro che per la sua pressione. All' esterno tutto risplendeva delle invenzioni escogitate dalla sua iniziativa. La magnificenza con cui ha decorato la roccia di Massabielle basterebbe da sola a rendere illustre un uomo la cui ambizione si limitasse alle glorie della terra. Il segreto magico del P. Sempé per fare riuscire i suoi progetti e proteggere le sue imprese era il rosario. La corona di Maria non lasciava mai le sue dita e quando nelle pie riunioni ne recitava le dolci invocazioni, trasportava le anime verso le regioni superiori. Tutto per Dio: questo il programma della sua vita, inteso sulle sue labbra nel momento stesso della sua morte.Accanto al rev. P. Sempé, nella casa di Massabielle, viveva un uomo dai modi squisiti, dalla scienza consumata, semplice e modesto come l' ultimo dei religiosi. La sua fisionomia aperta, la sua amabilità, il fascino della sua conversazione ispiravano a tutti simpatia e rispetto. Questo uomo, un laico, non era se non il sapiente dottore barone di San-Maclou. Indignato per la malizia dei giornali empi e settari di fronte ai miracoli operati dalla potenza della Vergine, venne alla Grotta per diventarne l' apologista. Facendo appello al concorso e alla lealtà dei suoi colleghi nell' arte medica, li invitò senza distinzione di opinione o di fede a studiare con lui i prodigi che accadevano alle piscine di Massabielle. Questo appello fu accolto e l' ufficio delle constatazioni, creato a quell' epoca e con questo scopo, ha preso a poco q poco lo sviluppo e l' importanza di una clinica rinomata. E là che ogni anno nel periodo dei pellegrinaggi si vedono specialisti di ogni genere di malattie, celebrità appartenenti a sètte dissidenti, scettici irriducibili, inchinare la loro intelligenza, abiurare i loro errori e ritornare alle loro antiche convinzioni religiose di fronte ai prodigi che si verificano sotto i loro occhi. Se vi è parso che sia uscito dal tema, segnalando qui le virtù e le fatiche del rev. P. Sempé e del barone di San-Maclou, perdonatemi: ho voluto far conoscere la devozione e la stima che ho verso queste figure eminenti e il giusto influsso che esercitarono sulle mie determinazioni. Tuttavia ho resistito sempre alle loro insistenze. Il nobile dottore, per l' insistenza del reverendo Padre superiore della Grotta, mi spronava a pubblicare i miei ricordi sulle apparizioni di Massabielle. Ero come alla tortura, mi spiaceva disgustarlo, ma alla fine gli rispondevo invariabilmente, come al P. Sempé, che mi sentivo incapace di elevarmi all' altezza del soggetto. Infine un ' autorità morale, che è considerata di primo ordine nell' episcopato francese e alla quale credetti mio dovere ubbidire, dissipò tutti i miei scrupoli ed ebbe ragione delle mie riluttanze. Nel 1888, durante una delle visite annuali a Lourdes, il rev. P. Sempé mi presentò a mons. Langénieux, arcivescovo di Reims, che in quel momento si trovava presso i Padri, nella residenza dei Vescovi. L' illustre prelato mi accolse con molta benevolenza e mi fece anche l' onore grandissimo di invitarmi a pranzo. A mensa c’erano l' arcivescovo e il suo segretario, il rev. P. Sempé e io. Subito all' inizio della conversazione, l' arcivescovo volgendosi a me disse: - Pare che voi siate uno dei testimoni delle apparizioni della Grotta. - Sì, Monsignore; sebbene indegno, la Vergine volle accordarmi questa grazia. - Alla fine del pranzo vi pregherei di dirci le impressioni che vi sono rimaste di queste grandi e belle cose. - Volentieri, Monsignore. Quando venne il momento, raccontai le scene che mi avevano maggiormente impressionato. L ' arcivescovo riprese: - I fatti che ci avete narrati sono davvero ammirabili, - ma non bastano le parole; noi vogliamo che le vostre relazioni siano stampate e che siano edite sotto il vostro nome col titolo di testimone. - Monsignore, permettetemi di farvi osservare umilmente che, accondiscendendo al vostro desiderio, temo di scolorire l' opera della Vergine e di intiepidire la fede dei pellegrini. - Sarebbe a dire? - Per il fatto che sono poco abile a scrivere e, per rispondere ai desideri che vi degnate esprimermi, mi occorrerebbe la competenza di un letterato celebre. - Noi non vi chiediamo già di scrivere da letterato, ma da galantuomo, questo è sufficiente. Davanti alle insistenze dolci e autorevoli di Mons. Langénieux, incoraggiato da segni d' approvazione del Rev. P. Sempé, dovetti arrendermi e promettere di eseguire. Sebbene mi costi e malgrado la mia insufficienza lo faccio. E ora, o buona Vergine della Grotta, depongo la mia penna ai vostri piedi, felicissimo d aver potuto balbettare le vostre lodi e raccontare le vostre misericordie. Offrendovi il frutto del mio umile lavoro, vi rinnovo le mie più ferventi preghiere, particolarmente quella che vi ho rivolta raccontando in questo stesso libro la settima delle vostre apparizioni, di cui fui il felice testimonio: «Oh Madre! i miei capelli sono diventati bianchi, e io sono vicino alla tomba. Non oso fermare lo sguardo sulle mie colpe e più che mai ho bisogno di rifugiarmi sotto il manto delle vostre misericordie Quando, nell' ultima ora della mia vita, comparirò davanti al vostro Figlio, nella sua maestà, degnatevi di farvi mia protettrice e di ricordarvi che mi avete visto nei giorni delle vostre apparizioni inginocchiato e credente sotto la sacra volta della vostra Grotta di Lourdes». J. B. Estrade

 

I - LOURDES

La cittadina di Lourdes, il cui nome è diventato così popolare, non era quasi conosciuta all' epoca delle apparizioni. Essa è situata a sud-ovest del dipartimento degli Alti-Pirenei, all' ingresso della stretta valle che, ramificandosi, conduce alle stazioni climatiche di Cauterets, San Salvatore e di Barèges. Quando il viaggiatore, venendo da Tarbes, si ferma alla stazione di Lourdes, scorge tutto a un tratto, a mezzogiorno, la piccola città di Maria, come seduta in una conca di verde, graziosamente inquadrata dai primi contrafforti delle montagne. Una vecchia fortezza costruita su una roccia a picco protegge la città a ovest e forma, con un gruppo di case bianche che si trovano ai suoi piedi, un quadro pieno di contrasti, dall' effetto molto attraente. Ma ubbidendo a una ispirazione interiore, l' occhio del viaggiatore, turista o pellegrino, cerca un' altra cosa. Sempre a ovest, un po più lontano, non tarda a scoprire una guglia, agile e graziosa, che si slancia ardita verso il cielo. Questa indica la Grotta e la Basilica di Nostra Signora di Lourdes. Per chi arriva da Pau, lo spettacolo è molto diverso. Dopo aver attraversato una valle molto stretta, si entra in una valle pittoresca, chiusa all' estremità dalla montagna del Jer e dalle grigiastre muraglie della vecchia fortezza; a destra da un masso roccioso e a sinistra da verdeggianti colline degradanti, disposte a semicerchio. Al centro di questa ridente vallata, dove serpeggia il Gave dai flutti azzurri, appare nel suo biancore madreperlaceo l' elegante Basilica sormontata dalla guglia slanciantesi nel cielo e avente in basso le monumentali rampe che circondano la nuova chiesa del Rosario. Da tutti i lati lo sguardo contempla una ricca fioritura di conventi formanti come una corona attorno al santuario della Vergine Immacolata. Infine, ecco la Grotta venerata, testimone di tanti prodigi! A sera, soprattutto nei giorni di grandi pellegrinaggi, è illuminata dalle luci di mille candele, i cui riflessi danno a questa piccola conca un aspetto veramente incantevole. Lourdes, antica residenza dei Conti di Bigorre, ha una popolazione di 6.000 abitanti circa. Sebbene non sia oggi che un semplice capoluogo di cantone, ha in comune con Argelès le prerogative di un capoluogo di circondano. Non ha né la sottoprefettura, né la sede esattoriale delle Finanze, ma è dotata di un tribunale di prima istanza e ha gli uffici centralizzatori delle diverse amministrazioni pubbliche. Al tempo delle apparizioni, un plotone di soldati faceva da guarnigione al castello e due o tre compagnie di cavalleria abitavano un quartiere situato a qualche centinaio di passi dalla città. La popolazione di Lourdes, come tutte quelle del Mezzogiorno, è intelligente e vivace. Nei rapporti con gli stranieri parla francese, ma nei rapporti coi conoscenti e coi familiari preferisce servirsi del dialetto, di cui sa usare certe finezze con una grazia che colpisce. Niente di più brioso che una conversazione gioviale tra gente della località. Associazioni di beneficenza alle quali si è conservato il vecchio nome di confraternite, esistono a Lourdes da tempo immemorabile. Ogni professione aveva una volta la sua e nel 1858 se ne contavano ancora otto, aventi per vessillo e per motto Nostra Signora del Monte Carmelo, Nostra Signora di Mont-Serrat, Nostra Signora delle Grazie, Santa Lucia, Sant' Anna, il Santo Sacramento, l' Ascensione, San Giovanni e San Giacomo. Grazie ai salutari effetti di queste istituzioni, tutte penetrate di spirito evangelico, gli abitanti della piccola città non l' hanno mai rotta con le sane dottrine, né con le pratiche della loro fede religiosa. Ai loro occhi le associazioni non hanno valore che in quella proporzione nella quale sono comprese e applicate al senso cristiano. Forti di questi principi che li hanno resi felici fino ad oggi, chiudono le orecchie alle teorie dei moderni riformatori e continuano a vivere pacificamente nelle tradizioni del passato. Non è da intendere con questo che Lourdes rifiuti di seguire il movimento ascensionale della civiltà e che si immobilizzi abdicando a ogni iniziativa, in una cieca tradizione. In mezzo secolo, la cittadina si è sviluppata e abbellita in proporzioni prodigiose. Dal punto di vista intellettuale non ha nulla da invidiare alle più istruite popolazioni urbane. Molto prima della venuta dei contemporanei legislatori, i costruttori di Lourdes avevano aperto sul luogo edifici scolastici, dove era insegnato in modo pratico tutto quanto poteva essere utile alla classe operaia. Le scuole, dirette alcune da maestri laici, le altre da membri di congregazioni religiose ricevevano i medesimi aiuti e la stessa protezione perché in tutte e due l' insegnamento religioso aveva un largo posto. Le preferenze dei genitori non mancavano di fomentare una nobile gara, che non poteva non essere utile a tutte e due. Aggiungiamo che, grazie agli aiuti comunali, queste scuole erano assolutamente gratuite. Senza voler paragonare la condizione dei tempi antichi con quelli moderni, devo fare notare che Lourdes non era senza movimento e senza vita nelle epoche che hanno preceduto le apparizioni. Vi regnava prima di tutto l' animazione particolare delle cittadine con presidio militare. Inoltre le fiere e i mercati, stimati da quelli di Tarbes i più belli e i migliori della zona, vi conducevano nei giorni stabiliti folle considerevoli. Nell' estate le carrozze conducevano da Pau, da Tarbes e da Bagnères-de-Bigorre uomini d' affari, turisti, bagnanti che si portavano in gran numero nelle stazioni climatiche dell' alta vallata. In certi momenti della stagione dei bagni termali, la strada principale che attraversava la città assomigliava, per la sua animazione e rumore, a un viale di una grande città. La rocca di Lourdes si presterebbe a racconti storici e leggendari del più grande interesse. Siccome non devo entrare in questo ordine difatti, mi limiterò a indicare sommariamente che il vecchio castello, la cui fondazione risale ai secoli più remoti, ha visto sventolare successivamente sulle sue mura merlate le bandiere dei Romani, dei Saraceni e degli Inglesi; che i signori feudali nei loro odi e nelle loro rivalità sovente combatterono attorno ai suoi spalti; e che infine le compagnie protestanti cercarono, ma invano, d' introdursi nel suo recinto per portarvi la distruzione e la morte. In tempi più vicini a noi, il castello diventò la residenza fortificata del governatore della provincia; e più tardi ancora, cambiando destinazione, a detrimento della sua gloria militare, venne convertito in prigione di Stato. Di decadenza in decadenza, la vecchia cittadella è stata ridotta all' umile ufficio di caserma o di semplice deposito di approvvigionamento e infine è diventata proprietà della città di Lourdes. Nonostante la sua relativa attività e i suoi vecchi ricordi la città di Lourdes sembrava condannata a restare nell' oblio, se un avvenimento, uscendo dalla sfera ordinaria delle cose umane, non fosse venuto a toglierla dalla sua oscurità. Il grande avvenimento che sto per raccontare è oggi conosciuto da un capo all' altro del mondo. Nel 1854 il papa Pio IX di gloriosa e santa memoria, con l' assistenza dello Spirito Santo e in forza della sua autorità infallibile, definiva solennemente, elevando alle certezze di un dogma rivelato, la credenza universale e plurisecolare riguardante la immacolata concezione della santissima Vergine Maria, Madre di Dio. Il mondo intero trasalì d' allegrezza e fece salire al cielo un Credo immenso ed entusiasta. Commossa per le prove di tenerezza che le porgevano i figli della terra, la Vergine Immacolata, come una sovrana amata che si presta alle ovazioni dei suoi sudditi, non rifiutò di scendere in mezzo a loro e di apportare a loro come un' eco del cielo, rispondendo così alla parola infallibile del vicario di Gesù Cristo. Nel 1858, in sembianze di una giovane e cioè coi tratti caratteristici dell' innocenza e del candore, lasciò i cieli e venne a posare il suo piede verginale su una roccia di Lourdes. Là, rivestita degli splendori del Tabor e parlando a una umile e povera fanciulla del popolo, disse, dopo aver innalzato verso il cielo lo sguardo pieno di sublime riconoscenza: « Io sono l' Immacolata Concezione».

 

II - LA FAMIGLIA SOUBIROUS.

All' estremità nord di Lourdes, nel quartiere chiamato Lapaca, scorre un grosso ruscello, sul quale si trovava-no un tempo sei o sette mulini situati a poca distanza gli uni dagli altri. Uno di questi, detto mulino Boly, era tenuto in affitto, da molti anni, dalla famiglia Castérot, di Lourdes. Nel 1841, il capo di questa famiglia, Giustino Castérot, venne a morire, lasciando alla vedova quattro figlie: Bernarda, Luisa, Basilia, Lucilla e un fanciullo ancor giovane di nome Giovanni Maria. La maggiore delle figlie, Bernarda, era già sposata a un onesto artigiano della borgata. La secondogenita, Luisa, chiamata dall' età a diventare il sostegno della famiglia, non aveva ancora sedici anni. Poiché occorreva un uomo per dirigere il mulino Boly, mamma Castérot pensò di sposarla presto. I giovani che ritenevano di avere qualche qualità per attirare l' attenzione di Luisa non tardarono a presentarsi e uno dei più solleciti fu Francesco Soubirous, giovane mugnaio di Lourdes. Francesco Soubirous non disponeva che di una piccolissima fortuna e la famiglia Castérot, che godeva di una certa agiatezza, avrebbe potuto pretendere di più, dal punto di vista finanziario. Tuttavia, siccome era del mestiere e le preferenze di Luisa erano per lui, il matrimonio fu stabilito e celebrato nella chiesa parrocchiale il 9 gennaio 1843. Sotto l' amministrazione dei nuovi mugnai, le entrate del mulino Boly non tardarono a diminuire. Francesco Soubirous non aveva l' aria disinvolta e affascinante per attirare la clientela; poi incline a una certa pigrizia non portava nel suo lavoro tutta la vigilanza e tutte le attenzioni necessarie. Le farine che uscivano dalla sua macina erano difettose ed era cosa rara che fossero restituite ai clienti per la data fissata. Luisa, sua moglie, era dolce, precisa e ordinata, ma accecata dalla tenerezza del suo cuore e troppo giovane per occuparsi seriamente degli interessi economici, non s' accorgeva o non teneva in nessun conto le negligenze del marito. I due sposi passarono così i primi anni del loro matrimonio in una specie di apatia che li fece cadere di gradino in gradino fino alla miseria più nera. Mentre le rendite del mulino diventavano sempre più misere, il peso della famiglia si sviluppava in proporzioni inverse. In un tempo relativamente breve, la famiglia Soubirous era aumentata di sei figli: molte preoccupazioni, si capisce, dovevano unirsi alle gioie. Nel 1854, i risparmi lasciati, alla sua morte, dal vecchio padre Castérot, erano finiti e gli sposi Soubirous si trovarono nell' impossibilità di pagare l' affitto del mulino Boly. Sfrattati da questo mulino, presero in affitto una catapecchia nel quartiere che abitavano e cioè il quartiere di Lapaca e si misero a disposizione di quelli che li volevano far lavorare a giornata. Le ore di prova cominciarono per la sfortunata coppia imprevidente. Quando il padre e la madre potevano utilizzare le loro braccia fuori casa, almeno ritornavano la sera con un pezzo di pane quasi sufficiente per sfamare la loro famiglia. Quando, al contrario, il lavoro a giornata fuori casa mancava o quando i genitori per una qualsiasi altra ragione erano costretti a restare nell' inerzia, era la miseria nera che entrava nella casa dei disgraziati Soubirous. Perfino l' alloggio non era per loro sicuro: quando giungeva la scadenza degli affitti da pagare, si trovavano spesso a mani vuote ed erano quindi obbligati ad abbandonare i locali che abitavano. E così per tre anni si videro correre periodicamente di porta in porta a cercare un alloggio e far soste fugaci nei diversi quartieri della città. In un certo periodo di miseria più grande del solito, il padre Soubirous si ricordò che un parente di sua moglie, Andrea Sajous, possedeva in via Petits Fossés un abitazione da affittare e quasi sempre chiusa. Questa casa non era altro che l' antica prigione di Lourdes e malgrado la ripugnanza propria a questi luoghi, Soubirous andò a richiederla al suo proprietario. Quest' ultimo, preso da compassione per la sfortunata famiglia, accettò la domanda del suo parente e, senza esigere canone d' affitto, alloggiò la infelice famiglia nel vecchio penitenziario, che a Lourdes si chiamava comunemente il Cachot. Non molto dopo, cioè nel 1858, da questa dimora oscura, malsana, quasi detestabile, usciva tutte le mattine per quindici giorni la figlia maggiore dei Soubirous per andare a raccogliere alla grotta di Massabielle faccia a faccia, cuore a cuore, i sorrisi, le confidenze e i messaggi della Regina del cielo. Fino all' epoca in cui avvennero questi fatti si fece silenzio intorno ai mugnai del vecchio mulino Boly. Questi continuarono a vivere tra gli espedienti suggeriti dalla povertà, ma, grazie alla gratuita ospitalità del parente Sajous, non furono più esposti alle umiliazioni di traslochi forzati. Si dice, e la cosa è spesso purtroppo vera, che la miseria inasprisce il cuore e spinge alla disperazione; ciò non accadde mai nella famiglia Soubirous. L' affetto portato al matrimonio di ciascuno dei due sposi restò sempre intatto e i sei fanciulli che il cielo donò loro non fecero che rinfrancare e accrescere i legami dell’unione coniugale. I Soubirous non erano di quelle persone che comunemente vengono indicate col nome di devoti, ma non si sottrassero mai ai doveri essenziali della religione. Durante il tempo della prosperità si erano un po' intiepiditi nella preghiera come nel lavoro. A contatto con la miseria una felice reazione si produsse in loro. Si risvegliarono dalla loro antica apatia e s' incamminarono con coraggio sulla via delle risoluzioni che li onorano. Alla domenica i due sposi frequentavano assiduamente i riti della parrocchia tenendo per mano i loro ragazzi o portando sulle braccia i piccoli che ancora non sapevano camminare. Ogni anno a Pasqua e talvolta anche più spesso andavano a ricevere religiosamente il Dio che consola e fortifica. Tutte le sere senza eccezione, dopo una lunga giornata di fatica e una cena abitualmente incompleta, la preghiera della famiglia veniva fatta in comune. Alla fine delle consuete formule, quasi sempre, riferiscono i vicini, una voce di angelo si levava dall' interno del « carcere» ripetendo con amore le pie invocazioni del rosario. Questa voce, lo si intuisce subito, era quella della fanciulla privilegiata, che doveva essere più tardi la gloria dei Soubirous. Prima che arrivino questi tempi, facciamo conoscere la piccola privilegiata della Vergine, il cui nome doveva essere portato fino ai confini del mondo.

 

III - BERNARDETTA.

Come si è visto sopra, dal matrimonio di Francesco Soubirous con Luisa Castérot nacquero sei figli, di cui la maggiore ricevette il nome di Bernardetta, nome di felice presagio perché ricorda quello di un grande santo devoto della Vergine. Questa bambina venne al mondo il 7 gennaio 1844 e fu battezzata due giorni dopo nella chiesa parrocchiale da don Forgues, che era allora il parroco di Lourdes, la parrocchia più importante del cantone. Le preoccupazioni non erano ancora entrate nel mulino Boly e Bernardetta vi fu ricevuta tra gioie e feste. Sei mesi dopo, la giovane madre per non compromettere una nuova gravidanza, si trovava nella necessità di allontanare dal suo seno la bambina che allattava. In questo stesso momento una donna del comune di Bartrès, Maria Aravant che aveva appena perso un figlio, ancora lattante, cercava una creatura da allattare. Le si indicò la famiglia Soubirous e Bernardetta, deposta nella sua culla, fu trasportata a Bartrès, dove restò quindici mesi. Bernardetta era nata debole e mingherlina; nei primi anni della vita crebbe a stento e sempre in alternativa fra la vita e la morte, restò sofferente e malaticcia. In quei giorni incominciarono a manifestarsi i sintomi di una malattia che non doveva lasciarla più. Un' asma insistente opprimeva il suo piccolo petto e quando gli eccessi di tosse la prendevano era come soffocata e cadeva in collassi inquietanti e prolungati. La sua delicata costituzione avrebbe avuto bisogno di cure assidue e di una alimentazione sostanziosa; ma ahimè! questa non era possibile nella posizione finanziaria in cui versavano i Soubirous. I poveri genitori nel frattempo non trascuravano nulla di quello che da essi dipendeva per proteggere e rinforzare la salute della bambina tanto amata. Bernardetta portava vesti e calze più pesanti che non i suoi fratelli e invece di pan giallo, nutrimento abituale della famiglia, le comperavano pan bianco e quando i mezzi lo permettevano aggiungevano anche un po' di vino che addolcivano con lo zucchero. Questo regime benché insufficiente avrebbe potuto in certa misura portare un rimedio alla debolezza della piccola ammalata; ma ciò che i genitori non sapevano è che Bernardetta non era spesso chiamata a goderne il beneficio. Sappiamo bene quanto sono invidiosi i piccoli per tutto ciò che è predilezione. Chi di noi non ha protestato e fatto chiasso in simile circostanza? Troppo giovani per rendersi conto del motivo che guidava il loro babbo e la loro mamma, i figli Soubirous vedevano con occhio d' invidia le particolari attenzioni di cui Bernardetta era l' oggetto. Amavano molto la sorella maggiore, ma quando si trattava di parti fatte inegualmente, l' egoismo faceva dimenticare loro l' affezione. I piccoli rivendicatori dell' uguaglianza si sarebbero ben guardati dal formulare le loro rivendicazioni in presenza dei genitori; ma quando questi ultimi si trovavano lontani da casa, essi muovevano guerra a Bernardetta. Quando questa consentiva a mettere in comune la piccola porzione che le era stata data, perché ammalata, l' affare si aggiustava amabilmente; allorquando al contrario Bernardetta faceva l' atto di resistere, i piccoli ribelli assumevano un atteggiamento più risoluto e subito passavano dalla minaccia ai fatti. Bernardetta aveva tale affetto per i suoi fratelli e sorelle che mai provocò contro loro punizioni o rimproveri. All' età di dieci anni, la fanciulla venne per una seconda volta allontanata dalla famiglia. L' inverno del 1855 fu particolarmente rigido nella regione dei Pirenei. Nella categoria degli operai vi furono lunghi periodi di disoccupazione, e, a Lourdes, la famiglia Soubirous fu una di quelle che ne ebbe più a soffrire. La zia Bernarda, sempre piena di premure per la sorella Luisa di cui conosceva la miseria, credette di dover venire in suo aiuto prendendole per breve tempo Bernardetta. La fanciulla restò per sette o otto mesi presso la madrina e lì fu trattata non come estranea ma con le stesse cure e la stessa tenerezza dei figli della casa. Quando la crisi dell' inverno passò, Bernardetta ritornò in famiglia. Bernardetta non era ancora giunta al termine delle sue emigrazioni e nell' estate del 1856 si allontanò per la terza volta dalla casa paterna. La signora Aravant di Bartrès non aveva mai perso di vista la figlia del mugnaio che aveva allattato. Tutte le volte che giungeva a Lourdes, metteva in fondo al suo panierino un mazzolino di fiori, un frutto, un dolce, un dono qualsiasi, destinato a far piacere a Bernardetta. Questa, da parte sua, per una inclinazione naturale, si era attaccata ugualmente alla nutrice. Parecchie volte durante l' anno, percorreva la distanza che la separava da Bartrès e andava ad abbracciare la sua seconda mamma. Giunse il momento in cui gli Aravant ebbero il bisogno di una pastorella per condurre al pascolo un piccolo gregge di pecore e di agnelli, allevati per lo sfruttamento di un fondo. Vennero a chiedere Bernardetta. Come ognuno immagina, i Soubirous non frapposero ostacoli alla partenza della figlia; era una bocca in meno per la famiglia; inoltre, nonostante il rincrescimento della separazione, sapevano che la figlia entrava in una casa dove non sarebbe stata un' estranea. Molte persone si ricordano ancora, a Bartrès, della pastorella degli Aravant. Volentieri parlano di lei e tutti dicono ch' era dolce, sorridente, piena di amabilità. Quando l' incontravano sulla strada, che spingeva avanti il piccolo gregge, ognuno aveva una parola simpatica da rivolgerle e la fanciulla rispondeva con una grazia e una naturalezza che incantavano. Un giorno il prete della parrocchia la vide passare a fianco e ricevette il suo saluto nel momento in cui la pastorella con una bacchetta nelle mani si dirigeva verso degli alti pianori. Fu così colpito dall' aria modesta e dallo sguardo puro della fanciulla che si voltò diverse volte per vederla allontanarsi. Rivolgendo la parola al maestro comunale sig. Barbet che passeggiava con lui, gli disse: «Se il ritratto che mi sono fatto dei fanciulli della Salette è esatto, questa pastorella certamente deve rassomigliare molto a loro ». Il buon prete allora era ben lontano dall' immaginare che il confronto da lui fatto stava per avere, tra breve, una conferma strepitosa e solenne. Bernardetta aveva raggiunto il quattordicesimo anno di età e ancora nessuno le aveva parlato della sua prima Comunione. La sua piccola statura, il suo giovane aspetto ingannavano i sacerdoti sulla sua età e nelle spiegazioni del catechismo era sempre relegata fra i gruppi degli ultimi bambini. Solamente la nutrice di Bartrès contava gli anni e si preoccupava della istruzione religiosa della sua piccola. Tutte le sere, dopo cena, si ritirava in un angolo con la fanciulla e là in lunghe sedute le insegnava i primi elementi della dottrina cristiana. Poiché Bernardetta non sapeva leggere, provava difficoltà a ritenere le istruzioni che le erano date. «Aveva la testa dura - diceva parecchi anni dopo la Aravant, lasciando sfuggire un sorriso nel quale traluceva l' affezione. - Avevo un bel ripetere le mie lezioni, era inutile e bisognava sempre ricominciare da capo. Alle volte - aggiungeva - l' impazienza mi vinceva e, tutta stizzita, gettavo via il libro e le dicevo: Va' , non sarai altro che una stupida e una ignorante». Bernardetta non conservava alcun rancore delle sgarbatezze della sua maestra. Restava un po' confusa, ma sul suo volto non apparve mai alcun segno di malumore. Spesso poneva fine allo smarrimento che teneva dietro alla tempesta, saltando ai collo della sua seconda mamma. La povera fanciulla si consolava degli insuccessi della memoria ricorrendo al suo piccolo rosario, che recitava con perseveranza e fervore. L' Aravant era una cristiana troppo buona e troppo penetrata dai doveri di donna di casa per non preoccuparsi di questo stato di cose. Ella andò dal parroco di Bartrès per richiamare la sua attenzione sulla fanciulla del mugnaio di Lourdes. Il parroco giudicò effettivamente che non bisognava più lasciare la fanciulla nell' oblio e si sarebbe incaricato lui stesso di riparare la dimenticanza, se un progetto che da tempo meditava non fosse stato alla vigilia del suo compimento. Da parecchi mesi il pio ecclesiastico sollecitava la sua ammissione nell' ordine dei Benedettini e una lettera recente gli faceva sperare ormai prossimo il compimento delle sue aspirazioni. Temendo che dopo la sua partenza la vacanza della parrocchia di Bartrès si prolungasse per un periodo troppo lungo, sollecitò la signora Aravant a far rientrare Bernardetta nella sua famiglia e a raccomandarla per l' istruzione della prima comunione allo zelo caritatevole del clero di Lourdes. Il consiglio venne accettato e ai primi di gennaio del 1858 la pastorella innocente di Bartrès riprendeva il cammino verso la cittadina e rientrava sotto il tetto paterno di via Petits Fossés.

La mano segreta, che dirigeva tutti questi piccoli avvenimenti, conduceva Bernardetta verso la roccia misteriosa dove dovevano operarsi meraviglie così grandi.

 

IV - LA GROTTA E I SUOI DINTORNI.

I luoghi privilegiati, visitati dalla Regina del cielo, sebbene siano rimasti gli stessi nel complesso, hanno subito, nei loro dettagli, delle trasformazioni necessarie e veramente meravigliose. E proprio il caso di ripetere la nota frase: « Quale stato allora, e quale stato ora! ». Tuttavia, per capire il seguito del racconto, cercherò con l' aiuto dei miei ricordi già lontani di ricostruire la primitiva fisionomia della conca di Massabielle, quale era al tempo delle apparizioni. Allo scopo di evitare confusioni, prego il lettore di dimenticare per il momento lo stato attuale delle cose e di riportarsi all' anno 1858. La Grotta è situata a ponente di Lourdes, al di là del Gave, a settecento o ottocento metri dalla cittadina. Per recarvici prenderemo la strada che percorreva Bernardetta. In primo luogo, all' uscita della cittadina, in fondo alla via Baous si passa sotto una torre quadrata, vecchia e abbandonata dipendenza dell' antica rocca. Dopo aver oltrepassata questa porta, si discende per una strada sassosa e ripida fino alla sponda del Gave. Un ponte in pietra, dai parapetti molto accostati, quasi una passerella, detto Ponte-Vecchio, gettato sul fiume al di sopra di uno scoscendimento, permette di passare alla riva opposta. Passato il ponte pieghiamo un po' a destra ed entriamo in un sentiero tortuoso e stretto, chiamato « il sentiero della boscaglia ». Questo sentiero è fiancheggiato da un lato da una siepe che aveva preso radice, di bosso e prugne selvatiche, dall' altro da una parete rocciosa, irregolare, piena di sporgenze e rientranze. Dalla parte destra, al di là della siepe, si stende un grande prato circondato da pioppi, appartenente al signor La Fitte, di Lourdes. Questa vasta distesa di verde si stende come in un magnifico giro verso il nord e si volge in seguito a ovest per andare a terminare in una punta sotto la roccia di Massabielle, quasi di fronte alla Grotta. A sinistra del sentiero, al di sopra delle scarpate, si innalzano in pendio i quadrati di parecchi campicelli, coronati in cima dalle rovine di grosse mura costruite nei tempi passati. Dopo essere andati avanti dal Ponte-Vecchio per circa duecento metri in direzione della foresta, si vede la barriera rocciosa di sinistra sottrarsi improvvisamente in direzione sud per dare posto alla valletta della Merlasse. Da questa valletta coperta di pietre e senza vegetazione discende un ruscelletto che attraversa il sentiero e va a confondersi qualche metro più in basso con le acque di un canale derivato dal Gave. Le due correnti riunite mettono in movimento il mulino e la segheria di Savy. Uscendo da questi fabbricati, girando dietro alle costruzioni, si inoltrano in un boschetto di ontani e di pioppi, passano dalla parte orientale dell' altura di Massabielle, fanno una svolta a ovest e vanno a gettarsi nel Gave, proprio nel punto dove termina il prato del signor La Fitte. Non vi è strada per comunicare direttamente attraverso il fondovalle dalla valletta della Merlasse alla Grotta delle apparizioni. Dopo aver oltrepassato la passerella della Merlasse, ci si arrampica su un sentiero rigido e appena segnato nella roccia, sul punto culminante dove si innalzerà più tardi la Basilica. Si gira la roccia a ovest; poi, per un pendìo roccioso, su un terreno ciottoloso e poco stabile si scende fino alla riva del Gave. Si fa qualche passo a destra rasentando le rocce e ci si trova di fronte alla Grotta. La roccia delle apparizioni del lato nord è tagliata verticalmente, alla maniera di una muraglia imponente e gigantesca. Al basso di queste rocce, c' è uno scavo di otto metri di profondità su dodici metri di larghezza, simile per la struttura a una cappella di chiesa. Questa cavità è ciò che si chiama la Grotta. A destra e a sinistra dell' arco a sesto acuto che forma l' entrata si portano in avanti e scendono delle cortine di marmo, che sembrano aver per scopo di proteggere la dimora raccolta, visitata dalla Vergine. Sopra gli scavi della roccia spuntano muschio, edera, arboscelli di ogni genere. La parte anteriore della Grotta è coperta dalle acque del Gave, alle quali si mescolano, a questo medesimo punto, le acque del canale Savy. Alla confluenza dei due corsi d' acqua, all' estremità del prato del signor La Fitte, si ergono tre o quattro grossi blocchi di pietra, mezzo sommersi nel fiume, che formano una specie di barriera all' ingresso degli scavi. Da questa barriera fino al fondo della Grotta, si estende uno spazio vuoto di circa quindici metri di lunghezza e dodici metri in media di larghezza. Il terreno si alza progressivamente in pendio fino all' altezza della statura di un uomo, eccetto dalla parte di levante, dove il livello è un po' abbassato. Quando si penetra nell' interno della Grotta, si scorge nella volta, al di sopra della testa, un condotto obliquo in forma di cilindro inclinato, che si volge verso una galleria superiore, rischiarata dalla luce del giorno. Questa galleria trasversale penetra, da una parte, nell' interno della roccia e, dall' altra, viene a sfociare all' esterno in una specie di vano ogivale, in parte ostruito da un blocco di granito di forma cubica. Sotto questo blocco nasce un cespuglio enorme che si sporge al di fuori e che cade verso il suolo come una cascata di verde. Bernardetta nel suo dialetto immaginoso lo chiamava graziosamente il rosaio, perché gli steli e le fronde di una rosa selvatica ne costituiscono l' elemento principale. E all' ingresso dell' apertura ogivale di cui ho parlato che la Vergine è apparsa, avendo dietro di sé il blocco di granito che ostruisce il passaggio e sotto i piedi i primi germogli del cespuglio, che cade verso terra. All' interno della Grotta non scorre alcuna sorgente visibile. Uno stillicidio d' acqua, che si attribuisce alle piogge, si manifesta alla superficie delle rocce esterne di sinistra, esposte a ovest. Al basso di queste stesse rocce si vede ancora una vena d' acqua la cui origine sarà spiegata altrove. Piccoli cespugli di pianticelle spuntano qua e là sul suolo della Grotta. Vi si nota in particolare il crescione e il dorysosplenium ophositifolium (cardaminea sylvatica). Relegata in un luogo deserto e di difficile accesso, la Grotta era quasi ignorata. Qualche raro pastore, che pascolava il gregge lungo le rive del Gave, veniva a rifugiarvisi in tempo di pioggia o di temporale; venivano pure alcuni esperti della pesca con la lenza, costretti a interrompere momentaneamente il loro pacifico lavoro. La conca di Massabielle è stata sempre considerata come un luogo appartato dove la natura si è mostrata particolarmente graziosa. Quando dall' alto della piccola collina rocciosa, chiamata nella località la montagna delle Spelonche, si getta un colpo d' occhio sul paesaggio, si ha da principio davanti allo sguardo lo splendido prato del signor La Fitte, chiuso all' intorno dal nastro argenteo del Gave, scintillante tra il fogliame. Più in su, al di là del fiume, su un poggio scosceso, si vede il castello di Lourdes che fa sfoggio della sua vecchia torre a feritoie. Volgendosi verso nord, ci si trova in presenza di magnifiche colline, sovrapposte le une alle altre e degradanti per piani fino all' altezza dei villaggi di Bartrès e di Poueyferré. Tutti questi declivi, tutte queste collinette, intarsiate di campi, di prati, boschetti, brughiere, offrono lo spettacolo animato di numerosi greggi percorrenti i pascoli in tutti i sensi. In direzione ovest la valle del Gave fugge in sagome frastagliate fino. al cielo, nelle lontananze dell' orizzonte. A destra e a sinistra si profilano le ultime montagne di Lourdes, alle quali seguono quelle di Peyrouse e di San-Pé, che portano sulle loro spalle i drappi ondeggianti delle loro foreste secolari. A mezzogiorno la vista è rapita davanti al maestoso panorama della catena dei Pirenei.

 

V - LA NOTIZIA.

La cittadina di Lourdes attraversava l' inverno del 1857-58 nella tranquillità che caratterizza le piccole località, quando una notizia strana, uscendo dal cerchio ordinario delle umane previsioni, venne a risvegliare tutti gli spiriti e animare tutte le conversazioni. Questa novità trapelò senza fragore, senza scosse, e solamente poche persone ne ebbero da principio conoscenza. Un nome sacro era nella mente di tutti, ma questo nome, per rispetto, non si osava ancora pronunciarlo. Si raccontava a Lourdes che il giovedì, 11 febbraio, la figlia di un mugnaio, una figlia ancor quasi fanciulla, che si chiamava Bernardetta, era andata, secondo l' abitudine della povera gente, a raccogliere rami secchi lungo il fiume e che arrivata sotto la roccia di Massabielle, si era trovata tutto a un tratto in presenza di una Signora, meravigliosamente bella, che teneva nelle mani un rosario e le sorrideva con bontà dall' alto di un rosaio selvatico sospeso agli orli della roccia. Un fatto di natura così insolita doveva necessariamente colpire l' immaginazione popolare. Subito ci si chiese chi poteva essere questa Signora così meravigliosamente bella, che appariva in un luogo appartato e che portava come ornamento un oggetto religioso. La folla però non andò a perdersi in vani ragionamenti o in vane congetture; con l' intuizione, che le è propria, squarciò il velo che copriva il mistero e in fondo alle oscurità e alle nebulosità scorse la radiosa figura della Madre di Dio. La gente non si ingannava. Tuttavia, come ho detto, in un primo momento, non si parlò dell' avvenimento che nascostamente e con reticenza. Si scorgevano alcune donne del popolo isolarsi in gruppetti di due o tre, in qualche cantuccio e li conversare tra loro a voce bassa, come in confidenza. I segreti ricevuti in questi piccoli conciliaboli non mancavano, è vero, di naufragare qualche metro più lontano e di dar luogo ad altre confidenze ugualmente segrete. La notizia passava di bocca in bocca e guadagnava terreno; ma non era ancora di pubblico dominio, quando si apprese che le apparizioni si rinnovavano e che la piccola Bernardetta si recava tutte le mattine alla Grotta. Alcune vicine di casa della veggente cominciarono ad accorrere sul luogo del prodigio; ne tornarono entusiaste e come fuori di se stesse. Il giorno dopo e il successivo, a queste prime pellegrine se ne aggiunsero molte altre e tutte fecero scoppiare gli stessi entusiasmi. Il fenomeno divenne generale; si gridava già al miracolo e ben presto, tutte le mattine, la popolazione operaia di Lourdes, uomini e donne, si portava in massa, con uno slancio indescrivibile, alla roccia di Massabielle. Mentre la folla commentava ammirata gli avvenimenti straordinari che accadevano alla Grotta, un gruppo di uomini, che pretendevano di essere i soli saggi, si teneva in disparte e considerava chimere le notizie correnti. Si trattava di uomini di lettere, di scienza e di filosofia del luogo. Per loro il caso era risolto a priori e, senza nulla vedere né esaminare, spogliavano le visioni di ogni carattere soprannaturale. Nell' ipotesi più favorevole non ammettevano queste visioni che come allucinazioni di una fantasia ammalata. Vivevo allora in mezzo a questi uomini e condividevo in pieno la loro idea. Ecco del resto la disposizione con cui accolsi la notizia delle apparizioni. Faccio precedere questo dettaglio da una nota biografica che avrei risparmiato al lettore se non fosse stata necessaria per capire la mia narrazione. All' epoca cui mi riferisco, abitavo a Lourdes in qualità di impiegato-capo nell' amministrazione delle imposte indirette. Una sorella affezionata, che è stata la compagna fedele della mia vita di viaggi, si trovava già con me e mi circondava delle cure più tenere. Ero relativamente giovane al tempo di cui parlo e la preoccupazione per la salvezza della mia anima passava in secondo ordine. La sorella, sebbene più giovane di me, mi faceva delle prediche e mi richiamava le tradizioni religiose della famiglia. Grazie a Dio non avevo perso la fede, ma questa fede era oscurata da una moltitudine di pregiudizi, che me ne nascondevano le armonie vere. Così ad esempio, in materia di miracoli, credevo ai racconti evangelici, ai prodigi operati dal divin Maestro; ma al di fuori di questi prodigi non vedevo che fantasmi, illusioni, aberrazioni popolari. Nelle disposizioni di spirito in cui mi trovavo, si può facilmente supporre l' accoglienza che potevo fare alle voci sulla Grotta. Un giorno, mia sorella, rientrando in casa, venne nel mio studio per dirmi: « Sei al corrente delle chiacchiere che si fanno? Si dice che una fanciulla del paese è stata favorita da un' apparizione della Vergine in una grotta vicino al Gave». « È delizioso e molto poetico nello stesso tempo» risposi a mia sorella con un' aria distratta e continuando a far correre la penna sui registri posti davanti a me. Mia sorella, accorgendosi che alla notizia non davo alcun peso, attraversò lo studio e disparve. Per il rimanente della giornata, non si accennò più tra noi alle visioni di Massabielle. Il giorno dopo oil successivo di buon mattino, mentre ero ancora a letto - venne ad aprire la porta della mia camera per dirmi: «Mio caro, sembra che non ci sia più da ridere sulla notizia che ti ho dato ieri in ufficio. L' apparizione è stata confermata e la Sig.ra Milhet, nostra vicina, che ha accompagnato la veggente alla Grotta, dichiara formalmente che c' è qualcosa fuori del normale in ciò che avviene a Massabielle ». Mia sorella avrebbe continuato se, girandomi nel letto, non le avessi risposto seccato: « Lasciami dormire in pace! ». Esisteva a Lourdes, al tempo delle apparizioni, un circolo che riuniva le persone più influenti della città: avvocati, medici, notai, magistrati, benestanti, funzionari di ogni ordine. A questo circolo alludevo nelle pagine precedenti. Se accenno nuovamente a questi uomini, dei quali condividevo le idee, è per dire che parecchi fra loro, proprio per il fatto delle apparizioni, furono ben presto obbligati a dare un nuovo orientamento alle loro idee. All' inizio delle nostre discussioni, eravamo unanimi nel respingere quanto il popolino credeva. Tutto ciò che ci si riferiva intorno alla Grotta sembrava vano, puerile, ridicolo e ce ne alzavamo le spalle. Uno spirito riflessivo avrebbe tuttavia notato il contrasto che si manifestava nel modo di giudicare. Se la questione di Massabielle era così futile, come sembravamo affermare, perché prolungare le nostre discussioni? Ora noi avevamo un bel cambiare discorso: il tema della Grotta ritornava senza posa sulle nostre labbra e, per una specie di suggestione, dopo averne parlato, sentivamo il bisogno di riparlarne ancora. A forza di discorrere, cadevamo in interminabili ripetizioni e alcuni membri del circolo finalmente scoprirono che noi non avevamo da opporre ai credenti se non ragioni di ordine puramente ipotetico. Con la speranza di scoprire nuovi argomenti e di natura meglio definita, parecchi progettarono, ciascuno per proprio conto, di andare alla Grotta per rendersi conto dei misteriosi avvenimenti di cui era teatro. Questi uomini pensavano di essere al sicuro da ogni sorpresa; ma man mano che arrivavano a Massabielle, presi da una indicibile emozione, venivano abbattuti come Saulo sulla via di Damasco. Tra i principali abitanti della città che si dichiararono apertamente vinti, occorre nominare in prima linea: il sig. de La Fitte, vecchio sovrintendente militare; il sig. Pougat, presidente del tribunale; il sig. Dufo, avvocato; il sig. Dozous, medico; il sig. Lannes, tabaccaio; il capitano comandante del forte; il sig. Germain, anziano medico veterinario nell' armata. Potrei citarne altri, come il sig. Castillon, il sig. Prat, il sig. Moura; ma l' elenco sarebbe troppo lungo. Anch' io dovetti arrendermi e se, nella mia vecchiaia, scrivo queste righe, è per riconoscere la grazia notevole che mi è stata accordata nel giorno felicissimo della mia dolce disfatta. Le impressioni generali di Lourdes circa le apparizioni si possono riassumere, come dirò, in una parola. Nel popolo fin dal primo momento ci fu la persuasione del carattere soprannaturale dei fatti della Grotta. Nella classe più colta le adesioni furono meno facili: quelli che avevano assistito all' estasi di Bernardetta si inchinarono e credettero, mentre quelli che rifiutarono di andare alla Grotta si ostinarono nella loro incredulità. Questi ultimi, circa una trentina, si diedero più tardi a una opposizione sistematica molto aspra; questa opposizione non cessò se non quando la Vergine con i suoi miracoli e le sue grazie li mise nell' impossibilità di combattere. Entriamo ora nell' argomento che costituisce l' oggetto trionfale di questo libro.

 

VI - PRIMA APPARIZIONE (Giovedì 11 febbraio 1858).

La prima apparizione, come ho già detto, avvenne il giovedì grasso, 11 febbraio 1858, verso le dodici e mezzo o verso l' una; ma io mi fermo per lasciar parlare la veggente. Il racconto che segue l' ho udito dieci, venti, cento volte forse, dalla sua bocca. Spero poter riprodurlo nella sua commovente e ingenua semplicità, sforzandomi di tradurre quasi parola per parola il dialetto dei Pirenei, unica lingua che Bernardetta conoscesse. «Il giovedì grasso, faceva freddo e il tempo era nebbioso. Dopo la colazione, la mamma ci disse, rammaricata, che non c' era più legna in casa. Mia sorella Antonietta e io per farle piacere ci offrimmo di andare a raccogliere rami secchi sulla sponda del fiume. La mamma ci rispose di no, perché il tempo era troppo cattivo e perché diceva che potevamo sporgerci troppo e cadere nel Gave. Giovanna Abadie, nostra vicina e amica che curava in casa nostra un suo fratellino e che aveva voglia di venir con noi, andò a portare il fratello in casa sua e ritornò un istante dopo, dicendoci che aveva il permesso di accompagnarci. Mia madre si fece pregare ancora, poi vedendo che eravamo in tre, ci lasciò partire. Prendemmo in primo luogo la strada che conduce al cimitero, a fianco alla quale scaricano legna e dove si trovano a intervalli dei trucioli abbondanti. Quel giorno non trovammo nulla. Discendemmo la costa che conduce al Gave, e arrivate al Ponte-Vecchio, ci domandammo se dovevamo andare verso l' alto o verso il basso del fiume. Decidemmo di andare verso il basso, e prendendo la strada della foresta, arrivammo alla Merlasse. Entrammo nel prato del Sig. La Fitte passando davanti al mulino Savy. Giunte all' estremità del prato, quasi in faccia alla Grotta di Massabielle, fummo fermate dal canale del mulino, davanti al quale eravamo appena passate. Le acque del canale non erano grosse, perché il mulino era fermo, ma erano fredde e da parte mia avevo paura di entrarvi. Giovanna Abadie e mia sorella, meno paurose di me, presero nelle mani le loro zoccole e attraversarono il ruscello. Quando furono dall' altra parte, quelle birbe si misero a gridare per il freddo e si chinarono su se stesse per riscaldare i piedi. Tutto questo aumentava il mio timore e capivo che se entravo in acqua, la mia asma avrebbe ripreso a tormentarmi. Allora pregai Giovanna Abadie, che era più grande e più forte di me, di venire a trasportarmi sulle sue spalle. "Oh, proprio no! - rispose Giovanna - non sei che una svenevole e una noiosa; se non vuoi attraversare, resta dove sei. Quelle birbe, dopo aver raccolto qualche pezzo di legno sotto la Grotta, disparvero lungo il Gave. Quando fui sola, gettai qualche sasso nel letto del fiume per appoggiarvi i piedi, ma non servì a nulla. Dovetti allora decidermi a togliermi le zoccole e attraversare il canale, come avevano fatto Giovanna e mia sorella. Avevo appena incominciato a togliermi la calza, quando tutto a un tratto avvertii un gran rumore simile a un colpo di tuono. Guardai a destra, a sinistra e sugli alberi della sponda, ma niente si muoveva; pensai d' essermi ingannata. Continuai a scalzarmi, allorché un nuovo rumore, simile al primo, si fece di nuovo intendere. Oh! Allora ebbi paura e mi alzai in piedi. Non avevo più parola e non sapevo che cosa pensare, quando girando la testa verso la Grotta, vidi in una delle aperture della roccia soltanto un cespuglio agitarsi come se ci fosse un forte vento. Quasi al medesimo tempo uscì dall' interno della Grotta una nube color oro; poco dopo, una Signora giovane e bella, soprattutto bella, come non ne avevo mai visto, venne a collocarsi all' ingresso dell' ogiva, sopra il cespuglio. Subito mi guardò, mi sorrise, e mi fece segno di avanzare, come se fosse stata la mia mamma. La paura mi era passata, ma mi sembrava di non saper più dove fossi. Mi stropicciai gli occhi, li chiusi, li apersi; ma la Signora era sempre là, che continuava a sorridermi e a farmi capire che non mi ingannavo. Senza rendermi conto di ciò che facevo, presi il rosario dalla tasca e mi misi in ginocchio. La Signora approvò con un cenno del capo e prese fra le dita la corona del rosario che teneva sul braccio destro. Quando volli iniziare la recita del rosario e portare la mano alla fronte, il mio braccio restò come paralizzato e solamente dopo che la Signora si fu segnata potei fare anch' io come lei. La Signora mi lasciò pregare da sola; faceva si passare fra le dita i grani della corona, ma non parlava; soltanto alla fine di ogni decina s' accompagnava con me nel dire: Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto. Quando il rosario fu recitato, la Signora rientrò all' interno della roccia e la nube d' oro disparve con lei». Accadeva raramente che la gente non fermasse a questo punto la veggente per chiedere la descrizione dettagliata della misteriosa Signora ed ecco quanto rispondeva: «Ha l' aspetto di una giovane di sedici o diciassette anni. E vestita di bianco, con una fascia azzurra che scende lungo l' abito. Porta sulla testa un velo ugualmente bianco, che lascia scorgere appena i suoi capelli e ricade all' indietro fino al di sotto della fascia. I piedi sono nudi, ma coperti dalle ultime pieghe dell' abito, eccetto all' estremità dove brilla su ciascuno di essi una rosa d' oro. Porta sul braccio un rosario dai grani bianchi, legati da una catenella d' oro lucente, come le due rose dei piedi». Bernardetta continuava subito la sua narrazione: «Dopo che la Signora disparve, Giovanna Abadie e mia sorella tornarono alla Grotta e mi trovarono in ginocchio allo stesso posto dove mi avevano lasciata. Mi schernirono e mi trattarono da imbecille, da bigotta e mi chiesero se volevo andare con loro. In quel momento non ebbi alcuna esitazione a entrare nel ruscello e sentii l' acqua tiepida come quella usata per lavare le stoviglie. Non avete poi tanto da strillare - dissi io a Giovanna e a Maria, asciugandomi i piedi; - l' acqua del ruscello non è poi così fredda come sembravate far credere!". "Sei davvero fortunata di non trovarla fredda; per noi essa ha prodotto un effetto ben diverso". Legammo in tre fasci i rami e i pezzi di tronco che le mie compagne avevano portato, salimmo poi il declivio di Massabielle e andammo a raggiungere il sentiero della foresta. Mentre ci avanzavamo verso la borgata, domandai a Giovanna e a Maria se non avevano notato nulla alla Grotta. "No, - risposero. - Ma perché ci fai questa domanda?" "Oh! allora, niente! " dissi loro con indifferenza. Tuttavia, prima di arrivare a casa, parlai a mia sorella Maria delle cose straordinarie che mi erano capitate alla Grotta e le raccomandai di custodire il segreto. Per tutto il resto del giorno, l' immagine della Signora restò nel mio spirito. La sera, recitando la preghiera in famiglia, mi commossi e mi misi a piangere. "Che cos' hai?" mi chiese la mamma. Maria si affrettò a rispondere per me e io fui costretta a dare, a mia volta, spiegazioni sul fatto meraviglioso della giornata. "Sono illusioni - replicò la mamma; - bisogna scacciare tutte queste idee dalla testa e soprattutto non tornare più a Massabielle". Andammo a letto, ma non potei dormire. La figura così buona e così graziosa della Signora mi tornava senza posa alla memoria e avevo un bel ricordarmi di quanto m' aveva detto mia madre, non potevo convincermi di essermi ingannata». Bernardetta raccontava tutto questo con tanta ingenuità che quanti l' ascoltavano, dopo averla sentita, non potevano fare a meno di concludere; Questa ragazza ha detto il vero.

 

VII - SECONDA APPARIZIONE (Domenica 14 febbraio).

Bernardetta era stata colpita da ciò che si potrebbe chiamare il male del cielo. Allegra come era, diventò tutto a un tratto seria e riflessiva; un solo pensiero assorbiva la sua anima: quello della Signora. Fin dal giorno immediatamente successivo alla prima apparizione, la madre della veggente notò una specie di malinconia, che sembrava essersi impossessata di sua figlia. Il suo cuore di mamma se ne commosse e con le precauzioni che ispira la tenerezza materna cercò di distrarla. Come il giorno prima le fece notare che i nostri occhi, le nostre orecchie sono soggetti a sbagli e che in ogni caso è prudente allontanarsi dalle cose la cui immagine potrebbe sembrare sospetta. A dimostrazione citava parecchi fatti e raccontava delle storie. Allo scopo di staccare la figlia dai pretesi incanti della Signora, aggiungeva ancora che lo spirito del male si trasforma alcune volte in angelo di luce e c' era da temere che il fatto di Massabielle fosse un caso di questo genere. Bernardetta non reagiva, ma aveva una gran pena nell' accettare le ragioni della sua mamma. Non poteva persuadersi che quanto aveva visto e inteso alla Grotta, cioè i colpi di vento, l' agitarsi del roseto selvatico, la figura della Signora, lo splendore della roccia, non fosse che un susseguirsi di illusioni. Sarebbe rimasta impacciata a dire con esattezza ciò che è il diavolo; ma per l' idea confusa che si era formata, si rifiutava di credere che lo spirito delle tenebre potesse cambiare la sua orribile faccia nella fisionomia bella e soave della Signora che le era apparsa. Soprattutto trovava strano e contraddittorio che il diavolo portasse un rosario e venisse, come un devoto, a recitarlo a Massabielle. Nelle giornate di venerdì e sabato, 12 e 13 febbraio, senza chiedere un permesso esplicito alla mamma, Bernardetta lasciò capire a più riprese il desiderio che aveva di ritornare alla Grotta. La madre fingeva di non sentire o, se prendeva la parola, era per combattere il desiderio della figlia. La veggente arrivò così senza troppo insistere fino alla domenica 14 febbraio. Nel pomeriggio di quel giorno intese nell' intimo dell' anima una voce segreta che la spingeva soavemente ma fortemente a ritornare a Massabielle. Trattenuta dalla sua natura timida, la fanciulla non osò parlare alla mamma della chiamata misteriosa che le veniva fatta. Più aperta con la sorella Maria, le confidò il segreto e la pregò di persuadere la madre per ottenere il permesso desiderato. Maria dovette subire dapprima un rifiuto; senza scoraggiarsi, ricorse all' amica Giovanna Abadie per patrocinare la causa di Bernardetta. Mamma Soubirous resistette ancora; si ricordava i malefici effetti della prima passeggiata e non voleva rischiar d' aumentare le sue inquietudini con l' esporre la figlia a nuove e dannose emozioni. La Signora tuttavia chiamava Bernardetta alla Grotta. Dolcemente, senza sforzo, seppe levare gli ostacoli e aprire la strada alla piccola privilegiata. Mettendo precisamente in gioco le preoccupazioni della mamma, portò questa a domandarsi se la richiesta alla quale ella si opponeva non era piuttosto il mezzo più efficace per sbarazzare la figlia dalle idee balzane che l' opprimevano. Se la fanciulla effettivamente non vedeva più nulla alla Grotta, non c' era da sperare che si sarebbe ravveduta da sola, circa le impressioni primitive? La madre, sebbene titubante, si decise dunque a permettere la prova di una seconda visita. Ad una nuova insistenza fatta dalle due sorelle più piccole, per non sembrare ricredersi, simulò impazienza e rispose: « Andate, partite e non infastiditemi oltre! Almeno - aggiunse -siate qui all' ora dei vespri; diversamente sapete quello che vi aspetta». Al di fuori dell' ambiente familiare, Bernardetta non aveva parlato a nessuno della visione che aveva avuto alla Grotta. Sua sorella Maria non aveva ritenuto di dover attenersi allo stesso riserbo. Fin dal mattino del 14 febbraio, una dozzina di ragazze della contrada erano al corrente e avevano chiesto di seguire Bernardetta nel caso in cui ritornasse a Massabielle. Appena il permesso della mamma fu ottenuto, Maria fedele alla parola data corse, accompagnata da Giovanna Abadie, ad avvisare le amiche. Nel frattempo, Bernardetta si vestiva in fretta e la sua fantasia le anticipava la felicità che l' aspettava alla Grotta. Si sentiva attirata, anche se una nube importuna veniva di tanto in tanto a oscurare la radiosa prospettiva. La veggente ricordava quanto le aveva detto la mamma circa la scaltrezza del demonio; sebbene sentisse in se stessa, come una certezza invincibile, che non era stata ingannata, non riusciva però a liberarsi da una certa apprensione. Per ogni eventualità, su proposta delle compagne, si munì di una boccetta che andò a riempire all' acquasantiera della chiesa parrocchiale. Così armata contro le astuzie dello spirito maligno, s' inoltrò fiduciosa nel sentiero della foresta, accompagnata da cinque o sei fanciulle della sua età, che Maria, la sorella, aveva riunite premurosamente. Altre compagne dovevano seguirle, ma siccome non erano pronte, si stabili che Giovanna Abadie le avrebbe aspettate. Come il primo gruppo giunse a Massabielle, Bernardetta cadde in ginocchio sul lato destro della Grotta, di fronte al rosaio selvatico, sul quale la Signora era apparsa la prima volta. Si mise in preghiera; poi, tutto a un tratto, gridò in un trasporto di gioia: «C' è!... C' è!...». Maria Hillot, che teneva in quel momento la boccetta d' acqua benedetta, la passò rapidamente a Bernardetta dicendole: «Svelta, gettale l' acqua! ». Bernardetta ubbidì e gettò il contenuto della boccetta in direzione del roseto selvatico. «Non s' adira per nulla - riprese la veggente con soddisfazione; - al contrario approva con la testa e sorride verso noi tutte » Subito le ragazze caddero in ginocchio, disponendosi a semicerchio ai fianchi di Bernardetta. Un istante dopo, era immersa nell' estasi. Lo sguardo, dolce e tranquillo, restava fisso sulla nicchia, vuota e fredda per ogni altro, ma non per lei, e sembrava inebriarsi nella contemplazione di una bellezza celeste; il suo viso, trasfigurato e raggiante di felicità, aveva preso una espressione indefinibile: si sarebbe detta un angelo in preghiera. Alla presenza di una tale scena, tanto inattesa quanto commovente, le ragazze, non sapendo a qual sentimento abbandonarsi, incominciarono a inquietarsi. Poi la maggior parte scoppiò in singhiozzi, e una di loro gridò: «Bernardetta muore!». Erano là ansiose ed esitanti, quando un nuovo incidente venne a raddoppiare la loro agitazione. Un sasso, lanciato dall' alto dell' ammasso roccioso, rimbalzò sul suolo e cadde nel Gave. Questo piccolo incidente bastò per far perdere la testa alle ragazze già eccitate. Le amiche della veggente fuggirono dalla Grotta e, piene di spavento, risalirono la scarpata gridando e chiedendo aiuto. Giunte al sentiero della foresta, trovarono Giovanna Abadie, alla testa del piccolo gruppo di ritardatane, che batteva le mani e rideva. Ben presto tutto fu chiaro: era Giovanna che, per vendicarsi di non essere stata attesa, le aveva spaventate col sasso. Fatta la pace e calmato lo spavento, le compagne giunte dalla Grotta fecero conoscere alle altre lo stato straordinario nel quale avevano lasciata Bernardetta. Tutte si affrettarono a discendere per venire in aiuto alla loro comune amica. Trovarono la veggente, inginocchiata al medesimo posto, nel rapimento dell' estasi. Le si avvicinarono, la chiamarono affettuosamente col suo diminutivo; ma Bernardetta era insensibile alla voce delle compagne. Come se già non fosse più di questo mondo, il suo sguardo restava fisso sull' oggetto invisibile che la rapiva. Le ragazze, non sapendo se la veggente era morta o stava per morire, si lamentavano, si addoloravano, quando videro discendere la madre e la sorella di Nicolau, il mugnaio del mulino Savy. Le due donne avevano sentito il grido di angoscia delle fanciulle e s' affrettavano ad accorrere. Vedendo Bernardetta in estasi, restarono stupite e come prese da un religioso rispetto, s' avvicinarono a essa timidamente e cercarono con dolci insistenze di farla rinvenire. Fatica sprecata: Bernardetta non vedeva e non sentiva che la sua cara visione. Tuttavia occorreva sottrarre la veggente all' incantesimo potente che la rapiva in modo così meraviglioso. Senza indugiare oltre, la mamma di Nicolau si allontanò da Massabielle e andò a prendere il figlio al mulino Savy. Il mugnaio, un giovane di 28 anni, accorse alla Grotta col sorriso ironico sulle labbra credendo di assistere a una gherminella da bambini. Giunto invece vicino a Bernardetta, indietreggiò, preso da stupore e incrociò le braccia: «Mai spettacolo più stupendo - dice ancor oggi il vecchio mugnaio - si era presentato ai miei occhi! Avevo un bel ragionare, mi sembrava di non essere degno di toccare quella fanciulla ». Spinto tuttavia dalla madre, il giovane Nicolau prese con precauzione Bernardetta sotto le ascelle e provò a farla camminare. Sostenuta in seguito dalla mugnaia e da suo figlio, la veggente poté giungere così al mulino Savy. Ma durante il percorso, ella sembrava seguire con lo sguardo un essere misterioso che era davanti e un po' sopra lei. Inutilmente il giovane Nicolau, per rompere l' incanto, le metteva la mano sugli occhi e l' obbligava ad abbassare la testa; Bernardetta tornava senza posa alla sua primitiva posizione e continuava a rincorrere la sua contemplazione. Solo quando giunse al mulino, Bernardetta si riebbe dall' estasi e vide con tristezza ricomparire davanti agli occhi la scena sbiadita della vita ordinaria. Interrogata circa le cause che avevano prodotto il suo rapimento, Bernardetta raccontò la visione del giorno, che non era se non la ripetizione di quella del giovedì precedente. Le compagne di Bernardetta, dopo averla seguita fial mulino Savy, si separarono da lei e rientrarono nel borgo, completamente sconvolte per quanto avevano visto a Massabielle. Rincasando, la sorella di Bernardetta era scossa dai singhiozzi e, soffocata dall' emozione, non poté dichiarare alla madre il motivo delle sue lacrime. La madre, fuori di sé e pensando a una disgrazia, prese in gran fretta la strada che conduceva alla Grotta. Per una felice coincidenza incontrò successivamente due o tre donne le quali le assicurarono che Bernardetta riposava al mulino Savy e che niente di spiacevole le era accaduto. Ma mamma Soubirous, ricordando l' ostinazione di Bernardetta nel voler tornare alla Grotta, s' abbandonò a un moto di collera contro la piccola cocciuta. Entrò nel mulino Savy con un bastone in mano e dirigendosi verso la figlia le disse: «Testarda, perché vuoi proprio farci diventare la favola di quanti ci conoscono? Ti do io adesso le tue arie da beata e le storie della signora! » e stava per colpirla, quando la vecchia Nicolau trattenne il colpo. «Che fate? - esclamò. - Che ha fatto vostra figlia perché la trattiate così? E un angelo e un angelo del cielo, capite? che voi avete in lei! Non dimenticherò mai, io, come l' ho vista alla Grotta! ». Mamma Soubirous, intanto, per l' emozione che aveva provato, si era lasciata cadere su una seggiola e guardava la figlia piangendo. Qualche istante dopo, confortata dalle amichevoli premure della famiglia Nicolau, riprendeva il cammino della borgata, conducendo con sé Bernardetta, che di tanto in tanto volgeva indietro uno sguardo furtivo. Il figlio dei Nicolau, oggi uomo fatto, mi ha confermato, a trent' anni di distanza, i dettagli dati circa la seconda apparizione.

 

VIII - TERZA APPARIZIONE (Giovedi 18 febbraio).

Le ragazze, che si erano separate da Bernardetta al mulino Savy, rientrarono a Lourdes diffondendo sul loro passaggio il racconto delle cose straordinarie che avevano visto. La sera e il giorno successivo nelle loro famiglie, in casa dei vicini, tra le amiche, continuarono a parlare con entusiasmo della scena che le aveva colpite alla Grotta. «Bernardetta in estasi - dicevano - non assomiglia più a se stessa; diventa simile, anzi ancor più bella degli angeli in adorazione che sono sugli altari». Generalmente la gente rideva delle chiacchiere e dell' esaltazione di queste piccole, e le rimandava trattandole da pazzerelle. Ma non fu così di una associata alla congregazione delle Figlie di Maria di Lourdes, Antonietta Peyret. Profondamente commossa per quanto aveva udito raccontare, prese un pretesto qualsiasi per andar dai Soubirous allo scopo di sentire le spiegazioni di Bernardetta. Questa non iniziava mai spontaneamente il discorso, ma quando era interrogata, acconsentiva cortesemente a rispondere a quanto le si chiedeva. Senza arroganza e senza farsi pregare, Bernardetta cominciò a raccontare ciò che le era accaduto a Massabielle. Quando parlò dell' abito della misteriosa Signora, Antonietta Peyret, che seguiva i dettagli con commozione, si senti gonfiare il cuore e una lacrima salire agli occhi. Qualche mese prima, la congregazione delle Figlie di Maria di Lourdes aveva perso la sua degna e amatissima presidente, Signorina Elisa Latapie. Tra le socie congregate vi era molto dolore e doveva restarvi per un pezzo, perché conosco congregate di vecchia data che, a trent' anni di distanza, piangono ancora la compagna venerata. Sebbene giovane, la signorina Latapie aveva saputo conquistarsi la confidenza e il rispetto di tutti. La giovialità di carattere, la delicatezza di spirito, la generosità della sua anima le attiravano spontaneamente i cuori e per le iscritte alla congregazione era un' amica, una consigliera, una seconda mamma. Così, quando passava per la strada tutti la salutavano con rispetto e venerazione. La sua morte fu un lutto pubblico. Il giorno dei suoi funerali, il borgo intero di Lourdes accompagnava il feretro e le lacrime dei poveri più che le parole dissero eloquentemente ciò che era stata la sua carità. Tra le Figlie di Maria, particolarmente affezionata alla Signorina Latapie, si faceva notare Antonietta Peyret. Più di ogni altra sentì lo strazio della separazione; la figura della defunta si presentava continuamente al suo spirito. Alla descrizione fatta da Bernardetta circa l' abito della Signora della roccia, fu colpita dalla rassomiglianza esistente fra questo e quello che indossavano le Figlie di Maria nei giorni delle cerimonie religiose. Subito col pensiero corse alla Signorina Latapie e si chiese, commossa, se la Signora che si faceva vedere alla Grotta non era l' antica presidente che veniva per domandare insistentemente suffragi. Da questo momento la congregata non ebbe più un minuto di riposo. Nel corso di una conversazione che ebbe con la Signora Milhet, di Lourdes, nella giornata di mercoledì 17 febbraio, comunicò a quest' ultima le sue impressioni e la sua preoccupazione e insieme combinarono di fare una visita al « cachot». In quello stesso giorno, al sopraggiungere delle tenebre, le due donne entrarono insieme in casa Soubirous. Si presentarono precisamente nel momento in cui Bernardetta sollecitava dalla mamma il permesso di tornare per una terza volta alla Grotta. Ancora sotto il colpo delle impressioni ricevute la domenica precedente, la madre non voleva rinnovare le sue inquietudini e rivolgeva alla figlia un solenne rimprovero. Alla vista delle due visitatrici si fermò un po' confusa, ma non poté nascondere, né trattenersi dal dichiarare il motivo della sfuriata. La Signora Milhet e Antonietta Peyret furono quasi contente di giungere in questa congiuntura; si adoperarono per calmare la madre e per dimostrarle che i suoi timori erano esagerati. Appoggiarono in seguito la richiesta di Bernardetta e, pregando tanto per se stesse, quanto per la fanciulla, fecero notare che vi era più da perdere a combattere questo desiderio, che non da guadagnare. Infine si incaricarono di accompagnare Bernardetta alla Grotta e di servirle da protettrici. « Ma volete dunque fare di mia figlia un oggetto di scherno! » esclamò la povera madre accorata. « Siete voi che ci ingiuriate, attribuendoci questo disegno - rispose vivacemente la Signora Milhet. - Non insistiamo, ma lasciandovi, permetteteci di dirvi che vi prendete una responsabilità che da parte nostra non oseremmo prendere». «Ah, perdo la testa! - riprese affannosamente mamma Soubirous, prendendo le due visitatrici per le mani. - Mi sembra che voi non m' ingannate... vi affido mia figlia... vedete bene le mie pene... per favore assistetela!». Questo colloquio è stato molto spesso riferito a mia sorella dalla Signorina Peyret. Il giorno successivo, prima dell' alba, per non attirare l' attenzione dei curiosi, la Sig.ra Milhet e la Sig.na Peyret vennero a bussare leggermente alla porta dei Soubirous e Bernardetta usci con loro. Avevano appena fatto pochi passi, quando le campane della parrocchia suonarono per una Messa letta; entrarono in chiesa. Ascoltata la Messa, s' incamminarono verso Massabielle; poche persone le videro passare, perché gli usci delle case non erano ancora aperti. La Sig.ra Milhet teneva ben visibile nelle mani una candela benedetta il giorno della Candelora, candela che accendeva nella sua stanza nei giorni di festa in onore della Vergine, o all' avvicinarsi di grandi temporali; Antonietta Peyret, da parte sua, nascondeva sotto le pieghe del cappotto lungo e nero, in uso tra la gente dei Pirenei, un foglio di carta, una penna e l' inchiostro. Quando furono arrivate in cima al poggio di Massabielle, Bernardetta, premurosa d' arrivare, lasciò indietro le due accompagnatrici e discese rapidamente verso la Grotta. La Signora Milhet e Antonietta Peyret meno pratiche del sentiero non arrivarono alla riva del Gave che qualche minuto dopo la veggente. Trovarono quest' ultima in ginocchio, che recitava il rosario di fronte all' ogiva dalla quale sporgeva il rosaio. Dopo aver acceso la candela benedetta, le due donne imitarono Bernardetta e presero il loro rosario. Il gruppetto inginocchiato pregava sommessamente già da qualche istante, quando la veggente mandò improvviso un grido di gioia: « Viene!... eccola! » e Bernardetta, al colmo della felicità, chinava al medesimo tempo la testa fino a terra. La Signora Milhet e la Signorina Peyret si affrettarono ad alzare i loro sguardi sulla roccia, ma ahimè! per esse nulla era cambiato. «Continuiamo a pregare - disse la Milhet e se la Signora invisibile è proprio quella che noi pensiamo, le nostre preghiere non possono che esserle gradite». Bernardetta aveva appena pronunciato le parole sopra riferite e il suo cuore era gia in comunicazione con la celeste apparizione. Ella pregava e a volte sorrideva. La veggente stette felice, dolcemente emozionata, ma non diede, in quel giorno, segni esterni di estasi. La Signora voleva parlare e voleva che la fanciulla udisse la sua voce nella calma e nel pieno possesso delle sue facoltà. Quando il rosario fu terminato, Antonietta Peyret, sempre immersa nel ricordo dell' amica defunta, la presidente della congregazione, disse a Bernardetta, porgendole carta e penna che aveva portato: « Chiedi, per favore, alla Signora se ha qualcosa da comunicarti e in questo caso di avere la compiacenza di metterlo per scritto ». La veggente fece tre o quattro passi verso la roccia, poi comprendendo, senza voltarsi, che le due donne la seguivano, fece loro cenno di restare indietro. Giunta sotto il cespuglio, Bernardetta si rizzò e presentò carta e penna alla visione. Restò per qualche istante in questo atteggiamento, guardando verso l' ogiva e poi in atteggiamento di chi ascolta delle parole che le venivano indirizzate dall' alto della nicchia. Abbassò in seguito le braccia, fece un profondo inchino e ritornò al posto di prima. Come si può ben immaginare, il foglio di carta era rimasto bianco. Un po' triste, Antonietta Peyret si accostò a Bernardetta e le chiese ciò che le aveva risposto la Signora. «Quando le ho presentato l' inchiostro e il foglio, si è messa a sorridere, poi, senza sdegnarsi, mi ha risposto: "Ciò che ho da dirvi non è necessario che io lo metta per scritto". Ella parve in seguito riflettere un momento e soggiunse: "Volete aver la compiacenza di venir qui per quindici giorni?"» « Che hai risposto?». « Di si ». « Ma perché la Signora vuole che tu venga?». «Non lo so. Non me l' ha detto ». «Ma - rispose a sua volta la Signora Milhet - perché ci hai fatto cenno di fermarci quando salivamo poco fa dietro a te? ». « Per ubbidire alla Signora». «Ah!... - sospirò turbata la Signora Milhet - per favore, Bernardetta, domandale se la mia presenza qui le è importuna ». Bernardetta alzò gli occhi verso l' alto della roccia, poi volgendosi: «La Signora risponde: No, la sua presenza qui non mi dà fastidio». La veggente si rimise a pregare e con lei le due donne. Nella seconda parte di questa apparizione, la Signora Milhet e Antonietta Peyret notarono che Bernardetta interrompeva spesso la sua preghiera per elevarsi in un colloquio intimo con la visione. Passò così un' ora, poi tutto disparve. Appena Bernardetta uscì dalla Grotta la Signora Milhet e Antonietta Peyret le chiesero se avesse ricevuto qualche nuova comunicazione dalla Signora. « Si - rispose la fanciulla, né triste, né contenta; -mi ha detto: Io non vi prometto di rendervi felice in questo mondo, ma nell' altro ». « Poiché la Signora acconsente a parlarti - ripresero le donne - perché non le chiedi il suo nome? ». «L' ho fatto». «Ebbene, chi è dunque?» «Non lo so; ha abbassato la testa sorridendo, ma non ha risposto» Bernardetta fu riportata a casa. Come la moglie del mugnaio Nicolau, la Sig.ra Milhet e Antonietta Peyret dissero alla madre: « Ah! come siete fortunata d' avere una figlia come questa! »

 

IX - QUARTA APPARIZIONE (Venerdì 19 febbraio).

Quando la signora Milhet e Antonietta Peyret se ne andarono, Bernardetta fece conoscere ai genitori le parole raccolte dalle labbra della Signora e l’impegno preso di tornare per quindici giorni alla Grotta. Ascoltando quest’ultima notizia, gli sposi Soubirous caddero in un’agitazione indefinibile. Fino a quel punto avevano pensato che gli occhi della fanciulla si lasciassero abbagliare, alla Grotta, da qualche forma vaporosa più o meno luccicante, ma che questa forma avrebbe finito per svanire, come svaniscono nell’altezza dello spazio le figure fantastiche create dalle nubi. Le nuove informazioni portate dalla veggente rovesciarono le loro supposizioni. Questo qualcosa di vago, di incerto che avevano intravisto con la loro fantasia, era invece un essere reale, vivo, con una volontà propria e parlava come uno di loro. Ora - e qui cominciava il loro problema - a quale categoria di spiriti bisognava collegare la persona immateriale e tuttavia sensibile che si mostrava a Massabielle? Dai tratti splendidi della Signora, descritta da Bernardetta, dalla natura delle promesse che faceva, il padre e la madre della fanciulla credevano di riconoscere la Regina del cielo. Ma respingevano ben presto questo pensiero come presuntuoso e si confondevano nel loro nulla. Prendevano in seguito a esaminare l' idea della Peyret, cioè la possibilità di un' apparizione sotto forma umana di un' anima del purgatorio. Ma la serenità dell' essere misterioso non sembrava conciliarsi con l' espressione di un essere che soffre. Poi, un' anima del purgatorio sarebbe venuta senza scopo alla Grotta? Perché quest' anima non avrebbe espresso i suoi desideri, le sue richieste di preghiere dal momento che si mostrava in questo luogo, appositamente per questo motivo? La presenza di un' anima del purgatorio sotto la roccia di Massabielle non sembrava dunque probabile ai Soubirous. Un terzo aspetto della questione gettava questi ultimi in una specie di sbigottimento che si avvicinava al terrore. Senza dubbio la Signora della Grotta si presentava sotto apparenze piene di incanto e di benignità; senza dubbio portava su se stessa un oggetto religioso (il rosario) che forma il terrore dell' inferno; senza dubbio faceva promesse che per la loro stessa natura richiamavano le promesse evangeliche. Ma di tutti questi segni e di queste promesse ci si poteva fidare? Lo spirito del male non è capace di ogni malizia e di ogni menzogna? Oltre a questi motivi di timore, non restavano altre oscurità da chiarire? Che significava il silenzio della Signora circa il suo nome? Intravedendo da una parte luce e dall' altra tenebre, gli sposi Soubirous erano in preda alla più inestricabile incertezza. Si sentivano avvolti dal soprannaturale e questo soprannaturale non osavano né accoglierlo, né combatterlo. E così questa brava gente arrivava alla questione finale senza saperla risolvere: dovevano o no permettere a Bernardetta di ritornare alla Grotta? Nelle circostanze un po' difficili, i Soubirous non mancavano mai di consultare la zia Bernarda, la madrina della loro figlia, ed era raro che il suo consiglio non fosse seguito. Nel corso della giornata del 18 febbraio, la madre della veggente andò a trovare la sorella maggiore per esporle queste perplessità. Bernarda ascoltò, ma non volle dare alcun consiglio prima di aver riflettuto. La sera si presentò ai Soubirous e disse loro che la sua decisione era ormai maturata e che non vedeva sufficiente ragione per impedire a Bernardetta di recarsi all' appuntamento della Signora. « Se la visione - fece osservare - è di natura celeste, non abbiamo nulla da temere; se non è che una astuzia diabolica, non è possibile che la Vergine permetta che sia ingannata una fanciulla che a lei si affida con tutto l' abbandono della sua innocenza. Del resto - aggiunse Bernarda - se abbiamo una colpa è quella di non essere andati ad assicurarci di persona circa i fatti che si verificano a Massabielle. E necessario quindi che vi andiamo, poi, a seconda di quanto avremo osservato, decideremo sulla condotta che converrà tenere ». In ossequio ai consigli della zia Bernarda, mamma Soubirous e sua figlia uscivano all' alba del giorno dopo, 19 febbraio, dalla casa situata in via Petis Fossés e si dirigevano, avvolte nei loro cappotti, verso la via Baous. Presero, passando, la zia Bernarda; poi, senza proferire parola, le due donne e Bernardetta in mezzo a esse, s’incamminarono verso la riva del Gave. Nonostante la cura che avevano messo nel nascondersi ai curiosi, alcune vicine, aprendo la casa, le riconobbero e le seguirono. Un piccolo gruppo di sette o otto persone arrivò alla Grotta nello stesso istante dei Soubirous. Bernardetta si mise in ginocchio; alzò il suo rosario all' altezza della fronte e si segnò con un ampio segno di croce. Un momento dopo, il mondo materiale non esisteva più per lei e l' anima sua rapita in estasi era immersa nelle delizie della contemplazione. Sorrisi ineffabili illuminavano il suo volto, correnti di gioia celeste facevano trasalire tutto il suo essere. La madre a la zia avevano gia sentito ciò che era Bernardetta alla Grotta. Ma la loro immaginazione era ben lontana dalle sublimi realtà che le attendevano. Quando videro la veggente nello splendore dell' estasi, il corpo proteso in avanti come per prendere il volo, furono prese da uno choc nervoso e la madre esclamava: «O Dio, ve ne supplico, non toglietemi mia figlia!». Un' altra voce, quella di una delle donne che le avevano accompagnate all' apparizione, diceva nello stesso tempo: «Oh, quant' è bella!». Lacrime di commozione salirono agli occhi di tutti: si incominciò a pregare in un silenzio fatto d' ammirazione. Bernardetta ebbe un rapimento di mezz' ora all' incirca; questa mezz' ora parve un secolo al cuore ansioso della madre e della zia, e non fu che un lampo, ma un lampo sfuggito alla celeste dimora per le altre persone presenti alla scena. La veggente rinvenne dall' estasi stropicciandosi gli occhi e come prostrata sotto il peso della sua felicità. Si accostò affettuosamente alla madre e alla zia che la ricevettero tra le braccia con una tenerezza inesprimibile. Tutte e tre salirono il pendio scosceso di Massabielle tra le donne che le avevano seguite quando erano partite. Queste accompagnavano Bernardetta con mille sguardi e prorompevano in ammirazione per ciò che avevano visto. Strada facendo, Bernardetta raccontò che la Signora si era mostrata soddisfatta della fedeltà nel ritornare alla Grotta e le aveva detto che in seguito le avrebbe fatto delle rivelazioni. Parlò ancora di un fatto strano che si era verificato durante la visione. Mentre era in preghiera - disse -un tumulto di voci selvagge, che sembravano uscire dalle viscere della terra, era venuto a scoppiare sulle acque del Gave: queste voci si sovrapponevano, si confondevano, s’incrociavano come le grida di una folla in rivolta. Una di queste voci, dominando le altre, aveva gridato con un tono stridulo e pieno di rabbia: Salvati! Salvati! A questo grido, che sembrava una minaccia, la Signora aveva alzato il capo e aggrottate le ciglia, guardando verso il fiume. Per questo semplice movimento le voci si erano impaurite ed erano fuggite in tutte le direzioni. Le persone che ritornavano dalla Grotta non avevano inteso nulla di quello che Bernardetta raccontava. Pensavano che la fanciulla si fosse ingannata e non attribuirono all' incidente alcun significato. Ne aveva però uno che preciserò più avanti.

 

X - QUINTA APPARIZIONE (Sabato 20 febbraio).

Al punto in cui siamo arrivati, la notizia delle apparizioni era generalmente nota a Lourdes e la gente cominciava a parlarne a voce alta e pubblicamente. Come è indicato nelle pagine precedenti, solo qualche giovane e una dozzina di donne avevano assistito fino allora alle estasi di Bernardetta. Queste fanciulle, queste donne avevano diffuso dappertutto un senso profondo di ammirazione e, in tutti quelli che avevano prestato orecchio, avevano fatto nascere il desiderio di vedere quello che esse avevano visto. Dal momento in cui si seppe che la veggente andava tutte le mattine alla Grotta, un gran numero di abitanti di Lourdes si affrettò ad accorrervi. Nella mattina di sabato 20 febbraio la parte inferiore degli scavi e lo spazio aperto tra gli scavi e il Gave erano interamente occupati. A partire da questo giorno non si contarono più gli spettatori per unità come da principio, ma per centinaia e più tardi per migliaia. Il mattino della quinta apparizione, Bernardetta, accompagnata dalla mamma, arrivò a Massabielle verso le sei e mezzo. Non fu meravigliata, né commossa di trovare la folla che l' attendeva. Si presentò sotto la roccia con la stessa aria di una semplice spettatrice e andò a inginocchiarsi al suo solito posto. Senza osservare che tutti gli occhi erano fissi su lei, prese con molta naturalezza il rosario e si mise a pregare. Un istante dopo, gli occhi di Bernardetta s' aprivano a una luce che non era di questa terra. Era giunto il momento delle grandi confidenze e Bernardetta offriva le sue espressioni di omaggio, di ringraziamento, di gioia alla Signora della Grotta, nascosta. Una grazia sovrumana ne accompagnava i movimenti e la madre, che si trovava ai suoi fianchi, commossa diceva fra le lacrime: «Perdo la testa e non riconosco più mia figlia!». Un mormorio confuso di ammirazione si era già levato tra la folla e la maggior parte degli spettatori si alzava sulla punta dei piedi per meglio vedere e contemplare l' estatica. Assorbiti dalla scena presentata dalla fanciulla, gli spettatori temevano di perderne un' altra: per una attrattiva irresistibile portavano alternativamente gli sguardi da Bernardetta all' ogiva della Grotta e da questa a Bernardetta. Gli occhi del corpo nulla vedevano nell' ogiva, ma gli occhi dell' anima sì, e perciò ciascuno dei presenti avrebbe potuto ripetere, come l' estatica in una apparizione precedente: C' è la Signora! E là! Dopo l' estasi Bernardetta, interrogata sul colloquio con la Signora, rispose che questa aveva avuto la bontà di insegnarle parola per parola una preghiera per lei particolare e speciale. Quando si chiedeva alla veggente di dire questa preghiera, rispondeva che non si credeva autorizzata, perché non era stata fatta che in vista dei suoi intimi bisogni. All' imbarazzo che accompagnava il rifiuto, l' interlocutore poteva comprendere che si trattava di delicatezze dell' anima, alle quali la fanciulla non ardiva fare allusioni.

 

XI - SESTA APPARIZIONE (Domenica 21 febbraio).

Il Signor Dozous, medico condotto a Lourdes e uno dei testimoni illuminati dalle estasi di Bernardetta, racconta nel suo libro intitolato: La Grotta di Lourdes, la sua sorgente, le sue guarigioni, i fatti che riguardano la sesta apparizione. Riferisco il suo racconto; ma prima voglio far osservare che il dotto professionista, mentre si portava a Massabielle, credeva di non doversi occupare che di una di quelle malattie bizzarre, di ordine nevropatico, le cui manifestazioni mal interpretate turbano spesso il volgo. Supponeva che una sua parola bastasse a far luce e, per conseguenza, demolisse l' artificiale montatura delle versioni che circolavano. Cominciò le sue indagini con questo preconcetto, ma fin dai primi momenti notò che si trovava in presenza di un problema la cui soluzione, dal punto di vista scientifico, non era facile da trovare. Non manifestò da principio il suo imbarazzo e tornò più volte alla Grotta. Dopo cinque o sei giorni di minuziosi e pazienti studi, il dottore dichiarò chiaramente, e non senza coraggio, che a Massabielle vi era il dito di Dio e che la malattia di Bernardetta non era di quelle che si curano con medici e medicine. Nato in un' epoca nella quale l' idea cristiana si era affievolita negli spiriti, il Signor Dozous aveva trascorso l' esistenza nell' indifferenza religiosa. A contatto con gli avvenimenti soprannaturali della Grotta, senti l' anima sua risvegliarsi e prendere il volo verso nuove mete. Rinunciò alle dottrine filosofiche che aveva fino allora professate e divenne uno dei fautori più ardenti della causa dell' Immacolata Concezione. Il medico condotto di Lourdes morì tra i suoi concittadini come cristiano rassegnato ed esemplare il 15 marzo 1884 all' età di 85 anni. Nel lungo esercizio della sua professione si era dedicato con disinteresse al sollievo dei poveri; i poveri lo piansero. Nessun dubbio che la virtù professionale del Signor Dozous come il suo grande zelo nel pubblicare le glorie della Vergine della Grotta siano state coronate in cielo da Colui che ricompensa perfino un bicchiere d' acqua offerto a uno dei suoi. Ascoltiamo ora il medico nelle sue costatazioni relative alla sesta apparizione. « ..,Appena arrivò davanti alla Grotta, Bernardetta si inginocchiò, cavò dalla tasca la corona e si mise a pregare sgranandola. Il suo volto ebbe una trasformazione notata da tutte le persone che le erano accanto e indicava che era in comunicazione con l' apparizione. Mentre sgranava con la sinistra la corona, teneva nella destra una candela accesa, che spesso si spegneva a motivo di una corrente d' aria molto forte che tirava sul Gave, ma essa la porgeva ogni volta alla persona più vicina, affinché la riaccendesse. Io, che seguivo con grande attenzione tutti i movimenti di Bernardetta, volli sapere, in questo momento, quale poteva essere lo stato della circolazione sanguigna e della respirazione: le presi un braccio e posi le mie dita sull' arteria radiale. Il polso era tranquillo, normale, la respirazione facile; nulla nella ragazza denotava una sovraeccitazione nervosa. Bernardetta, dopo che ebbi rimesso in libertà il braccio, si alzò e avanzò un po' verso la Grotta. Ben presto vidi il suo volto, che aveva mostrato fino a questo momento l' espressione della felicità più perfetta, rattristarsi; due lacrime le caddero dagli occhi, scorrendo lungo le gote. Questi cambiamenti avvenuti sul suo volto durante questo tempo mi stupirono. Quando ebbe terminato le preghiere e l' essere misterioso era già scomparso, le chiesi ciò che le era accaduto durante questo tempo. Ella mi rispose: "La Signora, staccando da me il suo sguardo per un momento, lo diresse al di sopra della mia testa. In seguito, avendole io chiesto che cosa la rattristasse, mi fissò di nuovo e disse: Pregate per i peccatori! Ben presto fui rassicurata dall' espressione serena e buona che le vidi sul volto e tosto disparve". Lasciando questi luoghi, dove la commozione era stata così grande, Bernardetta si ritirò, come al solito, nell' atteggiamento più semplice e più modesto ». Come ognuno può giudicare, il racconto del Signor Dozous non manifesta alcun entusiasmo: è la costatazione pura e semplice di un fatto esaminato nei suoi aspetti esterni. Vi è qualche affermazione che tradisce il dubbio, ma il medico è incerto e non osa ancora pronunciarsi. Cerca, brancola, riflette. Da una parte intravede la riprovazione e lo scherno dei suoi amici, dall' altra ascolta le rivendicazioni della propria ragione. Una grande lotta si scatena in lui; si tratta di decidere fra le vecchie idee e i nuovi orizzonti che si schiudono davanti alla sua anima. Sempre più colpito dall' evidenza dei fatti, il Signor Dozous riconobbe infine l' elemento soprannaturale delle apparizioni e da quel giorno, disprezzando ogni derisione, divenne l' apostolo devoto della Grotta di Lourdes.

 

XII - SEGUITO DELLA GIORNATA DEL 21 FEBBRAIO.

Gli spettatori erano già stati numerosi all' estasi del giorno prima. Altri li avrebbero seguiti, ma temendo di essere vittime di qualche mistificazione avevano voluto aspettar più minuziose notizie e non si portarono alla Grotta che il giorno dopo 21 febbraio. A questi si aggiunsero un gruppo di operai di Lourdes che, approfittando del riposo domenicale, vollero assicurarsi di persona delle notizie che si raccontavano. I nuovi spettatori, insieme a quelli dei giorni precedenti, sempre fedeli a ritornare, formarono un pubblico considerevole attorno a Bernardetta il mattino della sesta apparizione. La trasfigurazione della veggente gettò, come al solito, tutti i testimoni dell' estasi nel più profondo stupore. Questi ultimi riuscirono a contenersi alla Grotta, considerata già come un luogo sacro, ma ritornati in città, ne attraversarono le strade versando la piena della loro ammirazione. Uscivano tutti dalle case per ascoltarli, li fermavano a ogni passo per interrogarli. Gli ascoltatori li approvavano nei loro racconti, quasi fosse la notizia felice di un avvenimento patriottico. Se qualche spirito ribelle avesse osato contraddire, sarebbe stato subito combattuto e ridotto al silenzio. Le autorità incaricate di sorvegliare la tranquillità locale, rimaste fino a quel momento in disparte, cominciarono a preoccuparsi del movimento insolito che nasceva a Lourdes. Nei primi giorni non avevano dato alcuna importanza alla questione della Grotta, e pensavano che il buon senso della gente avrebbe fatto giustizia dei racconti che circolavano. In presenza dell' animazione clamorosa che contrassegnò la mattina del 21 febbraio, cominciarono a impensierirsi sia per gli uffici che ricoprivano, sia anche per le proprie responsabilità. Il sindaco, il procuratore imperiale e il commissario di polizia si riunirono in municipio per veder se si doveva prendere qualche provvedimento per prevenire manifestazioni come quelle che già si erano verificate. Erano intanto sorte qua e là discussioni vivaci fra quelli che credevano e quelli che non credevano alle apparizioni. La portata di questi piccoli conflitti venne esagerata e si volle vedervi il germe minaccioso di dissensi che potevano turbare la quiete del borgo. Un secondo timore, questo un po' più fondato, metteva in allarme le autorità. Lo spazio ristretto dove si stipava la folla a Massabielle presentava seri e gravi pericoli. I primi che arrivavano s’impadronivano del piazzale rotondo che si trovava davanti alla Grotta. Quelli che arrivavano dopo salivano sui massi di pietra che affioravano alla superficie del Gave. Gli ultimi si arrampicavano e andavano ad aggrapparsi ai rami degli alberi, situati sopra gli scavi. Si comprendono bene i pericoli di una simile situazione: un movimento sbagliato poteva far cadere nel fiume i gruppi di persone mal sicure che si trovavano sui massi sdrucciolevoli della corrente; un ramo che si fosse staccato, era sufficiente per far cadere e precipitare sugli spettatori in basso gli imprudenti che penzolavano al di sopra del precipizio. Non si era ancora verificata nessuna disgrazia, ma bisognava forse aspettare la catastrofe per portarvi rimedio? La temuta prospettiva di disgrazie che potevano nascere decise le autorità a uscire dal loro contegno passivo. Compresero, tuttavia, che dovevano procedere cauti e che per rendere efficace il loro intervento dovevano evitare di urtare la suscettibilità popolare. Per raggiungere questo duplice scopo, giudicarono che il mezzo migliore da usare era di persuadere la veggente a non tornare più alla Grotta. Siccome non scorgevano altra causa dell' entusiasmo popolare che la fanciulla, pensarono che, eliminata questa causa, avrebbero tolto d' un sol colpo anche le conseguenze. Allo scopo di mandare a effetto la decisione presa, il procuratore imperiale, appena uscito dal municipio, fece chiamare Bernardetta nel suo studio.

 

XIII - SEGUITO DELLA GIORNATA DEL 21 FEBBRAIO.

 

1. Bernardetta dal procuratore imperiale. L' ufficiale del pubblico ministero di Lourdes era, al tempo delle apparizioni, il Sig. Dutòur, più tardi consigliere alla corte d' appello di Pau. Questo magistrato era stimato nel territorio della sua giurisdizione e adempiva con dignità i doveri del suo ufficio. Ma come spesso si nota anche nelle nature meglio dotate, c' erano in Dutour alcune contraddizioni, certi difetti che nuocevano allo splendore delle sue belle qualità. Così, pur mostrandosi rispettoso della religione, faceva guerra a ciò che veniva indicato col nome di idee clericali. Nelle cause giudiziarie, per le quali, del resto, mostrava una grande competenza, si impuntava oltre misura contro le sentenze dei giudici le cui conclusioni non erano conformi alle sue. È con queste disposizioni buone o cattive e, nonostante tutto, sincere, che il procuratore imperiale di Lourdes prese posizione nell’affare della Grotta. Quando ebbe Bernardetta davanti a sé, la interrogò in questi termini: « Figlia mia, voi fate parlar molto di voi; avete forse il proposito di continuare le vostre visite alla Grotta? - Sì, signore, l' ho promesso alla Signora e vi ritornerò per una dozzina di giorni ancora. - Ma, mia povera piccola, la vostra Signora non esiste; è un essere puramente immaginario. - Quando m' apparve per la prima volta, lo pensai anch' io e mi stropicciavo gli occhi, ma ormai sono sicura di non ingannarmi. - Come fate a sapere ciò? Perché l' ho vista più volte e anche stamane; e poi parla e conversa con me. - Le suore dell' Istituto, presso le quali vi recate per la scuola, sono incapaci di mentire e tuttavia dicono che vi ingannate. - Se le suore vedessero, crederebbero come credo io. - Badate bene, forse si finirà per scoprire qualcosa di nascosto che spiega la vostra ostinazione; già si è sparsa la voce che voi e i vostri parenti ricevete regali in segreto. - Noi non riceviamo nulla, da nessuno. - Tuttavia ieri siete stata dalla signora Milhet e avete preso dei dolci. – E’ vero; la signora Milhet mi ha fatto prendere un bicchiere d' acqua zuccherata per calmare la mia asma: tutto qui. - Checché ne sia, la vostra condotta alla Grotta è un vero scandalo; fate correre tutta la gente e bisogna che queste cose finiscano; mi promettete di non tornare più a Massabielle? No, signore, non ve lo prometto. - E la vostra ultima parola? - Sì, signore.- Allora uscite... ci penseremo noi ». Al circolo che anch' io frequentavo a Lourdes, il procuratore imperiale non faceva misteri sull' interrogatorio che aveva fatto subire a Bernardetta. Né riportava con compiacenza le domande e risposte e sembrava divertito della sua personale sconfitta. E vero e doveroso aggiungere che all' epoca di cui parliamo, l' autorità non aveva preso ancora posizione contro le apparizioni considerate dal punto di vista dottrinale.

 

2. Bernardetta dal commissario di polizia. L' ufficiale che sovrintendeva la polizia a Lourdes, all' epoca delle apparizioni, era il signor Jacomet, concittadino, d' una quarantina di anni. Questo funzionario aveva un aspetto franco, aperto, buono, che immediatamente lo rendeva simpatico. Inoltre era intelligente e colto, ciò che aggiungeva una certa aria di distinzione alle sue doti fisiche. A Lourdes, grandi e piccoli stringevano la mano al signor Jacomet e l' odiosità del suo ufficio non diminuiva per nulla la popolarità della sua persona. Come commissario nessuno più di lui era capace di scovare un farabutto e indurlo alla confessione delle sue colpe. Percorse i gradi della sua carriera nelle principali città di Francia e di passo in passo giunse ai più alti gradi dell' amministrazione che serviva. Mori a Parigi, relativamente giovane e ancora nell' esercizio delle sue funzioni. Iniziando la sua azione contro la Grotta il signor Jacomet non pensava di immischiarsi in un affare neI quale era in gioco un intervento celestiale. Come il procuratore imperiale, anche egli supponeva che la fede nelle apparizioni fosse una di quelle forme di superstizione alle quali si lasciano troppo spesso trascinare le popolazioni ignoranti. Contava sul suo prestigio e sulle risorse del suo spirito per calmare gli entusiasmi del proselitismo e impedire a Bernardetta di continuare la parte di veggente. Il pomeriggio della domenica del 21 febbraio senza minimamente preoccuparsi dell' insuccesso del signor Dutour nella mattinata, Jacomet si portò sulla piazza dei portici, dove pensava di trovare Bernardetta, quando usciva dai vespri. L' ufficiale giudiziario Callet fece conoscere al suo superiore la veggente che camminava tra la folla, a fianco di sua zia Lucilla. Il commissario, fingendo di trovarsi là come curioso, raggiunse fa fanciulla e con l' aria di approfittare di un incontro fortuito, pregò quest' ultima di passare nel suo ufficio. La fanciulla, senza turbarsi, senza chiedere spiegazioni, seguì docilmente il commissario, mentre la zia andava a informare i genitori. Al suo passaggio qualcuno disse, per prendere in giro Bernardetta: « Diamine! ma... Bernardetta, penso che stiano per metterti in prigione ». « Oh! no - rispose la fanciulla, indirizzando verso il suo interlocutore uno sguardo tranquillo e sorridente - non ho paura e so che non ho nulla da temere ». Prima di continuare, apro una parentesi per dire che durante la mia permanenza a Lourdes abitavo nella stessa casa del commissario di polizia. Questa persona abitava al piano rialzato e io al primo piano. Devo a questa vicinanza l' occasione d' aver potuto raccogliere le informazioni che seguono. Nell' istante in cui la veggente giungeva allo studio del commissario, mia sorella, tutta affrettata, venne a darmene l' annuncio e a invitarmi a scendere. Il caso e la vista di Bernardetta mi interessavano molto poco ed è probabile che non avrei lasciato il mio posto se mia sorella, facendomi alzare dalla sedia e prendendomi per un braccio, non mi avesse, per così dire, costretto. Valendomi dei buoni rapporti che intercorrevano col mio coinquilino, entrai senza bussare nella stanza che serviva da ufficio e, facendo al signor Jacomet un cenno che gli dava a capire il motivo della visita, andai a sedermi vicino a una parete della sala. Nel punto dove mi ero posto, potevo esaminare perfettamente i lineamenti della veggente e ascoltare ciò che diceva. La fanciulla che avevo davanti a me e che vedevo per la prima volta sembrava avere dieci o undici anni, in realtà ne aveva quattordici. La sua persona era rotondetta, dal suo sguardo traspariva una grande dolcezza e una grande semplicità; il timbro di voce, sebbene un po' forte, era simpatico. Non m' accorsi della sua asma. Con un atteggiamento naturalissimo, teneva le mani incrociate sulle ginocchia e la testa leggermente inclinata sul petto. Era coperta con un cappotto bianco e gli altri vestiti, senza essere lussuosi, erano appropriati e in buono stato. Separava la veggente dal commissario un tavolo sormontato da un leggio. Quando entrai, il signor Jacomet terminava di fare i preparativi nel suo ufficio e collocava davanti a sé un foglio di carta bianca e una matita. Si volse in seguito verso la fanciulla e con l' aria più insidiosamente benevola le disse: « Tu hai, senza dubbio, già compreso per quale scopo ti ho chiamata presso di me. Mi hanno parlato con tale entusiasmo delle belle cose che hai visto a Massabielle, che a mia volta, come tutti del resto, sono stato preso dal desiderio di sapere di che cosa si tratta. Hai forse qualche difficoltà a raccontarci, al signor Estrade e a me, come hai fatto a incontrare la Signora della Grotta? - No, signore. - Tu ti chiami, se non sbaglio, Bernardetta?... - Sì, signore, Bernardetta. - Bene, ma qual è il tuo cognome? La fanciulla parve cercare qualcosa, poi, come uno che abbia trovato ciò che cercava: - Io mi chiamo Bernardetta Soubirous. - Quanti anni hai? - Ho quattordici anni. - Non ti sbagli forse? - aggiunse il commissario, sorridendo e come per chiederle se non esagerava. - No, signore, non mi sbaglio; ho quattordici anni compiuti. - Che cosa fai a casa? - Nulla di importante, signore: da quando sono tornata da Bartrès, vado a scuola per imparare il catechismo, dopo le ore di scuola sorveglio i miei fratellini e le mie sorelline che sono più piccoli di me. - Tu hai dimorato a Bartrès? E là che facevi? - Ho passato qualche mese presso la mia balia, che mi faceva sorvegliare un piccolo gregge di pecore e di agnelli». Il commissario rivolse ancora, in tono familiare, altre domande secondarie alla fanciulla; quando credette di aver acquistata la sua confidenza, le disse: « Adesso veniamo a ciò che desideriamo conoscere da te cioè la scena che ti ha così vivamente impressionata sotto la roccia di Massabielle. Non aver paura di riuscire prolissa ». Bernardetta, come se fosse stata davanti a uno dei suoi parenti, fece il racconto, pieno di incanto, della prima apparizione, come è narrato nelle pagine precedenti. Entrò in tutti i particolari riferentisi all' età, vesti, fisionomia della Signora e ciò con una tale spontaneità e persuasione che la sua sincerità non poteva essere messa in dubbio. Mentre parlava, il commissario faceva correre rapidamente la matita sul foglio bianco. Alzò quindi la testa: « Ciò che tu ci racconti, è effettivamente interessantissimo, ma alla fin fine, chi è questa Signora della quale ti sei così entusiasmata? La conosci? - Non la conosco - rispose la fanciulla con una semplicità commovente. - Hai affermato che è bella. Come chi? - Oh! signore, ma è più bella di tutte le donne che ho incontrate fino adesso. - Non più bella però della signora N... o della signora N... - E qui il commissario citava le signore della borgata meglio dotate in rapporto alla bellezza. - Ma non sta il confronto. - Questa Signora si muove, parla o resta immobile al suo posto come una statua di chiesa? - Oh! si muove, sorride e parla come noi; fra le altre cose, mi ha chiesto se volevo avere la bontà di tornare per quindici giorni alla Grotta. - E tu che hai risposto? - Le ho promesso che sarei ritornata. - Che cosa dicono i tuoi genitori delle cose che ci hai narrate? - All' inizio dicevano che si trattava di illusioni...». Afferrando la parola a volo, il commissario l' interruppe; «Sì, figlia mia, i tuoi genitori hanno ragione e le cose, che tu credi di vedere e sentire, non esistono che nella tua fantasia. - Altri me lo hanno detto, ma sono sicura di non sbagliarmi. -Ascoltami: se la Signora della roccia fosse una persona come tutte le altre, tutti potrebbero vederla e ascoltarla. Ora, come si spiega che ciò non avviene? - Signore, io non posso spiegarvi queste cose; ciò che posso affermare è che la Signora è reale e viva. - Dal momento che tu lo ritieni, io non ho motivo per impedirti di credere all' esistenza della tua Signora. Tuttavia, siccome non è impossibile che il prefetto o qualche altra autorità mi chieda un rapporto su ciò, vediamo se ho ben compreso i ragguagli che mi hai dato». Qui il commissario prese il foglio e cominciò una guerra di trabocchetti. Si sforzava di far cadere la veggente nella contraddizione. « Hai detto che la Signora ha dai 19 ai 21 anni?... - No, ho detto dai sedici ai diciassette. - Che è coperta da una veste azzurra e una cintura bianca. - E il contrario, signore; bisogna scrivere: una veste bianca e una fascia azzurra. - Che i suoi capelli cadono all' indietro.. - Avete capito male; è il velo che cade all' indietro ». Bernardetta correggeva così, senza insolenza, ma anche senza timidità, tutte le varianti che il commissario appositamente aveva inserito nel suo racconto. Il signor Jacomet, comprendendo che non aveva niente da guadagnare sul terreno dove si era posto, cambiò tattica. Divenendo serio e con tono un po' ironico, disse alla fanciulla: « Mia cara Bernardetta, ho voluto lasciarti andare fino al termine del tuo racconto; ma devo dirti che conoscevo già la storia delle tue pretese visioni; questa storia è pura invenzione, e io so chi te l' ha insegnata...». Il commissario fece una pausa e guardò fissamente la veggente. La giovinetta alzò degli occhi pieni di sorpresa sull' uomo che le stava davanti e rispose: «Signore, non vi capisco. - Voglio essere più chiaro: non c' è forse qualcuno che ti ha consigliato segretamente di dire che la Vergine ti appare a Massabielle e che dicendo questo, non solo tu saresti ritenuta come una santa, ma ancora che la Vergine te ne sarebbe grata? Rifletti bene, prima di rispondere, perché in proposito ne so molto più di quanto tu pensi. - Nessuno, signore, mi ha consigliato queste cose di cui mi parlate. - So bene come regolarmi, ma non voglio far scalpore, né attaccare briga. Non ti chiedo confessioni, ma esigo da te una semplice promessa. Mi dai la tua parola che non tornerai alla Grotta? - Signore, io ho promesso alla Signora di tornarvi. - Ah! si! - esclamò il commissario balzando in piedi e fingendo di andare in collera; - tu pensi dunque che noi saremo sempre disposti ad ascoltare le tue panzane e a cedere alle tue testardaggini? Se non ti impegni subito a non tornare più alla Grotta, mando a chiamare le guardie e ti faccio mettere in prigione». Bernardetta restò impassibile. A questo punto lasciai il mio posto e mi avvicinai alla veggente: «Ragazza mia, non ostinarti; acconsenti a ciò che ti chiede il Signor Jacomet; altrimenti, non sai ciò che ti aspetta». Bernardetta capi che non avevo il diritto di intervenire nel dibattito; non rispose. Proprio allora la porta del commissariato si apri e un uomo del popolo introdusse timidamente la testa. « Che cosa volete? - chiese il commissario. - Sono il padre di questa fanciulla - rispose l' operaio accennando a Bernardetta con la mano. - Ah! siete voi, papà Soubirous; avete fatto bene a venire, perché stavo per mandarvi a chiamare. Voi sapete bene la parte che recita vostra figlia da qualche tempo: ammaestrata senza dubbio da qualche comare della borgata, fa l' ispirata e si abbandona a scimmiottature che fanno girare la testa agli imbecilli. Occorre che questa commedia finisca, perché rappresenta un serio pericolo per la tranquillità della popolazione di questa cittadina. Vi avverto che se non avete abbastanza autorità per trattenere la figlia a casa vostra, ne avrò io abbastanza per trattenerla altrove - Oh! signor commissario, lasciatemi parlare con tutta franchezza: da parte mia non ho il minimo dubbio circa la verità delle cose che la fanciulla racconta; ora bisogna vedere se veramente si inganna. Ecco, questa è la nostra grande difficoltà... Vi confesso che io e mia moglie siamo molto stanchi dei fastidi che dobbiamo sopportare. Da tre o quattro giorni la nostra casa non si svuota di curiosi e noi non sappiamo come fare per mandarli via. Sono felice di poter servirmi dei vostri ordini per chiudere la mia porta al pubblico. Quanto a Bernardetta staremo attenti, affinché non vada più a Massabielle ». Il commissario si congratulò col padre Soubirous per le sue buone disposizioni e lo congedò con la figlia. Rimasto solo con Jacomet, ruppi il silenzio: « Sapete che il racconto di questa ragazza è straordinario? - Non può essere suo - rispose il commissario; - è troppo limato. - Non sono del vostro parere; questa fanciulla è stata affascinata, e la scena che ha vista o crede di aver vista, è ancora sotto i suoi occhi; descrivendola, racconta ciò che ha visto. - Niente affatto; ella recita. - Ma crede che una povera contadinella sappia recitare in questa maniera e con simili accenti? E impossibile. - Mio caro amico, voi non siete della polizia. - E a che scopo questa storia? - L' avvenire ce lo mostrerà». In conclusione, il commissario supponeva nel caso di Bernardetta un imbroglio di falsa devota; da parte mia non vedevo che le seduzioni ingannatrici di una splendida allucinazione. Per l' uno come per l' altro, il soprannaturale era fuori discussione. Forse che era permesso pensarlo nel secolo dell' illuminismo?.

 

XIV - LUNEDÌ 22 FEBBRAIO LA VERGINE NON APPARE ALLA GROTTA.

Nonostante le assicurazioni date dal padre Soubirous sulla buona fede della figlia, il commissario di polizia non poteva persuadersi che Bernardetta si trovasse sola nell’affare della Grotta. Appena l' interrogatorio della domenica fu terminato, incaricò i suoi agenti come anche le guardie della località di sorvegliare dove andava e donde veniva la veggente e particolarmente le relazioni che poteva avere al di fuori della sua famiglia. Il giorno dopo, lunedì 22 febbraio, il padre e la madre Soubirous ordinarono alla figlia di portarsi alla scuola, con la raccomandazione di non deviare né a destra, né a sinistra. Senza dimostrare alcun malcontento, Bernardetta mise il suo libro nel piccolo paniere e si diresse verso l' istituto. Ritornò a casa un po' prima di mezzogiorno, prese la modesta refezione e ripartì subito dopo per la scuola pomeridiana. Giunta al punto del pendio che conduce dal ponte dei Ruscelli all' istituto, fu improvvisamente fermata. «Una barriera invisibile - ha detto la fanciulla - mi impediva di proseguire». A diverse riprese cercò di avanzare, ma la resistenza era sempre la stessa ed essa non si sentiva libera che per tornare indietro. Turbata e spaventata, pensava di tornare a casa, quando un piccolo rimprovero s' alzò dal fondo della coscienza. Una voce interiore le chiedeva se era in regola con gli impegni da essa presi alla Grotta. La veggente comprese, il suo cuore si commosse e, senza più esitare, ridiscese il pendio. Al tempo di cui riproduco i ricordi, la caserma dei carabinieri era nell' ultima casa a sinistra della via che si trova all' uscita della borgata sulla strada di Tarbes. La casa in questione non era lontana che qualche passo dal luogo dove si era fermata Bernardetta. I carabinieri, dalla loro finestra, notarono le esitazioni della fanciulla a proseguire la sua strada; la loro curiosità fu molto più interessata per il fatto che essi non potevano spiegarsi lo scalpitio della fanciulla davanti all' ostacolo invisibile; quando videro la veggente fare dietro-front e ritornare sui suoi passi capirono il suo pensiero e si affrettarono a seguirla. Bernardetta, ridiscesa al ponte dei Ruscelli, invece di prendere la strada attraverso la borgata, si inoltrò nel quartiere di Lapaca e andò a prendere, per portarsi a Massabielle, un sentiero che costeggia la rocca. Le guardie l' attesero vicino al mulino dove era nata e le chiesero in tono imperioso dove era diretta. «Vado alla Grotta », rispose freddamente la fanciulla senza rallentare il passo e senza volgere il capo. I gendarmi non chiesero altro; si limitarono a seguirla. Mia sorella, che per caso era capitata là, mentre passeggiava quel giorno con alcune sue amiche, racconta essa stessa gli incidenti della visita alla Grotta capitati a Bernardetta il pomeriggio del 22 febbraio. La relazione di mia sorella è stata scritta già da parecchi anni. «...Dopo che fummo uscite dal borgo, le mie compagne e io scorgemmo un numero rilevante di persone riunite al punto dove la strada del castello si congiunge col sentiero del bosco. Tutte avevano lo sguardo rivolto verso il basso, a valle, e subito un grido di gioia partì dal gruppo: - E lei!... arriva! Domandammo chi aspettavano e ci risposero: Bernardetta. La piccola fanciulla avanzava infatti sul sentiero, a fianco vi erano le guardie e la seguivano una frotta di bambini. Vidi allora per la prima volta l' incantevole figura della piccola privilegiata di Maria. Camminava calma, serena, modesta fra le due guardie. Passò davanti a noi così tranquilla come fosse stata sola. Le mie compagne e io arrivammo alla Grotta dopo parecchie altre che noi seguivamo un po' da lontano. Bernardetta era in ginocchio, le guardie in piedi a poca distanza. Esse non disturbarono la fanciulla durante la preghiera che fu lunga. Quando s' alzò, interrogarono la piccola, che confessò di non aver visto niente. La folla se ne andò e con essa disparve Bernardetta. Mentre camminavamo verso il borgo, apprendemmo che la veggente era entrata al mulino Savy. Desiderosi di vederla da vicino, andammo a raggiungerla. Era seduta su una panca, e al suo fianco v' era una donna. Ignoravo che fosse sua madre, ma non tardai molto a capirlo. Questa donna sudava a grosse gocce; era pallida e di tanto in tanto gettava uno sguardo ansioso su Bernardetta. Le chiesi se conosceva la fanciulla. - Eh! signorina, sono la sua sfortunata mamma! - Come sfortunata? Perché dite questo? - Se voi sapeste, signorina, ciò che soffriamo! Alcuni si beffano di noi, altri dicono che nostra figlia è pazza. Ve ne sono anche di quelli che dicono che riceviamo denaro e che si sta per citarci in tribunale. - Oh! mia povera donna, avrete un bel da fare se vi preoccupate di ciò che dice la gente. Piuttosto che cosa pensate e che dite di vostra figlia? - Vi assicuro, signorina, che la mia figliuola non è bugiarda e che la ritengo incapace di ingannare. Dicono che è matta; ha la tosse asmatica, è vero, ma oltre a questo non ha altro malanno; mangia e agisce come al solito e quando le domando se sta poco bene, mi risponde di no. Noi le avevamo proibito di tornare alla Grotta; sono sicura che in ogni altra cosa ci avrebbe ubbidito, ma in questa vedete come ci si sottrae. Mi diceva - un momento fa - che una barriera nascosta le aveva intercettato il cammino della scuola e che una forza irresistibile l' aveva trascinata, suo malgrado, a Massabielle...». I sapientoni di Lourdes, apprendendo che la Signora non era apparsa in quel giorno alla Grotta, non mancarono di farne motteggi. « Ella ha paura delle guardie - dicevano - ed è probabile che, se Jacomet se ne interessa, troverà prudente di sloggiare dalla roccia e cambiare dimora ». Anch' io ero fra gli schernitori; non sospettavo neppure lontanamente di essere alla vigilia di lasciarli.

 

XV - SETTIMA APPARIZIONE (Martedì 23 febbraio).

Durante la conversazione al mulino Savy, le amiche di mia sorella, deluse di non aver potuto vedere Bernardetta in estasi, avevano chiesto alla madre della veggente come intendeva agire circa la promessa delle visite fatte dalla figlia alla Signora misteriosa. La madre, con le lacrime agli occhi, abbassando la voce per non essere intesa da Bernardetta, aveva risposto: «Dopo quello che ha sofferto oggi, non oso più mettervi ostacolo ». Era appunto questo che le richiedenti desideravano conoscere, e subito stabilirono di ritornare alla Grotta il giorno dopo, all' ora in cui vi andava solitamente Bernardetta. Mia sorella, nei giorni precedenti, mi aveva pregato a più riprese d' andare con lei ad assistere a una delle estasi della veggente. Le avevo sempre risposto che su questo non la pensavamo ugualmente e che per mio conto non sentivo alcun bisogno di prestarmi a diventare ridicolo. Il lunedì 22 febbraio, durante la cena, senza far parola circa la passeggiata stabilita con le amiche, tornò alla carica indirettamente, facendomi capire che desiderava tanto d' andare a Massabielle, ma che ne era impedita dal decoro e dalla buona educazione perché le ripugnava mostrarsi sola sul sentiero del bosco. Finsi di non capire. Nella medesima sera, come mi accadeva spesso, andai a fare una visita al sacerdote Don Peyramale, curato della parrocchia. In quel momento a Lourdes non si faceva che parlare delle apparizioni e naturalmente la conversazione che si era avviata fra noi due andò a cadere sul medesimo argomento. Prima di lasciare la casa parrocchiale e senza dubitare che le mie parole potessero essere prese sul serio, comunicai al parroco le insistenze che mi venivano fatte dalla sorella per trascinarmi con lei alla Grotta. «Non vedo il gran male che ci sarebbe ad accontentarla - rispose freddamente il buon padre - e, se fossi al vostro posto, l' avrei già fatto questo passo. Come voi, credo che non si tratti d' altro che di una bagatella da fanciulli, nella diceria che gira, ma, a conti fatti, non vedo come si possa compromettere la propria dignità, andando a rendersi personalmente conto di un avvenimento che si verifica in pieno giorno e del quale tutti parlano ». Di ritorno a casa, annunciai a mia sorella che acconsentivo alla sua richiesta e che il giorno dopo sarei stato la sua guida sulla strada di Massabielle. infatti il giorno dopo, quando partii, avevo a fianco non solo mia sorella ma anche le sue amiche, cioè tutte quelle con le quali era andata alla Grotta in passeggiata il giorno prima. Confesso che ero un po' confuso di dover attraversare il borgo in mezzo a un seguito così devoto. Strada facendo torturavo le mie compagne di viaggio con molte sciocchezze e villanie. «Avete portato gli occhiali? - Vi siete munite di acqua santa? - Qualcuna di voi ha almeno una candela?». Verso le sei del mattino, all' alba, arrivai alla testa del mio gruppo di signore e, ostentando un' aria di superba indifferenza, feci per la prima volta il mio ingresso sotto la Grotta di Massabielle. La veggente non era ancora arrivata, ma vi si trovavano già da centocinquanta a duecento persone. Molte donne del popolo pregavano in ginocchio e feci fatica a trattenermi dalle risa, vedendo la fede semplice di quelle buone cristiane. Alcuni signori di Lourdes, tre o quattro, venuti come me per compiacenza o per curiosità, si fermavano sul terreno davanti agli scavi. Per il mio amor proprio allarmato fui contento di incontrarveli. Dopo qualche istante d' attesa, si alzò dalla folla un confuso clamore: tutti dicevano che veniva la veggente. Si apersero le file e tosto apparve Bernardetta. Noi uomini, aiutandoci coi gomiti, andammo a metterci a fianco della fanciulla. Da quel momento la veggente non aveva che da comportarsi bene, perché noi avevamo gli occhi fissi su di lei. Bernardetta si mise in ginocchio, trasse il rosario dalla tasca e salutò profondamente. Tutti i suoi movimenti furono eseguiti senza soggezione, senza affettazione e assolutamente nella stessa forma e con la stessa naturalezza che avrebbe usata la fanciulla se si fosse presentata alla chiesa parrocchiale per attendervi alle devozioni solite. Mentre faceva scorrere tra le dita i primi grani del suo rosario, alzò sulla roccia uno sguardo interrogativo, esprimendo i desideri spasmodici dell' attesa. Tutto a un tratto, come se un lampo l' avesse colpita, ebbe un sobbalzo di gioia e parve nascere a una seconda vita. I suoi occhi si illuminarono e divennero sfavillanti; sorrisi serafici apparvero sulle sue labbra; una grazia indefinibile si sparse su tutta la sua persona. Stretta nella prigione del corpo, l' anima della veggente sembrava fare sforzi per mostrarsi all' esterno e manifestare la sua felicità. Bernardetta non era più Bernardetta!..., era uno degli esseri privilegiati che l' apostolo delle grandi visioni ci rappresenta in estasi davanti al trono dell' Agnello. Spontaneamente, senza calcolo, con un movimento macchinale, noi, uomini che eravamo là, ci togliemmo il cappello e ci inchinammo come le più umili donne. L' ora dei ragionamenti era passata e come tutti quelli che assistevano a questa scena di cielo, portavamo gli sguardi dall' estatica alla roccia e dalla roccia all' estatica. Non vedevamo nulla, non udivamo nulla - si capisce - ma ciò che potevamo vedere, comprendere, affermare, toccare era questo: che un colloquio si era avviato tra la Signora misteriosa e la fanciulla che avevamo sotto gli occhi. Dopo i primi trasporti di gioia dovuti all' arrivo della Signora, la veggente si mise effettivamente nell' atteggiamento di chi ascolta. I suoi gesti, la sua fisionomia, riprodussero subito dopo tutte le fasi di una conversazione. A volte sorridente, a volte seria, Bernardetta approvava con la testa o sembrava ella stessa interrogare. Quando la Signora parlava, ella fremeva di gioia; quando, al contrario, ella le faceva giungere le sue suppliche, Bernardetta si umiliava e si commuoveva fino alle lacrime. In certi momenti, si poteva notare che il colloquio era sospeso; allora la fanciulla continuava a sgranare il rosario con gli occhi fissi all' ogiva: si sarebbe detto che temeva, abbassando le pupille, di perdere di vista l' oggetto incantevole della sua estasi. Solitamente la veggente terminava le sue preghiere con gesti di saluto, rivolti alla Signora nascosta. Sono vissuto nel mondo, troppo forse! e ho incontrato modelli di grazia e di distinzione. Non ho mai visto nessuno salutare con la distinzione che vi metteva Bernardetta. Durante l' estasi, la fanciulla faceva a intervalli il segno della croce. Orbene - ho detto in quel giorno sulla strada della Grotta - se in cielo si tracciano segni di croce, non possono essere fatti che a questo modo. L' estasi durò circa un' ora; verso la fine la veggente, camminando sulle sue ginocchia, si portò dal posto dove pregava, fino al disopra del rosaio selvatico che sporgeva dalla Grotta. Là si raccolse, come per un atto di adorazione, baciò la terra e tornò, sempre camminando sulle ginocchia, al posto che aveva poco prima lasciato. La sua figura si illuminò di un ultimo splendore, poi gradatamente, senza scosse, quasi in modo impercettibile, il rapimento perse il suo splendore, si affievolì, scomparve. La veggente continuò a pregare per qualche istante; ma da questo momento non avevamo più davanti a noi se non la figura amabile ma campagnola della piccola figlia dei Soubirous. Infine Bernardetta si alzò, si avvicinò a sua madre e si perse tra la folla. Dopo la scena che ho descritta, mi ritrovai come un uomo che si sveglia da un sogno, e mi allontanai dalla Grotta, senza ricordarmi che fasciavo dietro a me le signore, di cui mi ero fatto guida. Non potevo riavermi dall' emozione, mentre un mondo di pensieri mi si agitava nell' anima. La Signora della Grotta aveva avuto un bel nascondersi; ne avevo sentito ugualmente la presenza ed ero convinto che il Suo sguardo materno si era posato sulla mia testa. Oh solenne ora, indimenticabile momento della mia vita! Mi entusiasmavo fino al delirio, pensando che io, che fino allora avevo sogghignato, con aria di presunzione, ero stato ammesso a occupare un posto vicino alla Regina del cielo. Quarant' anni sono trascorsi e, con la testa prostrata nella polvere, mi chiedo ancora, o Vergine Immacolata, a quale mistero del vostro cuore avete ubbidito, chiamandomi a Voi. Che avevo fatto per meritarmi questo onore incomparabile? E che cosa ho fatto più tardi per ringraziare la vostra tenerezza sublime? O Madre! Come vedete, i miei capelli sono diventati bianchi e io mi trovo vicino alla tomba. Non ho il coraggio di fermare lo sguardo sui miei peccati e più che mai sento il bisogno di rifugiarmi sotto il manto della vostra misericordia. Quando, nell' ora suprema, comparirò davanti al vostro augusto Figlio, degnatevi di farvi la mia protettrice e di ricordarvi che nei giorni benedetti delle vostre apparizioni mi avete visto inginocchiato, a glorificare il vostro nome e a implorare le vostre benedizioni sotto le volte sacre della vostra Grotta di Massabielle. Interrogata su ciò che la Signora le aveva detto nel corso della settima apparizione, Bernardetta rispondeva che aveva ricevuto tre segreti, ma che questi segreti riguardavano soltanto lei. La veggente aggiungeva che le confidenze che le erano state fatte non potevano essere comunicate a nessuno, neppure al suo confessore. Delle persone indiscrete hanno cercato molto spesso con insinuazioni, o stratagemmi, o promesse di strappare alla fanciulla le rivelazioni della Vergine. Tutti i tentativi sono falliti e Bernardetta ha portato con sé i segreti nella tomba.

 

XVI - OTTAVA APPARIZIONE (Mercoledì 24 febbraio).

Nelle mie idee si era operata una rivoluzione. Dal commissario di polizia, Bernardetta mi aveva meravigliato; alla Grotta mi aveva conquistato. Non si trattava più di una figura immaginaria che scorgevo nel suo spirito; era invece la celeste figura della Vergine che mi appariva abbagliante nello sguardo della fanciulla. Quando all' inizio deridevo gli avvenimenti di Massabielle, altrettanto dopo la mia prima visita credetti mio dovere occuparmene con attenzione e rispetto. Se non avessi ascoltato che la mia inclinazione, mi sarei portato tutte le mattine sul luogo delle apparizioni; sfortunatamente non potevo disporre del mio tempo e le esigenze del mio ufficio mi obbligavano molto spesso a portarmi fuori di Lourdes. Il giorno 24 febbraio fu dedicato a una di queste visite ufficiali che mi erano imposte dal dovere professionale. Ritornando, la sera, mia sorella mi fece conoscere i particolari che avevano contraddistinto l' estasi del mattino. All' inizio aveva notato che dei forestieri cominciavano ad apparire alla Grotta e che le persone di Lourdes continuavano ad accorrervi più numerose e sollecite che mai. Bernardetta era arrivata alla sua solita ora e, senza far attenzione agli sguardi che si fissavano su lei, era andata a inginocchiarsi sulla pietra che si era scelta nei giorni precedenti. Questo posto, all' arrivo della veggente, era sempre lasciato libero dalla folla. Fin qui, le comunicazioni della Signora a Bernardetta non sembravano rivestire che un carattere privato. Il pensiero dell' augusta Sovrana andava più lontano e doveva uscire dal quadro intimo dove si era momentaneamente fermato. Bernardetta era senza dubbio la fanciulla privilegiata; non era però solo per lei ma per il mondo intero che la divina Madre veniva ad aprire a Lourdes i tesori della sua misericordia. Abbracciando in un unico e medesimo amplesso tutti i suoi figli che si trovavano sulla terra, portava ai giusti i suoi incoraggiamenti e sorrisi, ai poveri peccatori le ispirazioni segrete che riconducono alle primitive altezze. Nel mattino dell' ottava apparizione, era verso questi ultimi che rivolgeva la sua materna sollecitudine. Continuando la sua narrazione mia sorella mi disse che, nel momento in cui Bernardetta era rapita in estasi, una nube di tristezza era venuta a posarsi sulla sua figura fino allora radiosa. La veggente si era messa ad ascoltare a lato della roccia; poi, come chi apprende una notizia dolorosa, aveva lasciato cadere le braccia e abbondanti lacrime avevano bagnato le sue guance. Con un atteggiamento di grande umiltà aveva percorso in ginocchio il pendio che sta davanti all' ogiva, baciando a ogni passo la terra. Arrivata sotto il rosaio selvatico aveva rinnovato le sue prostrazioni, poi aveva levato la testa verso l' apertura ogivale come per prendervi una misteriosa parola d' ordine. L' estatica si era in seguito rivolta dalla parte degli spettatori e, come hanno detto più tardi, col viso in pianto e coi singhiozzi nella voce, aveva ripetuto in tre diverse riprese: «Penitenza! Penitenza! Penitenza!». Troppo lontana da Bernardetta, mia sorella non udì queste ultime parole. Ciò che è certo, è che la fanciulla le intese uscire dalle labbra della Signora. Ritornata al suo posto, Bernardetta era di nuovo rapita in estasi. Mentre intorno a essa regnava un silenzio solenne, un fatto tanto inaspettato quanto grottesco venne a disturbare il raccoglimento degli spettatori. Il maresciallo di Lourdes, seguito da un ufficiale subalterno, si era presentato improvvisamente alla Grotta, gridando con prepotenza: «Largo, largo! ». Dopo essere passato in mezzo alla folla, era andato a mettersi a fianco della fanciulla e le aveva detto: «Ebbene! che fai qui, piccola commediante? ». Bernardetta non battè palpebra; - doveva occuparsi in quel momento ben d' altri che d' un volgare gendarme! - e, tutta rapita nella visione, aveva continuato a pregare e a raccogliersi in se stessa. Indispettito dalla noncuranza che aveva per lui la veggente, rivoltosi alla folla e prendendo un posa teatrale, esclamava: « E dire che simili sciocchezze avvengono nel diciannovesimo secolo!...». Sbalorditi per un istante dalla subitaneità di questa ridicola invettiva gli spettatori non avevano dapprima protestato. Quando si accorsero che il graduato intendeva continuare la sua arringa, molti operai si alzarono e fecero intendere la loro disapprovazione, accompagnata da minacce. Il bravo maresciallo prese subito l' aria rassegnata di un uomo incompreso e ricordandosi che certe ritirate onorano, prudentemente finì di fare il buffone.

 

XVII NONA APPARIZIONE (Giovedì 25 febbraio).

 

SCOPERTA DELLA SORGENTE MIRACOLOSA. Iniziando questo capitolo, non posso sottrarmi dal far osservare come l' uomo è volubile e come bastino poche cose per sconvolgere il suo giudizio. Si entusiasma e si raffredda facilmente, spesso senza attendere che la mano che lo guida gli abbia mostrato la via. Da questa fretta intempestiva sorgono le illogicità e contraddizioni che sembrano essere la scoperta della sua vita passeggera. Finora abbiamo visto la folla mostrarsi entusiasta sotto la roccia di Massabielle; oggi la vedremo avvilita e quasi disposta a rinnegare ciò che aveva glorificato e benedetto. Era giunto il momento nel quale la Signora invisibile stava per suscitare alla Grotta il primo segno della sua potenza. Il miracolo avvenne, ma gli spettatori non lo compresero; fu anzi per la maggior parte di essi un motivo di delusione e di scandalo. Quanto a me che assistevo alla scena misteriosa che sto per descrivere, avvertii una penosa eclissi prodursi nella mia fede e ritornai da Massabielle completamente sconcertato. Fin dalla mia prima visita alla Grotta, avevo osservato il posto preciso dove si metteva la veggente per recitare la sue preghiere. Il mattino del 25 febbraio feci degli sforzi per avvicinarmi; vi giunsi e, anche questa volta, potei seguire tutti i movimenti della giovane in estasi, senza perderne uno solo. Ella era là sotto i miei occhi, nella sua posa angelica, quando, dopo qualche istante di riflessione, si alzò per avanzare verso la Grotta. Nel passare, ella scostò i rami del rosaio selvatico e andò a baciare la terra sotto la roccia, oltre il cespuglio. Discese in seguito il pendio, ed essendosi raccolta in se stessa, entrò di nuovo in estasi. Al termine di due o tre decine di rosario, la veggente s' alzò di nuovo, si mostrò incerta; tutta esitante si volse verso il Gave, e fece due o tre passi in avanti. A un tratto si fermò bruscamente, guardò indietro, come chi si sente chiamare e ascoltò delle parole che sembravano giungere dal lato della roccia. Fece un segno affermativo, si rimise in cammino non più verso il Gave, ma verso la Grotta dalla parte sinistra degli scavi. A tre quarti del pendio si fermò e volse all' intorno uno sguardo pieno di smarrimento. Alzò la testa, come per interrogare la Signora; poi, risolutamente, si curvò e si mise a scavare la terra. La piccola cavità che aveva appena scavata, si riempì d' acqua; dopo aver atteso un momento, vi bevve e si lavò i volto; prese poi un po' d' erba che spuntava sul suolo e la portò alla bocca. Tutti gli spettatori seguivano questa strana scena con un sentimento penoso e una specie di stupore. Quando la fanciulla si alzò per tornare al suo posto, aveva ancora il volto bagnato di acqua fangosa. A questa vista un grido di pietà uscì da tutte le bocche: «Bernardetta non è più lei! La povera fanciulla diventa pazza!». Bernardetta ritornò al suo posto senza dar segno d' impressionarsi, né di rendersi ragione dell' esclamazione che risuonava alle sue orecchie. Dopo che si fu asciugato il volto, più felice che mai, col sorriso degli angeli sulle labbra, si rimise a contemplare la celeste visione. L' ora dell' ammirazione era passata; il prestigio era svanito e non si guardava ormai più la piccola veggente che per compassionarla e compiangerla. I liberi pensatori avevano già pronosticato che la pazzia sarebbe stata il termine fatale al quale doveva giungere la giovane visionaria. Per un momento si credette a Lourdes che il funesto presagio stesse per compiersi. Mentre la folla si staccava dalla Grotta, Bernardetta continuò, tranquilla e raccolta, a gustare le dolcezze della preghiera, sotto lo sguardo di Colei che amava. Infine, verso le sette, ora nella quale la visione scompariva, fece il suo magnifico segno di croce e riprese il cammino verso la cittadina. La maggior parte degli spettatori, in quel giorno, si allontanò da Massabielle a occhi bassi e col cuore gonfio d' una tristezza straziante. Quanto a me, mi abbandonavo alle più amare e più scoraggianti riflessioni. Bernardetta pazza! dicevo a me stesso. Ma allora le sue estasi non sono che allucinazioni!... In sostanza queste scene che rapiscono i miei occhi e trasportano la mia anima non hanno di vero se non la mia stupidaggine e il mio accecamento!... Ma se l' intelligenza, il cuore, i sensi e tutte le potenze del nostro essere fanno coalizione, si accordano per sedurci e ingannarci, su quali basi, o mio Dio, dobbiamo fondare i nostri giudizi e le nostre certezze? Tutte le persone che, dopo l' estasi, si trovarono a fianco di Bernardetta nel tragitto dalla Grotta alla città, non tardarono a osservare che nessun sintomo allarmante si manifestava nello stato mentale della giovane veggente. La fanciulla, come abitualmente, parlava, conversava con quel modo sensato e con quell' aria piena di confidenza e familiarità che piaceva tanto in lei. Sicure che l' estatica era in pieno possesso di tutte le sue facoltà mentali, queste stesse persone la indussero a dare spiegazioni sulla insolita scena che si era appena verificata a Massabielle. Rivolgendosi alla giovinetta le dissero: « Ma Bernardetta, questa mattina, ti sei dimostrata molto distratta alla Grotta. Perché questi giri di andata e ritorno? perché scavare la terra? perché bere acqua che doveva ripugnarti?». «Ecco, - rispose la fanciulla con un modo semplice e del tutto naturale: - mentre ero in preghiera, la Signora mi ha detto con voce amichevole ma a un tempo grave: Andate a bere e a lavarvi alla fonte. Siccome non sapevo dove fosse questa fonte e siccome pensavo che li non ve ne fosse nessuna, mi sono diretta verso il Gave. La Signora mi ha richiamato e mi ha fatto segno col dito di portarmi sotto la Grotta a sinistra; ho ubbidito, ma non vedevo acqua. Non sapendo dove prenderne, ho scavato la terra e ne è venuta. Ho lasciato che si schiarisse un po' , poi ho bevuto e quindi mi sono lavata». « Tu hai mangiato anche dell' erba; come mai questo? ». « Non so, la Signora mi ha spinta con una ispirazione interiore ». Alcune buone cristiane dalla fede semplice e perseverante non si erano punto lasciate impressionare dai movimenti un po' strani della giovane veggente. Dopo la partenza degli spettatori, esse avevano continuato a recitare tranquillamente il loro rosario sotto la roccia, senza preoccuparsi delle impressioni di quelli che se ne erano andati. Alla fine delle loro preghiere notarono che un filo d' acqua, appena visibile, si staccava dal punto dove Bernardetta aveva scavato e si sforzava di aprirsi un passaggio verso il Gave. Scorreva timidamente di sasso in sasso e a intervalli si perdeva nella sabbia. Le buone donne non trassero alcuna deduzione da questo piccolo fatto. Nel pomeriggio del medesimo giorno, 25 febbraio, altre persone si portarono alla Grotta e furono meravigliate di veder discendere dall' alto del pendio un filo d' acqua, che non avevano mai visto. Il piccolo fiotto d' acqua ingrossava di minuto in minuto e già tracciava nel suolo un piccolo canaletto. Questi ultimi osservatori costatarono il fatto, ma non sapendo ciò che si era verificato il mattino, alla Grotta, non pensarono neanche lontanamente di riferirlo all' intervento della veggente. Il lavorio nascosto che si compiva sotto la roccia di Massabielle continuava il suo misterioso cammino e prendeva proporzioni sempre più grandi. Ben presto il piccolo filo di acqua, che qualche ora prima si infilava esitante e timoroso attraverso i sassi del terreno, aveva preso una certa consistenza e già si dirigeva con aria sicura e disinvolta verso il letto del Gave. Il giorno dopo, quando giunsero gli spettatori abituali delle estasi, poterono ammirare sotto la roccia di Massabielle l' abbondante sorgente che vi zampilla anche oggi. La notizia dell' apparizione della fonte fece impressione a Lourdes. Un gran numero di persone accorsero immediatamente alla Grotta per assicurarsi della realtà del fatto. Era precisamente là sotto i loro occhi questa benefica fonte, questa nuova Sibe, dove doveva più tardi venire a bagnarsi una moltitudine di infermi. Ancora un pò torbida, l' acqua si spandeva sul pendio del terreno. Ricordandosi quanto aveva detto e fatto Bernardetta, nessuno dubitò che non ci fosse in questa sorgente un miracolo e un dono del cielo. I paralitici, gli storpi, i ciechi, hanno detto in seguito quale ne fosse la potenza. Per il momento, Bernardetta si trovava riabilitata e la Vergine più esaltata che mai.

 

XVIII - LA SORGENTE.

Sovente ho detto, qualche volta scritto, e questo senza restrizione, che al tempo delle prime apparizioni sotto la roccia di Massabielle non v' era alcuna fonte. Presentata così questa testimonianza, d' accordo con le mie convinzioni, non lo era però con lo stato reale delle cose. A quanti sono venuti a conoscenza delle mie dichiarazioni e a me stesso devo dire come mi ero formata questa convinzione e come sono stato obbligato a lasciarla. Nelle apparizioni del 23 e del 25 febbraio, la mia prima preoccupazione, arrivando alla Grotta, era stata quella di esaminarne la disposizione e di ispezionarne i reconditi angoli. Nulla di quanto poteva darmi l' idea di una sorgente aveva attirato la mia attenzione. Un gocciolio in superficie si presentava sulla roccia esterna a sinistra; ma questo gocciolio era da attribuirsi alle acque piovane; perché appena veniva un periodo di bel tempo, evaporava senza lasciare traccia. Vicino al Gave era inoltre visibile una pozzanghera fangosa, al basso delle rocce rivolta a ovest; questa pozzanghera senza sfogo e calpestata dai visitatori della Grotta non era oggetto di attenzione; tutti supponevano che fosse originata dalle acque della corrente le cui onde talvolta giungevano fino a essa. Quando Bernardetta ricevette l' ordine di andare a bere e di lavarsi alla fonte, conosceva o supponeva che vi fosse una sorgente nella Grotta? No assolutamente. Da principio si era diretta verso il Gave; richiamata dalla Signora, era andata non già alla pozzanghera fangosa, ma sotto gli attuali scavi, a cercare la fonte e molto incerta nel ravvisarla. Dal ricollegamento di tutti questi fatti e di tutte queste circostanze, che cosa dovevano concludere i testimoni della scoperta della sorgente? Conclusero e si deve riconoscere che ciò non è senza qualche ragione - che la fonte era stata scoperta e messa alla luce nel giorno in cui la veggente aveva scavato la terra. Un certo numero di persone, e molti pastori in particolare, affermavano tuttavia che la sorgente era stata scorta e aveva emesso acqua in epoche anteriori alle apparizioni. Spiegavano le loro osservazioni facendo rimarcare che la sorgente era visibile o nascosta secondo che le acque del Gave durante le inondazioni sgombravano o colmavano di terra il posto degli attuali scavi. I primi non potevano acconsentire a questa spiegazione dei fatti. Non dubitavano della buona fede di quelli che sostenevano l' opinione contraria, ma questa buona fede la ritenevano sviata. Obiettavano allora che, anche se la sorgente fosse stata nascosta, non era possibile, data la sua importanza, ch' essa giungesse fino al Gave senza mostrarsi al basso del pendio cioè al limite scoperto dove finiscono gli sbarramenti. La divergenza d' opinione sull' inizio più o meno recente della fonte alla Grotta durava da circa una ventina d' anni, quando venne una voce autorevole a porvi fine. Il Rev. Richard, il celebre idrogeologo, ha dichiarato, dopo uno studio serio dei luoghi, che la sorgente di Massabielle, miracolosa nella sua origine e nei suoi effetti, non lo è nella sua esistenza. Ho dovuto inchinarmi davanti a questa affermazione e confesso che mi è costato non poco. Ecco del resto ciò che il sapiente sacerdote scriveva nell' aprile 1879 al Rev. P. Superiore dei Missionari di Lourdes: ... Prima dell' apparizione, il suolo della Grotta di Massabielle era abitualmente umido. Dal basso della sabbia che si innalza sensibilmente dopo l' ingresso fino al fondo della Grotta, c' era costantemente una pozza d' acqua. Il fatto è stato attestato e anche attualmente può essere certificato da un gran numero di testimoni. Ora, per spiegare l' abbondanza dell' acqua che attualmente alimenta la sorgente, sarà forse necessario ricorrere a una creazione d' acqua, come al Sinai, o a un aumento e prolungamento miracoloso del flusso della sorgente come alla Salette? Non lo crediamo: preferiamo ritenere che qui il miracolo rivesta un carattere più semplice. Sotto le umide sabbie che esistevano nella Grotta, un po' oltre la pozzanghera, vi era una sorgente non manifesta, riservata dalla Provvidenza per essere messa in luce nel momento dell' apparizione. A motivo di una ispirazione speciale e soprannaturale Bernardetta ha scoperto questa sorgente, seguendo l' espressa indicazione che gliene fece la santa Vergine, che le mostrò la direzione di questa sorgente con la mano destra dicendole: Andate a bere alla fonte. Se infatti esamino la roccia di Massabielle e la piccola montagna che si trova al di sopra, le trovo fatte per contenere naturalmente delle sorgenti, al punto che, supponendo che non si fosse mai inteso parlare né di apparizione, né di sorgente e che fossi passato sulla ferrovia che corre a qualche centinaio di metri dalla Grotta, avrei potuto dire: "Là vi è una sorgente" in modo assoluto come ho detto altre volte, in presenza di terreni che contengono sorgenti nascoste. In conclusione è dunque stata creata, quando Dio ha creato tutte le sorgenti; ma la quasi totalità del suo getto restò nascosta sotto la sabbia come un tesoro destinato a far brillare, nel tempo, le larghezze della grazia divina. Bernardetta fu lo strumento del quale Dio si servì per scoprire questa sorgente; ciò non impedisce che in questo vi sia miracolo. Il miracolo sta nella scoperta della sorgente, invece di essere, come alla Salette, nella continuità di una sorgente che doveva inaridirsi; come al Sinai il miracolo è nella creazione della sorgente che scaturisce dalla roccia. Prendendo così i fatti, quali sono, nella loro scrupolosa verità, siamo in grado di esporli e comprenderli, senza togliere a essi il carattere essenzialmente soprannaturale che li distingue» .

 

XIX - DECIMA APPÀRIZIONE (Venerdì 26 febbraio).

Ho fatto conoscere lo stato di scoraggiamento in cui mi trovavo, quando mi allontanai dalla Grotta, il giovedì 25 febbraio. Dalle cime illuminate, dalle quali credevo vedere il cielo nella mia prima visita, caddi nell' oscurità d' un abisso incoerente e ridicolo. Non potevo staccarmi dalle impressioni che avevano trasportato in alto la mia anima e d' altra parte si imponeva davanti a me il ricordo dei fatti che ne rovinavano il significato e l' incanto. Ero come un uomo che ha perso la sua strada e non sapendo più da qual parte avanzare, risolsi d' attendere che gli avvenimenti venissero a rischiarare la situazione. In seguito a questa determinazione non andai alla Grotta durante la mattinata del 26 febbraio. Le persone di Lourdes che avevano assistito all' estasi di questo giorno rientrarono nella borgata con la gioia sul volto, recando la notizia della sorgente miracolosa scaturita. Tutti sanno come la notizia fu accolta e il significato che vi si diede. I fatti del giorno antecedente trovavano la loro spiegazione; Bernardetta si era mostrata quello che doveva essere; tutti i favori si attribuirono alla Signora santa delle visioni. Quanto a me, mi sentii libero da un cruccio doloroso ed è con gioia che ritornai alle mie convinzioni di prima. Ecco pertanto i ragguagli che mi furono riferiti circa la decima apparizione. Al suo arrivo alla Grotta, Bernardetta, senza esitazione, aveva oltrepassato il posto dove abitualmente si fermava ed era andata a inginocchiarsi più in alto sul pendio, nel punto dove il giorno prima aveva scavato la terra. Non aveva manifestato alcuna meraviglia nel vedere fluire la nuova sorgente e, dopo essersi segnata, vi aveva bevuto e si era lavata. Dopo aver asciugato il suo viso con un angolo del suo grembiule, era ritornata indietro per inginocchiarsi sul sasso che le serviva da inginocchiatoio. Entrata immediatamente in comunicazione con Colei che faceva trasalire il suo spirito, si abbandonava con effusione e tenerezza alla recita del suo rosario, quando la voce amichevole, ma questa volta un po' rattristata, che veniva per lei dall' ogiva della roccia, le aveva fatto sentire queste parole: Bacerete la terra per i peccatori. Bernardetta non aveva sacrifici da chiedere al suo amor proprio; immediatamente aveva curvata la testa e aveva impresso sul terreno le labbra innocenti. Era in seguito salita sotto il rosaio e li ai piedi di Colei che le parlava, aveva rinnovato l' esprèssione umile della sua nullità. Non contenta ancora di aver personalmente risposto all' invito della Signora, aveva voluto associare tutti all' atto di riparazione. Essendosi perciò voltata verso la folla, aveva fatto cenno con la mano che bisognava inchinare la faccia fino a terra. Come se l' ordine fosse venuto direttamente dalla bocca della Signora, tutte le ginocchia si erano piegate e tutte le teste si erano posate per un istante sul suolo della Grotta. Quelle persone che non avevano potuto curvarsi fino a terra avevano deposto il loro bacio di penitenza sulla roccia.

 

XX - UNDICESIMA APPARIZIONE (Sabato 27 febbraio).

Molti di coloro che seguono questi racconti si sono già chiesti, ne sono convinto, ciò che diceva e pensava il clero di Lourdes, circa gli avvenimenti che si verificavano alla Grotta di Massabielle. Gli incidenti della giornata del 27 febbraio rispondono a questa domanda. L' uomo che si volge indietro nella sua vita non scorge che tombe seminate sul suo cammino. Ma sente spuntare le lacrime quando, in mezzo a queste tombe, rivede quella di un amico. L' antico presbiterio di Lourdes, visitato dalla morte, è rimasto per me uno dei monumenti funebri al quale non m' accosto che piangendo. Si giudichi dall' emozione profonda dalla quale non posso difendermi quando, dopo una trentina di anni, io vengo ad aprirne un poco la porta e ad esumarne i ricordi. Il venerando sacerdote che occupava il presbiterio al tempo delle apparizioni era per me, più che un amico del cuore, un padre. Lo era del resto per ciascuno dei suoi parrocchiani. Lo chiamavano tutti « Signor Parroco ». Questa denominazione non sembrava esprimere se non un semplice segno di educazione; ma nel senso inteso dagli abitanti di Lourdes, serviva a esprimere soprattutto la rispettosa affezione che essi portavano al loro buono e venerato Pastore. Questo prete, dal cuore grande, dall' intelligenza non comune, dalla virtù rara, l' ho già nominato. Gli avvenimenti della Grotta dovevano farlo conoscere anche molto lontano. Insignito qualche anno più tardi della dignità di protonotario apostolico, il parroco di Lourdes si chiamava Mons. Peyramale. Tra i tre vicari che dividevano con lui i doveri e le fatiche del ministero parrocchiale, si distingueva il Rev. Pomian, che era nel medesimo tempo e che è restato fino alla sua morte, nel 1893, direttore spirituale dell' Istituto diretto dalle Suore di Nevers. E qui che egli conobbe Bernardetta di cui fu catechista e confessore. Quanto agli altri due: il Rev. Serres è morto ancora giovane, il Rev. Pène l' ha seguito nella tomba nel 1897. Questi quattro sacerdoti formano insieme una famiglia unita, dove non solo gli ordini, ma anche i più piccoli desideri del capo erano ascoltati ed eseguiti con premura filiale. La notizia delle apparizioni fece il suo ingresso nella casa parrocchiale di Lourdes un po' come dappertutto, cioè con quel carattere vago e impreciso che ne accompagnò le prime informazioni. Il Rev. Peyramale era troppo superiore per fermarsi a quello che credeva una fantasia puerile o una leggenda da vecchierella. Quando, in un incontro occasionale, si voleva intrattenerlo intorno alle cose meravigliose che accadevano a Massabielle, alzava le spalle e proseguiva la sua strada. Giunse però il momento in cui il fatto della Grotta, prendendo proporzioni impreviste, si impose alle sue riflessioni. Tutte le mattine, di ritorno dalla Grotta, un gran numero di persone andavano a trovarlo in sacrestia, nel confessionale, in casa, per partecipargli la loro ammirazione e consultarlo sulla condotta da tenere in presenza di questi fatti meravigliosi. Il buon parroco ascoltava, interrogava qualche volta, ma non rispondeva. Chiudendosi in se stesso, si chiedeva preoccupato che cosa poteva essere questa strana attrattiva che sembrava invadere tutti quelli che si portavano alla roccia di Massabielle. I suoi parrocchiani si lasciavano forse ingannare da uno di quei fenomeni metereologici che danno luogo a leggende e vengono interpretati dall' ignoranza come segni del cielo? Non erano forse inganni di qualche prestigiatore occulto che producevano attorno alla veggente una specie di momentaneo splendore? La pretesa veggente non faceva della mimica dandosi le arie ispirate dell' estasi? Senza ricorrere a quest' ultimo espediente, la fanciulla, sia pure inconsapevolmente, non era in preda a una di quelle malattie nervose che turbano i sensi e abbelliscono a volte la fisionomia con una espressione di felicità? Tutte queste supposizioni facevano riflettere il parroco Peyramale e lo tenevano nella diffidenza. Tuttavia, dopo aver pensato alle cause naturali o a quelle artificiali che avrebbero potuto produrre l' attrattiva della Grotta, il parroco di Lourdes non si dimenticava di essere prete. Sapeva che sopra al mondo materiale ne esiste uno spirituale, al quale non siamo estranei. Sapeva anche che dall' alto discendono, in certe ore solenni, dei messaggeri di pace, incaricati da Dio di sollevare un lembo di velo che ci nasconde questo mondo invisibile. In particolare la Regina del cielo, questa gloriosa Figlia della terra che conosce i nostri bisogni e le nostre deficienze congenite, non si è incaricata più di una volta di compiere ella stessa questa missione? Non era di recente data l' apparizione della Salette? E se la Madre di Dio si era mostrata sulle Alpi, era impossibile che si mostrasse anche sui Pirenei? Una voce segreta invitava il degno pastore di Lourdes a inclinare verso quest' ultima ipotesi. Da parte sua non domandava di meglio che di ascoltare questa voce; ma era di quelle alle quali si può credere? Ritenendo per certo che un essere soprannaturale fosse apparso alla Grotta, c' era possibilità di esaminare la natura di questo essere misterioso? Rappresentava il bene? Rappresentava il male? Senza dubbio, dopo le voci che erano corse, la Signora che si mostrava alla veggente era rivestita delle caratteristiche che sembravano indicare la Sovrana del cielo; ma si poteva prestare fede a tutte queste belle apparenze? Il demonio non era capace di simili magie? In presenza di un fatto dai molteplici aspetti e il cui risultato restava ancora incognito, il Rev. Peyramale comprese che ci voleva prudenza. Continuò a conservare il silenzio nei confronti dei suoi parrocchiani e, tenendosi ugualmente lontano sia da quelli che esaltavano come da quelli che denigravano le apparizioni, lasciò alla Provvidenza di far luce sul mistero che lo preoccupava. Inoltre fece adottare la stessa linea di condotta ai suoi tre vicari. Riunitili un giorno nella sala della casa parrocchiale, disse loro: «Voi ben conoscete le voci che corrono circa le pretese apparizioni, che avrebbero luogo in una Grotta vicino al Gave. Io non so quanto vi sia di reale o fantastico nella storia che raccontano, ma ciò che importa a noi sacerdoti, in tali occasioni, è di mantenerci nel più rigoroso riserbo. Se le apparizioni sono vere e di origine celeste, Dio saprà bene chiamarci al momento giusto; se sono fantastiche o suscitate dallo spirito maligno, Dio non ha bisogno del nostro intervento per smascherarne la falsità. Sarebbe dunque intempestivo e spiacevole che qualcuno di noi si mostrasse in questo momento alla Grotta. Se le apparizioni dovessero essere riconosciute vere, non mancherà chi insinuerà che la nostra partecipazione ha avuto il suo peso in questa decisione. Se saranno respinte come infondate, rideranno di quella che potrebbero chiamare la nostra sconfitta. Perciò, confratelli carissimi, niente visite alla Grotta o parole inconsiderate; sono in gioco, oltre la nostra dignità, gli interessi della religione; sappiamo mantenerci all' altezza che da noi esigono le circostanze». I coadiutori erano troppo intelligenti per non comprendere l' esattezza delle riflessioni del loro saggio parroco; erano troppo penetrati dall' idea del dovere per tentare di sottrarsi alla linea di condotta, che era stata loro tracciata. I giornali degli increduli hanno avuto il coraggio meschino di mettere in ridicolo le apparizioni della Grotta, ma non hanno mai osato insinuare che il clero di Lourdes si fosse abbandonato a degli entusiasmi o a delle connivenze tali da far supporre che avesse spinto il popolo a gridare al miracolo. Mentre il parroco Peyramale e i suoi cappellani mantenevano il più rigoroso riserbo, Bernardetta, secondo la promessa data, continuava le sue visite della quindicina alla Signora della roccia. Le tenerezze della fanciulla per la sua Madre divina andavano crescendo sempre di più e si notava che le estasi, senza cessare di essere molto splendide, prendevano un carattere sempre più intimo. Il mattino del 27 febbraio, le contemplazioni e le gioie dell' estasi si prolungarono un po' più del solito. Al termine, la Signora, secondo le parole della veggente, parve raccogliersi e meditare. Ben presto pose termine alle sue riflessioni e fece intendere queste parole alla piccola privilegiata: «Andate a dire ai preti che qui deve essere costruita una cappella». Bernardetta ritornò dalla visione tutta pensierosa e preoccupata. La missione che aveva appena finito di ricevere non la preoccupava molto in se stessa: ciò che la preoccupava e formava per essa una cosa importante era di doversi presentare al suo parroco austero. Quante volte, più tardi, l' innocente fanciulla non mi ha parlato dei suoi spaventi allo sguardo del venerando Pastore? «Sebbene sia buono - diceva col suo grazioso sorriso - lo temo più di un gendarme ». Tuttavia, al suo ritorno dalla Grotta, dopo aver fatto un salto a casa sua, Bernardetta prese il coraggio a due mani e si diresse verso la casa parrocchiale. Nel momento in cui si presentava alla casa, il parroco Peyramale stava recitando il breviario nei vialetti del suo giardino. Al rumore della porta che chiudeva il cortile, alzò la testa e vide una giovinetta avanzare verso lui con aria modesta e timorosa. Non conosceva ancora Bernardetta o almeno l' aveva appena intravista un giorno al catechismo dell' Istituto, nel momento in cui rispondeva all' appello. Quando la fanciulla arrivò vicino al prete, questi interruppe le sue preghiere e chiese alla giovane visitatrice chi era e ciò che voleva. « Io sono Bernardetta Soubirous, rispose timidamente la veggente. - Ah! sei tu - riprese il parroco aggrottando le ciglia e squadrando la timida fanciulla dalla testa ai piedi: - raccontano di te strane vicende, mia povera figlia. Seguimi ed entra». Nel medesimo tempo, il rigido Pastore precedendola si diresse verso l' interno della casa. Allo scopo di dare al colloquio che sta per seguire la sua giusta luce, devo far osservare che il Rev. Peyramale era un uomo alta statura, dallo sguardo imponente, dalla figura severa. Era il montanaro dalla natura un po' forte, sebbene addolcita e corretta dall' educazione, dal vivere civile e soprattutto dalla grazia. Parlava poco e freddamente e sulle prime nessuno si sentiva attirato verso lui. Ma esistevano in lui come due uomini: l' uno molto rude, l' altro molto buono, semplice e dignitoso. Il secondo faceva dimenticare il primo. Dopo che si era trascorso qualche istante con lui, il ghiaccio era rotto e non si sapeva se ammirare di più le qualità del suo spirito originale e pieno di risorse o la generosità naturale del suo cuore. Ciò che era giusto e bello lo esaltava; tutto il resto: la falsità, la meschinità, la cattiveria non gli ispirava che disgusto e lo urtava al punto da contrarre il suo volto. Sempre e anzitutto prete, non perdeva mai occasione per dire la parola che edifica, il consiglio che illumina. Lo si ascoltava con rispetto, ci si lasciava invadere allora da un' attrattiva irresistibile; lasciandolo, ci si sentiva suoi amici. Come ho detto prima, il parroco di Lourdes ricevette la fanciulla freddamente e con modi orgogliosi dell' uomo superiore. L' abbiamo visto lasciare il giardino ed entrare in casa, seguito da Bernardetta. Quando furono arrivati nel mezzo della sala di ricevimento, il parroco Peyramale si volse verso la giovane visitatrice: « Ebbene che vuoi dunque da me?». Bernardetta, in piedi, diventando un po' rossa rispose: « La Signora della Grotta mi ha incaricata di dire ai preti che desidera avere una cappella a Massabielle, ed è per questo che sono venuta. - Ma chi è dunque questa Signora di cui mi parli? - riprese il parroco, fingendo di essere all' oscuro di tutto. - E una Signora bellissima che mi appare sulla roccia di Massabielle. - ma chi è infine questa Signora? è di Lourdes? la conosci? - Non è di Lourdes, né la conosco. - E tu accetti da una persona che non conosci commissioni come quella che mi fai? - Oh! signor parroco, la Signora che mi manda non assomiglia alle altre. - Che cosa intendi dire? - Voglio dire che è bella, come lo si è, penso io, nel cielo ». Il parroco finse di alzare le spalle; in realtà, comprimeva una emozione. « E tu non hai chiesto il nome a questa Signora? - Sì; quando glielo chiedo, china la testa, sorride e non mi risponde. - E dunque muta? - No, perché tutti i giorni s' intrattiene con me; se fosse muta, non avrebbe potuto dirmi di venire a trovarvi. - Raccontami almeno come hai fatto a incontrarla ». Bernardetta, con voce dolce a persuasiva, fece il racconto della prima apparizione. Quando ebbe finito: « Prosegui e raccontami ciò che accadde nei giorni seguenti. La fanciulla entrò nei dettagli di ciò che aveva visto e inteso fino allora alla Grotta. Mentre parlava, il parroco aveva fatto segno a Bernardetta di sedersi e si era seduto lui stesso. La guardava fissamente e non perdeva neppure una delle sue parole. Osservò prima di tutto che aveva davanti un' anima trasparente come un cristallo. Vide inoltre che il racconto della piccola contadina veniva sulle sue labbra chiaro, puro, limpido, simile a quei rivi d' acqua che scaturiscono dalla roccia non avendo ancora subito mescolanze esterne. Non soltanto comprendeva che la fanciulla diceva la verità, ma inoltre era costretto a riconoscere che, nella condizione di ignoranza in cui si trovava la ragazza, le era impossibile elevarsi alla conoscenza delle cose che narrava, senza un aiuto soprannaturale. Man mano dunque che Bernardetta faceva la narrazione, il buon parroco si accorgeva che le sue prevenzioni se ne andavano a una a una. Quando la fanciulla giunse al termine del racconto, il parroco Peyramale era guadagnato più che per metà alla causa della Grotta. Tuttavia dissimulò le sue impressioni e, facendo subire un' ultima prova alla veggente, continuò a interrogarla sul tono burbero delle prime domande. « E tu pretendi che la Signora che ti è apparsa, ti abbia incaricata di dire ai preti che desidera avere una cappella a Massabielle? - Si signor curato. - Ma non vedi che questa Signora ha voluto prendersi gioco di te ed esporti allo scherno? Perché, infine, se una signora del borgo ti avesse incaricata di una simile missione, l' avresti ascoltata? - Oh! signor curato, vi è una grande differenza fra le signore della città e quella che vedo. - La differenza è grande davvero! Come! una donna che non ha nome, che viene non si sa da qual parte, che va ad abitare in una roccia, coi piedi nudi, ti pare che debba essere presa sul serio? Mia cara, temo di una cosa: che tu sia vittima di una illusione ». Bernardetta abbassò il capo, senza rispondere. Seguì un momento di silenzio, nel quale il parroco si alzò dalla sedia e si mise a misurare a gran passi il salone. Ritornò poi davanti a Bernardetta e le disse: « Risponderai alla Signora che ti ha inviata che il parroco di Lourdes non ha l' abitudine di trattare con gente che non conosce e, prima di tutto, esige che ella dica il suo nome e inoltre provi che questo nome le appartiene. Se questa Signora ha diritto a una cappella, comprenderà il senso che le mie parole racchiudono; se non lo comprende, le dirai che può fare a meno di mandare nuovi messaggi alla casa parrocchiale». Senza dar segno né di approvazione né di disapprovazione, Bernardetta alzò lo sguardo sereno sul parroco, fece il suo piccolo inchino da contadinella e usci. Il buon parroco la segui con lo sguardo fino al termine del cortile; quando disparve non poté fare a meno di dire a se stesso: Questa fanciulla, sicuramente, è una fanciulla della Provvidenza!.

 

XXI - DODICESIMA APPARIZIONE (Domenica 28 febbraio).

Il tempo in cui mi era concesso di stare a fianco di Bernardette, durante le apparizioni, era definitivamente passato per me. La popolazione di Lourdes e quella delle campagne circostanti accorrevano ogni giorno più numerose così che per poter prendere un posto alla Grotta, col pericolo di esserne qualche volta spossessati, occorreva fermarsi una gran parte della notte. Il mattino del 28 febbraio più di duemila spettatori si trovavano riuniti intorno alla Grotta di Massabielle, attendendo febbrilmente l' arrivo della veggente. Bernardetta si presentò tutta linda, vestita dei suoi modesti abiti domenicali e accompagnata dalla sua più giovane zia Lucilla. Quando mi passò davanti sull' alto della roccia, aveva già il suo rosario in mano e guardava verso il basso, dove scorre il Gave, con l' espressione di qualcuno che ha fretta d' arrivare. Volli seguirla; ma a misura che avanzava, le file si chiudevano dietro a essa, e come Zaccheo, di cui parla il Vangelo, fui costretto a mettermi non esattamente su un albero, ma su una della sporgenze della roccia che domina la Grotta. Dall' alto del mio osservatorio vidi formarsi nella parte antistante agli attuali scavi, una di quelle scene meravigliose il cui ricordo non si cancella più dalla memoria. Attorno a Bernardetta, quasi immensa corona, si svolgeva una larga zona di teste umane sovrapposte le une alle altre, pigiate, sporgenti in avanti allo scopo di vedere meglio. Nel mezzo di questo vivente anfiteatro emergeva, come raggio luminoso, la figura serafica della veggente che rifletteva sugli spettatori le divine irradiazioni della Signora nascosta nella roccia. Là, tutto era raccolto, silenzioso, sublime e non si poteva distaccarne lo sguardo. Però, quando per caso portavo i miei occhi oltre la massa compatta, cioè sulle ultime file dove non era certo possibile contemplare la veggente che di sfuggita, mi trovavo nuovamente alla presenza di scene particolari del più commovente interesse. Qui vedevo un robusto montanaro dall' aspetto arcigno intenerirsi e piangere come un bambino; più lontano un vigoroso lavoratore della valle manifestava la sua commozione, piegando e ripiegando il suo bastone fino a spaccarlo in due; accanto a me un operaio della città esauriva a voce bassa tutte le esclamazioni del suo vocabolario per scaricare la piena della sua ammirazione; in un angolo, un borghese letterato, da gran tempo rimasto senza più pregare, cercava anche visibilmente di far ritornare sulle sue labbra le formule dimenticate del libro di chiesa che usava un tempo. Un ultimo avvenimento servirà a far conoscere lo stato degli spiriti in queste ore d' emozione. Bernardetta aveva già passato un po' di tempo nella felicità dell' estasi, allorché volle avanzare per andare a fare sotto il rosaio selvatico le sue abituali prostrazioni. La folla era talmente pigiata che nessuno di quelli che si trovavano sul luogo, dove avrebbe dovuto passare la veggente, poteva avanzare o indietreggiare. Due bravi soldati della rocca, attratti alla Grotta dalla curiosità, aprirono spontaneamente l’assembramento e vennero a collocarsi davanti all' estatica. Spingendo quindi gli spettatori a destra e a sinistra e camminando all' indietro, gridavano come nei servizi d' ordine: « Via, largo! largo qui!» E uno di essi, voltandosi pieno d' entusiasmo verso il suo compagno, esclamava in tono cameratesco: « E poi vengono a dire a noi, a te e a me, che l' apparizione è una frottola! Ah! in nome di Dio!... E con me che avranno a parlare i pagliacci e i buontemponi della caserma! ». Il misterioso colloquio della Signora della roccia con la sua piccola confidente non diede luogo, il 28 febbraio, che a comunicazioni intime e del tutto personali. Bernardetta taceva su comunicazioni di questo genere e ciascuno si faceva un dovere di rispettare il suo silenzio. Uscendo dalla Grotta, dopo l' estasi, la veggente si diresse subito verso la chiesa parrocchiale per assistere alla Messa della domenica. S' accompagnò con lei la zia e un gran numero di persone della città e della montagna. Ho già detto che i pellegrini che arrivavano alla Grotta, intuendo la virtù segreta della fontana miracolosa, non tralasciavano mai di andare a segnarsi, bere e lavarsi al piccolo rivo che si era formato. Ma a forza di calpestare gli argini di questo rigagnolo, si era reso difficile l' accesso a causa del fango e inoltre si spandevano in ogni senso rivoletti d' acqua. Alcuni operai di Lourdes, essendosi accorti di questo inconveniente, il mattino della domenica 28 febbraio, risolsero di porvi riparo. Andarono a munirsi di zappe e di badili, normalizzarono il canale sformato della sorgente, scavarono a basso del pendio della Grotta una vasca di un metro di lunghezza e quaranta o cinquanta centimetri di larghezza e di profondità. Le acque della sorgente cadevano in questa vasca per mezzo di un canaletto fatto con scorza di quercia. E in questa elementare piscina che si manifestarono le prime guarigioni. Nella stessa mattina, i medesimi operai, arrogandosi l' ufficio di pionieri della Vergine, tracciarono un sentiero a zig-zag sulla scarpata a ovest, dietro la Grotta. Questo sentiero non è quello chiamato oggi cammino dei Lacets. Cominciava in basso, dove comincia quest' ultimo, poi si innalzava quasi verticalmente su scalini stretti, corti e spezzati fino in cima al pendio.

 

XII - TREDICESIMA APPARIZIONE (Lunedì I marzo).

Mentre la fede nelle apparizioni della santa Vergine alla Grotta diventava ogni giorno più ardente e generale, gli increduli raddoppiavano i loro sforzi per travisare i fatti e gettare lo scompiglio negli spiriti. Fin da principio i giornali dei liberi pensatori avevano dipinto Bernardetta come una contadinella incosciente, alla quale era semplicemente ridicolo prestare la più piccola attenzione. Più tardi, in occasione della scoperta dell' acqua miracolosa, pubblicarono che la ragazza era impazzita e, come prova delle loro affermazioni, aggiungevano che l' ammalata stessa, ubbidendo a un moto istintivo, aveva sentito il bisogno di andare a rinfrescarsi la testa nelle acque di una sorgente. Un incidente dell' estasi del primo marzo, travisato e ingrandito da essi, venne a prestar materia per nuovi schiamazzi. Ecco ciò che era accaduto. Una persona di Lourdes, desiderando impreziosire la sua corona di rosario con un ricordo pio, l' aveva consegnata a Bernardetta con preghiera di volerla recitare alla Grotta durante l' apparizione della celeste Signora. Bernardetta non fece difficoltà e accondiscese al desiderio di questa persona. Il mattino del primo marzo, arrivando alla Grotta, la veggente si mise in ginocchio e prese per caso la prima corona che le capitò sotto le mani. Quando volle portarla alla fronte, la sua mano fu fermata e la Signora le chiese in tono di rimprovero dove era la sua corona. Bernardetta, stupita, allungò il braccio per mostrarle quella che teneva in mano. «Voi vi sbagliate - le disse la Signora - questo rosario non è il vostro». Bernardetta guardò e riconobbe effettivamente che il rosario di cui voleva servirsi era il rosario che le avevano affidato. Lo rimise nella tasca, estrasse il suo e lo presentò alla Signora, allungando il suo braccio verso la Grotta. La Signora fece un cenno affermativo col capo e la veggente poté allora iniziare la sua preghiera. Dal giorno in cui Bernardetta aveva invitato la folla a mettersi in ginocchio e a baciare la terra, la maggior parte dei presenti imitava la piccola estatica in tutti gli esercizi di pietà che ella compiva alla Grotta. Quando pregava, pregavano con lei, quando baciava la terra, la baciavano anch' essi. All' apparizione del primo marzo la folla diede una falsa interpretazione ai movimenti della veggente e s' abbandonò a una manifestazione non richiesta dalle circostanze. Quando vide Bernardetta estrarre per due volte la corona del rosario e offrirla alla Signora della roccia - almeno così parve loro - credette trattarsi di una ovazione in onore della Vergine. Subito tutti i rosari furono levati dalla tasca e presentati e agitati con entusiasmo nella direzione della Gròtta. Io che guardavo da lontano questa scena non potevo spiegarmene il motivo; ma in ogni caso vi contemplai un' espressione di fede che mi commosse profondamente. Dopo l' estasi, Bernardetta fece conoscere il vero senso dei gesti che aveva fatto prima di iniziare la preghiera. Quelli che avevano agitato il rosario si consolarono nel loro sbaglio, pensando che la Vergine non poteva ingannarsi sul significato dei sentimenti che avevano voluto esprimere. L' incidente sembrava chiuso e nessuno a Lourdes sembrava esservisi fermato sopra, quando, due o tre giorni dopo, i giornali della capitale (tutti indovinano di quale tendenza) riportarono ragguagli di loschi corrispondenti: «La piccola commediante del mugnaio di Lourdes riuniva ancora attorno a sé, questa mattina primo di marzo, circa duemilacinquecento sciocchi. Impossibile descrivere la stupidità e il cretinismo morale di costoro. La visionaria se ne serve come di uno squadrone di scimmie e fa loro eseguire pagliacciate di ogni genere. Questa mattina, la veggente, non avendo voglia di fare l' ispirata, tanto per variare gli esercizi non ha trovato di meglio che presentarsi e improvvisarsi sacerdotessa. Prendendo le sue grandi pose autoritarie, ha richiesto ai bacchettoni la presentazione dei rosari e ne ha impartita la benedizione generale». Le imposture e le odiose menzogne di quanti avevano incominciato a screditare l' opera della Vergine non ebbero altro effetto che quello di stimolare i forestieri a venire in numero ancor maggiore alla Grotta. Un secondo avvenimento, anch' esso senza importanza, eccitò però vivamente a Lourdes la curiosità delle persone molto più che non quello dei rosari nella giornata del primo marzo. Durante l' estasi del mattino un giovane ecclesiastico si era presentato in modo inatteso alla Grotta, aveva guardato un istante e si era allontanato in tutta fretta. Siccome era il primo prete che appariva alla Grotta di Massabielle, gli spettatori ebbero gli occhi fissi su di lui e dopo la sua partenza diventò l' oggetto di mille commenti. « E un inviato del Vescovo,... e una spia della polizia travestita,... è un amico,... è un nemico » sussurravano gli uni agli altri e la giornata passò piena di ipotesi che non valsero a svelare il mistero. Il giorno seguente il giovane prete ricomparve ancora a Lourdes, e come si può bene immaginare, non si trascurò di interrogarlo. Era semplicemente un seminarista di un villaggio vicino, ordinato recentemente sacerdote e che non aveva ancora ricevuto la destinazione. Attraversando la città il giorno precedente, aveva approfittato di una sosta della vettura per venire a Massabielle. Questo ecclesiastico, ormai morto, ha dichiarato per tutta la sua vita che la Grotta, fin dalla sua prima visita, era stata per lui come una visione del cielo.

 

XXIII - QUATTORDICESIMA APPARIZIONE (Manedì 2 marzo).

Come per l' apparizione del 27 febbraio, Bernardetta si levò dall' estasi visibilmente preoccupata di quanto la Signora le aveva ordinato. Aveva effettivamente ricevuto un nuovo messaggio, che doveva portare alla casa parrocchiale, e questo messaggio come sarebbe stato accolto dal temuto Pastore? La zia Basilia, che accompagnava in quel giorno Bernardetta alla Grotta, non tardò ad accorgersi dello stato pensieroso della nipote. Ritornando, le chiese ciò che la preoccupava tanto. «Ah! - rispose la fanciulla con un tono addolorato - sono, per dire il vero, in un grande imbarazzo: la Signora mi ha incaricata di dire al signor parroco che vuole avere una cappella a Massabielle e non so come fare per presentarmi alla casa parrocchiale ». Avvicinandosi in seguito alla zia e prendendola per un braccio le disse: « Zia, se sapeste quale grosso favore mi fareste venendo con me dal signor parroco! ». La zia Basilia non desiderava di meglio che di far piacere a Bernardetta; ma non era certamente più coraggiosa della nipote per sostenere lo sguardo e la parola un pò rude dell' austero decano. « Quando passo a lato di questo santo uomo - diceva in quel tempo Basilia Castérot - le gambe mi tremano e mi viene la pelle d' oca». Tuttavia, giudicando la paura della nipote più grande della sua e temendo anche di dispiacere alla Signora che sembrava reclamare indirettamente i suoi buoni uffici, acconsentì ad accompagnare Bernardetta alla casa parrocchiale. L' accoglienza del curato fu fredda. Appena le due visitatrici furono entrate nella sala, il reverendo Peyramale si volse verso Bernardetta e le disse: « Ebbene! che nuova mi porti? La Signora ti ha parlato? - Si, signor parroco; ella mi ha incaricato di ripetervi che desidera avere una cappella a Massabielle; inoltre ha aggiunto: - Voglio che vi si venga in processione». Il parroco si rabbuiò in volto. « Mia cara, non mancava che quest' ultima appendice a tutte le storie. O tu inganni o la Signora che ti parla non è che la caricatura di Quella che vuol sembrare. Ella esige una processione, e perché? Senza dubbio per far ridere la gente senza fede e screditare la religione. Il tranello non è ingegnoso. Tu le dirai da parte mia che ella non conosce bene le attribuzioni gerarchiche del clero. Se fosse realmente Quella di cui ricopia le caratteristiche, saprebbe che non ho la facoltà per prendere l' iniziativa di una simile manifestazione. E al Vescovo di Tarbes e non a me, che avrebbe dovuto inviarti. - Ma, signor parroco, - interruppe timidamente Bernardetta - la Signora non mi ha detto che vuole adesso una processione alla Grotta; mi ha detto semplicemente: voglio che si venga qui in processione; e se ho ben compreso, è del futuro e non del presente, che voleva parlare ». Il parroco si fermò a questa riflessione e gettò lo sguardo indagatore sulla fanciulla. Che cosa voleva dire la spiegazione che veniva in ritardo sulle labbra della piccola ambasciatrice? Forse che senza usare le opportune cautele, lui, parroco, era in presenza di una commediante smaliziata che gettava la polvere negli occhi con la sua aria d' innocenza? La sfumatura ch' essa faceva riscontrare nei desideri della Signora era plausibile e al tempo stesso verosimile; ma questa sfumatura non era una sottigliezza messa a profitto del suo ruolo e la fanciulla non se ne serviva per togliersi d' impiccio? Il reverendo Peyramale sentiva tornare le vecchie prevenzioni e, temendo di essere ingannato, continuava a scrutare la veggente con un' aria di diffidenza. Questa, al contrario, si manteneva tranquilla sulla sua sedia, mostrando nella fisionomia la serenità di un anima, che non ha nulla da fingere né da nascondere. Alla fine il parroco ruppe il silenzio e disse alla fanciulla: « E ora d' uscire dall' imbroglio nel quale la Signora e tu vi siete sforzate di mettermi. Le dirai che col parroco di Lourdes bisogna parlare chiaro e tondo. Vuole una cappella? Vuole una processione? Quali sono i suoi titoli agli onori che reclama? Chi è? Da dove viene e in forza di quali prove ci si raccomanda? Andiamo diritti al fine: se la tua Signora è quella di cui lasci intravedere il nome, voglio indicarle un mezzo per farsi riconoscere e dare autorità ai suoi messaggi. Ella sta in una Grotta, m' hai detto, al di sopra di un rosaio selvatico. Ebbene, domandale da parte mia che in uno di questi giorni, alla presenza della folla, faccia fiorire questo rosaio improvvisamente. Il mattino in cui verrai ad annunciarmi che questo prodigio si è compiuto, crederò alla tua parola e ti prometto di accompagnarti a Massabielle». A questo linguaggio rispose un sorriso della zia e della nipote; poi, avendo finito il parroco di parlare, le due visitatrici s' inchinarono e uscirono. Qualche ora dopo, un uomo di Lourdes, completamente convinto della realtà delle apparizioni, veniva a far visita al reverendo Peyramale. Lo trovò che passeggiava, tutto assorto, nei vialetti del suo giardino. Il buon parroco non nascose al visitatore le preoccupazioni che gli davano le comunicazioni della veggente. Si fermò particolarmente sulla richiesta della processione, che gli parve sospetta, scorretta, intempestiva. « Se la fanciulla dice il vero - faceva notare il parroco - Quella che parla alla Grotta mi spinge a una insubordinazione ecclesiastica. Se, al contrario, la fanciulla mi inganna su questo punto, quale fiducia volete che le presti sul resto? - Mi sembra, signor parroco, - obiettava il visitatore - che il vostro ragionamento non si appoggi che su un malinteso. Spiegandovi che non si tratta che del futuro, Bernardetta, secondo me, ha fedelmente tradotto il pensiero della Signora. - Chi può garantirmelo? - La logica dei fatti. Dal momento che la Signora sa che non potete incominciare a costruire una cappella domani, non ignora neanche che voi non potete subito domani organizzare una processione. - E logica d' ottimista. - Oh! lo so bene di essere ottimista più di quanto pensate: per me non vi è dubbio che la cappella e la processione si faranno. - Che uomo! - Signor parroco, concedetemi l' onore che non dimenticherete ciò che sto per dirvi: Un giorno, croce in testa e stendardi spiegati, i vostri parrocchiani, incolonnati in processione, e voi, rivestito della vostra più bella cappa, tutti nell' entusiasmo di una santa allegrezza, ci dirigeremo verso la cappella di Massabielle, cantando: Sancta Maria e sarò felice di rispondervi: Ora pro nobis». A questo punto apro una parentesi per dire che anticipo sugli avvenimenti. Il visitatore che aveva appena parlato così apparteneva a una pubblica amministrazione in qualità di pubblico funzionario e per continuare la sua carriera era stato costretto a lasciare Lourdes. Dopo la sua partenza, grandiosi avvenimenti accaddero nel luogo della sua antica residenza. Le apparizioni della Vergine furono ufficialmente riconosciute e la cappella venne costruita. Il 5 ottobre 1872 una imponente manifestazione nazionale, la prima di questo genere, conduceva nella città di Maria quasi venticinquemila pellegrini. Il giorno dopo, alle due pomeridiane, al suono di tutte le campane, il parroco di Lourdes, preceduto o seguito da una folla innumerevole, usciva dalla sua chiesa e si dirigeva in processione verso la Grotta di Massabielle. Camminava trionfalmente fra due file di duecentocinquantadue bandiere, mandate da tutte le parti della Francia; lo accompagnavano una ventina di membri dell' Assemblea Nazionale. Otto vescovi, pastorale in mano e mitra in testa, discendevano dalla cappella, chiesta dalla Signora, per venire a incontrarli sulla strada della città. Il visitatore del 2 marzo 1858, accorso da lontano, si trovava, durante la processione, a lato del suo vecchio parroco. Dopo uno sguardo d' intesa, scambiato tra loro, il parroco intonava: Sancta Maria e il pellegrino, felicissimo, rispondeva: Ora pro nobis. Occorre dirlo? Chi aveva profetizzato nel giardino del parroco di Lourdes non era che il testimonio delle apparizioni, autore di questo libro.

 

XXIV - LA SIGNORA NON APPARE (Mercoledì 3 marzo).

Il mattino del 3 marzo Bernardetta recitò devotamente il rosario alla Grotta, ma non diede alcuno dei segni che caratterizzavano l' estasi. Andò a fare la sua solita preghiera sotto il roseto selvatico, baciò la terra, andò a inginocchiarsi al solito posto. Senza alzare lo sguardo alla roccia, inchinò la testa per raccogliersi; restò per qualche istante in questo atteggiamento, poi, avendo baciato la terra di nuovo, fece il segno della croce e si alzò. Le persone che la circondavano si misero a interrogarla, come al solito. La fanciulla rispose semplicemente: « La Signora non è venuta oggi. - Che siano forse finite le apparizioni? - osservò uno di quelli che assistevano. - Non so - rispose Bernardetta - in ogni caso la quindicina non è finita e io ritornerò ancora domani alla Grotta ». Come si vede, l' umile fanciulla non cercava mai di prendere un atteggiamento studiato o di travisare ciò che accadeva nell' interno della Grotta. Ella accettava gli avvenimenti come si presentavano. Senza ostentare la virtù era sempre sottomessa e conforme alla verità. In previsione del numero molto grande dei pellegrini che sarebbero arrivati il giorno successivo, ultimo della quindicina, il sindaco di Lourdes rivolgeva il 3 marzo al capitano comandante della rocca la seguente richiesta: « La presenza considerevole di forestieri che mi si annuncia per domani, giorno di mercato, m' obbliga a chiedervi, nell' interesse del bene comune, di mettere a mia disposizione la vostra truppa. Vengo a pregarvi di fare in modo che i vostri soldati disponibili siano condotti domattina alle ore sei al municipio » ù

 

XXV - QUINDICESIMA APPARIZIONE (Giovedì 4 marzo).

 

ULTIMO GIORNO DELLA QUINDICINA. Già all' inizio della terza settimana di febbraio, la stampa, dal piccolo giornale Lavedan di Lourdes ai grandi giornali di Parigi, avevano fatto conoscere gli avvenimenti di cui la Grotta di Massabielle era teatro. Mentre i giornali cattolici si erano limitati a segnalare i fatti senza commentarli, per misura di prudenza, i giornali del libero pensiero, sempre pronti a precipitare i loro giudizi, avevano gridato al fanatismo, alla superstizione, a pietistiche caricature. A misura che piacque alla Vergine attestare la sua presenza sulla roccia benedetta, i giornali cattolici divennero più affermativi, gli altri più irritati. Ben presto ne nacque in tutti i giornali una sfida e si venne alle più ardenti polemiche. Dio, che fa spesso convergere le nostre piccole agitazioni verso lo scopo che si propone, si servì delle voci dei buoni e dei cattivi per attirare la pubblica attenzione sull' opera di sua Madre. Gli spiriti riflessivi compresero effettivamente che non si discute su un oggetto privo di importanza e che se le apparizioni di Lourdes non erano ancora pienamente dimostrate, dovevano almeno fornire un punto d' appoggio alle osservazioni e agli studi. Alcune persone, desiderose di conoscere la verità cominciarono a comparire sotto la roccia di Massabielle. Queste persone credettero di vedere il cielo aperto sopra la testa di Bernardetta e ritornando alle loro case sparsero dappertutto, sul loro passaggio, il grido comunicativo della loro ammirazione. A questi primi pellegrini succedettero immediatamente molti altri e verso la fine di febbraio la gente venuta dal di fuori, durante le apparizioni, era tanto numerosa quanto quella della città. Tra le persone lontane che avevano progettato il viaggio a Lourdes, un grande numero riservava la visita all' ultimo giorno della quindicina, sperando che la Vergine in quel giorno si sarebbe manifestata alla Grotta con qualche sorprendente prodigio. La vigilia e la notte dal 3 aI 4 marzo, da tutte le parti della Francia, ma in particolare dalle città e villaggi circostanti partirono piccoli gruppi di dieci, quindici, venti pellegrini, che si incamminarono verso la città di Maria. Queste carovane, che convergevano verso il medesimo punto riunendosi le une alle altre come il ruscello al fiume, finirono per creare una interminabile grossa corrente. Nelle adiacenze di Lourdes, sulle strade di Pau, di Tarbes, di Bagnères e d' Argelès, queste fiumane di gente, viste ai primi bagliori del giorno, rassomigliavano a quattro grandi fiumi, destinati a scontrarsi. E invece, dopo essersi congiunti pacificamente sulla piazza di Lourdes, discendevano, in flutti vorticosi e potenti, le scarpate dietro alla fortezza e andavano a confondersi in un immenso risucchio attorno alla roccia di Massabielle. Sarebbe difficile dire con esattezza il numero degli spettatori convenuti alla Grotta nella mattina del 4 marzo. Le più moderate valutazioni li calcolarono da quindici a ventimila. Oggi non è cosa tanto rara trovare a Lourdes afflussi di questa entità; ma nel giorno del quale richiamo le circostanze, la ferrovia non arrivava ancora ai Pirenei e il concorso dei pellegrini parve prodigioso. Le autorità incaricate di mantenere l' ordine, sebbene refrattarie ad ammettere le apparizioni, si comportarono, nella manifestazione del 4 marzo, con lo zelo e la sollecitudine di veri credenti. Esagerando le misure di protezione nei confronti della folla, diedero alla chiusura della quindicina, senza saperlo, uno splendore e una solennità che tornarono di gloria alla Vergine. Come abbiamo visto, la guarnigione del Forte era stata impiegata fin dal giorno precedente. Il giorno dopo di buon mattino i soldati in grande tenuta si presentarono al municipio e furono scaglionati con l' arma al braccio sulla strada di Massabielle. Tre o quattro brigate di gendarmi, chiamate dalle zone vicine, alcuni a piedi, altri a cavallo, facevano circolare nelle strade e nei vicoli che doveva percorrere la veggente. La brigata locale, come un picchetto d' onore, era in funzione sotto l' arcata della Grotta. Il sindaco, il vice-sindaco e il commissario di polizia con le insegne della loro carica si portavano un po' dappertutto, distribuendo con benevolenza avvertimenti e consigli. A motivo dell' assembramento della folla e delle imprudenze che si commettono in simili casi, c' era da temere qualche disgrazia; tuttavia, come fu notato, contro tutte le previsioni, nessun incidente venne a turbare questa memorabile adunata. Al di sopra dei soldati, gendarmi, magistrati municipali, c' era qualcuno che vegliava: era la Signora della Grotta. Mentre all' esterno fervevano i preparativi e si notava l' impazienza dell' attesa, che cosa accadeva in casa Soubirous? Oh, là, nulla era cambiato! Il papà e la mamma attendevano, come al solito, alle piccole faccende di casa e si chiedevano forse come avrebbero nutrito i loro figliuoli in quella giornata. Bernardetta, sempre fedele alle promesse, sentendo che l' ora dell' apparizione si avvicinava, si alzò prontamente e compì la sua pulizia personale. Dopo essersi inginocchiata qualche istante davanti al modesto crocifisso di rame appeso a fianco al letto, prese il mantello a cappuccio della festa e partì per la Grotta. Appena la veggente apparve sull' uscio della sua casa, un fremito, simile a quello prodotto da un scossa elettrica, percorse le file degli spettatori dalla città fino alle sponde del Gave. Ognuno s' alzava sulla punta dei piedi e diceva al suo vicino: Viene Bernardetta, arriva Bernardetta! La fanciulla si inoltrava tra le file senza sembrare che notasse la moltitudine degli ammiratori né la parata di forze spiegata sul suo passaggio. Come se si trattasse di una autorità d' alto grado, due gendarmi con la sciabola sguainata vennero a collocarsi davanti a lei per aprirle un passaggio e per sottrarla alla calca della folla. Camminava dietro a loro, semplice, modesta, tranquilla e con la stessa disinvoltura che aveva nei giorni in cui conduceva al pascolo sulle colline di Bartrès il piccolo gregge. Giunta a Massabielle, Bernardetta notò una ragazza cieca, della sua età circa, che piangeva a calde lacrime, all' inizio del sentiero che sboccava alla Grotta. Commossa andò ad abbracciare con affetto la piccola sventurata. Apprendendo che era stata abbracciata dalla veggente, la poveretta si sciolse in ringraziamenti e benedizioni. Intorno a essa si credette a un miracolo e si sparse la voce che Bernardetta aveva guarito una giovinetta della montagna, colpita da cecità. Tuttavia non c' era stato nulla e la notizia fu riconosciuta poco dopo come falsa! Finalmente, senza altri incidenti la veggente giunse sotto la volta della Grotta alle sette e un quarto del mattino. Sarebbe difficile descrivere la scena che offriva la conca di Massabielle. Nella parte più bassa dove scorre il Gave, cioè nel prato del Sig. La Fitte e sui terreni liberi che si estendevano dietro alla Grotta, masse che vibravano d' emozione e che rivaleggiavano compiendo sforzi per avvicinarsi. Ai fianchi della roccia delle apparizioni, si aggrappavano gruppi di audaci che univano al disprezzo del pericolo miracoli di equilibrio e di sangue freddo. Sugli alberi posti lungo il fiume si tenevano sospesi tra cielo e terra grappoli di uomini, di fanciulli, che ai rami imponevano oscillazioni tali, che nessuno osava guardarli. Dall' altra parte del Gave, sulla riva destra, la distesa di verde che sta di fronte all' ogiva, era nereggiante di spettatori che attendevano febbrilmente l' inizio dell' estasi. Lontano, sui poggi e sui punti più sporgenti che circondavano la valletta, si notavano gruppi di osservatori, rigidi e immobili come statue, con lo sguardo rivolto alla Grotta. Da questa moltitudine immensa, palpitante, si alzava un indistinto clamore, maestoso, simile a quello dell' oceano. Appena Bernardetta cominciò a pregare, la grande voce, la voce tumultuosa della folla che faceva risuonare il luogo, cessò di farsi sentire. Come se un ordine fosse venuto dal cielo, tutte le teste si scoprirono e tutti i ginocchi si piegarono. Presi da un segreto terrore i cuori battevano per l' emozione e ci si aspettava a ogni momento di vedere alla Grotta apparire qualche segno che manifestasse la potenza dell' alto. Durante questi momenti solenni d' attesa, Bernardetta, come fosse stata sola, si intratteneva amichevolmente con la Signora nascosta nella roccia: « A voi la mia anima, il mio cuore, la mia vita! » sembrava dirle con lo sguardo e col gesto. Durante l' estasi la veggente si commosse fino alle lacrime e si credette che l' apparizione le stesse per dare gli ultimi addii. Tuttavia qualche istante dopo, la sua figura si rasserenò, si rallegrò e lasciò trasparire raggi di speranza. Quale il soggetto di questo colloquio intimo in cui le gioie e le tristezze si manifestavano alternativamente? La Signora del cielo stava forse mostrando alla piccola privilegiata le alterne sorti che l' aspettavano nel corso della vita? Dava a essa la visione dei grandiosi avvenimenti, che dovevano compiersi alla Grotta; le mostrava nel medesimo tempo che pochi per lei sarebbero stati i giorni pieni di gioia e che sepolta in un monastero, lontano dal suo luogo d' origine, non avrebbe quasi più sentito parlare della roccia di Massabielle? Nulla di esplicito e preciso su questo punto è stato rivelato. Bernardetta rimase quasi un' ora rapita, in estasi, ora nell' atteggiamento estatico di santa Teresa che comunica col cielo, ora nella desolazione, nel pianto delle pie donne che al Calvario pregavano ai piedi della croce del Salvatore. Contro la speranza dei pellegrini, nessun segno miracoloso ebbe luogo alla Grotta. Appena la veggente ebbe ripresa la fisionomia ordinaria, le persone accanto si affrettarono a chiederle come la Signora l' avesse lasciata. «Come sempre - rispose la fanciulla - andandosene mi ha sorriso, ma non mi ha detto addio. - Adesso che la quindicina è finita, non tornerai più alla Grotta? - Oh! sì, - riprese Bernardetta; - per me ritornerei sempre; ma non so se la Signora vorrà apparire ancora». Sebbene l' estasi fosse terminata e la veggente si tenesse in piedi già da qualche istante, gli spettatori continuavano a restare in piedi, alloro posto. I due gendarmi che avevano accompagnato Bernardetta ripresero a farle da scorta e fecero aprire le file. Tutti volevano rivedere la piccola privilegiata della Vergine e da tutte le bocche uscivano esclamazioni piene di tenerezza. Mentre la fanciulla attraversava la valletta e il rione della Merlasse donne forestiere ruppero le file dei soldati e senza aver paura delle baionette andarono a coprir di baci la fanciulla benedetta dal cielo. Infine, seguita da una immensa folla entusiasta, Bernardetta rientrò nella sua casa, indifferente per gli onori che le si tributavano e senza altro pensiero che quello di aver risposto al desiderio della Signora così bella, che aveva rapito il suo cuore. Nonostante la commovente e splendida manifestazione che aveva allora avuto luogo, quelli che credevano alle apparizioni ritornarono soddisfatti solo per metà dell' estasi del 4 marzo. Parecchi avevano sperato che la Signora accettasse la sfida del parroco di Lourdes, facendo improvvisamente fiorire il rosaio selvatico della Grotta. Altri più entusiasti ancora, pensavano perfino che in quel giorno avrebbe potuto mostrarsi alla moltitudine, come si mostrava alla veggente. Quelli più saggi, riflessivi, non osando abbandonarsi a voci infondate, pregavano instancabilmente affinché la Signora misteriosa facesse conoscere il suo nome e desse un segno sensibile della sua presenza alla Grotta... Con grande rammarico di quanti prestavano fede alle visioni, non si verificò nulla: ciò fece temere a parecchi che la stima per la Vergine ne uscisse diminuita. Poveri ragionamenti Umani! La Signora della roccia che aveva incominciato l' opera sua non doveva lasciarla incompiuta. Ancora pochi giorni, e una grande rivelazione avrebbe sciolto il mistero e dissipato ogni dubbio.

 

XXVI - PERIODO DAL 4 AL 25 MARZO.

Gli increduli e gli spiriti di Lourdes superiori alle opinioni popolari, nonostante le arie di sicurezza che si davano, non erano senza preoccupazioni per eventuali incidenti dell' ultima apparizione. Non avendo nelle loro idee un' assoluta fiducia, temevano qualcuna di quelle sorprese sensazionali che i credenti invocavano con vivo desiderio. Nei due o tre giorni che precedettero il 4 marzo, si mantennero in un prudente riserbo e si sottrassero alle discussioni. Il mattino della grande manifestazione, si videro disseminati qua e là sulla sponda destra del Gave, spiando con occhio ansioso la roccia di Massabielle. Quando la prova temuta, appunto perché mancata, ebbe dissipati i loro timori, rialzarono la testa e tornarono alle loro diffamazioni, più accaniti che mai. I giornali, che ricevevano le loro relazioni, non tardarono a pubblicare che la commedia delle visioni era finita con un immenso scoppiò di risa e che i devoti, delusi nelle loro illusioni, non osavano più mostrarsi alla Grotta. Quanto alla veggente, abbandonata dal favore popolare, viveva rinchiusa nella casa paterna, meditando con tristezza sulla gloria effimera della professione di ispirata. Tante erano le affermazioni fatte dai giornali e dai loro corrispondenti, altrettante erano le bugie da mettere alloro attivo: ecco ciò che tutti a Lourdes potevano costatare. Non ritornerò sui particolari e sulle impressioni della giornata del 4 marzo. A partire da questo giorno, siccome le apparizioni si credevano ormai terminate, i pellegrini, è vero, non correvano più in massa a inginocchiarsi tutte le mattine sotto la roccia di Massabielle. Significava forse ciò che la loro fede era meno grande e il loro concorso meno sollecito? Assolutamente no. Tutti i giorni a ciascuna ora del giorno, un movimento continuo di persone si formava sulla strada del Ponte Vecchio, così che la gente nelle adiacenze della Grotta non sfollava mai. In particolar modo alla domenica, essendo sospesi i lavori dei campi, si vedevano su tutte le strade interminabili file di contadini che andavano a rinnovare i loro omaggi alla Signora di Bernardetta. Questi pellegrini fin dai primi tempi ricevevano sempre un' accoglienza gentile e disinteressata da parte degli abitanti di Lourdes. Se torniamo col pensiero a Bernardetta, la troviamo come l' abbiamo lasciata quando era ritornata da Bartrès. Non supponendo neanche che potesse essere l' oggetto di una qualsiasi attenzione, non si preoccupava né di nascondersi, né di apparire. Quattro volte al giorno, come prima delle apparizioni, attraversava una parte della borgata, intrattenendosi familiarmente e chiacchierando con le compagne di scuola. Senza pose da parte sua, non metteva in mostra né le manifestazioni della sua grande devozione, né la dissipazione esuberante caratteristica della sua età. Era l' innocenza che progrediva insieme alla serenità d' una coscienza tranquilla. Bernardetta aveva forse dimenticato la sua Signora? Oh! no. Spesso, alla sera, all' uscita dalla scuola, si poteva vedere una fanciulla staccarsi senza far rumore dalle compagne e prendere in tutta fretta la strada di Massabielle. Giunta sotto la roccia benedetta, baciava la terra, gettava uno sguardo ardente sulla misteriosa nicchia ed effondeva i sentimenti del suo cuore in una affettuosa preghiera. Prima di imbrunire si alzava sorridente, faceva un saluto d' addio e spariva con la stessa fretta con la quale era venuta. Chi era questa giovinetta, che dimostrava uno zelo così toccante per la Signora della Grotta? Non era che Bernardetta. Nei giorni in cui la scuola era chiusa, andava a trascorrere lunghe ore con Colei che le aveva promesso di renderla felice non in questo mondo, ma nell' altro. Non si presentava più alla Grotta come durante la quindicina delle apparizioni cioè accompagnata dalla folla e in mezzo alle ovazioni. Giungeva sola, avvolta nel suo mantello a cappuccio, facendo il meno rumore possibile. Sia per un sentimento di umiltà, sia per non attirare l' attenzione dei presenti, oltrepassava il posto che occupava al tempo delle apparizioni e andava a rifugiarsi in fondo alla Grotta. Là, raccolta, nascosta, spesso sconosciuta, si abbandonava alle meditazioni e recitava con devozione il suo piccolo rosario. Appena le apparizioni della quindicina ebbero termine, mani pie elevarono all' interno della Grotta una specie di altare rustico sul quale fu collocata una statua della Santa Vergine. A questa statua s' aggiunsero ben presto medaglie, quadri, una quantità di oggetti di pietà, così che il vano della roccia prese l' aspetto di una cappella riservata al culto. Candele in gran numero ardevano notte e giorno e le rocce di Massabielle cominciarono a echeggiare di canti in onore della Madonna dei Pirenei. Nessun pellegrino lasciava la Grotta senza gettare sul suolo, e più tardi in un canestro, una moneta destinata all' erezione della cappella chiesta dalla Signora. Il denaro non era custodito da nessuno, e tuttavia nessuna mano temeraria osò mai toccarlo.

 

XXVII - SEDICESIMA APPARIZIONE (Giovedì 25 marzo).

 

LA SIGNORA MISTERIOSA RIVELA IL SUO NOME. Un' opinione, insistente come una certezza, dominava a Lourdes e in tutta la regione circostante nei riguardi delle apparizioni: la Signora della Grotta non aveva ancora detta l' ultima parola. Le meraviglie delle estasi, l' origine straordinaria della sorgente, i racconti e i messaggi della veggente, restavano in effetti senza una sufficiente spiegazione, se l' Apparizione continuava a conservare il silenzio sul suo nome e sullo scopo delle sue visite. Ora, le persone che analizzavano gli avvenimenti si rifiutavano di credere che una vicenda, di cui tutti i dati erano celesti, potesse terminare senza lasciare negli spiriti altro che il ricordo meraviglioso ma infecondo di uno spettacolo teatrale. Nondimeno il periodo dal 4 al 24 marzo era passato, e nessuna novità era venuta a dissipare le nubi, né ad affrettare l' aspettata conclusione. In quest' ultimo giorno, vigilia dell' Annunciazione, un soffio di paradiso passò in tutta la regione, invitando le anime pie a portarsi il giorno seguente a Massabielle. Abitualmente, queste anime, nelle feste consacrate alla Vergine, andavano a pregare e a ritemprare la loro devozione sia all' antico e devoto santuario di Graison, sia al santuario non meno antico e non meno venerato di Bétharram. A questo richiamo, che le distoglieva dal loro pellegrinaggio tradizionale, provarono un istante di perplessità e si chiesero se era loro permesso lasciare luoghi di preghiera già consacrati, per portarsi verso luoghi dove la preghiera liturgica non era ancora risuonata. La Signora della roccia, per una di quelle illuminazioni di cui Ella sola aveva il segreto, fece comprendere alle persone esitanti che era proprio la stessa che invocavano negli antichi santuari della regione e che, per conseguenza, i loro omaggi avevano lo stesso oggetto. Subito gli scrupoli e le incertezze cessarono, e quando venne il momento di mettersi in cammino, i passi dei pellegrini si diressero verso Lourdes. Bisogna tuttavia dire che non si videro alla Grotta, in quel giorno, le grandi folle delle apparizioni precedenti. Si notava piuttosto, con qualche uomo inginocchiato qua e là, un folto Stuolo di giovinette e di pie mamme che, quasi vivente corona, facevano guardia d' onore alla Signora nascosta. Ubbidendo all' impulso interiore che avevano sentito tutte queste anime privilegiate erano persuase che qualche grande avvenimento si preparava alla Grotta. Nell' attesa si chiedevano quale poteva essere questo avvenimento. La Signora nascosta stava forse per togliere il velo che copriva e presentarsi, come avevano sperato il 4 marzo, in tutti gli splendori della sua gloria e la bellezza delle sue divine perfezioni? Avrebbe forse operato nella nuova piscina probatica, scaturita sotto i suoi occhi, uno di quei prodigi che apportano la guarigione e la gioia nei cuori sofferenti? Forse avrebbe approfittato della festa del giorno, il cui nome (l' Annunciazione) sembrava una promessa, per dichiarare il suo nome e rivelare la sua origine celeste? Tutte queste ipotesi si presentavano alla mente dei pellegrini e diventavano l' oggetto di mille desideri e di mille speranze. La voce che si era fatta intendere a quelli che amavano la Vergine era risuonata ugualmente, ma in modo più intimo e più soave, nel cuore di Bernardetta. Oh! per la fanciulla, questa voce non era sconosciuta; era la messaggera fedele che sempre preannunciava la visita della Signora dai sorrisi celestiali. Dopo i giorni benedetti della quindicina delle apparizioni, la piccola veggente era andata a inginocchiarsi più volte sotto la roccia benedetta. Cedendo all' ispirazione dell' anima, sovente levava lo sguardo verso la nicchia prediletta; ahimè! la nicchia restava sempre vuota e i raggi del cielo non venivano più a rischiararla. Ognuno può immaginare la gioia di Bernardetta, quando comprese che la divina Madre la chiamava a un nuovo incontro. Poco importavano alla fanciulla i calcoli e le previsioni degli altri su ciò che farebbe o non farebbe la Signora. La fede, in lei, era sicura e non aveva altro desiderio che quello di contemplare, di gustare gli incanti dell' augusta Sovrana, che riassumeva nella sua persona tutte le grazie e tutte le bellezze del cielo. Accanto al focolare domestico, la vigilia, e cioè il 24 marzo, Bernardetta comunicò ai suoi genitori l' avviso interiore che aveva ricevuto e parlò, come di cosa certa, della felicità che l' attendeva, il giorno seguente, alla Grotta. Tutta compresa da questo pensiero andò a dormire, ma il sonno non giunse. La notte le parve lunga e molte Ave Maria del rosario passarono sulle sue labbra! Appena apparvero le prime luci del giorno, lasciò il suo lettuccio, si vestì diligentemente e senza far attenzione all' asma che si destava nel suo piccolo petto, prese con passo agile il cammino di Massabielle. Quale confusione per lei! la nicchia era già illuminata e la Signora aspettava!... « Ella era là - diceva Bernardetta - affabile, sorridente e guardava la folla come una madre affettuosa guarda i suoi figli ». La veggente aggiungeva: « Quando fui inginocchiata davanti alla Signora, le chiesi perdono del mio ritardo. Sempre buona con me, mi fece cenno con la testa che non occorreva scusarsi. Allora le manifestai tutto il mio affetto, tutta la mia devozione e la felicità che avevo nel rivederla. Dopo averle manifestato tutto ciò che mi passò nel cuore, presi il mio rosario. Mentre pregavo, il pensiero di chiederle il nome si presentò al mio spirito con una insistenza da farmi dimenticare tutti gli altri pensieri. Temevo di essere importuna, rinnovando una domanda rimasta sempre senza risposta, e tuttavia qualcosa mi spingeva a parlare. Infine, per un moto che non potei contenere, le parole uscirono dalla mia bocca e pregai la Signora di volermi dire chi era come nelle volte precedenti, la Signora abbassò il capo, sorrise ma non rispose. Non so il perché, mi sentivo più coraggiosa e tornai a chiederle la grazia di farmi conoscere il suo nome. Rinnovò il sorriso e il grazioso inchino, ma continuò a tacere. Una terza volta, a mani giunte e riconoscendomi completamente indegna della grazia che domandavo, rinnovai la mia preghiera ». Giunta a questo punto del racconto, la fanciulla era vinta dall' emozione e proseguiva così: «La Signora era in piedi, sopra il roseto e si mostrava come si mostra nella medaglia miracolosa. Alla terza richiesta prese un' aria grave e parve umiliarsi... Giunse in seguito le mani e le portò verso la parte superiore del petto..., guardò il cielo...; poi staccando lentamente le mani e chinandosi verso di me, mi disse con voce tremante: "Io sono l' Immacolata Concezione" » Pronunciando queste ultime parole, Bernardetta abbassava la testa e riproduceva il gesto della Signora. Il grande mistero della Grotta era finalmente svelato. E in quale giorno! Precisamente nell' anniversario del giorno, tre volte benedetto, nel quale l' Arcangelo Gabriele venne, da parte dell' Altissimo, ad annunciare l' imminente venuta del Redentore atteso, e salutare « piena di grazia », cioè Immacolata, la Donna predestinata che dopo l' antica promessa fatta ai nostri progenitori, doveva schiacciare la testa al serpente maledetto. Quale coincidenza! E per noi quale motivo di speranza! Angeli che circondavate la Vergine nella sua rustica nicchia, quali furono le vostre lodi e le vostre felicitazioni ascoltando che la vostra augusta Sovrana si faceva conoscere e si identificava personalmente con uno dei suoi più bei titoli di gloria? Non faceste riecheggiare le volte di Massabielle degli accordi dei vostri strumenti vibranti e delle acclamazioni dei vostri cuori infiammati? I pellegrini inginocchiati davanti alla Grotta non Intesero né le armonie, né i trasporti degli spiriti celesti; ma si sentirono penetrati di santa e soave allegrezza. Durante il tempo dell' estasi, rimasero sospesi con lo sguardo rivolto alle labbra della veggente, sperando che da questa bocca pura discendesse a ogni istante qualche parola rivelatrice. Quando Bernardetta ebbe parlato, un trasporto indefinibile si impossessò di tutte le anime, e quelli che erano presenti caddero in ginocchio. Dopo aver reso questo primo atto di ossequio alla Vergine, spinti dall' entusiasmo, gli uni andavano a deporre i loro baci sulle pareti della roccia benedetta, gli altri andavano ad abbracciare, come fossero esseri animati o sacre reliquie, i rami del rosaio selvatico che cadevano dalla nicchia. Dal mezzo della folla, dai massi del Gave, dall' alto della roccia, si alzava l' invocazione popolare: O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che abbiamo ricorso a voi! Qualche momento dopo l' apparizione, tutta la città di Lourdes era informata della strepitosa notizia portata dalla giovane veggente. Incontrandosi nelle strade, gli abitanti si stringevano la mano e si felicitavano a vicenda, come di un avvenimento fortunato accaduto a ciascuno di loro. Quanto ai pellegrini forestieri, non sapevano più staccarsi dalla Grotta; quando avevano finito di recitare un rosario, ne aggiungevano un altro, e dopo aver cantato, cantavano ancora. Infine, verso il tramonto, si dispersero in tutte le direzioni, proclamando dappertutto sul loro passaggio le parole della Vergine. Nel pomeriggio del 25 marzo (non rammento ormai più le circostanze che fecero nascere l' occasione) avemmo, mia sorella e io, inaspettatamente la visita della piccola Bernardetta. Se fosse entrato un angelo in casa nostra non ci avrebbe procurato una gioia più profonda e più viva. La giovane veggente era come un angelo e nel momento in cui si presentò in casa nostra, si sarebbe detto che ella esalava ancora il profumo della Rosa mistica. Facilmente si indovinano i discorsi che dovettero occuparci; la nostra conversazione con la fanciulla non poteva cadere che sugli avvenimenti della Grotta. Subito dopo aver dato il benvenuto alla nostra affezionata visitatrice, ci affrettammo a chiedere i dettagli intimi sulla visione del mattino. Qualcosa che manifestava la felicità passò sul suo volto e, senza farsi attendere, Bernardetta si mise a raccontare gli avvenimenti già narrati. L' atteggiamento e i gesti della Vergine furono riprodotti in modo così vero e attraente che il divino modello parve disegnarsi davanti ai nostri occhi. Verso la fine del racconto la fanciulla fu presa da una grande commozione; si fermò un istante, poi con le lacrime agli occhi e il tremito nella voce, ci ripeté con una espressione serafica la risposta per sempre memorabile della Vergine: Io sono l' Immacolata Concezione! Nel riprodurre qui la scena che ho appena terminato di descrivere, mi proponevo non solo di fermarmi a un ricordo che mi è caro; volevo dare soprattutto una nuova prova della sincerità di Bernardetta. La povera fanciulla non sapeva pronunciare la parola conception che pronunciava con-cheption. D' altra parte ignorava ciò che volevano dire le parole della Vergine: « Io sono l' Immacolata Concezione. Quando ebbe finito di parlare, mia sorella corresse la parola «conception» che Bernardetta aveva storpiato. La fanciulla si riprese, poi si voltò verso mia sorella e le chiese con una ingenuità perplessa: « Ma, Signorina, che significano le parole: Io sono l' Immacolata Concezione?» Dopo una simile domanda, chi potrebbe dubitare della veracità di Bernardetta? L' uomo mente con parole che conosce, ma non con parole delle quali ignora il significato.

 

XXVIII - DICIASSETTESIMA APPARIZIONE (Mercoledì 7 aprile).

La testimonianza, che la Vergine aveva resa a se stessa, confermava le convinzioni di Bernardetta senza aumentarle. Per la piccola veggente, la Signora della Grotta era sempre stata la gloriosa Madre che regna nei cieli ed è a lei ch' ella indirizzava le invocazioni affettuose del suo pio rosario. Tuttavia, per una prudenza che sembrava essere ispirata, non pronunciò mai durante il periodo delle estasi il nome benedetto della persona che riempiva la sua anima. In tutte le narrazioni la Signora della visione era semplicemente chiamata la Signora e solo dopo che la Vergine ebbe parlato, Bernardetta modificò il suo linguaggio. A partire dal giorno della Annunciazione, la dolce Visione non ricevette più il nome vago e impersonale di «la Signora», ma bensì il nome più tenero e meglio determinato di Nostra Signora della Grotta o Nostra Signora di Massabielle. Le feste di Pasqua seguirono poco dopo il giorno nel quale la Signora della Grotta si era dichiarata la Madre immacolata del divin Redentore. Felici e fieri perché la Regina del cielo prendeva diritto di cittadinanza in mezzo a loro, gli abitanti di Lourdes andarono con entusiasmo ad assidersi al banchetto eucaristico; a eccezione di alcuni pensatori senza fede, lo slancio fu generale. Mentre la cittadina era nella gioia, la piccola figlia, oggetto della predilezione della Vergine, doveva essere messa in disparte e privata delle gioie della Risurrezione? Il cuore della Madre celeste non poté acconsentirvi, e il mercoledì di Pasqua (7 aprile) ritroviamo ancora Bernardetta alla Grotta, che contempla nelle gioie dell' estasi la sua affezionata e potente protettrice. Non assistetti all' apparizione del 7 aprile; ma il dottore Dozous la narra ai suoi lettori nei seguenti termini: « Un giorno nel quale Bernardetta sembrava più assorta del solito a motivo dell' apparizione, fui testimone, come tutte le persone che la circondavano, del fatto che sto per narrare: Era inginocchiata, recitando con angelico fervore le preghiere del suo rosario che aveva nella mano sinistra, mentre teneva nella mano destra acceso un grosso cero benedetto. Nel momento in cui iniziava a fare la sua solita salita in ginocchio, per un istante si fermò e la sua mano destra, avvicinandosi alla sinistra, collocò la fiamma della grossa candela sotto le dita di questa mano, abbastanza staccate le une dalle altre così che questa fiamma poté facilmente passare fra esse. Resa più gagliarda da una corrente di aria molto forte che spirava in quel momento, non parve produrre sulla pelle che bruciava alcuna alterazione. Sbalordito da questo strano fatto, impedii che alcuno lo facesse cessare e, prendendo l' orologio, potei per un quarto d' ora osservarlo perfettamente. Bernardetta, dopo questo tempo, sempre in estasi, avanzò verso l' alto della Grotta e spostò le mani allontanandole l' una dall' altra. Fece così cessare l' azione della fiamma sulla mano sinistra. Terminata la preghiera, scomparsa dal volto la trasformazione dell' estasi, Bernardetta s' alzò e si preparò ad allontanarsi dalla Grotta. La trattenni un momento e le chiesi di mostrarmi la mano sinistra che esaminai con la più minuziosa cura. Non trovai la più piccola traccia di bruciatura. Rivolgendomi allora alla persona che si era impossessata della candela, la pregai di riaccenderla e di darmela. Subito collocai più volte di seguito la fiamma della candela sotto la mano sinistra di Bernardetta, che l' allontanò molto in fretta dicendomi: Mi bruciate.

 

XXIX - LE FALSIFICAZIONI DELLA VISIONE CELESTE.

L' inferno non poteva restare inerte davanti agli avvenimenti che si verificavano a Lourdes. Il principe delle tenebre, vinto nel suo orgoglio, non lo è nelle sue avversioni e non osando più attaccare Dio nella sua onnipotenza, cerca di ostacolare le sue opere e di distruggere l' ordine provvidenziale che egli ha sapientemente voluto stabilire. Forse mai, in nessuna epoca della storia, il genio del male ha manifestato la sua azione dannosa come nel tempo in cui viviamo. Egli è dappertutto, s’insinua in tutte le cose. Geloso dei gloriosi destini promessi all' uomo, lo distoglie dalla sua via corrompendo la sua vita morale, pervertendo le sue idee, strappandolo agli affetti nobili e santi. Nella sua attività divorante, presiede le società segrete, si ingaggia nelle pratiche spiritiche, parla per mezzo di tavoli girevoli e si lascia quasi vedere nelle esperienze dell' ipnotismo. Il giornale e il libro sono al suo servizio; certe arti e certa scienza gli rendono continui omaggi. Il propagandista della menzogna non si addormenta nei suoi trionfi e sorveglia con una cura gelosa le cause che possono contribuire a diminuire il suo dominio nefasto. Il suo sguardo inquieto si porta da un capo all' altro del mondo e si ferma su tutti i punti che gli sembrano minacciati. In questo lavoro attento, incessante, gli era possibile non scorgere il grande spettacolo che si dispiegava ai piedi dei Pirenei? Evidentemente no. Il vecchio serpente vide la Grotta illuminata e riconobbe, agitandosi in un fremito di rabbia, la Donna nemica che, col suo tallone potente, gli aveva schiacciato la testa. All' istante tutte le umiliazioni dei tempi passati ritornarono alla sua memoria e lo spinsero a nuove rivolte. Egli sapeva per esperienza che non è senza pericolo che ci si espone a lottare faccia a faccia contro Quella che è « terribile come un' armata schierata in battaglia» ~. Risolse dunque di prendere delle vie indirette e di combatterla, non nella sua persona, ma nei progetti che ella voleva realizzare, simile a quei malfattori oscuri che, non osando attaccare di fronte un avversario temibile, si mettono di notte a rovinare le sue proprietà. Con occhio invidioso notò i tesori di grazie e di benedizioni che la Regina del cielo riservava sotto le volte di Massabielle. A qualunque costo volle rendere sterili queste ricchezze e allontanare dalla Grotta quelli che venivano a raccoglierle. Subito Satana si mise in marcia e nell' esercizio dei suoi riprovevoli e tortuosi modi d' agire lo vedremo travestirsi, truccarsi e spandere lo spavento attorno alla rupe delle visioni. Incominciò le sue imprese dalla piccola privilegiata della Vergine. Ho già detto parlando della quarta apparizione che Bernardetta, trovandosi in estasi, aveva sentito dietro a lei, sopra la corrente del Gave, un' esplosione formidabile di voci selvagge che le gridavano in un modo stridente: «Salvati, salvati!»; che la fanciulla, presa da spavento, aveva alzato le mani e implorato il soccorso della Signora della rupe; che questa aveva aggrottato le ciglia e gettato uno sguardo terribile sui luoghi da dove partivano i clamori sinistri; infine che gli autori di questi clamori erano subito fuggiti emettendo a grande distanza i rantoli del loro furore. Le persone che assistevano a questa apparizione non intesero i gridi forsennati che avevano riempito di terrore la piccola veggente. Sicure di se stesse, credettero che Bernardetta si fosse ingannata e non prestarono nessuna attenzione al suo racconto. Ma Bernardetta non si era ingannata, e più tardi fu riconosciuto che il suo racconto segnava la prima invasione del diavolo a Massabielle. Si sa come l' invasore e i suoi partigiani vi furono accolti; essi non osarono più mostrarsi alla Grotta fin dopo il 7 aprile, cioè fino all' epoca in cui la Vergine parve averla lasciata. Il racconto che precede è uscito quanto al senso dalla bocca stessa di Bernardetta. E stato fatto direttamente dalla veggente a mia sorella e a me. Altre persone di Lourdes, dopo le apparizioni, parlavano dell' incidente del 19 febbraio pressappoco nei medesimi termini, e come proveniente dalla stessa fonte, specialmente Onorina..., più tardi venditrice d' oggetti di pietà, non lontano dalla Grotta. Nell' occasione d' un viaggio fatto a Tarbes, Bernardetta fu presentata al Rev. Nogaro, parroco della cattedrale, che ricevette ugualmente comunicazione del fatto in questione dall' estatica in persona. Da quando le apparizioni della Madre divina furono finite, lo spirito ingannatore ricominciò la sua impresa tenebrosa. Un giorno, una giovane della via Basse, di Lourdes, chiamata Maria... molto raccomandabile d' altra parte per la sua pietà, ritornò dalla Grotta raccontando che aveva sentito all' interno del masso roccioso di Massabielle un concerto misterioso di voci celesti che produceva sui sensi come una specie di ebbrezza narcotica. Nella sua buona fede, diceva e credeva che soltanto gli angeli erano capaci d' eseguire simili sinfonie. Il giorno dopo, la stessa giovane ritornò alla Grotta col progetto di recitarvi il rosario, ma anche con la segreta speranza di sentirvi ripetere le meravigliose armonie del giorno prima. Infatti, appena fu in preghiera, delle note ineffabili, delle note pure e soavi come quelle che escono da bocche serafiche, si fecero sentire di nuovo alle sue orecchie rapite. Ella ne seguiva, senza osare respirare, gli accordi melodiosi e seducenti, quando a poco a poco, ma crescendo, delle strane dissonanze, dei toni falsi e stridenti vennero a gettare il tumulto e la confusione nel poema musicale. Ben presto i ritmi incantatori non furono più che un gran disordine tumultuoso, una cacofonia indescrivibile. Tutto a un tratto si fece il silenzio. Qualche secondo dopo, un rumore sinistro, simile a quello d' una lotta fra animali immondi, scoppiò nelle profondità degli scavi. Erano grugniti soffocati, urti selvaggi, il rumore sordo di combattenti che soccombono. Senza attendere la fine della mischia, la giovane fuggì e per parecchie settimane non osò più ritornare alla Grotta. Quando parlava di questo fatto, diventava pallida e tremava di spavento. La gente di Lourdes, che a quell' epoca non supponeva interventi diabolici, disse che la giovane era un' esaltata e che per crearsi una certa reputazione aveva voluto aggiungere una nota ispirata dalla fantasia alla storia vera delle divine apparizioni. Quasi nello stesso tempo, si trattò a Lourdes d' un' avventura straordinaria sopravvenuta a un uomo di San-Pé o d' un casale vicino. Quest' uomo andava tranquillamente al grande mercato di Tarbes e camminava, prima del giorno, sulla strada da Pau a Lourdes. Arrivato in faccia alla Grotta, secondo la pia abitudine degli abitanti dei Pirenei quando trovano sul loro cammino una croce, una madonna, un santuario, il buon contadino tolse il suo berretto e fece il segno della croce. All' istante, fu inviluppato da un globo di luci fantastiche e, malgrado i suoi sforzi, non poteva più né avanzare né retrocedere. Sbalordito e paralizzato, si mise d' istinto macchinalmente a rifare il segno della croce. Subito il pallone scoppiò con una detonazione formidabile e tutto rientrò nell' oscurità. Attraverso allo spazio sentì delle risate beffarde e delle ironie blasfeme. Senza perdere un minuto, il viaggiatore prese il suo cammino in senso contrario e rientrò nella sua famiglia. I letterati di Lourdes si divertirono molto della sorpresa che aveva spaventato il paesano di San-Pé. Dall' alto della loro scienza, spiegarono l' incidente con un gioco di fuochi fatui. Nuove storie contrassegnate col distintivo del meraviglioso non tardarono ad arrivare alle orecchie del pubblico. La gente seria della località non ne comprendeva il senso e le considerava come favole o sogni generati dall' immaginazione popolare molto surriscaldata a quell' epoca. Fu necessario tuttavia fare i conti con la realtà e riconoscere che qualche cosa di misterioso, che non aveva nessun rapporto con quello che si era osservato precedentemente, si agitava in un modo pernicioso attorno alla Grotta. Alle visioni così belle e così armoniose di Bernardetta, successero delle scene burlesche, spiacevolmente disarmoniche, terrificanti qualche volta. Una vera epidemia di visionarie parve rivelarsi improvvisamente a Lourdes; essa colpiva particolarmente le giovani e i ragazzi. Quando alcuni di questi ragazzi si avvicinavano agli scavi di Massabielle, cadevano in una specie di contemplazione provocata e febbricitante e scorgevano all' interno delle rocce ogni sorta di figure fantasmagoriche. A un tale affascinato si presentava una madonna qualunque ornata di scettri e di corone; a un altro, un San Giuseppe col giglio tradizionale nella sua mano; questo qui credeva di vedere San Pietro, quello là San Paolo, un terzo i quattro evangelisti. In poco tempo, fu la sfilata completa di tutti i santi e di tutte le sante più conosciuti del paradiso. I personaggi fittizi che vennero a far scena in queste diverse parodie, benché rivestiti d' una certa bellezza artificiale, erano inquieti, agitati, e lasciavano scorgere delle convulsioni involontarie che li rendevano repellenti. Ai giocolieri e ai saltimbanchi nascosti che operavano all' interno della Grotta, vennero ad aggiungersi delle comparse d' una natura meno sottile e d' un genio meno inventivo. Questi ultimi erano poveri individui, in carne ed ossa, che cercavano coscientemente di darsi una parte nella commedia diabolica. Così si parlò di un grosso balordo di villaggio, dai diciotto ai vent' anni, sbucato non si seppe mai da dove, che veniva a mettersi in mostra alla sera sul far della notte, sulla riva destra del Gave, in faccia alla rupe di Massabielle. Arrivava sul teatro delle sua bravure bardato con banderuole di verde e col volto spaventosamente sporcato. Dopo essersi messo in ginocchio e aver segnato il suo petto con un gran segno di croce, si abbandonava a mille contorsioni e gettava dei muggiti da far risuonare lo spiazzo della Grotta. Questo personaggio scriteriato fu accolto a urli di derisione e di disapprovazione e non se ne parlò più. Si parlò ancora, per non citare che un secondo caso, d' una serva della città6 che si sforzava di imitare Bernardetta nei suoi rapimenti. Partendo per Massabielle, usciva dalla casa dei suoi padroni a testa bassa e accuratamente nascosta nel suo mantello a cappuccio. Per strada, fingeva di non sentire niente e non rispondeva mai alle domande che le erano rivolte. Sotto la Grotta, moltiplicava le sue prostrazioni e prendeva delle arie ispirate. I suoi sorrisi erano delle smorfie e le sue preghiere venivano dall' estremità delle labbra. La pantomima che eseguiva pareva così visibilmente calcolata e maldestramente riuscita che tutti si mettevano a ridere. Delusa e presa in giro, la falsa veggente rientrò nell' oscurità. Di un significato diverso, drammatici e cattivi si rivelavano gli effetti provati dalle persone che si trovavano direttamente sotto lo sguardo affascinatore del diavolo. Ecco alcune osservazioni a questo proposito, e incomincio da una scena di cui sono stato personalmente il testimonio. Si era all' inizio delle visioni di questa specie; nessun fatto del genere che ricordo era ancora venuto a mia conoscenza. Due miei colleghi, il ricevitore delle imposte e il commesso principale d' Argelès, venendo a Lourdes, vennero a vedermi e dopo essersi intrattenuti sulle grandi manifestazioni della Vergine, alle quali non credevano, mi pregarono di accompagnarli alla Grotta, che desideravano visitare. Arrivammo sotto le volte di Massabielle nel momento in cui una giovinetta della città, chiamata Giuseppina7.., della via di Bagnères, pareva esser caduta in uno di quegli stati patologici che rassomigliano alla catalessi. Una dozzina di donne facevano cerchio attorno a lei e la fissavano con stupore. Noi ci avvicinammo al gruppo e trovammo la giovinetta in ginocchio, nell' atteggiamento d' una Mater dolorosa. La sua figura, senza avere la grazia soprannaturale di quella di Bernardetta, non mancava d' essere molto bella e superava l' incanto delle figure ordinarie. Con le mani congiunte, pregava sospirando, e delle grosse lacrime cadevano lungo le sue gote. Dei movimenti febbrili venivano a intervalli a scuotere la sua preghiera. I miei colleghi furono talmente colpiti alla vista di questa scena che piegarono il loro ginocchio e, prima di rialzarsi, ognuno di loro gettò una moneta sul suolo della Grotta. Devo riconoscerlo, io stesso provai una viva impressione quando mi trovai in presenza della giovinetta e per un istante credetti di vedere una nuova e autentica estatica. Tuttavia, qualche cosa di segreto ostacolava la mia ammirazione e sembrava che la verità non era là. Facevo dei confronti e mi ricordavo che davanti ai rapimenti di Bernardetta mi sentivo trasportato, mentre davanti a quelli di Giuseppina... non ero che sorpreso. Approfondendo i primi, vi coglievo un' azione veramente celeste; esaminando i secondi, non vi trovavo che le agitazioni di un organismo eccitatissimo. Mi ritiravo coi miei dubbi e le mie incertezze. Giuseppina... non lasciò deviare l' opinione pubblica sul senso da dare alle sue estasi. Dopo essere ritornata due o tre volte alla Grotta, dichiarò francamente che era vero che diversi personaggi misteriosi le si mostravano all' interno delle rocce; ma questi personaggi le parevano sospetti di cattiva qualità. Ecco ancora i dettagli d' un fatto di cui posso personalmente garantire l' autenticità. In un lato della casa che abitavo a Lourdes con mia sorella, alloggiava una famiglia di brava gente che ci era particolarmente attaccata e alla quale ci eravamo affezionati. Un giorno, uno dei ragazzi di questa famiglia, chiamato Alex... da undici a dodici anni d' età, oggi uomo fatto, ritornò dalla Grotta con gli occhi fuori dall' orbita e senza poter più parlare. Paralizzato dalla paura, andò a gettarsi precipitosamente nelle braccia della mamma come se reclamasse protezione. La mamma ansiosa si affrettò ad interrogare il ragazzo, ma questo non rispondeva che con dei segni disperati. Tutta allarmata, la povera madre chiamò mia sorella pregandola di venire in suo aiuto. Mia sorella accorse e dopo qualche cura e qualche parola rassicurante data al ragazzo, questi ritornò alla calma. Quando ebbe ripreso i suoi sensi interamente, raccontò ciò che segue: «Uscendo dalla casa, sono andato a fare una passeggiata con altri ragazzi dalla parte di Massabielle. Arrivato nella Grotta, ho pregato un momento; poi, in attesa dei miei compagni, mi sono avvicinato alla rupe e mi ci sono appoggiato con la testa sul gomito. Ero là a guardare attentamente quelli che mi erano attorno e non pensavo a niente quando, voltandomi verso la cavità della rupe, ho visto arrivare verso di me una signora vestita d' oro coperta di farbalas (sic). Questa signora nascondeva le sue mani e la parte inferiore del corpo in una nuvola cenerognola simile a quella dei temporali. Ella mi fissava con grandi occhi neri e pareva che mi volesse afferrare. Ho pensato subito che era il brutto (il demonio), e non sapendo più quello che facevo, sono scappato». Facendo questo racconto, il ragazzo tremava ancora in tutte le sue membra e si attaccava con forza alla veste di sua madre. Qualche settimana dopo, il giovane Alex... faceva la sua prima comunione e alla vigilia del giorno in cui riceveva il suo Dio ripeteva a mia sorella la precedente narrazione. Un grande numero di persone di Lourdes sono state testimoni degli strani eventi seguenti. Un giovane paesano della valle di Basturguère dall' andatura goffa per natura, si presentava da solo a giorni fissi sotto la rupe di Massabielle. Dal momento in cui s' avvicinava alla Grotta, era preso da una specie di scossa vorticosa e si metteva a girare con una rapidità vertiginosa. Quando interrompeva il suo movimento di rotazione, guardava fisso nell' aria e pareva inseguire con le sue mani un essere illusorio. Durante quest' ultimo esercizio, saliva di parecchi passi sul lato verticale del masso e vi si manteneva contro le leggi dell' equilibrio. Ritornato al suo stato normale, il giovane contadino cadeva in uno stato di abbattimento e si ritirava dalla Grotta tutto confuso. Interrogato, rispondeva che non era padrone della sua volontà e che una forza motrice segreta, in azione all' interno delle rocce, l' obbligava a fare ciò che faceva. Sempre nella stessa epoca, mia sorella se ne andò un pomeriggio alla Grotta per recitarvi il suo rosario. Vi incontrò parecchie donne che richiamarono la sua attenzione su una giovinetta fra gli otto e i nove anni, inginocchiata sotto la rupe e che pareva avere una visione. Questa ragazza, infatti, si teneva in un atteggiamento raccolto e seguiva con lo sguardo, in fondo al masso roccioso, qualche cosa d' enigmatico che sembrava imporle un mezzo riso forzato. Tutto ad un tratto la giovane visionaria cadde riversa e, simile a un cilindro su un pendio, si mise a rotolare in maniera disordinata, dal fondo della Grotta fino al bordo del Gave". Si gettarono degli urli e parecchie donne fuggirono. Rientrata in se stessa, la ragazza non seppe spiegare le cause della sua caduta né della sua discesa precipitosa. Una sera (era nel tempo in cui l' accesso alla Grotta era interdetto) parecchie donne pregavano in gruppo in cima al roccione di Massabielle. Una di queste donne, una mamma, teneva davanti a sé circondandola con le sue braccia una bambina fra i tre e i quattro anni. Nessuno faceva attenzione a questa bambina che, del resto, stava tranquilla e guardava in un modo indifferente nella direzione del Gave. Improvvisamente la figlioletta si lasciò sfuggire un grido di sorpresa, si distaccò dalla sua mamma e, avanzando, agitava le sue mani verso un essere invisibile. Un' esclamazione di terrore usci da tutte le bocche e la madre, simile a una leonessa alla quale si strappano i suoi piccoli, si slanciò d' un balzo sulla sua bambina e la trattenne sull' orlo del precipizio. Un passo di più, e la madre con la figlia sarebbero precipitate nel vuoto. La giovane visionaria sapeva appena parlare; non poté fornire nessuna spiegazione sulle cause che l' avevano turbata. Qualche mese dopo i fatti che ho appena raccontato, il figlio d' un mezzadro la cui abitazione si trovava a qualche centinaio di passi dalla Grotta, a un livello superiore del corso d' acqua, fu preso da una strana malattia che i medici non potevano definire. Il ragazzo, di dodici anni, era di un carattere dolce, simpatico, e aveva goduto fin allora una salute perfetta. Da un giorno all' altro diventò taciturno, irritabile, e il suo corpo si raggomitolava come una bolla informe. Più che parlare borbottava e si serviva di termini di cui nessuno attorno a lui conosceva il significato. Con crisi, a dati momenti del giorno, entrava in convulsioni spaventose. Noi avevamo qualche rapporto con questa famiglia di mezzadri e un giorno mia sorella, incontrando il padre in una via di Lourdes, gli domandò notizie del suo figlio. « Non sta bene - rispose il padre - e temo che qualche sortilegio o qualche maleficio sia stato lanciato su lui ». Mia sorella cercò d' illuminare il brav' uomo su questo punto e gli promise d' andare a visitare il giovane malato senza tardare. Vi andò infatti il giorno seguente o quello ancora successivo, nel pomeriggio, accompagnata da due o tre delle sue amiche. Le visitatrici trovarono il ragazzo solo, sprofondato in se stesso vicino al fuoco, in una stanza bassa che serviva da cucina. Malgrado la loro insistenza per farlo parlare, non poterono ottenere nessuna risposta. Siccome i genitori lavoravano nei campi, stavano per andarsene e si erano sedute un momento nel cortile della casa, quando apparve il padre e le pregò di ritornare sui loro passi. Queste signore acconsentirono a rientrare; ma arrivate sulla soglia della cucina, furono arrestate dal vociare e dagli sguardi esasperati del malato. In un eccesso di rabbia, questi si mise a insultarle e vomitare contro loro i titoli più sporchi. Al culmine della sua collera, in un movimento improvviso, fu sollevato come da una molla segreta e proiettato, con un salto di rospo, da un punto all' altro della cucina. Le visitatrici ebbero paura e, malgrado le assicurazioni del mezzadro che diceva che non avevano niente da temere, fuggirono a gran velocità.

Il P. Beluze, frate delle Missioni di Francia, che venne a predicare un quaresimale a Lourdes, sentì parlare della straordinaria malattia del figlio del mezzadro e volle rendersene conto personalmente. Si portò sul luogo; dopo aver seguito il ragazzo in una di queste crisi, non esitò a dichiarare che il malato era in preda a una possessione diabolica. Esorcizzato qualche giorno più tardi dallo stesso missionario, il giovanetto ritornò quasi immediatamente alla sua salute di prima. Malgrado le sue parodie, le sue intimidazioni e i suoi misfatti, lo spirito ingannatore non riuscì a intiepidire lo zelo degli abitanti di Lourdes e della regione riguardo a Nostra Signora di Massabielle; le popolazioni accorrevano per testimoniare la loro fede e il loro attaccamento alla Vergine Immacolata del masso roccioso. Di giorno, di notte, la preghiera del rosario risuonava sotto gli scavi e s' alzava come una protesta permanente contro le usurpazioni del pericolosissimo invasore. Durante questo tempo, anche Bernardetta veniva alla Grotta; a lei non si mostrarono mai le false luci e i falsi volti. Il diavolo si ricordava il colpo d' occhio terrificante che l' aveva obbligato a fuggire durante la quarta apparizione. Dopo questo giorno, non aveva più osato dirigere un attacco contro la privilegiata della Vergine. Infine arrivò il momento in cui il diavolo si accorse che le sue tecniche e i suoi sforzi rimanevano incapaci a distruggere quello che la Vergine aveva fondato. Più s' ingegnava ad accumulare sulla Grotta nuvole su nuvole, più la figura amata dell' Immacolata Concezione vi si lasciava scoprire risplendente e bella. Le cattive visioni disparvero a poco a poco, come spariscono, all' arrivo del giorno, certe fosforescenze notturne prodotte dalla famiglia ripugnante degli spettri.

 

XXX - DICIOTTESIMA E ULTIMA APPARIZIONE (Venerdì 16 luglio)..

Salto un intervallo di tre mesi per dire che Bernardetta fu favorita da un' ultima apparizione il 16 luglio, giorno della festa di Nostra Signora del Monte Carmelo. Dovrò ritornare sul periodo che lascio indietro perché molti fatti vi si dovranno far risalire, ma per il momento completo il quadro delle apparizioni. Invitando la figlia dei Soubirous a venire alla Grotta per quindici giorni, la celeste Signora della roccia non sembrava essersi impegnata a trovarsi all' appuntamento fissato che durante il periodo di tempo che aveva determinato. Tuttavia al termine della quindicina, per una di quelle induzioni che nascono dall' analisi degli avvenimenti, tutte le anime, nel mondo dei credenti, compresero che la santa epopea di Massabielle non era ancora terminata. La Vergine ricompariva infatti il 25 marzo, e coronava la sua opera con l' immortale dichiarazione che tutti conoscono. Non era sufficiente per la divina Mamma del cielo. Allo scopo di addolcire gradualmente alla sua piccola privilegiata le tristezze della separazione ritornò ancora alla Grotta il 7 aprile e il 16 luglio. Mi resta a narrare quest' ultima apparizione. All' epoca in cui ritorno con la mia narrazione, Bernardetta aveva fatto la sua prima comunione; fino al mattino della festa di Nostra Signora del Monte Carmelo, per la terza o la quarta volta si era nutrita del pane degli angeli. Nella seconda parte della stessa giornata, verso il tramonto, trovandosi in preghiera nella chiesa parrocchiale, intese la voce dolce della Vergine Immacolata che, risuonandole in cuore, le diceva di andare alla Grotta. Subito Bernardetta si alzò e corse dalla sua zia più giovane, Lucilla, per pregarla di accompagnarla a Massabielle. L' ingresso della Grotta era allora proibito per ordine dell' autorità amministrativa e una palizzata di legno chiudeva il terreno davanti agli scavi. Per non cadere sotto arresto prefettizio, Bernardetta e la zia presero la strada che conduce ai prati detti della Ribère e andarono a inginocchiarsi sulla riva destra del Gave, in faccia alla roccia delle apparizioni. Attraversando il quartiere di Lapaca, furono fermate da alcune donne che, avendo loro chiesto dove andavano, si misero a seguirle. Più lontano, sui prati che si trovavano dall' alto in basso a un livello inferiore alla strada di Pau, incontrarono parecchi gruppi di donne, le quali pregavano inginocchiate, rivolte verso la nicchia miracolosa. Appena Bernardetta apparve, tutti questi gruppi si alzarono e vennero a formare semicerchio intorno a lei. Tutti erano così felici di pregare a fianco della piccola veggente! Quasi appena che la fanciulla ebbe fissato lo sguardo sulla roccia al di là del Gave, i raggi dell' estasi brillarono sulla sua figura e nei trasporti dell' anima rapita esclamò: «Sì, sì, eccola! ci saluta e ci sorride al di sopra della palizzata! ». All' istante cominciò tra la Vergine e Bernardetta quell' ammirabile scambio di effusioni di cui ho sovente parlato e che sembrava stabilire una corrente luminosa tra le due interlocutrici. Immersa nelle sue beatitudini, la piccola estatica sembrava sforzarsi per distaccarsi dalla terra e volare tra le braccia della sua divina Madre. I suoi lineamenti, quasi spiritualizzati, facevano trasparire l' entusiasmo, e le donne che la circondavano credettero tornati i più bei giorni delle apparizioni. Il momento in cui la Vergine stava per lasciare la Grotta per non ricomparirvi più in modo sensibile, s' avvicinava. Come preparare la fanciulla alle prove di una separazione che poteva schiantare il suo spirito? La dolce Madre stava forse per spargere delle lacrime e rivolgerle saluti rattristanti? Oppure stava forse per dirle che nei giorni cattivi dell' esistenza, si sarebbe trovata invisibile al suo fianco per proteggerla e difenderla? O stava per ricordarle la promessa già fatta, di renderla felice non già in questo mondo, ma nell' altro? Nulla di tutto questo disse o fece, ma con uno sforzo di sublime tenerezza che solo le mamme della terra comprenderanno, la Vergine Immacolata preferì tacere piuttosto che affliggere il cuore della sua piccola. Per tutto il tempo dell' apparizione restò sorridente e lasciò la piccola estatica nella pienezza della gioia. Intanto il sole tramontava all' orizzonte mentre le ombre della notte cominciavano a stendersi sulla conca di Massabielle. La Vergine gettò un ultimo e profondo sguardo di tenerezza sulla piccola privilegiata, poi disparve. Era finito! Bernardetta non doveva più rivedere la Madre di Dio che negli splendori del paradiso.

 

XXXI - BERNARDETTA DOPO LE APPARIZIONI. 1. RESIDENZA NELLA FAMIGLIA. LA FAMIGLIA SOUBIROUS. Dopo il periodo delle apparizioni, Bernardetta riprese le abitudini della sua vita ordinaria, non supponendo nemmeno che l' avvenimento che l' aveva resa nota potesse attirarle una considerazione o una qualunque attenzione. Mentre da un capo all' altro della Francia e fino alle regioni più lontane migliaia e migliaia di voci ripetevano il nome della fanciulla fortunata, lei sola sembrò ignorarsi e non comprendere che la gente potesse occuparsi della sua povera persona. Allo scopo di preservarla dagli attacchi dell' orgoglio, la Provvidenza, che vegliava su lei, si compiacque di lasciarle la sua capacità intellettuale limitata, la sua povertà e perfino la sua asma insistente. Bernardetta riprese dunque il corso ordinario della sua esistenza restando sempre l' umile figlia dei Soubirous, la candida e innocente pastorella di Bartrès. Come prima delle apparizioni, la gente la vedeva passare, ogni mattina, per andare alla scuola, portando un povero canestro in cattivo stato, in fondo al quale si scorgeva, messavi alla rinfusa, la calza da fare, un tozzo di pane nero e il suo abbecedario logorato. Durante le ricreazioni nel cortile dell' Istituto partecipava ai giochi con un' incantevole spensieratezza, rideva, cantava, saltava con le sue giovani compagne. Quando giunse il momento di prepararsi alla prima comunione, nulla di speciale distinse Bernardetta dalle altre fanciulle. Come queste, aveva alternativamente le sue distrazioni e i suoi raccoglimenti, le sue sbandataggini e i suoi fervori. Vicino al confessionale, senza essere dissipata, tuttavia non assumeva arie affettate. In una parola, ella andava a Dio in ogni cosa con molta naturalezza, cioè con l' abbandono della sua innocenza e la familiarità confidente del suo cuore che amava. Bernardetta si accostò per la prima volta alla santa Cena il 3 giugno 1858, nella cappella dell' Istituto, dove era stata istruita sui suoi doveri religiosi. In occasione di questa dolce e santa festa, la gente a Lourdes sperava che la piccola veggente sarebbe stata favorita da uno di quegli angelici rapimenti che formavano l' ammirazione delle folle alle rocce di Massabielle. Non vi fu invece nulla. Bernardetta, a mani giunte, s' avanzò verso l' altare, ricevette il suo Dio nel suo cuore verginale e ritornò al suo posto, senza dare altri segni che quelli di una immensa e profonda felicità. Alla Grotta, Bernardetta compiva una missione; qui compiva un atto grandioso senza dubbio e non paragonabile a nessun altro, ma un atto della sua vita privata, individuale. Tuttavia, in quel tempo il parroco Peyramale raccontava che una domenica, mentre distribuiva la santa comunione nella chiesa parrocchiale, la sua attenzione fu colpita da un fascio di luce che brillava, circondandola, sulla testa di una giovinetta inginocchiata. Aveva guardato attentamente... Era Bernardetta. Nella visita che ci fece la fortunata fanciulla in occasione della sua prima comunione, mia sorella le chiese: « Dimmi, Bernardetta, ti ha resa più contenta aver ricevuto il buon Dio o l' aver conversato alla Grotta con la santa Vergine? ». Bernardetta esitò un momento, poi rispose: «Non so; queste cose vanno d' accordo e non possono essere confrontate. Ciò che so, è che sono stata felicissima in entrambe le circostanze». L' espressione che ho riferita, mi richiama alla memoria molte risposte date da Bernardetta durante le nostre conversazioni familiari. Queste risposte, uscite spontaneamente dalla sua bocca, caratterizzano questa fanciulla e aumentano il gusto di certi particolari narrati nelle pagine precedenti. Ne ricorderò qualcuna a caso, spiacente di non poterle riprodurre nell' espressione pittoresca del dialetto che Bernardetta parlava così bene. Ma, prima di tutto, devo far presente che, verso la fine delle apparizioni, cercammo, mia sorella e io, di far venire la veggente in casa nostra, allo scopo di ottenere ragguagli dettagliati su tutto quello che era avvenuto alla Grotta. Da principio venne con timidità e riservatezza; ma ben presto, incoraggiata dalla nostra cordiale e sincera simpatia, si abbandonò alla sua natura espansiva e divenne la nostra piccola e familiare amica. Quasi per due anni, se non proprio quotidianamente, certo a distanze molto brevi, avemmo la sua visita e potemmo leggere nella sua anima pura e trasparente come il cristallo. A costo di ripetermi, aggiungerò che Bernardetta nei soggetti ordinari di conversazione mostrava una intelligenza molto limitata, ma non era così quando le si parlava della Grotta e dei fatti che vi si riferivano. Allora non era più lei e rispondeva con un incanto e un' esattezza che rapivano i suoi interlocutori. E ora citiamo. Un giorno nel quale discorreva con noi, in salotto, le rivolsi questa domanda: « Dimmi, Bernardetta, la Signora della Grotta ti parla in francese o in dialetto? - Oh! in dialetto!... - Ma!... vuoi che una Signora di una condizione così elevata sappia parlare il dialetto? - Ma si...». Poi con fierezza: « E il dialetto di Lourdes, anzi, che parla!» (giro di frase dialettale). Un altro giorno, a proposito della promessa di felicità che le aveva fatto la Vergine, un missionario di Garaison volle sapere ciò che ne pensava la veggente e le fece questa osservazione in nostra presenza: « Dal momento che la Vergine ha promesso di renderti felice nell' altro mondo, non hai da inquietarti di nulla e puoi riposare tranquilla su questa promessa. - Oh! oh! signor curato, la contate bella! Sarò felice, è vero; ma attenzione! se faccio il mio dovere e cammino diritta per la mia strada ». In un' altra circostanza, parlando a Bernardetta dei segreti che le aveva confidati la Vergine, le dissi: «Sei proprio sicura che i segreti non siano conosciuti che da te sola? Noi eravamo molto vicini alla Signora e allora, sai tu...? - Oh! sono sicurissima che non li avete sentiti, perché non parlavamo come adesso qui. - Che cosa vuoi dire? - Quando la santa Vergine mi confidava i segreti, mi parlava per qui e non attraverso l' orecchio - e dicendo per qui, Bernardetta indicava la parte del cuore. - Non ti capisco. - Né io so farmi capire. Supponete che al posto di tutte quelle persone che si trovavano alla Grotta attorno a me, ci fosse un' unica persona, ma a cento passi da noi: questa persona può vedere benissimo che parliamo, ma non può sentire ciò che diciamo. - Beh! non sei che una vaneggiante ». E la fanciulla, senza insistere, si metteva a sorridere. Nel periodo culminante delle opposizioni amministrative, tornando un giorno a casa, trovai Bernardetta in conversazione con mia sorella. « Non sai? - le dissi; - sembra che ora si conoscano tutte le tue falsità e si pensa niente meno che a metterti in prigione. Inoltre, poiché ho voluto come in altre circostanze sostenerti, si aggiunge che potrei benissimo seguirti... Comprendendo lo scherzo, Bernardetta si alzò con aria piena di felicità: « Oh! che bella cosa sarebbe questa per me!... Prima di tutto non costerei niente ai miei genitori e inoltre sareste là anche voi proprio per insegnarmi a leggere e a recitare il mio catechismo, come si fa all' Istituto». « Dimmi, Bernardetta, - le chiese un giorno mia sorella: - Quando eravamo alla Grotta, la Vergine guardava forse soltanto te? - Mai più!... Guardava tutti e anzi con grande tenerezza. Alcune volte sembrava considerare le persone una a una e su alcune il suo sguardo si soffermava come quando si trova un amico». Il giorno in cui i membri della Commissione nominati dal Vescovo si portarono alla Grotta, il presidente rivolse a Bernardetta questa domanda: « Ci avete appena raccontato che al momento in cui avete scavato la sorgente, mangiaste un po' d' erba. Come mai? - Non so; la Signora mi ha spinta a ciò e me lo ha fatto capire. - Ma, figlia mia, non sono soltanto gli animali che mangiano erba cruda? - Oh! in questo vi sbagliate, reverendo, anche noi mangiamo insalata cruda. E vero - proseguì sorridendo - che vi aggiungiamo un po' d' olio e d' aceto ». Sospendo, perché se volessi ricordare tutte le sue risposte interessanti andrei troppo per le lunghe. Ho già detto, iniziando questo capitolo, che Bernardetta, dopo le apparizioni, era tornata alle sue abituali occupazioni. Come ognuno avrà compreso, non ho voluto con questo che sottolineare la grande modestia e la semplicità della veggente; ma la fama che già si era formata intorno a lei doveva necessariamente modificare le condizioni della sua esistenza oscura e quieta. Nessun forestiero, infatti, passava per Lourdes, senza aver visto e ascoltato la piccola privilegiata di Maria. Nelle ore di sosta delle vetture che andavano a Cauterets, a San Salvatore, o a Barèges, si formava una vera processione verso la casa Soubirous. Quando Bernardetta non si trovava, tutti i viaggiatori si dirigevano velocemente all' Istituto. Riuscirebbe assai difficile descrivere le oppressioni e la noia della povera fanciulla nei tre o quattro anni che seguirono le apparizioni. Ritornata a casa dopo la scuola, a stento trovava il tempo di prendere un po' di cibo. Quando era a scuola, la campanella suonava senza posa. Dieci, venti volte al giorno era obbligata a dire e a ripetere il racconto. In certi momenti stremata di forze e soffocata dall' asma, non dava neanche più segni d' emozione e raccontava le scene più belle delle apparizioni come se si trattasse di una lezione appresa. Senza tener conto della sua stanchezza, specialmente le donne si aggrappavano a lei con una insistenza esasperante. Le una le chiedevano un ricordo; le altre le presentavano dei rosari da toccare; vi erano anche di quelle che si inginocchiavano e le chiedevano una benedizione. In mezzo a tutte queste assedianti, Bernardetta restava dolcemente sorridente e per schermirsi spesso ricorreva ad arguzie. In occasione di una benedizione, sollecitata con insistenza da una visitatrice, la fanciulla rispose: « Ma vedete bene, mia povera donna, che non ho la stola; aspettate almeno che il Vescovo mi abbia delegato i suoi poteri!». Un' ultima prova, la più penosa per lei, attendeva Bernardetta alla fine delle udienze che era obbligata a dare. Lo stato di ristrettezza nel quale si trovava la famiglia Soubirous non era più un mistero per nessuno. Prima di allontanarsi da Bernardetta, ciascuno voleva lasciarle un segno della sua simpatica commiserazione. Questa rifiutava con umiltà, ma non senza far comprendere che era inutile insistere. Preghiere, stratagemmi, perfino la violenza era usata per vincere la delicatezza della fanciulla. Nulla poteva smuoverla e sebbene spesso senza forze, pure Bernardetta riusciva sempre vittoriosa di questo genere d' assalti. Ecco due fatti, dei quali posso dare testimonianza personalmente. Un giorno, una signora straniera, dai modi distinti, venne a bussare alla nostra porta per domandare di vedere la piccola protagonista della Grotta, che si trovava in quel momento con noi. La facemmo entrare in casa e la mettemmo a colloquio con la nostra cara ospite. Ella si profuse in ringraziamenti e manifestò una grande gioia nel vedere che poteva intrattenersi con tutta libertà insieme a quella persona che aveva ricevuti i sorrisi della Vergine. La fece parlare e rimase per più di un' ora ad ascoltarla con una grandissima attenzione. Quando poi si dispose a partire, con la delicatezza di quelli che sanno donare, abbracciando la fanciulla, furtivamente mise un involtino sotto le pieghe del grembiule. Come se le fosse caduto addosso un carbone acceso, Bernardetta s' alzò di scatto e lasciò cadere il dono della signora. Confusa per questo movimento, raccolse l' involtino coi denari e lo restituì gentilmente alla straniera caritatevole. Nessuna preghiera poté determinarla a prendere questo tesoro. Qualche giorno dopo - ciò accadde nella casa parrocchiale - il vescovo di Soisson, andando ai bagni di Cauterets o di Barèges, si fermò a Lourdes per informarsi degli avvenimenti accaduti alla Grotta. Vide Bernardetta ed ebbe con lei una lunga conversazione. Monsignor Tribaud fu profondamente impressionato dai racconti della veggente. Verso il termine del colloquio, il vescovo tirò fuori dalla tasca un rosario legato in oro e l' offrì alla fanciulla. « Oh! è troppo bello per me - esclamò Bernardetta. - Vi ringrazio, Monsignore, ma non posso accettarlo. - Statemi ad ascoltare, figlia mia, - disse il prelato con affettuosa benevolenza: - il mio dono non è così disinteressato come voi pensate; perché dandovi il mio rosario, avevo l' intenzione di chiedervi il vostro. - Oh! poco importa », rispose la fanciulla. E immediatamente con una dolcezza incantevole estrasse il suo modesto rosario e lo pose nelle mani del suo illustre interlocutore. Questi ebbe un bel prendere mille giri; dovette lasciare Lourdes senza aver potuto fare accettare il suo rosario, mentre egli teneva quello di Bernardetta. Molte persone a Lourdes hanno creduto per tanto tempo che uno dei segreti affidati dalla Vergine a Bernardetta consistesse in una esplicita raccomandazione di non accettare alcuna offerta di denaro o di qualunque altra cosa, a motivo dei fatti della Grotta. Non so fino a quale punto l' opinione popolare era fondata; perché, come ognuno sa, la veggente se n' è andata in cielo, portando con sé le confidenze della celeste Signora. Ciò che posso assicurare è che occorreva una forza d' animo sovrumana per resistere agli assalti della carità e che se realmente c' è stata la proibizione di non accettare niente, mai una ingiunzione di questo genere è stata meglio osservata. Un esempio ancora più eroico, e che mostra fino a quale punto può elevarsi la delicatezza cristiana, era dato dal padre e dalla madre di Bernardetta. Nel tempo che aveva preceduto le apparizioni, i due sposi Soubirous se ne andavano tutte le mattine al lavoro che era loro offerto fuori e, a forza di sacrifici, giungevano giorno per giorno a guadagnare il necessario per sostenere se stessi e la loro numerosa famiglia. Dal giorno in cui gli avvenimenti della Grotta tolsero Bernardetta dall' oscurità, le condizioni economiche della famiglia furono aggravate e da cattive che erano diventarono pessime. I Soubirous avevano la loro casa invasa continuamente dalla folla e non potendo attendere alle loro ordinarie occupazioni in modo continuato, erano spesso alle prese con la fame; Lo stato di miseria della sfortunata famiglia ispirava già compassione, ma i volti scarni e pallidi che vi apparivano suscitavano un sentimento ancora più penoso. Dopo aver soddisfatto la loro pia curiosità presso la veggente, le anime caritatevoli avrebbero voluto alleviare tanta povertà. Abbiamo già narrato gli sforzi usati per forzare la delicatezza di Bernardetta. Quando questi sforzi erano riusciti inutili, i visitatori si volgevano al papà e alla mamma, sperando che costoro facessero migliore accoglienza alla loro liberalità. S' ingannavano; il papà e la mamma Soubirous opponevano la stessa resistenza della figlia e non si lasciavano smuovere da nessuna considerazione. Avveniva talvolta che certe persone generose non potevano rassegnarsi a questo rifiuto. Agendo allora come vuole il Vangelo, fingevano indifferenza, poi al momento opportuno deponevano le loro offerte nascostamente o su un mobile o su uno scaffale. Era inutile: i Soubirous mettevano altrettanto zelo a sventare le abilità della beneficenza, quanto è necessario metterne per essere preservati dal furto. Tutti poterono convincersi della falsità della calunnia portata contro gli ex-mugnai di fare un avido commercio dalle fantasticherie mistiche inventate e propagate dalla loro figlia. Un pensiero penoso come un rimorso amareggiava nondimeno le persone della città e teneva angustiati i cuori. Per il fatto che la famiglia Soubirous era irremovibile nella sua delicatezza, bisognava forse lasciarla perire nei gorghi della miseria? Questo problema angoscioso, nonostante i più ingegnosi sforzi della carità, restò senza risposta per parecchi anni. La posizione già compassionevole dei Soubirous sembrava che non potesse ulteriormente peggiorare e tuttavia una prova ancora più tremenda stava per piombare sulla disgraziata famiglia. Ai primi di dicembre dell' anno 1866, la fedele sposa di Francesco Souhirous, la persona nella quale si concentravano tutte le affezioni della casa, colpita da una malattia improvvisa e gravissima, si spegneva dolcemente, l' 8 dicembre 1866, nella festa dell' Immacolata Concezione, dopo quattro o cinque giorni di sofferenza. Il dolore dei figli fu molto forte, si capisce, ma il povero sfortunato padre, colpito come da un colpo di folgore, piombò in una specie di ebetismo. Restò per qualche tempo vittima di questo opprimente torpore; poi, istintivamente, ricordandosi che le sue braccia erano ancora necessarie ai piccoli esseri che lo attorniavano, fece uno sforzo su se stesso e riprese il lavoro per dare da mangiare ai piccoli figli. Nessuno più del rev. Peyramale soffriva a Lourdes per la miseria e per le disgrazie della famiglia Soubirous. Persuaso, come la maggior parte dei suoi parrocchiani, che la sfortunata famiglia rifiutava ogni offerta di soccorso unicamente per ubbidire a ordini segreti venuti dalla Signora della Grotta, il buon pastore pregava con insistenza la Madre delle misericordie a voler finalmente addolcire la severità dei suoi comandi. Infine, dopo aver atteso per molto tempo, credette riconoscere in una circostanza occasionale una risposta del cielo alla sue ferventi suppliche. Un giorno in cui il caritatevole parroco attraversava i quartieri bassi della città apprese per caso che il mulino Lacadé, situato sul canale di Lapaca, era in vendita e che il proprietario cercava un acquirente. Questa notizia fu per lui come un lampo di luce. Subito il suo pensiero corse allo sfortunato papà di Bernardetta. Questi aveva ripreso, dopo qualche anno, la sua vecchia professione di mugnaio, perché questa professione rispondeva meglio ai suoi gusti e anche perché facilitava a lui e alla moglie il modo di sorvegliare e nutrire i figli, ma non riusciva a pagare l' affitto. Lo zelante parroco, senza perdere un minuto di tempo, andò dal superiore della Grotta, il rev. P. Sempé, e, qualche ora dopo, i due, partiti immediatamente da Lourdes, si trovavano alla presenza del vescovo di Tarbes Mons. Laurence, che già da un pezzo conosceva la squallida miseria in cui vivevano i parenti di Bernardetta. Perciò, quando apprese il motivo della visita dei due visitatori, fu del parere che occorreva subito comprare il mulino. Si impegnò lui stesso a coprire la spesa. Il contratto fu concluso e con un atto del 29 agosto 1867, alla presenza del sig. Daléas, notaio di Tarbes, Francesco Soubirous, padre della veggente, diventava proprietario del mulino Lacadé. Da questo momento la famiglia Soubirous non più esposta alle privazioni di prima, a eccezione fatta del grande vuoto lasciato dalla morte della madre, visse relativamente contenta. Tutti a Lourdes approvarono la generosa iniziativa del parroco Peyramale e considerarono il buon servizio reso alla famiglia Soubirous dal parroco come un servizio pubblico fatto alla cittadinanza.

 

XXXIII - BERNARDETTA DOPO LE APPARIZIONI (seguito) 2. BERNARDETTA ALL' ISTITUTO DI LOURDES. Bernardetta aveva lasciato Lourdes da più di un anno: la morte di sua madre era avvenuta quattro mesi dopo la partenza per Nevers. Per completare però la sua biografia, devo riprendere i fatti da una data anteriore e risalire al tempo in cui abitava ancora coi suoi genitori. In questo periodo una preoccupazione penosa tormentava i genitori di Bernardetta, perché questa, nonostante le cure di cui era circondata, continuava a restare debole e malaticcia. Da un pezzo il babbo e la mamma speravano che, dopo aver superato l' età in cui lo sviluppo organico subisce una crisi, la fanciulla sarebbe diventata robusta. Ma ciò non accadde. Bernardetta non sembrava preoccuparsi delle sue condizioni di salute: tutti i giorni, come al solito, continuava a portarsi alla scuola; poi quando le circostanze glielo permettevano, si copriva col suo mantello a cappuccio e andava a pregare alla Grotta. Trascorse così qualche tempo a Lourdes senza che niente di importante si dovesse notare nella sua esistenza. Le suore dell' istituto di Lourdes si erano molto affezionate alla loro alunna. Le belle doti della fanciulla, la sua aria d' innocenza, i ricordi ineffabili che richiamava, strappavano simpatia. Già le buone religiose avevano notato con ansia che Bernardetta deperiva di giorno in giorno. Attribuendo l' avanzare del male a insufficienza di cure, con questo pensiero e abbandonandosi allo slancio del cuore, le buone suore decisero di accogliere la giovinetta sotto il loro tetto ospitale. Dopo aver ottenuto il permesso delle loro superiore, andarono a far visita ai genitori di Bernardetta e trattando la questione dal solo punto di vista igienico, fecero presente la necessità di sloggiare la piccola ammalata. Esse si offrirono a riceverla e a tenerla come una figlia. I Soubirous accolsero con riconoscenza le proposte che erano loro fatte e Bernardetta seguì le suore. La separazione avvenne senza l' abituale tristezza, perché la fanciulla non si allontanava dalla casa paterna che qualche centinaio di passi; d' altronde era ben chiaro che avrebbe avuto la facilità di andare a rivedere la sua famiglia quasi ogni giorno. Nel mese di luglio dell' anno 1860, Bernardetta entrava all' istituto di Lourdes, come ammalata: ma in realtà non fu sottomessa al tenore di vita degli invalidi e dei poveri. Era per le suore come un deposito sacro e la superiora locale, ispirandosi a questa considerazione, le fece occupare una cameretta appartata, ridente e molto sana e le assegnò un posto di privilegio alla tavola dei pensionanti della scuola. Malgrado le delicate e premurose attenzioni che ebbero per lei, Bernardetta non migliorò. Anzi, dopo un pò di tempo che si trovava all' istituto, ebbe una crisi così forte che il suo confessore, il Rev. Pomian, si credette obbligato ad amministrarle gli ultimi sacramenti. I medici del luogo, chiamati d' urgenza, furono unanimi nel dichiarare che la giovinetta era ormai irrimediabilmente perduta. Pur disperando della guarigione, prescrissero nondimeno un rimedio energico, che poteva produrre una certa reazione. Dopo la loro partenza, le suore che circondavano Bernardetta le fecero prendere un cucchiaio d' acqua della Grotta. Immediatamente l' ammalata riacquistò la parola e quasi senza accorgersi si sentì guarita. Le suore si misero a gridare al miracolo e gli abitanti di Lourdes ne prolungarono la eco. Ci fu veramente un miracolo in questa circostanza? Di ciò è permesso dubitare, perché Bernardetta in seguito fu sottoposta alla stessa prova, seguita dagli stessi miglioramenti spontanei. Chiamando tra loro la piccola privilegiata di Maria, le buone religiose dell' istituto speravano di liberarla dalle eccessive visite che l' importunavano e le toglievano le forze. Anche in questo le buone suore non avevano fatto affidamento che sul loro cuore e non già sulle esigenze di un pubblico insistente. Resistevano, fino a quando era in loro potere, alle domande di udienza, che venivano fatte loro; ma generalmente i visitatori si raccomandavano a personaggi o a dignitari così potenti, che alla fine erano obbligate a credere. Bernardetta aveva completamente rinunciato alla sua volontà e ricordandosi dei favori della Vergine si mostrava a tutti ugualmente sorridente. Raccontava semplicemente quanto aveva visto, ascoltato, senza nulla aggiungere, senza nulla togliere. Se qualcuno fingeva di non cedere o presentava qualche obiezione oziosa, la fanciulla rispondeva con tono amabile: «Oh! io non sono istruita per discutere. Vi ho detto ciò che è accaduto alla Grotta; giudicate voi stessi che cosa bisogna pensarne ». All' esterno, in queste conversazioni Bernardetta sembrava felice; in realtà, quando il discorso degenerava in perditempo o in chiacchiere futili, la povera fanciulla si trovava come se fosse alla tortura. Una sua parola ci farà capire la stanchezza morale e fisica che essa provava in questo genere di conversazioni. Un giorno che era a letto per una delle sue solite indisposizioni, venne a trovarla una signora di Lourdes: « Eccoti dunque sempre sofferente, mia cara Bernardetta! - le disse la signora entrando. - Mio Dio, come ti compiango, povera fanciulla! - Non compiangetemi poi tanto - rispose gioiosa l' ammalata - io non so se è un grande vantaggio vivere con la febbre; ma in ogni caso preferisco questa, alle conversazioni in parlatorio. - Devi ricordarti che compi un dovere imposto dalla Vergine, figlia mia! - Oh! questo dovere lo adempio con gioia; ma sappiate che vi sono delle persone, le quali vengono a veder mi e ad ascoltarmi, come si va a vedere e a sentire certe bestie rare in uno zoo». Bernardetta passò il diciottesimo e diciannovesimo anno di età in alternative di salute ora buone ora cattive. In questo periodo si sviluppò un po' , apprese non senza fatica a leggere e a scrivere. Viveva contenta di giorno in giorno, per nulla preoccupandosi del suo avvenire. Nell' anno 1863, Mons. Forcade, vescovo di Nevers e superiore generale delle Dame della Carità di questa città, venne a Lourdes a visitare la suore dell' Istituto, che dipendevano da lui. Dopo aver salutato e benedetto la comunità, si affrettò a chiedere alla superiora notizie di Bernardetta. Qualche minuto dopo, facendo la visita all' edificio, la trovò in cucina, intenta a sbucciare i legumi. Fu colpito dallo sguardo dolce e modesto della giovane cuciniera e le rivolse, passando, parole benevole. Quando giunse la sera, la fece chiamare nella sala di ricevimento e la pregò di narrargli le meraviglie di cui era stata la fortunata testimone. Mons. Forcade era già guadagnato alla causa delle apparizioni, dopo la decisione dottrinale del vescovo di Tarbes; ma quando intese Bernardetta, ne divenne entusiasta. Una pausa di silenzio seguì la narrazione della veggente e tutti poterono accorgersi che il vescovo seguiva un' idea fissa nel suo spirito. Il prelato effettivamente rifletteva e si chiedeva con ansietà ciò che sarebbe diventato il fiore d' innocenza che gli stava davanti, se questo fiore fosse stato trapiantato senza protezione nell' atmosfera corrotta del mondo. La preoccupazione che l' aveva preso, si traduceva subito nelle seguenti parole. Alzando la testa, disse a Bernardetta: «Sì, figlia mia, avete ricevuto grandi grazie da parte della Vergine; ora, che intendete fare per corrispondervi? - Monsignore, non ho mai pensato di fare se non quello che già faccio qui, cioè lavorare e pregare con le care suore. - Osservate, mia povera fanciulla, che voi non siete qui che per un favore e che le buone suore non potranno trattenervi che per un periodo limitato. - Ma se mi prendessero come serva? - Non possono, perché le converse dell' Ordine sono legate da voti, mentre voi non lo siete». Bernardetta abbassò la testa. «Vediamo un po' , figlia mia, - riprese il vescovo - apritemi il vostro cuore; non avete mai pensato di entrare nella congregazione delle buone religiose che hanno cura di voi? - No, Monsignore, e se vi ho qualche volta pensato, era per dirmi che ciò non era possibile. - E perché? - Perché sono troppo ignorante e non ho soldi. - E vero - continuò il vescovo - che per regola generale si esige una dote e un certo grado di istruzione, ma quando ci troviamo di fronte a una vera vocazione, facciamo anche delle eccezioni. - Credo di comprendere il vostro pensiero, Monsignore, e ve ne ringrazio; ma prima di impegnarmi, desidero riflettere lungamente. - Oh! Dio mi guardi, figlia mia, di provocare in voi una deliberazione precipitata. Ciò che ho voluto dirvi è di esaminare in fondo alla vostra coscienza ciò che la Vergine desidera da voi. Pregate questa buona Mamma di illuminarvi, seguite le sue ispirazioni; poi se una vera attrattiva vi inclina verso il chiostro, cioè verso una vita di sacrificio, scrivetemi e da parte mia esaminerò davanti a Dio ciò che conviene fare». La seduta ebbe termine. L' invito del vescovo di Nevers non parve modificare in nulla la condotta esteriore di Bernardetta. Questa continuava a vivere come prima e non compiva i suoi doveri religiosi né con maggior zelo né con maggior fervore. Inoltre era stata fatta proibizione alla religiose di interrogarla circa i progetti che aveva per il futuro o di influire sulla sua determinazione. E mentre tutti supponevano che Bernardetta non avrebbe mai acconsentito ad allontanarsi dalla Grotta, un lavoro interiore si operava in lei e la predisponeva alla vita d' abnegazione. Dopo un anno di meditazioni e di preghiere, Bernardetta chiese un' udienza particolare alla Madre superiora della casa. « Madre mia, - le disse con tono grave - ho lungamente riflettuto, alla presenza di Dio e della santa Vergine, sulle parole che mi furono rivolte, ve ne ricorderete senza dubbio, dal Monsignor vescovo di Nevers. Da oggi la mia decisione è presa, e se la cosa è fattibile e io non ne sono troppo indegna, vorrei pregarvi di scrivere a Sua Eccellenza che desidero vivere e morire sotto il velo delle religiose, delle quali ha la direzione. - Ah! sia benedetto questo giorno! - esclamò la superiora, abbracciando Bernardetta e bagnandola con le sue lacrime. - Da quanto tempo prego segretamente per voi e da quanto tempo attendevo quest' ora fortunata. Sì, sì, mia cara Bernardetta, saremo felicissime di ricevervi in mezzo a noi, e non siete già la nostra figlia prediletta?... ». Qualche giorno dopo, infatti, Mons. Forcade informava la superiora dell' istituto che le porte del noviziato della casa madre di San Gildard a Nevers erano aperte per la privilegiata della Vergine e che autorizzava due suore di Lourdes a venire ad accompagnare la postulante. La Vergine Immacolata volle forse che Bernardetta prestasse ancora per qualche tempo il suo apostolato alla Grotta? O forse si propose di dimostrare che la sua piccola messaggera, entrando in convento, non aveva ubbidito ad alcuna costrizione o ceduto a qualche pressione? Sta il fatto che la giovane aspirante fu colta da un insieme di malattie che susseguendosi la obbligarono a fermarsi a Lourdes fino all' estate del 1866. Durante questo periodo di attesa e quando la salute glielo permetteva, seguiva con molto fervore gli esercizi della comunità, cominciando a prepararsi alla vita religiosa. Giunse finalmente il momento in cui Bernardetta dovette staccarsi dalla famiglia, dalla Grotta, dalle buone suore che l' avevano educata. Un crudele e terribile strazio stava per operarsi nella sua anima. Alla vigilia della sua partenza, si portò alla sua prediletta Grotta di Massabielle, accompagnata da due o tre religiose dell' Istituto. Alla vista dei luoghi benedetti, il suo petto si gonfiò. Ben presto scoppiò in singhiozzi e dai suoi occhi scese un profluvio di lacrime; si prostrò con la faccia a terra. Nel medesimo tempo un grido intraducibile sfuggì dalle sue labbra e dal suo cuore: «O madre mia! madre mia! come potrò lasciarvi?». E voleva pregare, ma la povera fanciulla era come annientata e il rosario restava immobile nelle sue dita. S' avvicinò alla roccia sopra la quale si trova la nicchia e a diverse riprese vi impresse dei baci, quasi avesse desiderato lasciarvi l' impronta della sua anima. Poi tornò a mettersi in ginocchio all' esterno della Grotta e a guardare con sguardo ardente la nicchia dove aveva contemplato la Regina del cielo. Ohimè! la persona amata che altre volte la illuminava coi suoi sorrisi non era più là e Bernardetta di nuovo scoppiava in dirotto pianto. Le suore credettero prudente strapparla a questa scena desolante. Si avvicinarono dolcemente e le dissero che era giunto il tempo di allontanarsene. « Oh! per favore - esclamò essa con aria supplichevole - è l' ultima volta!... Ve ne prego, mie care suore, lasciatemi ancora un minuto!». La dilazione fu accordata e anche rinnovata; ma alla fine, le religiose presero, con tutti i riguardi suggeriti dall' affezione, Bernardetta sotto il braccio e la condussero via. La giovane, in lacrime, si staccò alla fine dai quei luoghi amati che non doveva più rivedere; dopo aver fatto qualche passo, presa da una risoluzione eroica asciugò le sue lacrime, gettò un' ultima occhiata alla Grotta e si mise a camminare molto velocemente verso la città. Quando ebbe ritrovato un po' di calma, le suore le dissero: « Ma, Bernardetta, perché affliggervi tanto? Non sapete che la Vergine è dappertutto e che dappertutto sarà vostra madre? - Oh! sì, lo so - riprese - ma a Lourdes, sorelle mie, la Grotta era il mio cielo! ». Il giorno dopo, di buon mattino, Bernardetta andò a salutare i suoi familiari. Entrando nella casa paterna, cadde svenuta nelle braccia della mamma. Le prodigarono cure e allora riprese conoscenza ben presto. Sempre seduta, come l' angelo del dolore, sulle ginocchia di sua madre, guardava con ineffabile tenerezza tutti i membri della famiglia che l' uno dopo l' altro venivano ad abbracciarla e a coprirla di pianto. Improvvisamente si senti il rumore di una carrozza davanti alla porta di casa. Come mossa da una molla, Bernardetta si alzò, si svincolò dalle braccia dei suoi genitori e disparve in gran fretta ripetendo più volte: « Addio! Addio! ». Si fermò davanti all' Istituto, dove le sue benefattrici in lacrime l' aspettavano per darle gli ultimi loro abbracci. Due di esse salirono con lei, poi la carrozza partì. Bernardetta non doveva più rivedere Lourdes che dall' alto delle dimore eterne!

 

XXXIII - BERNARDETTA DOPO LE APPARIZIONI (seguita) 3. BERNARDETTA AL CONVENTO DI NEVERS. LA SUA VITA RELIGIOSA. La Madre e le religiose del convento di Nevers attendevano Bernardetta con l' emozione che avrebbero provato all' arrivo imminente di un angelo nella loro casa. Erano felici di pensare che presto dovevano avere per compagna e amica quella persona che aveva avuto l' onore insigne di trovarsi faccia a faccia e di conversare in intimità on la Madre di Dio. Quali mirabili racconti stavano per ascoltare! Esponendo a loro i racconti delle apparizioni, la veggente non avrebbe fatto loro gustare le bellezze del cielo? Il convento di Nevers era dunque tutto nella gioia e ciascuna religiosa si proponeva di fare la migliore accoglienza possibile alla nuova consorella, quando un dubbio, o meglio un timore fece capolino nell' anima della superiora. Si chiese se le premure che stava per prodigare alla giovane postulante non potevano alterarne la coscienza e portarla all' ebbrezza dell' orgoglio. Fece parte delle sue preoccupazioni alle venerabili suore che formavano il suo consiglio; queste, condividendo i timori della Madre, dichiararono di comune accordo che era cosa prudente non dare a Bernardetta se non quelle comuni manifestazioni di riguardo usate per tutte le postulanti. Il giorno seguente a questa decisione, le due suore di Lourdes che avevano accompagnato nel viaggio Bernardetta bussarono alla porta della Madre e le annunciarono l' arrivo della giovane postulante. La Madre fu presa da una commozione religiosa forte e improvvisa e per calmare la sua emozione, dopo aver rimandato le due religiose, cadde in ginocchio ai piedi del suo crocifisso. Rimase in questa posizione a lungo, e, quando si credette abbastanza padrona di se stessa, discese nel parlatorio, dove sola e col cuore già gonfio l' aspettava Bernardetta. Gettò uno sguardo intenzionalmente distratto sulla giovane e si mise a interrogarla come se non avesse mai inteso parlare di lei. « Siete voi la postulante che hanno condotto da Lourdes? - Sì, signora superiora. - Come vi chiamate? - Bernardetta Soubirous. - Che cosa siete capace di fare? - Oh! nulla di importante, signora superiora. - Ma allora, figlia mia, che volete che facciamo di voi?». Bernardetta non rispose. « Chi vi ha raccomandato alla nostra congregazione? - Monsignore, il vescovo di Nevers. - Ah! questo caro e santo uomo, ne fa sempre qualcuna delle sue!... Venite, figlia mia, vado ad accompagnarvi in refettorio, dove cenerete con le suore di Lourdes; poi, domattina, se non siete troppo stanca, vi porterete in cucina dove aiuterete la sorella conversa a lavare le stoviglie». Assegnandole uno dei più bassi uffici della casa, la Madre aveva creduto di sottoporre Bernardetta a una prova di umiltà. S' ingannava: quella che doveva eseguire gli ordini, ebbe a farsi molto minor violenza di quella che li aveva impartiti. Bernardetta non si era mai chiesta in che modo poteva essere adoperata in convento; si portò al posto di lavoro assegnatole con la stessa gioia di cuore che avrebbe provato se fosse stato di sua libera scelta.

All' ingresso in noviziato, Bernardetta ricevette il nome di suor Maria-Bernarda; questo nome non venne mai assegnato più felicemente, poiché restavano uniti in uno solo, il nome della Vergine apparsa e quello della fortunata veggente. Suor Maria-Bernarda già avezza alla vita claustrale non ebbe a compiere nessuno sforzo per sottostare alle esigenze della regola. D' una pietà soave ma costante, non manifestò né gli ardori abituali delle novizie, né i rilassamenti e gli scoraggiamenti che tengono dietro agli eccessi di zelo. Sempre semplice e senza pretese, strappava la simpatia, e le religiose di Nevers come quelle di Lourdes s' affezionarono alla giovane novizia, non solo per i favori straordinari dei quali era stata l' oggetto, ma per la naturale amabilità del suo carattere felice. Il soggiorno a Nevers parve influire favorevolmente sul fisico di Bernardetta. Nei primi mesi riprese forza e il suo volto aveva l' aspetto della salute. Ma ahimè! Questo felice stato di cose, con le speranze che racchiudeva, non fu di lunga durata. Una sera, dopo l' uscita dal refettorio, la povera giovane ebbe un' emottisi talmente prolungata che tutti intorno a essa disperavano di salvarla. Il medico della casa, chiamato d' urgenza, sentenziò al primo colpo d' occhio che la novizia era perduta. Provò parecchi rimedi, ma restarono senza effetto. La Madre generale, piena di angoscia e di dolore, fece avvisare Mons. Porcade che le condizioni di salute di Bernardetta erano allarmanti. Malgrado l' ora avanzata della notte, il vescovo attraversò a piedi la città e si portò in gran fretta presso la malata. Non potendo darle il viatico, perché il vomito continuava con violenza, le amministrò il sacramento dei morenti. Dopo aver molto pregato e dopo averle impartita un' ultima benedizione, credendo che tutto ormai fosse finito, s' allontanò dal letto dell' agonizzante con le lacrime agli occhi. Mentre discendeva le scale, la Madre superiora, che lo accompagnava, gli espresse il dispiacere che provava di veder morire Bernardetta prima di aver ricevuto il velo e di aver fatto la professione religiosa. « Eh! che cosa c' è che lo impedisce? - rispose il prelato con vivacità. - Si, si, concediamo questa ultima grazia alla giovane privilegiata della Vergine». E tornando sui suoi passi, si portò di nuovo vicino al letto dell' ammalata. « Sr. Maria-Bernarda, - mormorò dolcemente il Vescovo all' orecchio dell' agonizzante - la Vergine di Lourdes non è ancora contenta completamente; vuole vedervi arrivare in cielo con l' abito di religiosa professa. Raccogliete tutti i fervori della vostra anima e preparatevi a pronunciare i vostri santi voti. Se capite le mie parole, fatemelo comprendere». Immediatamente Bernardetta alzò uno sguardo riconoscente verso il cielo. Il vescovo si affrettò a recitare le preghiere rituali; poi con tono solenne invitò la novizia a rispondere o meglio a dare col cuore la sua adesione alla formula dei voti che stava per pronunciare in suo nome. L' ammalata, incapace di parlare, fece col capo un segno di consenso. Dopo la cerimonia, cadde in una specie di stato comatoso che sembrava preludere all' agonia. La sua ora tuttavia non era ancora venuta. Mentre le religiose della casa si pigiavano attorno alletto del dolore per ricevere l' ultimo respiro della loro amatissima consorella, si addormentò dolcemente di un sonno ristoratore; subito il suo respiro divenne più libero e più energico. Dopo qualche ora di riposo, suor Maria-Bernarda si risvegliò tutta sorridente e si mise a parlare. S' affrettarono a somministrarle cibi che le ridonassero energie e in capo a due o tre giorni Bernardetta entrava in piena convalescenza. Ma ahimè! come tutti quelli che portano impresso il sigillo degli eletti, la poverina usciva da una prova per cadere in un' altra. Del resto per essa la parole della Vergine: « Non vi prometto di rendervi felice in questo mondo ma nell' altro» non dovevano aver pieno compimento? Appena superata una scossa che aveva messo la sua vita in pericolo, Bernardetta ricevette una notizia che la colpì nell' intimo della sua anima. Senza alcuna preparazione, apprese improvvisamente la morte della sua mamma! Cadde a terra di colpo e rimase a lungo svenuta. Alcuni mesi prima, aveva lasciato la sua mamma a Lourdes ancora giovane e piena di salute; una della ultime parole che aveva inteso uscire dalla sua bocca, era la promessa di venire a vederla sia a Nevers, sia in qualsiasi altro convento, dove fosse stata mandata. Molte lacrime versò in segreto nella sua celletta la giovane religiosa, ma le lacrime non escludono la rassegnazione e Bernardetta, dopo aver pagato il suo tributo alle tristezze e alle debolezze della natura, si mostrò l' imitatrice e la degna figlia di Colui che ha sofferto sul Calvario. Ella ripeteva sovente: «Mio Dio, voi l' avete voluto, io accetto il calice che mi avete presentato; che il vostro santo nome sia benedetto! ». Le terribili emozioni che aveva appena provato l' una dopo l' altra, gettarono suor Maria-Bernarda in uno stato di grande prostrazione. Per qualche tempo venne dispensata da ogni regola e obbligata a sottostare a un regime particolare di cure e di riguardi precauzionali. Quando le forze le tornarono, nonostante la professione fatta in extremis, dovette rientrare in noviziato per completarvi la sua religiosa formazione. Si preparò da sola all' immolazione definitiva con pio abbandono che attestava più gioia che sacrificio. Infine dopo aver molto pregato e meditato, Bernardetta rinnovava i suoi voti nelle mani benedicenti di Monsignor Forcade, nella chiesa della casa madre di San Gildard a Nevers, il 30 ottobre 1867. Pochi giorni dopo la professione, suor Maria-Bernarda ricevette l' ordine di lasciare il suo grembiule di cuciniera per andare a prendere quello d' infermiera nell' ospedale annesso al convento. Senza averne mai parlato a nessuno aveva sempre segretamente desiderato, dopo l' ingresso in religione, di poter essere adoperata per servire gli ammalati: coloro che soffrono sono i più disposti a comprendere le sofferenze altrui. La giovane professa era dunque al colmo della sua felicità; ma la povera figliola non aveva fatto i calcoli che con la sua abnegazione, e presto soccombeva al peso del suo ufficio. Il medico della casa fece osservare alla superiora che Bernardetta sarebbe stata meglio in un letto come ammalata che non nella movimentata funzione d' infermiera. La superiora comprese e immediatamente tolse suor Maria-Bernarda dal suo impiego per affidarle la cura della cappella della comunità. In questo ufficio, suor Maria-Bernarda rivelò attitudini che nessuno aveva in essa supposto. Fin dal suo inizio, come sagrestana della cappella, mostrò un gusto squisito nell' ornare gli altari e in poco tempo divenne abilissima nei lavori ad ago. Si conservano ancora di lei, come reliquie, lavori di ricamo che gareggiano per finezza e ispirazione coi prodotti più perfetti in questo genere. L' umile religiosa passava la più grande parte della sua vita all' ombra del santuario. Là, raccolta e pensierosa, lavorava dal mattino alla sera, sotto lo sguardo di Dio e della sua augusta Madre. Per lei la fede non aveva ombre e si sentiva come incorporata alla sacra Famiglia. Mentre la devota sagrestana metteva tutta la sua felicità e la sua gloria nell' ornare le immagini dei santi che ella amava, gli angeli intrecciavano per lei il prezioso diadema, destinato a ornare la sua fronte per l' eternità. Bernardetta aveva già molto sofferto. Avanzando verso il termine della sua vita, poté accorgersi che le malattie, il cui germe era in lei da lungo tempo, l' assalivano con violenza: asma, tumori, reumatismi, emottisi, tubercolosi ossea, tutto sembrava unirsi per abbattere e rovinare la sua costituzione fisica già tanto delicata. La poveretta era sovente all' estremo delle forze, e accadeva talvolta che mentre offriva le sue sofferenze al Dio del tabernacolo, cadeva inerte sui gradini dell' altare. Rimaneva confusa dei suoi svenimenti e diceva alle consorelle che le porgevano aiuto: «Mio Dio! sorelle mie, come valgo poco e come dovete essere scandalizzate del mio poco coraggio!». La misura sembrava colma e tuttavia la paziente era ancora lontana dalla fine delle sue prove. Un giorno che era a letto ammalata, le venne consegnata una lettera listata a lutto. Questa lettera le ispirò subito lugubri presentimenti: l' istinto del cuore non l' aveva ingannata. La povera ammalata l' aprì con mano tremanti e vi lesse che suo padre, di appena cinquantacinque anni, dopo una malattia sopportata santamente, era morto a Lourdes, il 4 marzo 1871. Fu di nuovo immersa nella più orribile desolazione. Dopo la morte della sua mamma, credeva di aver sparso tutte le lacrime della sua tenerezza, ma ne trovò purtroppo ancora per piangere il suo amatissimo padre. Il corpo di suor Maria-Bernarda era come stritolato sotto il peso della sofferenza; il suo cuore era lacerato dalla violenza dei dispiaceri; non rimaneva che l' anima che avesse conservata la sua serenità. Dio stava per coglierla con una prova suprema. Suor Maria-Bernarda aveva goduto fino allora una perfetta tranquillità circa la sua salvezza. Negli ultimi anni della sua vita, fu assalita da terrori morali, mille volte più tormentosi dei dolori del corpo. S' accusava di colpe immaginarie e si reputava una grande peccatrice. L' innocente figliola non parlava delle apparizioni se non per dire che ne era stata indegna e che per la sua poca riconoscenza meritava la riprovazione della Vergine della Grotta. Dio non fece cessare questo martirio che nel momento in cui si preparava a incoronare la sua figlia prediletta. Penso che i miei lettori mi saranno riconoscenti se riporterò dagli Annali di Nostra Signora di Lourdes il racconto commosso e particolareggiato delle circostanze che hanno accompagnato la morte di suor Maria-Bernarda. « Bernardetta s' è appena addormentata nel Signore; la sua missione era compiuta e l' anima sua pronta per il cielo. La fanciulla innocente e semplice, la religiosa costantemente fedele ai suoi voti e scrupolosa osservante della sua regola, la dolce vittima che portò per tutta la vita il suggello della croce, suor Maria-Bernarda andava a ricevere il premio che le ha promesso la Vergine Immacolata. Fascicolo del 30 aprile 1879. Ella aveva mirabilmente compiuto la missione che le affidò la Madre di Dio. Per più di otto anni le aveva reso testimonianza davanti alle folle narrando con evangelica semplicità ciò che aveva visto e inteso, non rifiutandosi alle esigenze della curiosità e alle torture di interrogatori a volte malevoli e perfidi, non contraddicendosi mai e finendo sovente per convincere perfino gli spiriti maggiormente prevenuti. Finalmente aveva trovato il silenzio e la pace nel caro convento di San Gildard a Nevers. Dopo più di dodici anni di una esemplare vita religiosa, il 22 settembre 1878 aveva fatto i suoi voti perpetui e si era in tal modo sepolta per sempre nel cuore del suo Sposo crocifisso. L' umile vergine era pronta per le nozze dell' Agnello. Pochi giorni dopo la sua consacrazione definitiva e solenne, suor Maria-Bernarda fu colpita dalla sua ultima e crudele malattia, e l' 11 dicembre 1878, nell' ottava dell' Immacolata Concezione, riprese nell' infermeria il suo posto abituale che non doveva più lasciare. Il giorno seguente 12 e il giorno successivo 13, Dio le chiese di proclamare ancora con una estrema e solenne testimonianza le meraviglie che la Vergine Immacolata le aveva rivelato alla Grotta. Suor Maria-Bernarda fece questa deposizione suprema alla presenza dei delegati vescovili di Tarbes e di Nevers, e alla presenza della Superiora Generale della Congregazione di Nevers e del suo Consiglio. Manifestò in quel momento una gioia grandissima che non le era abituale in queste occasioni; rispose volentieri a una lunga serie di domande; ripeté con incanto, nella sua dolce lingua dei Pirenei, le parole uscite dalle labbra di Maria. A più di venti anni di distanza dalle apparizioni, in presenza della morte e dell' eternità, la religiosa affermò ciò che aveva detto da fanciulla; ella fu l' eco sempre fedele della Madre del divin Verbo». 4. ULTIMA MALATTIA. Bernardetta poteva ora morire; già la morte la consumava crudelmente. L' asma, che aveva turbato la sua intera esistenza, la torturava con crisi più frequenti; il suo respiro era divenuto più debole e più faticoso; un tumore enorme avvolgeva il ginocchio destro e l' aveva anchilosato, infine la carie divorava internamente le sue ossa. La povera inferma non lasciava ormai più il letto o la poltrona e presto non posò più che su vive piaghe che coprivano le sue carni delicate; come il suo sposo divino, la religiosa poteva ben dirsi sulla croce. La violenza del dolore le strappava grida che non poteva trattenere, ma ella le cambiava in ardenti preghiere. Diceva con decisione: « Mio Dio, ve l' offro... Mio Dio, vi amo,... si, mio Dio, io la voglio; voglio la vostra croce ». La croce aveva così toccato la sua anima. Il demonio la torturava con quelle terribili prove della coscienza, che danno quaggiù un' idea dell' inferno alle anime generose che hanno accettato di essere vittime per i peccati del mondo. Bernardetta non aveva dimenticato una delle grandi parole della Grotta, la preghiera e la penitenza per i peccatori. Quando il direttore spirituale la fortificava col pensiero del cielo e col ricordo delle divine bellezze della santa Vergine che aveva contemplata alla Grotta: « Sì! sì, - rispondeva la religiosa - questo pensiero mi fa bene». La croce spezzava così i legami che attaccavano Bernardetta alla vita. Quando le suggerivano di farne sacrificio: « Non è sacrificio - diceva - quello di abbandonare una povera vita nella quale si provano tante difficoltà per essere di Dio». A misura che il suo corpo si consumava, l' anima sua prendeva nuova forza. La vita sembrava essersi concentrata nei suoi grandi occhi che diventavano sempre più limpidi e radiosi. Quando guardava il cielo, la croce o l' immagine di Maria, si accendevano di fuoco celeste. Il confessore della comunità, il Rev. Febvre, pensando che avesse un presentimento della morte imminente: «Che avete chiesto a San Giuseppe? » diceva a Suor Maria-Bernarda dopo la festa del 19 marzo. La religiosa rispose decisa: « Gli ho chiesto la grazia d' una buona morte ». Parve che stesse per essere esaudita. Il 28 marzo il suo confessore le portò i sacramenti dei morenti. Prima di porgerle il santo viatico il prete fece una breve esortazione. Suor Maria-Bernarda parlò a sua volta a voce forte che destò la meraviglia di quanti la circondavano: « Mia cara Madre, vi chiedo perdono di tutte le pene che vi ho procurate con le mie infedeltà nella vita religiosa. Domando perdono anche alle mie consorelle dei cattivi esempi che ho loro dato». La morte non venne ancora; e nei rari istanti di tregua che il dolore le dava, la sua indole schietta ritornava alla gioia infantile; ritrovava qualche volta, perfino parlando della sua morte, le dolci e amabili celie che traboccavano dal suo cuore sempre giovane e ridente. Ma la crudele malattia riprendeva ben presto il suo orribile lavoro di distruzione. Le sofferenze fisiche e morali si raddoppiarono soprattutto nella settimana santa nella quale la Chiesa ricorda i dolori di Gesù.

Il Salvatore voleva associare la sua coraggiosa sposa al grande e terribile mistero della sua passione. « Che farete a Pasqua?» dicevano all' ammalata. Ella rispondeva: « La mia passione durerà fino alla mia morte». 5. MORTE. Giunse Pasqua con la letizia della Risurrezione. Suor Maria-Bernarda era sempre al Calvario o al Getsemani. Il martedì dopo la Pasqua fu il giorno della sua agonia spirituale. Il demonio la tormentò violentemente, come ha tormentato Gesù Cristo e i suoi santi. Nella notte del lunedì si senti più volte gridare: «Vattene, Satana!». Il mattino confidò al suo direttore spirituale che il demonio le aveva messo addosso un grande spavento, cercando di gettarsi sopra di lei; ma ella aveva pronunciato il nome di Gesù e tutto era scomparso. L' atleta di Cristo, fortificato il martedì mattino dal santo Viatico, dovette subito riprendere il combattimento. Alla sera, suor Natalia, seconda assistente della Congregazione, con la quale suor Maria-Bernarda aveva una religiosa confidenza, si trovava vicino a lei: « Sorella mia, ho paura... ho paura! » esclamò la povera agonizzante. La religiosa cercò di calmarla. « Ah! - riprese - ho ricevuto tante grazie! Temo di averne approfittato così poco! ». La buona suora le richiamò le infinite misericordie di Gesù: « Il dolce Salvatore è abbastanza ricco per pagare tutti i vostri debiti; e anche noi vogliamo aiutarvi con le nostre preghiere ». Suor Maria-Bernarda emise come un grido di gioia: « Ora sono tranquilla! ». Questa calma durò fino alla fine. Il mercoledì, 16 aprile, suor Maria-Bernarda era seduta su una poltrona, pregando e attendendo la morte. Verso l' una pomeridiana fece chiamare il suo confessore; volle purificarsi ancora una volta col sacramento della penitenza. «Soffrite molto?» le chiese una delle sue consorelle. « Anche questo serve per il cielo», rispose suor Maria-Bernarda. « Vado a chiedere alla nostra Madre Immacolata di concedervi delle consolazioni ». « No, - rispose l' inferma - niente consolazioni, ma la forza e la pazienza ». Si ricordò allora della benedizione speciale che Pio IX le aveva accordata per l' ora della morte. Volle avere nelle mani il documento pontificio; e per acquistare l' indulgenza plenaria pronunciò piamente il nome di Gesù. Un istante dopo, disse: «Mio Dio, vi amo con tutto il mio cuore, con tutta la mia anima, con tutte le mie forze». Si recitarono le preghiere degli agonizzanti. Con voce flebile ma chiara, ripeteva gli atti che le suggerivano. Tutte le persone che assistevano notavano con emozione che ogni tanto i suoi grandi occhi s' aprivano con vivacità, gettando sguardi infuocati sul crocifisso appeso alla parete; lo misero fra le sue mani che venivano meno. Il sacerdote le richiamò la frase del Cantico dei cantici dove lo Sposo divino invita l' anima fedele a collocarlo, lui, suo Sposo, come un sigillo sul cuore. La moribonda afferrò con forza il crocifisso e lo portò vivacemente sul suo cuore, come se avesse voluto affondarvelo. Fissarono il crocifisso sul suo petto in modo che le fosse possibile baciarlo e premerlo sul suo cuore. La videro intanto stendere le braccia in forma di croce, mormorando: «Ah! io l' amo». L' orologio segnava le due e la morte non arrivava ancora. L' agonizzante la credeva ancora lontana; congedò il confessore, che si recò in confessionale per attendere alle confessioni, e le consorelle che andarono a recitare le litanie del Santissimo Sacramento. Suor Maria-Bernarda continuò a pregare con alcune compagne. Alle due e tre quarti, suor Natalia che tornava dalla confessione, si sentì spinta interiormente a recarsi in infermeria. Rimandando ad altro tempo il ringraziamento, s' affrettò a recarsi presso la moribonda. Entrando, la vide tenderle le braccia: « aiutatemi, aiutatemi, - le disse - pregate per me». Per ben due volte, tendendole le mani supplichevoli, le rivolse la stessa richiesta. Le preghiere delle care consorelle le fecero tornare un po' di forza. La morente chiese perdono a suor Natalia per le pene che le aveva recato. Era davvero la sposa di Gesù, dolce e umile di cuore. Cercò ancora la sua forza in Gesù Crocifisso; prendendo amorosamente il suo crocifisso, baciò lentamente ciascuna delle cinque piaghe del Salvatore. Poi fece cenno che desiderava bere; e tenendo ella stessa il bicchiere nelle mani tremanti gustò qualche sorso. Prima di avvicinare le labbra al bicchiere, Bernardetta fece solennemente uno di quei grandi segni di croce, che aveva imparato a fare dalla Madre del Salvatore. Questo bel segno di croce commosse i testimoni dell' agonia, come aveva rapito i testimoni dell' estasi. Si avvicinava la fine: Bernardetta era nella pace. Le suore recitarono ancora altre preghiere, alle quali la morente si unì con il cuore e anche con la voce quasi spenta. Infine mormorò per due volte la seconda parte dell' Ave Maria, che aveva così gioiosamente e così sovente ripetuta alla Grotta. Alla terza volta fece appena in tempo a dire: « Santa Maria, Madre di Dio...». Non poté continuare. Le sue consorelle, vedendola morire, si affrettarono a suggerirle: « Gesù, Giuseppe, Maria, assisteteci nella nostra ultima agonia ». Bernardetta chinò il capo e rese l' anima a Dio. Erano le tre, l' ora nella quale Gesù mori sulla croce. Era mercoledì, giorno dedicato a San Giuseppe, il santo patrono al quale Bernardetta aveva chiesto la grazia d' una buona morte. Era mercoledì di Pasqua. Nello stesso giorno, ventun anni prima, Bernardetta aveva tenuto, nell' estasi davanti alla Vergine della Grotta, una candela accesa fra le sue mani, senza sentire alcuna scottatura della fiamma che passava attraverso le sue dita congiunte in orazione. Dopo ventun anni, il mercoledì di Pasqua, Bernardetta, questa luce soave che la Vergine Immacolata aveva collocata sul candelabro della santa Chiesa, questa luce pura si eclissava quaggiù per andare a brillare fra le stelle del paradiso. In questo giorno cantava la Chiesa: « Ecco il giorno che ha fatto il Signore; esultiamo e rallegriamoci in esso. Alleluia!». La sacra liturgia richiamava la gloria del Salvatore risorto; e, mostrando alla fine dei secoli le membra del corpo mistico di Gesù risuscitate col loro capo, rivolgeva loro le parole del Giudice Sovrano: « Venite, benedetti dal Padre mio, a prendere possesso del regno che vi è stato preparato » Il dolce Salvatore avrà detto così alla sua sposa fedele: « Venite, alzatevi, o mia diletta; l' inverno di questa vita mortale è passato con le sue prove; i fiori dell' eterna primavera sono spuntati sulla terra dei vivi. Voi mi avete seguito nelle umiliazioni e nei dolori del Calvario; seguitemi nella gloria e nelle delizie del paradiso. La Vergine Immacolata avrà parlato in questi termini alla sua umile devota: - Voi siete stata fedele alla vostra promessa e io sarò fedele alla mia. Voi mi avete fatto il favore di venire alla Grotta per quindici giorni consecutivi, e mi avete onorata fino all' ultimo sospiro della vostra vita; ora anch' io vi faccio la grazia che vi ho promesso. Voi non avete goduto la felicità in questo mondo, venite a goderla nell' altro, dove vi attende Gesù ». I funerali di suor Maria-Bernarda furono celebrati con solennità a Nevers il 19 aprile, terzo giorno dalla morte; presiedeva l' assemblea liturgica lo stesso Mons. Le long, successore di Mons. Forcade, trasferito in questo periodo alla cattedra arcivescovile di Aix. Il corpo della defunta venne collocato in una cappella dedicata a San Giuseppe, al centro di un vasto giardino, attiguo alla casa madre di San Gildard. Molti fantastici racconti sono stati scritti e pubblicati sulla vita di Bernardetta nel convento di Nevers. Alcuni pretendevano che la Santa Vergine la visitasse nella sua cella; altri che aveva il dono dei miracoli; altri ancora che ha profetizzato la disfatta nazionale del 1870. Ma ciò appartiene al romanzo. Bernardetta, nel convento di San Gildard, condusse la vita di una religiosa, fedelissima sempre e in tutto alla regola; ciò è tutto quello che si può dire di lei ed è il più significativo di tutti gli elogi. Nel momento in cui scrivo, ella ha ritrovato, senza dubbio, Colei che le aveva promesso la felicità non in questa vita, ma nell' altra. Possa ricordarsi del vecchio amico di Lourdes, e ottenergli con le sue preghiere la grazia di vedere coi suoi occhi nel cielo l' Immacolata Concezione, che non cessa di invocare con filiale abbandono dal giorno per sempre benedetto nel quale si è inginocchiato vicino a lei, sotto il suo sguardo e sotto la sua mano, alla Grotta di Massabielle!

 

Benvenuto

Benedizione a Frate Leone

Il Signore ti benedica e ti custodisca.

Mostri a te il suo volto e abbia misericordia di te.

Volga a te il suo sguardo e ti dia pace.

Il Signore ti dia la sua grande benedizione.

 
 

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